AVE spa [numero REA: 32356 Bs] ( 1920 - )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Ente economico / impresa
Sede: Vestone
Codici identificativi
- MIDB00197D (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]
Profilo storico / Biografia
Numero REA: 32356 Bs
Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività iniziali:
Anonima Vestonese Elettronica (A.V.E.) – Ditta individuale – - fabbricazione interruttori a pera per lampadari
Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività finali:
AVE spa – Società per azioni -3.093.827,00 – fabbricazione materiale elettrico, articoli in materie plastiche e metalliche; 31.62, 25.20, 31.20.1, 24.16, 28
Profilo storico
Il 31 luglio 1920 l’Anonima Vestonese Elettrica (A.V.E), succedeva alla “Società anonima Vestonese Elettrotecnica”, attiva già dal 1904 “per la lavorazione del legno applicata all’elettricità”. L’industria, che passava di fatto da Lorenzo Bonomi al figlio Casimiro, occupava all’atto della successione già quaranta dipendenti. L’azienda investiva infatti sul patrimonio umano locale, contando sulla laboriosità dei valsabbini e dando spazio ad una dimensione industriale improntata anche sui forti legami sociali.Fino al 1930 la produzione si concentrò sugli interruttori intagliati in legno ma in seguito ad una visita in Giappone il Bonomi valutò la possibilità di applicare materie plastiche, utilizzabili come isolante al posto del legno o della porcellana.A distanza di pochi anni infatti dalla costituzione l’impresa si andava modificando e ampliando: nel ‘31 cambiò la denominazione commerciale adottando la semplice sigla di “AVE”, l’anno successivo dichiarava di esercitare appunto “la fabbricazione di materiale elettrico in genere- articoli stampati in materie plastiche – minuterie metalliche” e nel ‘44 aggiunse anche lo stampaggio di resine sintetiche, ampliando il mercato all’Asia e all’America. Lo stesso anno però, per la morte del Bonomi, la società passò alla moglie e alle figlie ancora minorenni Elena e Clara, che ottennero dal Tribunale di continuare l’attività con la denominazione di “AVE successori rag. Casimiro Bonomi”, che diventò così una società di fatto.Solo otto anni dopo la morte del padre le due sorelle, ormai maggiorenni e sposate, decisero di rilasciare procura generale ai rispettivi mariti, Domingo Sylos Labini e Andrea Belli, procura che però fu revocata già prima della fine dell’anno. A pochi giorni di distanza una delle sorelle, Elena, decise inoltre di uscire dall’impresa paterna lasciando il 35,7% al marito e il 14,30% a tal Francesco Pierini, mentre l’altra sorella conservava il restante 50%. Fu nel 1952 con Andrea Belli, genero di Casimiro Bonomi, “strappato dalla popolazione dalla propria attività di medico”, che l’azienda definì la propria vocazione nel campo degli interruttori. Solo dopo il secondo conflitto mondiale l’Ave passò gradualmente dalla dimensione semiartigianale a quella decisamente industriale. In questi stessi anni l’impresa continuava ad assumere personale, raggiungendo il numero di 600 dipendenti. Nel 1953, aprì inoltre un altro ufficio con deposito a Milano, in via Franchetti n.2 (spostato nel ‘65 in Viale Tunisia, sempre a Milano).Quattro anni più tardi, pur rimanendo gli impianti a Vestone, la sede legale fu spostata a Brescia Villaggio Pasotti, n. 35. Poco dopo usciva dall’attività anche il socio Francesco Pierini.Alla fine degli anni Cinquanta oltre alle apparecchiature elettriche per l’installazione domestica cominciò la produzione anche degli interruttori da incasso e delle apparecchiature industriali da quadro. A partire dagli anni ‘60 comunque la società rafforzò con decisione la sua posizione, continuando ad ampliarsi per diversi anni. Nel 1962 Andrea Belli, con l’aiuto di Angelo Aymar ’ agente AVE in sud America ’ fondò, per superare le barriere protezionistiche in Colombia, “Ave Colombiana” destinata a diventare il punto di riferimento per il Centro e Sud America. Anche in Italia, vi furono numerosi ampliamenti e nuove aperture: nel ‘61 vennero inaugurati due magazzini, a Nozza e a Vestone, così da depositare le merci prodotte nell’opificio, nel 64 un deposito e un reparto montaggio a Sabbio Chiese (che verrà chiuso dopo poco), e quindi a partire dal ‘67 l’apertura di reparti montaggio in diverse carceri italiane. Ai primi reparti aperti nelle carceri di Bologna e Castelfranco Emilia, ne fecero seguito molti altri a: Pescara, Ravenna, Pesaro, Chieti (1969, in seguito alla cessazione del reparto di Castelfranco). Nel 1965 la sede legale tornava a Vestone, nella sede precedente di via Molino. È soprattutto con gli anni Settanta però che la società conobbe una decisa espansione con l’apertura di reparti di montaggio, locali di rappresentanza e magazzini: nel ‘73 venne infatti aperto un reparto presso l’Ospedale di Piacenza, una tipografia (che lavorava esclusivamente per uso interno) con locali di rappresentanza a Vestone, come a Padenghe; nel 1974 invece fu inaugurato ufficialmente da Alessandro Belli – figlio di Andrea, entrato nell’azienda di famiglia dal ‘72 – un nuovo stabilimento ad Aprilia (“Ave sud”), che confermava la vitalità dell’azienda e le consentiva una più capillare penetrazione sui mercati del sud Italia.Inoltre, con le cessazioni dei reparti nelle carceri di Chieti, Porto Azzurro e Piacenza, ne vennero aperti di nuovi a Rovigo, Ferrara, Fossombrone e nuovamente a Chieti, mentre nel ‘75 fu aggiunto un reparto anche a Rimini. Nel ’79 poi si aggiunse un importante tassello al già variegato mosaico Ave con l’apertura di una nuova sede commerciale ed amministrativa a Rezzato (Bs): in una costruzione che offriva 8.200 metri quadrati di superficie coperta, su di un’area di 30 mila metri quadrati.Negli anni Ottanta, esattamente nel 1982, la società assunse la denominazione di “AVE di Andrea Belli e C. – società in nome collettivo”, soci paritari Clara Bonomi e Andrea Belli, con sede a Vestone, in via C. Bonomi, n. 1 e un capitale di lire 77.000.000.Due anni dopo la società, sempre in continua espansione, divenne spa e aumentò il capitale sociale, che raggiunse il miliardo di lire, poi raddoppiato nell’86 e duplicato a soli due anni di distanza.Nel 1993 Alessandro Belli, subentrò al padre nella conduzione dell’azienda che aveva intanto raggiunto una notevole ampiezza, pari a circa diecimila metri quadri su più piani, in cui si intrecciavano uffici, sale di montaggio e collaudo, ambienti dedicati alle presse, ecc. Nel ‘96 l’Ave ricevette la certificazione ISO 9001 e dal luglio 2003 si è certificata anche secondo l’edizione ISO 9001: 2000 (per tutta l’attività esclusa l’amministrazione), così da migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’organizzazione aziendale.
Bibliografia: “Novant’anni di attività, Ave interruttori”
Data aggiornamento: 15/11/2003
Autore della scheda: Lavinia Parziale
Complessi archivistici
- AVE spa (circa 1920 - 2003)
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/creators/2407