Opera pia Giovio di Ospitaletto in Ossuccio ( sec. X - 1999 )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Ente di assistenza e beneficenza
Condizione: pubblico
Sede: Ossuccio
Codici identificativi
- MIDB000F5B (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]
Profilo storico / Biografia
L’Opera pia Giovio di Ospedaletto, detta anche Opera pia Santa Maria Maddalena di Stabio, trae la sua origine dalla nobile famiglia Giovio di Ossuccio, a partire dal X secolo. Destinata in un primo tempo a “casa e ricovero degli ammalati e pellegrini”, col cessare della consuetudine dei pellegrinaggi muta il suo scopo diventando istituto ospedaliero ed elemosiniere.
L’opera pia è proprietaria della chiesa romanica di Santa Maria Maddalena in Stabio, a cui è annesso un ospizio per il ricovero dei pellegrini e dei viandanti. Inoltre dispone di terreni agricoli con rustici nei comuni di Ossuccio, Lenno e Sala Comacina.
La conferma delle sue antiche origini si trova nella sentenza pronunciata dal regio Tribunale civile in Como il 3 agosto 1873, nella causa avanzata dalle Congregazioni di carità di Ossuccio, Sala Comacina e Lenno contro il regio Demanio.
Infatti nel testo della sentenza si legge che “risulta ¿ che Paolo de Jovii nella descrizione del Lago Lario dell’anno 1559 dice – Che la famiglia dei Jovii ha lasciato in Stabio monumenti opulenti nella chiesa di Santa Maria Maddalena, e che stralciarono dai loro fondi dei beni per contribuire con liberale pietà agli alimenti dei bisognosi e dei viandanti, ciò che ancora rimane da 600 anni retro per incorrotta prerogativa di eleggere il Prefetto ed il Sacerdote. – Anche nella storia di Giovanni Battista Giovio, … viene esposta quella istituzione della famiglia Giovio … nominandosi però per Ministro quello che nel predetto certificato è nominato Prefetto, concordando altresì sull’epoca in cui quella istituzione fu fondata, per cui bisogna salire fino al secolo IX”.
Ed ancora si legge che “anche il conte Pompeo Litta nell’opera Famiglie celebri italiane … espone – Che gli antenati di Giacomo Giovio di Pietro abitatori d’Isola sul Lago di Como sul cadere del IX secolo fondarono un Ospedale pei poveri e pellegrini sotto l’invocazione di Santa Maria Maddalena”.
Sempre dalla sentenza si rileva che a partire dal 1496 viene riconosciuta, dal pontefice Alessandro VI, alla “fondazione” la natura di istituzione “laicale e di dominio privato” …, " per cui da allora in poi venne sempre eletto un individuo dell’agnazione (1) al Rettorato dell’ospitale". Ai Rettori, così come il Tribunale di Como rileva da istrumenti del 1804 e del 1849, è affidata “la buona amministrazione” delle attività assistenziali e dei beni a loro in consegna, con esclusione di obblighi di carattere religiosi quale la celebrazione di messe.
In forza della legge del 15 agosto 1867, che prevede la soppressione di enti ecclesiastici e secolari, il regio Demanio dello Stato avoca a sé i beni della pia istituzione, mettendone a rischio la sua esistenza. Solo a seguito della sentenza del Tribunale di Como del 3 agosto 1873, nella causa avanzata dalle tre Congregazioni di carità nei confronti del Demanio, dell’Amministrazione del Fondo per il culto e di innumerevoli soggetti privati, i beni vengono rimessi nella disponibilità dell’Opera pia.
Nel dicembre 1876, dopo il patito rischio di estinzione, l’Opera pia si dota di uno statuto organico, definito “fondamentale”, che viene approvato con regio decreto di Vittorio Emanuele II del 16 ottobre 1877.
All’articolo 2 viene indicato che scopo dell’Opera pia è “soccorrere alle famiglie miserabili, od ai miserabili individui, della Parrocchia di S. Eufemia di Isola giusta la formazione che aveva in passato, cioè dei Comuni di Ossuccio, di Sala Comacina e delle frazioni del Comune di Lenno, denominate Campo, Molgisio ed una parte di Casanova”. L’articolo 3 indica invece le modalità di partecipazione alla beneficenza da parte dei comuni e frazioni interessati, precisando che questa “resta determinata dalla proporzione dell’estimo attribuito dal censo milanese alle proprietà che in ciascuno di essi Comuni tiene l’Opera pia”.
L’amministrazione dei beni è affidata sempre ad un Rettore, da nominare tra i “patroni” dell’Opera pia “pertinenti alle nobili famiglie Giovio, alle quali spetta il diritto passivo di tale nomina, la quale viene effettuata da tutte le famiglie nobili e non nobili dei patroni Giovio, come per lo passato”.
L’erogazione della beneficenza spetta invece ad una Commissione presieduta dal Rettore e composta dai tre presidenti pro tempore delle Congregazioni di carità dei comuni interessati oltre ad un ulteriore membro nominato annualmente dalla Congregazione di carità di Ossuccio quale ente maggiormente interessato.
Destinatari della beneficenza erano tutti coloro che, iscritti negli elenchi dei miserabili dei singoli comuni, ne avevano abituale dimora da almeno un decennio ed avevano dimostrato “moralità della condotta”.
Lo statuto viene revisionato una prima volta all’inizio del XX secolo. Dopo una prima stesura del 19 settembre 1905, viene approvata quella definitiva il 19 aprile 1907, che ottiene l’approvazione regia con decreto di Vittorio Emanuele III del 16 aprile 1908.
Oltre alle modalità di compartecipazione dei comuni alla beneficenza, basata sugli estimi del nuovo censo delle proprietà presenti nei diversi Comuni (2), lo statuto prevede nuovi organi per l’amministrazione. Il Rettore è sostituito da un Consiglio composto da un Presidente e da un membro nominati dalla Congregazione di carità di Ossuccio, da due membri nominati rispettivamente dalle Congregazioni di carità di Lenno e di Sala Comacina, oltre che da un membro nominato dalle famiglie Giovio, secondo quanto previsto dagli articoli 6 e 7 dello statuto stesso. Anche le modalità di erogazione della beneficenza sono deliberate dal Consiglio che si potrà avvalere dall’assistenza delle Congregazioni di carità.
Una nuova revisione viene approvata durante il periodo fascista il 18 febbraio 1932, e prevede una modifica nella composizione del Consiglio di amministrazione. Infatti il Consiglio, sempre composto da cinque membri, viene costituito con nomina diretta di tre componenti da parte del Podestà di Isola Comacina (costituito nel 1928 dall’unione dei comuni di Colonno, Ossuccio e Sala Comacina), un componente da parte del Podestà di Tremezzina (di cui fa parte dal 1928 il territorio di Lenno) e un componente appartenente alle famiglie Giovio residente nei comuni interessati. Anche questo statuto riceve l’approvazione regia con decreto di Vittorio Emanuele III del 10 novembre 1932.
L’attività dell’Opera pia prosegue sino agli anni ‘70 del secolo XX quando, a seguito della istituzione delle Regioni e alla conseguente riorganizzazione degli enti di assistenza e beneficenza molte antiche istituzioni vengono soppresse. Per evitare questa fine, l’Opera pia Giovio richiede, nel 1979, il riconoscimento regionale quale IPAB, che viene concesso.
Esauriti ormai gli scopi originari dell’istituzione, l’IPAB OP Giovio Santa Maria Maddalena di Stabio viene estinta in forza dell’articolo 4 della legge regionale 72/1981 con delibera della Giunta regionale della Lombardia n. VI/44221 del 16 luglio 1999.
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Note
1. Agnazione, legame di parentela da parte dei maschi, cioè tra i discendenti dello stesso padre, e tenuto conto della sola linea maschile (G. Devoto, G. C. Oli, Dizionario della lingua italiana, Le Monnier).
2. Comune di Ossuccio 83,27%, Comune di Lenno 12,28%, Comune di Sala Comacina 4,45%.
Complessi archivistici
- Opera pia Giovio di Ospitaletto in Ossuccio (1808 - 2001)
Compilatori
- Domenico Quartieri (Archivista)
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/creators/1397