Banca agricola mantovana [numero REA: 5088 Mn] ( 1871 - 2008 )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Ente economico / impresa
Sede: Mantova
Codici identificativi
- MIDB0019ED (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]
Profilo storico / Biografia
Numero REA: 5088 Mn
Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività iniziali:
Banca agricola provinciale mantovana – Società anonima per azioni – L. 50.000 – Banca
Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività finali:
Banca agricola mantovana – Società per azioni – € 449.910.963,00 – v. Note
Profilo storico
Fondata l’8 gennaio 1871 come società anonima per azioni ‘pel maggiore sviluppo e vantaggio dell’agricoltura della nostra provincia e per venire in soccorso all’importante e numerosa classe dei coltivatori delle nostre campagne’ (atto costitutivo), annoverò tra i propri promotori e fondatori una nutrita compagine di facoltosi possidenti illuminati (tra cui, in particolare il senatore conte Giovanni Arrivabene, primo presidente dell’ente), cui si affiancarono esponenti del ceto medio borghese e parecchi ricchi ebrei. Pur tra iniziali difficoltà nel conservare una propria fisionomia e un soddisfacente equilibrio economico, l’istituto fu menzionato negli Atti dell’Inchiesta Jacini come quello che, rivoluzionando i criteri di concessione di credito ai conduttori di fondi, aveva aperto la strada per una riforma della legge sul credito agrario. Ciononostante, il circoscritto allargamento del ventaglio dei fruitori dei servizi della banca (trasformata in società cooperativa nel 1882, dopo la promulgazione del Codice che riformava la disciplina sulle società commerciali) si rivelò, almeno inizialmente, insufficiente a sanare la non felice situazione economica.A metà degli anni Ottanta, per sopravvivere, la Banca agricola fu costretta ad uscire dall’’esclusivismo agrario’, ampliando la rosa delle operazioni fino a comprendere la possibilità di ricevere depositi in numerario da non soci, di tenere conti correnti aperti su altre piazze, di scontare effetti con la garanzia sul bestiame o sui prodotti del suolo. Nel frattempo, l’istituto, trasferito nel 1894, dopo vari cambiamenti di sede, in corso Vittorio Emanuele, 3 (attuale 15), nel cosiddetto `palazzo del Diavolo’, tentava con successo di ampliare la rete operativa attraverso l’apertura di sportelli e agenzie, in concorrenza con la potente Cassa di risparmio delle province lombarde e i numerosi piccoli istituti locali che stavano sorgendo nel territorio.Negli anni Trenta, l’esuberante ciclo espansivo che aveva caratterizzato il sistema bancario del dopoguerra conobbe una precipitosa inversione di tendenza e toccò il fondo: con d.m. 13 ottobre 1932 la Banca mutua popolare, fondata a Mantova nel 1866, venne incorporata nella Banca agricola mantovana, che avrebbe dimostrato, invece, grandi capacità di tenuta a motivo soprattutto del profondo radicamento nella realtà socio-economica del territorio, oltre che della fiducia che un’amministrazione prudente e oculata aveva saputo suscitare nei risparmiatori e dei notevoli appoggi sui quali l’istituto poté contare, grazie all’autorità e al prestigio di uomini quali il senatore Ugo Scalori, presidente dal 1920 al 1937.Nel frattempo, contestualmente al crescente impegno nel settore del credito all’agricoltura, la Banca agricola otteneva l’appalto di numerose esattorie comunali e consorziali della zona. Nell’immediato dopoguerra, l’espansione dell’attività di finanziamento delle campagne agricole e del formaggio grana, insieme al controllo dei Magazzini generali fiduciari di Mantova, di cui la Bam (trasferita nel 1949 nei rinnovati ambienti dell’estinta Banca mutua popolare, in corso Vittorio Emanuele, 30, dove è rimasta fino ad oggi) deteneva una larga parte delle azioni, e all’appalto di numerose esattorie e tesorerie municipali, concorse ad un vistoso rovesciamento della tendenza regressiva dei depositi durata dal 1942.Nel 1971, in occasione del centenario dalla fondazione, l’Agricola operava con 80 sportelli, solamente 10 dei quali in altre province: una quota che rimase invariata ancora per alcuni anni. Nel 1978, intrapresa una nuova espansione territoriale, perseguì l’obiettivo di uscire dalla regione (in Emilia Romagna, in Veneto, in Piemonte), aprendo tra l’altro in quella data a Londra l’ufficio di rappresentanza del Gruppo Nordest. L’anno prima era stata incorporata l’Immobiliare Virgiliana, società per azioni fondata nel 1931 con capitale interamente sottoscritto dalla Bam; nel 1982 fu operata una fusione mediante incorporazione della Sitalr (Società italiana tranvie e autovie di Lombardia e Romagna) di Mantova, nel 1989 della Banca operaia di Bologna e nel 1995, a pochi mesi di distanza dall’entrata in borsa (novembre 1994), della Banca di credito di Suzzara.Dal 1999, in seguito ad offerta pubblica d’acquisto, trasformatasi in spa, entrò a far parte del gruppo bancario Banca Monte dei paschi di Siena. Nel 2000 acquisì la Banca popolare di Abbiategrasso e la Cooperbanca, già Banca popolare di Reggio Emilia; l’anno dopo la Bisiel di Mantova e nel 2002 la Finanziaria Banca agricola mantovana.Nel 2003, attraverso una fusione nel Monte dei paschi di Siena, quest’ultimo ne acquisì la totalità delle quote. Parallelamente avvenne lo scorporo delle attività della Banca agricola mantovana, che continuò ad essere presente sul territorio con la stessa denominazione (Rea 217961 Cciaa Mn), fino all’incorporazione definitiva nella Banca Monte dei paschi di Siena, operazione che ha portato nel settembre del 2008 alla definitiva scomparsa del nome e del logo storici di quella che era ormai per tutti ‘la banca dei mantovani’.
Bibliografia: Banca Agricola Mantovana. Un istituto al servizio dello sviluppo economico sociale e culturale del territorio. 1871-2002, Mantova, Banca agricola mantovana, 2003, 2 voll.
Data aggiornamento: 01/12/2008
Autore della scheda: Matteo Morandi
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