Pirelli spa [numero REA: 15901 Mi] ( 1872 - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente economico / impresa

Altre denominazioni: G.B. Pirelli & C. [Cronologia:]

Sede: Milano

Codici identificativi

  • MIDB00183D (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

Numero REA: 15901 Mi

Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività iniziali:
G.B. Pirelli & C. – società in accomandita semplice – L.215.000 – 25.13.0

Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività finali:
Pirelli spa – società per azioni – L.256.392.539.000 – 65.23.3

Profilo storico
Nel 1872 l’ingegnere Giovanni Battista Pirelli fondò a Milano una piccola impresa che per prima introdusse in Italia la lavorazione della gomma, industria allora allo stato nascente in pochi paesi. La ditta ebbe un rapido sviluppo: trasformata nel 1883 in accomandita per azioni con la ragione sociale “Pirelli & C.”, la sua attività si era a quel punto già molto diversificata, alla originaria produzione di articoli tecnici e commerciali si era aggiunta, dal 1879, la fabbricazione di conduttori elettrici isolati in gomma. Nel 1885, rompendo il monopolio mondiale fino allora detenuto dalle compagnie telegrafiche britanniche e battendone la concorrenza in una gara bandita dal Governo italiano, la Pirelli si aggiudicò la costruzione, posa e manutenzione della rete di cavi telegrafici sottomarini tra l’Italia e le sue isole. Nello stesso campo, a questa prima affermazione seguì l’incarico ottenuto dal Governo spagnolo di realizzare analoga rete tra la penisola iberica, le Baleari e il Marocco. Contemporaneamente la fabbrica milanese veniva collocando all’estero quote sempre più elevate della sua produzione, e la proiezione sui mercati internazionali diventava la direttrice di sviluppo fondamentale dell’azienda. In quest’ottica essa impiantò nel 1902 una base produttiva in spagna (prima azienda industriale italiana a realizzare questo tipo di investimenti all’estero) e nel 1913 creò a Southampton, nel cuore dell’Impero britannico, una fabbrica di cavi, associandosi per la parte finanziaria e commerciale con la General Electric inglese ma riservando a sè la direzione tecnica dello stabilimento. A queste due iniziative industriali si aggiunse, nel medesimo periodo, la costituzione di filiali e società commerciali nella stessa Inghilterra, in Argentina, e in diversi paesi dell’Europa centro-orientale.
Quanto all’Italia, la nascita dell’automobilismo con la corrispondente domanda di pneumatici, lo sviluppo della produzione di elettricità e le sue crescenti applicazioni, l’avvento delle comunicazioni telefoniche furono altrettante occasioni di crescita per i diversi comparti dell’azienda milanese, che dal 1908 cominciò a estendere la sua attività dall’originaria sede di via Ponte Seveso, ormai inadeguata e raggiunta dalla crescita urbana, ad un assai più vasto complesso di impianti costruiti ex novo alla Bicocca. Sul finire del 1920 l’insieme del gruppo venne riarticolato: le società estere (comprendenti anche una “Pirelli Far East” con le sue piantagioni di gomma in Estremo Oriente) furono riunite nel portafoglio di una nuova “Compagnie Internationale Pirelli”, avente sede a Bruxelles; a Milano fu costituita una “Società Italiana Pirelli” che raccolse in sé gli stabilimenti italiani già della Pirelli & C.; a quest’ultima furono lasciate funzioni di semplice società finanziaria: il suo capitale sociale venne ridimensionato e l’eccedenza fu restituita ai soci sotto forma di azioni della CIP, l’holding estera. Alla SIP o Italpirelli (che dal 1942, con l’entrata in vigore del nuovo Codice civile, si chiamo “Pirelli spa”) fu assegnata inoltre la direzione tecnica di tutte le società Pirelli sparse nel mondo. Nella seconda metà degli anni venti, superata la crisi economica del dopoguerra, il gruppo riprese la propria ascesa, sostenuta, nella povertà del mercato finanziario nazionale, da un ingente prestito obbligazionario raccolto negli Stati Uniti e, al tempo stesso, da importanti ritrovati tecnici conseguiti nei laboratori dell’azienda, in particolare nel campo dei cavi per trasporto di energia, che le assicurarono posizioni di primato sul piano mondiale.

La Pirelli Argentina prese a produrre in loco conduttori elettrici e articoli vari; in Brasile fu creata una Pirelli Brasileira destinata a grandi sviluppi nel ramo dei cavi come in quello dei pneumatici; in Inghilterra per aggirare l’intervenuta chiusura di quel mercato fu impiantata una fabbrica di pneumatici; ecc. ecc. Grazie alle sue diversificazioni merceologiche e geografiche l’insieme del gruppo traversò senza arretramenti la “grande crisi” dei primi anni trenta. Alla fine del 1937 l’andamento delle monete e le preoccupanti prospettive delle relazioni internazionali suggerirono di trasferire il controllo del gruppo estero dalla CIP di Bruxelles a una nuova società, con sede a Basilea e di diritto svizzero, denominata “Pirelli Holding” (dal 1954 “Societe Internationale Pirelli”, SIP). Questa “neutralizzazione” della società controllante permise alle aziende estere di superare gli anni del secondo conflitto mondiale senza essere oggetto di sequestri o di limitazioni nella loro attività tranne che per breve tempo in Brasile. In Italia gli impianti sparsi nella penisola furono colpiti dalla guerra in misure diverse, particolarmente gravi a Milano dove i bombardamenti aerei, oltre a danneggiare la Bicocca, distrussero l’originaria sede dell’azienda, ancora funzionante (nonché la documentazione storica che vi era conservata). Ma nel dopoguerra la ripresa in Italia, impostata su basi produttive e organizzative radicalmente rinnovate, fu rapida e apportatrice di grossi risultati di bilancio, mentre all’estero proseguiva l’espansione con nuove società e stabilimenti costruiti o acquisiti in Canada, Messico, Grecia, Turchia, Germania, Perù, Australia, Stati Uniti, Costa d’Avorio…

Contribuirono alla crescita della multinazionale sia la leadership mantenuta nel settore dei cavi, dove l’incessante ricerca di laboratorio fu feconda di conquiste tecniche e di commesse, sia la rapidità con cui il settore dei pneumatici seppe dapprima raccogliere la sfida del “radiale” con il proprio “Cinturato” e poi impegnarsi nello sviluppo di linee di prodotto di pregio destinate a settori selezionati del mercato. Si veniva intanto manifestando sul piano mondiale un intenso processo di concentrazione societaria e industriale che riguardava sia le imprese produttrici di pneumatici sia le case automobilistiche loro primarie clienti, processo che metteva a rischio la sopravvivenza delle aziende di minori dimensioni. La Pirelli ne fu spinta a perseguire la crescita delle proprie potenzialità attraverso una politica di alleanze che nel 1970 culminò in un accordo di integrazione con la Dunlop britannica. La “Unione Pirelli-Dunlop”, diretta da un comitato paritetico dei managers di entrambi i gruppi, cominciava appena a tradursi in atto a livello amministrativo quando il forte movimento di rivendicazioni economiche sviluppatosi in Italia nei primi anni settanta e la successiva crisi petrolifera vennero a incidere pesantemente sul bilancio del gruppo italiano; la Dunlop non volle partecipare alla necessaria ricapitalizzazione del partner italiano, mentre d’altro canto la pariteticità posta a base della gestione dell’Unione frenava la concreta integrazione dei due complessi. Nel 1980 l’Unione venne perciò sciolta. La crescente tendenza alla globalizzazione del mercato e la necessità di una corrispondente direzione unitaria delle attività portò allora alla costituzione della “Pirelli Societé Generale”, incaricata nel 1982 dalle case-madri Pirelli spa e Societé Internationale Pirelli di coordinare su base mondiale la gestione di tutte le affiliate del gruppo al fine di massimizzarne l’efficienza.

Nel 1988 le funzioni demandate alla PSG furono riportate nella Pirelli spa, mentre sul piano azionario le partecipazioni del gruppo nel settore pneumatici venivano raggruppate in una “Pirelli Tyre Holding”, e altrettanto si faceva per il settore dei cavi e relativi sistemi. Nel 1990-91 una impegnativa operazione finanziaria mirante ad accrescere le capacità competitive della Pirelli Pneumatici incorporando la società tedesca Continental non ebbe successo; ne seguì una ristrutturazione dell’intero Gruppo che liquidò le residue lavorazioni nel campo degli articoli vari e concentrò l’attività nei soli settori dei pneumatici e dei cavi, riorganizzando la produzione su un minor numero di impianti ridisegnati ex novo e dando un forte impulso all’innovazione tecnologica e alla ricerca di prodotto, particolarmente feconda di risultati nel campo dei superconduttori, delle fibre ottiche e dei sistemi di telecomunicazioni in generale. Alla fine del decennio, nella mutata situazione legislativa che rendeva possibile la semplificazione, la struttura di comando del Gruppo (fino allora costituita dallo schema Pirelli & C. – SIP – Pirelli spa) venne accorciata liquidando la SIP di Basilea, incorporata nella Pirelli spa.

Bibliografia: Pirelli & C. nel suo cinquantenario, 1872-1922, Milano, Alfieri & Lacroix, 1922; A. Pirelli, La Pirelli. Vita di un’azienda industriale, Milano, A. Nicola, 1946.

Data aggiornamento: 28/02/1999
Autore della scheda: Donato Barbone

Complessi archivistici