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Santuario della Beata Vergine di Tirano

Santuario della Beata Vergine di Tirano (1078 - 1965)

2.703 unità archivistiche di primo livello collegate

Fondo

Storia archivistica:

L’ingente materiale archivistico presente, accumulatosi negli oltre nove secoli di attività degli enti interessati, ha subito consistenti dispersioni e vari smembramenti, con successive formazioni di inventari sempre parziali, riordini incompleti, trasferimenti di documenti frammentari: risulta assai ardua una ricostruzione dettagliata delle vicende subite.

Le prime notizie certe sulla collocazione dei documenti risalgono al sec. XVII inoltrato: a quell’epoca il materiale si trovava nell’archivio della chiesa (della Beata Vergine) situato nella casa già di proprietà del defunto prevosto di Tirano Giovan Battista Marinoni (attuale proprietà Garbellini in via Rasica).

Il materiale era con tutta probabilità ordinato: sul dorso di molte pergamene appaiono infatti resti di numerazioni e, a volte, annotazioni circa il contenuto; alcuni dei documenti cartacei recano il foro centrale testimoniante l’originaria collocazione in filza. Non si ha però alcuna notizia sul come fosse strutturato tale ordinamento.

Furono stesi, nei sec. XVII e XVIII, vari inventari relativi anche al materiale d’archivio, collocati nella omonima serie: di particolare interesse risulta quello steso nel 1713, su incarico dei deputati dell’epoca, dal notaio Giacomo Fratino di Albosaggia, che contiene corposi regesti dei documenti, specie di quelli più antichi.

Non è noto come e dove il materiale sia stato conservato nel sec. XIX; certo è che con l’inizio del secolo si cominciò ad ordinarlo secondo criteri archivistici moderni, con formazione di fascicoli e categorie e collocazione in camicie e cartelle.

Verso la metà del secolo venne affidato, dai fabbriceri, ad un archivista l’incarico di riordino del fondo. Le conseguenze furono gravemente negative.

In tale occasione solo alcuni documenti (orientativamente un quinto circa del totale) vennero infatti scorporati dal complesso della documentazione, riuniti ed ordinati, in parte avuto riguardo all’oggetto, in parte alla giacitura dei beni o ai proprietari o utilisti degli stessi, ed in seguito collocati a parte entro camicie di carta recanti all’esterno una numerazione progressiva per fascicolo ed un’ulteriore sottoclassificazione per subalterni (in qualche caso ulteriormente frazionati), oltre a sintetiche indicazioni relative agli atti contenuti.

Si sono così costituite tre distinte porzioni, contenenti spesso documenti relativi ad identici oggetti (o diverse copie dello stesso atto), costituite da:

1) la maggior parte dei documenti (comprese le pergamene) fino alla fine del sec. XVIII, con ordinamento originario per ora non ricostituibile;

2) i documenti dal 1840 circa, ordinati in serie e fascicoli secondo il criterio moderno delle “materie”;

3) la porzione di nuova formazione, come sopra descritto.

Verso la fine del secolo scorso (o all’inizio del presente) l’archivio venne di nuovo manomesso: vennero infatti fisicamente separati e diversamente collocati i documenti.

Buona parte del materiale ottocentesco, alcuni registri e il blocco di recente costituzione vennero collocati (o, più probabilmente, restarono) presso l’archivio comunale; il resto venne trasferito presso la sede del rettore del santuario (ed in seguito ricollocato presso il palazzo del “San Michele” in epoca molto recente).

Vennero poi, nell’arco di diversi decenni, asportati e diversamente posizionati atti isolati o fascicoli, spesso sbrigativamente collocati all’interno delle buste contenenti il materiale ottocentesco dell’archivio del comune di Tirano. Ciò ha costretto ad effettuare uno spoglio di parte delle buste stesse, che ci si augura esaustivo.

Il materiale di alta epoca (fino al sec. XVIII compreso) giacente a Madonna di Tirano venne poi nella prima metà del ’900 sommariamente (e solo in parte) ordinato su basi cronologiche, con numerazione progressiva delle singole unità archivistiche interessate (oltre 2000), senza distinzione tra atti membranacei o cartacei e con collocazione in cassette di legno.

Nel 1951 vi fu il deposito fiduciario presso l’Archivio di Stato di Sondrio di oltre 150 documenti, tra cui quasi 30 pergamene, tratti dalla porzione costituita alla metà dell’800, già oggetto di precedenti interventi. Venne in tale occasione steso un elenco sommario degli atti depositati (1).

Il fondo si trovava pertanto, all’inizio del presente riordino, diviso in 3 porzioni collocate in 3 località diverse e formatesi in modo assolutamente casuale, con parecchi abbozzi di parziali inventari ed in stato di totale disordine a seguito delle sottrazioni di documenti e fascicoli seguite (forse neppure sempre) da diversi ricollocamenti.

Le operazioni di riordino e la formazione dell’inventario sono state condotte cercando di conservare ed utilizzare (nei limiti del possibile) tutto quanto esistente, dando nel contempo una accettabile organicità al tutto, concentrando il materiale presso la sede naturale (l’archivio municipale, in apposita sezione separata) e consentendo così la effettiva fruizione dei documenti e dell’inventario.

Ogni intervento di diverso tipo, che forse avrebbe potuto consentire un più facile approccio, avrebbe però irrimediabilmente cancellato ogni traccia dei preesistenti ordinamenti.

La natura e le dimensioni del fondo hanno reso opportuno lo scorporo dei documenti su pergamena, per i quali è stata costituita una sezione a parte ordinata secondo il criterio cronologico, unico possibile stante l’eterogeneità sia sotto il profilo contenutistico che cronologico del materiale, che avrebbe reso arbitrario ogni raggruppamento in sottoserie.

Analogamente si sono separati dal resto i registri, non in precedenza inventariati, relativamente ai quali è stata invece possibile la formazione di sottoserie sufficientemente omogenee. Per pochi registri di piccole dimensioni, già in origine uniti al resto dei documenti cartacei e inventariati, si è preferito invece conservare l’originaria collocazione.

Quanto al materiale cartaceo nulla si è innovato per i documenti ottocenteschi, per i quali era utilizzabile l’originario ordinamento (salvo che per le necessarie integrazioni con gli atti sciolti reperiti fuori della sede naturale o non catalogati).

In conclusione l’intervento operato durante il Progetto Archivi storici della Provincia di Sondrio ha consentito di concentrare tutti gli atti, con esclusione di quelli depositati presso l’Archivio di Stato di Sondrio, presso l’archivio comunale dove sono ora conservati in tre sezioni:

- una prima sezione costituita dai documenti su supporto membranaceo (unità 1194);

- una seconda sezione (unità 2303) costituita dai documenti cartacei conservati sciolti o in fascicoli. Questa sezione è a sua volta distinta in tre sottosezioni: la prima, relativa agli atti dalle origini sino alla fine del secolo XIX, è formata da un’unica serie ordinata cronologicamente, (con riguardo alla datazione dell’atto singolo o del documento più antico contenuto nei fascicoli formati all’origine); la seconda è costituita da atti conservati esclusivamente in fascicolo (2), così come è stata ordinata nel secolo XIX dall’archivista incaricato; la terza è invece costituita da atti, relativi al periodo 1753 – sec. XX, conservati con ordinamento per serie e sottoserie;

-una terza sezione (unità 365) costituita da registri, divisa anch’essa in serie e sottoserie.

Quando possibile, è stata registrata la precedente segnatura: per gli atti in origine collocati presso l’archivio comunale si è usata, quale indicazione della antica segnatura, la sigla AMT seguita dalla doppia numerazione originaria per fascicolo e subalterno; per quelli invece presenti presso San Michele a Madonna di Tirano si è usata la sigla M seguita dalla numerazione del precedente inventario.

In ogni caso per i documenti non in precedenza inventariati si è fatta seguire, alla sigla relativa all’originaria giacitura, il simbolo SS (senza segnatura).

Resta da augurarsi che la piccola porzione del fondo attualmente ancora depositata presso l’archivio di Stato di Sondrio venga restituita al comune proprietario, non appena lo stesso potrà finalmente mettere a disposizione degli studiosi, con le adeguate strutture e garanzie e nella sua completezza, uno dei fondi archivistici più importanti e significativi della provincia. In ogni caso, per comodità e completezza, in appendice al presente inventario sono state inserite le descrizioni di tali pezzi.

Strumenti di corredo

Si è già accennato all’esistenza di numerosi, anche se parziali, inventari degli atti dell’archivio. Oltre a quelli di epoca antica, per i quali si rimanda alla serie relativa, va ricordato quello steso nella prima metà del presente secolo nel quale sono riportati scarni (e non sempre attendibili) regesti della maggior parte dei documenti già depositati presso il “San Michele” a Madonna di Tirano: anche se gravemente incompleto è l’unico steso in epoca abbastanza recente e con riferimento all’effettiva giacitura del materiale all’atto del riordino.

Tale elenco, dattiloscritto, fu probabilmente formato da un religioso dell’ordine dei Servi di Maria, forse don Rugginenti.

Un altro religioso dello stesso ordine, in epoca precedente, aveva trascritto molte delle pergamene, con qualche inesattezza ma fornendo uno strumento di indubbia utilità; le trascrizioni esistenti sono state unite ai documenti trascritti.

Va sottolineato che in alcuni casi restano solo le trascrizioni, regestate come tali, essendo non più presenti gli originali degli atti.

Vastissima (almeno un centinaio tra libri, opuscoli ed articoli su riviste e giornali) è poi la pubblicistica avente per oggetto le chiese in questione o particolari momenti o aspetti della loro storia (3).

Note

*Per i riferimenti citati in nota, si veda la bibliografia collegata alla scheda del soggetto produttore.

1. Cfr. SCARLATA, L’archivio.

2. Per i documenti di questa sottosezione si è sistematicamente registrata l’antica giacitura e le segnature di provenienza. Per i fascicoli già suddivisi in subalterni si è provveduto al sintetico regesto per singolo subalterno nell’ambito delle corrispondenti unità.

3. Le opere più significative, per la specifica ricerca condotta sull’archivio, sono:

- PEDROTTI, Gli xenodochi. Si tratta dell’opera maggiormente conosciuta nel nostro paese, anche se lacunosa e non sempre attendibile sia nei regesti (molte volte ripresi, errori compresi, dal citato inventario del notaio Fratini, che forse l’autore avrebbe potuto almeno ricordare) che nelle considerazioni esposte.

- GIUSSANI, Il Santuario. Si tratta del lavoro più accurato ed attendibile finora svolto circa gli aspetti artistici e costruttivi del santuario, con puntuali e sempre esatti riferimenti ai documenti dell’archivio.

- Bundner Urkundenbuch, Ed. Elisabeth Meyer e Franz Perret, Chur, 1955 – 1985. Vi sono trascritte, con commento critiche, molte pergamene di San Remigio e Santa Perpetua. L’opera, non completa e con alcune imprecisioni, è in corso di revisione ed integrazione (per gli atti fino all’inizio del sec. XIV) da parte del prof. Lothar De Plazes. Il lavoro, che sarà presto pubblicato, costituirà per l’elevato livello e l’accuratezza con la quale è condotto un fondamentale punto di riferimento per ogni studio successivo.

- LANFRANCHI, Economia. L’opera, alla quale sono unite le trascrizioni di tutti gli atti fino all’inizio del sec. XIV, non è purtroppo stata pubblicata; merita di essere ricordata per la precisione delle trascrizioni e la sostanziale correttezza delle valutazioni contenute.

- MORETTI, Gli Umiliati. Il lavoro, sintetico ma documentato, riprende in buona parte notizie riprese dalla tesi di Arno Lanfranchi.

Per le altre pubblicazioni sull’argomento, di minor interesse, può essere utilmente consultato VALSECCHI PONTIGGIA, Bibliografia.

Notizie di intervento

Inventario prodotto nell’ambito del “Progetto Archivi storici della provincia di Sondrio” (1994-1996). Finanziamento: L 158/91, art. 16, e “Piano di ricostruzione e sviluppo della Valtellina”, punto 5.3.3, approvato dal Consiglio regionale della Lombardia il 19 marzo 1992; soggetto attuatore: Consorzio Archidata; comitato di coordinamento: Andreina Bazzi (Soprintendenza archivistica per la Lombardia), Roberto Grassi (Regione Lombardia), Marina Maxenti (Provincia di Sondrio), Loris Rizzi (Direttore tecnico Consorzio Archidata); rinventariazionea cura di Graziella Vetti e Diego Zoia su schedatura effettuata

nel corso del Progetto Archidata, 1986 – 1990; coordinamento: Domenico Quartieri; edizione cartacea © Consorzio Archidata, Milano 1996 (edizione provvisoria).

Rispetto all’inventario del “Progetto Archivi storici della provincia di Sondrio” non si pubblica qui la sezione membranacea. Gli atti più antichi sono ora pubblicati nel Codice diplomatico della Lombardia medievale , area comasca.

Codici identificativi:

  • MIBA00A5BB (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013

Soggetti conservatori

Soggetti produttori

Progetti

Compilatori

  • Graziella Vetti
  • Diego Zoia