Santuario della Beata Vergine al ponte della Folla ( 1513 - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente di assistenza e beneficenza

Sede: Tirano

Codici identificativi

  • MIDB0010ED (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

La chiesa della Beata Vergine al ponte della Folla (dal tardo sec. XVIII: santuario) venne fondata agli inizi del sec. XVI sul luogo dell’apparizione della Vergine a un devoto di Tirano, Mariolo Omodei.
Già dai primi decenni del secolo stesso venne riconosciuto sulla stessa il diritto di giuspatronato al comune di Tirano, con diritto di nomina dei rettori e dei religiosi officianti (bolla “Ex debito pastoralis” di papa Leone X, 1513 agosto 15) e le vennero annessi i beni, compreso l’archivio, delle chiese di San Remigio e Santa Perpetua e dei cessati conventi – ospizi alle stesse collegati (bolla “Ex commisso nobis” di papa Leone X, 1517 ottobre 5).
La documentazione archivistica oggetto dell’inventario comprende pertanto sia i documenti relativi alle chiese unite (per lo più membranacei e risalenti ai secc. XI – XVI) che quelli di spettanza del santuario (circa 400 pergamene, quasi 400 registri e diverse migliaia di atti sciolti o riuniti in fascicoli).
La chiesa dei Santi Remigio e Pastore (o San Romerio o Romedio) appare esistente già nell’ultimo quarto del sec. XI (anche se probabilmente è assai più antica) e risulta dagli atti che già da allora fosse alla stessa annesso un piccolo convento – xenodochio nel quale dimoravano pochi monaci.
Analogo convento – ospizio esisteva anche in prossimità della chiesa di Santa Perpetua, della quale si hanno notizie certe solo dal tardo sec. XII.
All’inizio del sec. XIII i due conventi vennero riuniti (anche se formalmente le proprietà restarono divise e vi furono per un certo periodo amministratori distinti) e costituirono di fatto un’unica entità, fino all’avanzato sec. XV.
Da allora non appaiono più presenti i monaci e i beni vennero affidati in commenda, fino alla definitiva incorporazione già ricordata.
I monaci presenti (al massimo una quindicina) seguivano la regola di sant’Agostino; dagli atti risulta comunque che solo eccezionalmente fossero presenti dei “presbiteri” (ed è probabile che non si trattasse di religiosi in senso stretto).
L’amministrazione dei beni e dei conventi era affidata a rettori e canepari, con convocazione dei capitoli solo in rari casi.
I documenti sono per lo più relativi alla gestione dell’ingente patrimonio immobiliare ed ai rapporti con le autorità ecclesiastiche (in particolare l’arciprete di Villa di Tirano, nella cui pieve i beni erano situati ma dal quale i monaci non dipendevano direttamente, ed il vescovo di Como); sono presenti anche atti isolati relativi a due processi della prima metà del sec. XIII, uno per questioni di decime e l’altro per il rettorato delle chiese, che meriterebbero (anche se buona parte del materiale è purtroppo andata perduta) uno studio approfondito.
A seguito dell’incorporazione tutto il complesso di beni, compresi quelli della nuova chiesa della Beata Vergine, venne amministrato direttamente dalla comunità di Tirano, che nominava 4 rettori o deputati che si occupavano della gestione del patrimonio, destinandone le rendite all’edificazione ed arredo della chiesa, ad attività assistenziali e (nel sec. XIX in particolare) alla realizzazione di opere pubbliche.
I deputati erano tenuti, alla scadenza, alla resa del conto; la complessità della gestione finanziaria rese necessaria tutta una serie di scritture e registri contabili, di notevole interesse: dagli inventari, assai numerosi, ai giornali, scartafazzi e mastri, ai registri delle entrate e spese dell’osteria e dei monti, a quelli relativi alle fiere, alle rese vere e proprie.
I rapporti tra il comune di Tirano e l’autorità ecclesiastica locale e diocesana furono spesso assai conflittuali, tanto che si ebbero addirittura nella seconda metà del sec. XVII, da parte del vescovo di Como, scomuniche dei rettori ed interdizione dell’officiatura nel tempio; il comune di Tirano ottenne comunque, dopo un ricorso alla Sacra Rota, la conferma piena del diritto di giuspatronato e della gestione dei beni, salvo sempre il controllo vescovile in materia religiosa e sul retto utilizzo dei redditi (fino alla fine del sec. XVIII).
Con l’avvento della Cisalpina (1797) si ebbe poi, per circa 70 anni, un rigido controllo statale sulla gestione: i rettori vennero sostituiti da fabbriceri, con nomina di un segretario e tenuta della contabilità nel rispetto delle disposizioni di legge.
Nel periodo 1812 – 1814 vennero vendute a privati quasi tutte le proprietà sui monti intorno a San Remigio. Dopo l’unificazione d’Italia, a seguito delle leggi eversive, il patrimonio annesso alla chiesa venne espropriato e passò allo Stato italiano; il comune di Tirano, dopo un lungo contenzioso, poté rientrarne in possesso solo diversi anni più tardi, dietro versamento di un’ingente somma per il riscatto.
Da allora (1873- 1876) i beni vennero gestiti direttamente dal comune di Tirano che, all’inizio del presente secolo, alienò parte dei fabbricati. L’importanza economica del patrimonio (soprattutto dei terreni, quasi tutti investiti a livello) si era andata via via riducendo, tanto che la commissione per il culto nominata dal comune, che si occupava della gestione, diminuì la sua attività fino alla definitiva cessazione verso il 1920.
I beni residui (fabbricati e pochi terreni) sono attualmente nella piena proprietà del comune di Tirano.

Complessi archivistici

Fonti

  • Giussani 1926 = A. Giussani, Il Santuario della Madonna di Tirano, Como, 1926
  • Lanfranchi 1988 = A. Lanfranchi, Economia agricola e società medievale valtellinese nei documenti di San Romerio e Santa Perpetua, lavoro di licenza presso l'Università di Zurigo, 1988
  • Moretti 1992 = A. Moretti, Gli Umiliati, le comunità degli ospizi della Svizzera italiana, in "Helvetia Sacra", sez. IX, vol. I, Basel, ed. Helbig e Lichenhahn, 1992
  • Pedrotti 1957 = E. Pedrotti, Gli xenodochi di S. Remigio e S. Perpetua, Milano, 1957
  • Valsecchi Pontiggia 1981 = L. Valsecchi Pontiggia, Bibliografia della Valtellina a Valchiavenna, Sondrio, 1981
  • Scarlata 1968 = G. Scarlata, L'Archivio di Stato di Sondrio ed altre fonti storiche della provincia, Sondrio, Tipografia Bonazzi, 1968, pp. 42-43

Compilatori

  • Graziella Vetti
  • Diego Zoia