|||
Zaccaria (famiglia)

Zaccaria (famiglia) (1498 - 1942)

319 unità archivistiche di primo livello collegate

Fondo

Consistenza archivistica: 319 unità archivistiche in 39 buste

Il fondo conserva in particolare documenti relativi a questioni ereditarie, ad acquisti, a cause sostenute per arrivare al riconoscimento di propri diritti in materia di beni posseduti.

Storia archivistica:

L’archivio della famiglia Zaccaria corrisponde a quelle caratteristiche di archivio familiare, che vedono nella necessità di conservare per documentare e comprovare diritti la maggiore spinta per la loro formazione e conservazione (1). Ecco perché si ritrovano nel fondo tutti quei documenti relativi a questioni ereditarie, ad acquisti, a cause sostenute per arrivare al riconoscimento di propri diritti in materia di beni posseduti. Si tratta delle carte più consultate nel corso del tempo e probabilmente più volte aggregate e disaggregate, a seconda delle necessità contingenti prevalenti. Dall’indagine del fondo è emerso come la maggior parte dei fascicoli fosse collocata, almeno per quanto riguarda il Novecento, in cassetti e per volumi (2), anche se le segnature presenti sulle camicie sono spesso plurime, quasi a voler sottolineare i continui interventi compiuti sul materiale. In archivio è conservata la lettera del dottor Giovanni Barenghi che, nel 1912, comunica a Guiscardo Zaccaria le condizioni alle quali accetterebbe “di entrare nella sua Spettabile Casa come archivista” (b. 25 fasc. 187). È probabile che l’incarico sia stato effettivamente assegnato e portato a termine, perché, nonostante nel 1932 le carte venissero traslocate da via Conservatorio 7 a corso di Porta Vittoria 2 (3) (abitazione data in usufrutto vita natural durante a Carolina Melzi d’Eril), i fascicoli sono stati trovati aggregati e spesso anche in ordine cronologico all’interno, segno di considerazione verso l’archivio familiare, strumento fondamentale per la vita della famiglia (4). Alcune volte le camicie riportano indicazioni a matita o a penna (5) e alcuni atti, specie i più antichi, sono regestati sulla copertina, segno di interventi compiuti sul fondo, che comunque sono di difficile dimostrazione, sia per la quantità sia per l’epoca a cui risalgono. Il segno di un intervento risalente al XX secolo è comunque individuabile per l’uso fatto di lettere della stessa epoca utilizzate come camicie per formare fascicoli o per indicare il contenuto di atti, resi così facilmente individuabili. Nel complesso i fascicoli non erano però dotati di titoli originali o attribuiti nel corso degli interventi di “riorganizzazione” del fondo, tranne in pochi casi, come per esempio per i fascicoli riguardanti la causa del testamento di Giuseppina Barbò. I fascicoli sono stati collocati e descritti rispettando la sedimentazione e le aggregazioni dei documenti, con minimi aggiustamenti. Serve infatti ricordare come spesso documenti uguali (in copia) venissero collocati in ogni pratica in cui era necessario ritrovarli per permettere una più veloce consultazione di ciò che interessava.
Nonostante la documentazione abbia degli estremi cronologici abbastanza ampi (1498-1942) si è potuto constatare come sia per la maggior parte relativa all’ultimo periodo di vita della famiglia, a partire quindi dal secolo XIX. Non bisogna scordare quanto detto in precedenza: la necessità contingente portava spesso ad aggregare e disaggregare le carte, cioè a disporle quasi si trattasse di un archivio personale. In questo caso è come se tutto il fondo ruotasse intorno alla figura di Guiscardo Zaccaria, ultimo discendente, vissuto a cavallo fra il XIX e il XX secolo e quindi ultimo proprietario delle carte. Egli, ovviamente, nella gestione del patrimonio e quindi degli atti che comprovavano tale proprietà, avvertiva certamente come bisogno più immediato quello di una facile reperibilità delle carte più recenti, a cui le più antiche donavano una sorta di garanzia di continuità e di certezza del diritto, ma che comunque, per vicende varie (matrimoni, smembramenti di proprietà, ecc.) e per il gran tempo trascorso (almeno tre secoli) esistevano in quantità minore.
Il nostro intervento di riordino ha mirato al rispetto del materiale presente, cercando, nello stesso tempo, di pervenire a un risultato che rendesse possibile la consultazione delle carte. Seguendo le indicazioni utilissime ricavate dal citato saggio di Marco Bologna, ci si è basati sulla tipologia degli atti, che sostanzialmente si possono far rientrare in tre grandi “divisioni”: Carte d’amministrazione, Documenti contabili, Corrispondenza; non trascurando la formazione e l’aggregazione spontanea del materiale, in modo da pervenire a uno schema di classificazione il più possibile rispettoso della situazione esistente. Occorre sottolineare che, in quanto alla tipologia, la maggior parte delle carte rientra nella definizione di carte d’amministrazione (tale definizione comprende sia scritture private che scritture pubbliche: atti relativi a compravendita di beni, atti di affitto, testamenti, atti riguardanti eredità, stime, valutazioni, concessioni di prestiti e di mutui), con una particolare preponderanza degli atti relativi alle cause, di tutti i generi, portate avanti dalla famiglia o condotte contro di essa (6); seguite dai documenti contabili (documenti giustificativi di entrata e di uscita, registri) e dalla corrispondenza. A questo proposito si fa presente che la corrispondenza non comprende mai lettere di natura privata e di carattere familiare, ma sempre di carattere economico e pubblico.
L’esame delle carte ha evidenziato la presenza di molta documentazione riguardante le proprietà della famiglia e in genere i suoi beni immobili. Altro materiale è risultato essere di carattere più generale, relativo cioè alla vita familiare nel suo complesso. Si è così deciso di distinguere una serie “Archivio generale”, articolata di fatto in tre momenti distinti e rispecchianti la tipologia sopra descritta (Carte d’amministrazione, Documenti contabili, Corrispondenza, a loro volta ulteriormente articolati) dalle serie “Proprietà in uso alla famiglia”, “Beni di proprietà”, “Acque” per le quali era impensabile arrivare a una distinzione per tipologia. La struttura finale del fondo è ora esemplificata nel relativo schema di classificazione, al quale si rimanda.
Analizziamo ora più da vicino le voci presenti e descriviamole brevemente, premettendo che all’interno di ogni serie e sottoserie l’ordine dei fascicoli è cronologico. La datazione è espressa fra quadre quando è desunta.
La prima serie “Archivio generale: carte di amministrazione” è, al suo interno, suddivisa in sei sottoserie, ricostruite sulla base dell’oggetto dei documenti.
La prima sottoserie “Atti notarili” comprende atti redatti da notai e relativi principalmente ai beni posseduti dalla famiglia, anche se non mancano atti di donazioni compiute da componenti della famiglia. La seconda sottoserie “Mutui e situazione finanziaria” conserva tutta la documentazione di carattere generale che riguarda la richiesta e la concessione di mutui e di prestiti, oppure che testimonia, soprattutto per quanto riguarda la prima metà del Novecento, la situazione finanziaria della famiglia. Da sottolineare che gli atti di mutui relativi a singoli beni sono stati collocati in relazione al bene cui si riferiscono. La terza sottoserie “Atti giudiziari e cause” ha come materiale documentario preminente la causa familiare sorta in seguito alla morte di Giuseppina Barbò per il suo testamento, anche se poi singoli fascicoli (a partire dal fasc. 31) documentano cause sorte tra membri della famiglia ed esterni, intentate per i motivi più diversi. La quarta sottoserie “Eredità” è tutta imperniata su questioni ereditarie in seguito a testamenti e a morti di avi o di parenti più o meno lontani. Molta documentazione riguarda l’eredità di Giuseppe Zaccaria alla morte della madre, Luigi Manfredi Pardo della Casta e, in seguito, del nonno materno, Giuseppe Manfredi Pardo della Casta. La quinta sottoserie “Atti di famiglie diverse” raccoglie tutti quegli atti relativi a famiglie probabilmente imparentatesi con gli Zaccaria in epoche diverse e quindi conservati come prova di diritti rivendicati o da rivendicare, nei quali però non è presente un riferimento diretto alla famiglia (7). Nell’ultima sottoserie, “Miscellanea”, si trova un tipo di documentazione mantenuta come è stata reperita. Si tratta di fascicoli alfabetici per cognomi di persona o nomi di enti, nei quali sono conservati atti di donazione, di transazione, ricevute di pagamento, testamenti, istromenti di mutuo, di cessione di debiti e di restituzione di capitali. In questo caso l’ordine seguito nella descrizione è alfabetico.
La seconda serie “Archivio generale: documenti contabili” è composta di due tipologie di carte contabili. La prima sottoserie “Contabilità patrimoniale: tasse, azioni” è relativa alla contabilità economica e agli affari della famiglia, tocca cioè l’aspetto pubblico della situazione patrimoniale, mentre la seconda sottoserie “Contabilità domestica e familiare” si riferisce ai conteggi tenuti per l’amministrazione delle spese domestiche e private della famiglia, dai conti degli alberghi al pagamento del personale, al pagamento dei professionisti ingaggiati.
La terza serie “Archivio generale: documenti familiari e personali” è probabilmente quella più caratteristica per una analisi della famiglia, anche se non si deve certo pensare che sia conservata corrispondenza di carattere privato. Si tratta piuttosto di una miscellanea che conserva certificati vari di componenti della famiglia, temi e quaderni di appunti, stralci di giornali e articoli raccolti per interesse personale, fotografie.
La quarta serie “Proprietà in uso alla famiglia” conserva tutta quella documentazione relativa ai fabbricati, ai beni immobili, alle proprietà godute direttamente dai componenti della famiglia. Sono state qui comprese anche le certificazioni di proprietà e gli atti di acquisto di fabbricati. Accanto a una sottoserie “Atti generali”, gli atti della quale sono riferiti al patrimonio immobiliare in genere, i documenti presenti sono stati fatti risalire ai tre luoghi che più di tutti hanno caratterizzato la vita economica e sociale degli Zaccaria: Bordolano, Cremona e Milano, creando così tre sottoserie, una per ciascuna località citata.
La quinta serie “Beni di proprietà”, a differenza della precedente, è relativa ai beni di proprietà della famiglia, ma non utilizzati direttamente: si tratta di poderi comprati e dati in affitto a persone diverse e, in minor misura, di appartamenti affittati. Oltre alla sottoserie “Atti generali”, che raccoglie la documentazione miscellanea e non riconducibile a un singolo fondo, il resto del materiale è stato organizzato secondo il comune amministrativo in cui è situato il fondo, per cui si hanno delle sottoserie denominate “Belgioioso”, “Bordolano”, “Corte de’ Frati”, “Cremona”, “Solarolo Rainerio e S. Giovanni in Croce”, “Comuni diversi”. Molte volte i fondi e i poderi posseduti scavalcano i confini di un singolo comune, perché situati su un territorio di confine: ecco perché nel caso di Solarolo Rainerio e di S. Giovanni in Croce è stato necessario mantenere nella stessa sottoserie due differenti comuni. L’ultima sottoserie è stata introdotta in quanto, oltre ai comuni in cui le proprietà della famiglia erano maggiori, gli Zaccaria possedevano fondi e immobili sparsi in altre località della provincia e oltre.
La sesta serie “Acque” concerne tutti quei documenti relativi al bene più prezioso per dei proprietari terrieri: l’acqua per l’irrigazione, sotto forma di rogge (canali), cavi, pozzi. Si tratta di atti relativi alla manutenzione e alle spese sostenute, di progetti di costruzione e di ampliamento di tali beni, di cause insorte per far rispettare i diritti della famiglia.
La complessità del fondo e la decisione di non intervenire con palesi aggiustamenti sulle carte non hanno permesso di raggiungere un’omogeneità totale nella classificazione dei fascicoli: vale la pena di sottolineare ancora una volta come l’uso specifico che veniva fatto della documentazione abbia comportato il sedimentarsi continuo di documenti in più copie collocati spesso in fascicoli differenti e con oggetti differenti.

Note
1. Si dà di seguito una breve bibliografia:
- Ministero per i Beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, Il futuro della memoria. Atti del Convegno internazionale di studi sugli archivi di famiglie e di persone, Carpi, 9-13 settembre 1991, Roma, 1997, voll. 2, da cui si citano i saggi di: Elio Lodolini, Archivi privati, archivi personali, archivi familiari, ieri e oggi, pp. 23-69; Pasquale Villani, Gli archivi familiari e la ricerca, pp. 88-100; Oddo Bucci, La legislazione di tutela degli archivi privati dallo Stato fascista allo Stato democratico, pp. 110-124; Guido Gentile, La tutela degli archivi privati: norme e prassi nell’esperienza di una Soprintendenza archivistica, pp. 125-140; Elisabetta Insabato, Un momento fondamentale nell’organizzazione degli archivi di famiglia in Italia: il Settecento, pp. 289-310.
- Pierpaolo Dorsi, Gli archivi Della Torre e Tasso: note preliminari e iniziative di valorizzazione, “Rassegna degli Archivi di Stato”, gen.-apr. 1998, pp. 33-43.
- Patrizia Mascheroni, Archivio de Gresti-Guerrieri Gonzaga, “Bollettino del Museo del Risorgimento e della lotta per la libertà, 1992, n. 2, pp. 77-102.
2. Per volume probabilmente si deve intendere il fascicolo, quale unità archivistica, o, più semplicemente, la camicia, quale unità di conservazione.
3. È stato ritrovato un elenco, redatto in data 4 luglio 1932, dei beni posseduti e traslocati in quell’occasione, nel quale alla voce “Categoria n. 7, Carte”, si dà una breve descrizione della documentazione esistente: si tratta di 9 casse con 100 cartelle d’archivio, registri e corrispondenza e di 2 casse piombate, “Studio amm[inistrazio]ne” (b. 25 f. 191).
4. Si veda a proposito del ruolo e della funzione dell’archivio familiare, dell’importanza rivestita, delle tipologie documentarie presenti al suo interno, delle modalità dell’analisi per un riordino e un’inventariazione corretta: Marco Bologna, Per un modello generale degli archivi di famiglia, “Atti della Società Ligure di Storia Patria”, XXXXVI/2”, Genova, 1996, p. 553-588.
5. Probabilmente le segnature indicate sulle copertine dei fascicoli sono quantomeno di due periodi differenti: alcuni fascicoli infatti sono dotati di una numerazione araba (es. 17, vol. 1), altri di una in caratteri romani (es. Cass. LXVIII, vol. 1). Non è possibile da una parte escludere che ci siano stati ulteriori interventi, magari solo di copiatura di vecchie segnature, né dall’altra che l’ultimo intervento archivistico sia stato lasciato incompiuto per cause a cui non si è certo in grado di dare spiegazione. Se così fosse, può anche darsi che l’archivista Barenghi abbia cominciato a estrarre da cassetti (Cass.) il materiale documentario, indicando sulla camicia la collocazione originaria e che per alcuni fascicoli era già presente, ma che non abbia poi completato il lavoro.
6. Significativo è, a questo proposito, l’atteggiamento di un avvocato loro difensore, che preferisce rinunciare ai mandati, non solo perché sono talmente tanti che arrivano a contrastare gli interessi di altri suoi clienti, ma anche perché la mole di lavoro è veramente eccessiva e insostenibile.
7. Non sempre è stato possibile ricondurre tutti i nomi presenti all’albero genealogico degli Zaccaria. Probabilmente uno studio più approfondito del fondo e un esame storico delle carte porteranno a una maggiore chiarezza nel definire le relazioni esistenti tra le diverse famiglie.

Soggetti conservatori

Soggetti produttori

Compilatori

  • Schedatura: Sandra Barresi (archivista) - Data intervento: 04 dicembre 2020