Sanclemente, Enrico ( Cremona, 1732 - Cremona, 1815 maggio 9 )

Tipologia: Persona

Codici identificativi

  • MIDC000856 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

L’abate Enrico Sanclemente nacque a Cremona nel 1732, da “civile ed onesta famiglia” (1), e vestì giovanissimo l’abito dei Camaldolesi (monaco a Classe di Ravenna), del cui ordine fu Generale. Trascorse la maggior parte della vita a Roma, prestando i suoi servigi sotto i Papi Pio VI e Pio VII, dai quali ottenne la carica di Consultore del Santo Ufficio e della Congregazione dei Sacri Riti, oltre che quella di Segretario della Congregazione per l’esame dei vescovi (istituita da Clemente VIII), da lui esercitate per più di quarant’anni. Pio VI lo nominò Cardinale, è ciò nonostante il fatto che l’ordine dei Camaldolesi avesse già un Cardinale vivente nel bolognese Andrea Giovanetti (2). Nel 1794 Sanclemente fu responsabile, assieme all’avvocato Bondacca, accademico degli Arcadi, e forse con il supporto scientifico di Domenico Sestini, dell’acquisto, da parte del governo pontificio, del medagliere del duca di Bracciano, nel quale era confluita, attraverso la collezione Odescalchi, la celebre raccolta di monete della regina Cristina di Svezia (3). Era abate di S. Gregorio in Roma, quando, nel 1798, fu creata la Repubblica Romana e (in quanto religioso nato in altro stato) venne costretto a ritirarsi di nuovo nel monastero di Classe.
“peritissimo di Antichità, Numismatica e Cronologia” (4), Sanclemente fu autore di un compendio dei Fasti dei Camaldolesi e di Quinquennalia pro salute Pii VI M.P. Principis optimi, composti ad uso lapidario e pubblicati ogni cinque anni del suo pontificato da monsignor Fabrizio Locatelli (5). Nel 1793 pubblicò a Roma l’opera Henrici Sanclementii De vulgaris aerae emendatione libri quatuor, nella quale si proponeva di dimostrare che Cristo nacque nell’anno 747 dalla fondazione di Roma, non potendo essere venuto al mondo né prima del 746, né dopo il 749 e neppure negli anni 748 e 749 (6). Sempre a Roma, nel 1805, diede alle stampe, per la tipografia Poggioli, la dissertazione De Nummo M. Tulli Ciceronis a Magnetibus Lydiae cum eius imagine signato, dissertatio qua ipsius incorrupta vetustas asseritur et vindicatur e successivamente pubblicò a Cremona, dove si era trasferito dopo la soppressione degli ordini religiosi in epoca napoleonica (1811), una Series critico-chronologica episcoporum cremonensium sub auspiciis praestantissimi antistitis Homoboni Offredi ex authenticiis monumentis aucta et emendata (…), edita per la tipografia Feraboli nel 1814. L’anno precedente aveva visto la luce un’altra dissertazione numismatica, pubblicata nella seconda serie delle Lettere di Sestini (7), con il titolo di Sissertatio De Nummo anecdoto Agrippinae Senioris conjugis Germanici Caesaris cum imaginibus filiorum eius Neronis et Drusi Caesarum in colonia Corintho signato. Nella medesima serie di Lettere fu edita, nel 1817, due anni dopo la morte di Sanclemente, lo studio intitolato Dissertatio De quibusdam nummis cum peculiaribus notis chronologicis, quorum ope definitus initium et exitus imperandi aliquot Principum Romanorum, de quibus antea magna inter Numismaticos vigebat controversia (8). Enrico Sanclemente morì nella sua città natale il 9 maggio 1815 (9).
Cattaneo lo conobbe a Cremona, durante il viaggio di studio da lui compiuto, negli ultimi mesi del 1810, per conoscere i principali Gabinetti numismatici italiani, come apprendiamo dalle note che egli stesso ci ha lasciate negli Annali dell’Imperiale Regio Gabinetto di Medaglie in Milano (10): “Ma soprattutto giovammi una tale escursione [cioè viaggio di studio del 1810] per la cognizione avutavi del Museo Sanclemente, di cui pochi dì prima della mia partenza per la bassa Italia avea già acquistato una parte, tutta cioè la serie di Medaglie di Re, e fra l’altra delle Medaglie Autonome di Città, e Popoli, tutte quelle il cui nome mancava tuttavia al Reale Gabinetto (11) […] E’ noto all’Europa colta il P. Enrico Sanclemente, Generale dell’ordine dei Camaldolesi, ed Esaminatore de’ Vescovi, per l’opera sua veramente grande De vulgaris aerae emendatione. Occupato essendosi egli da molti anni della correzione del Calendario cristiano, diresse, com’era dovere, le sua indagini sopra quei monumenti che servir potevano con più certezza di prova al suo argomento. Situato nel centro del mondo cristiano, ed in contatto con coloro che di continuo recavansi o ritornavano dalle regioni che più ricca materia somministravano alla Cronologia numismatica, poté egli radunare una tale quantità di medaglie portanti epoca da recar meraviglia agli intelligenti. Queste vennero da lui stesso illustrate in un’opera eruditissima in 4 volumi portante per titolo: Numismata Selecta Musaei Sanclementiani, un tomo interno dei quali è tutto consacrato alle epoche. Cessato, colla generale soppressione degli ordini religiosi, il suo sacro ministero, ritirossi carico d’anni e di meritata fama a Cremona sua patria, dopo essersi spropriato in Roma di tutta la parte del suo bel Museo che spettava alla serie dei Re e delle città autonome. Non così fece egli delle serie delle medaglie imperiali greche e di Colonie, sue prediletta. Al mio passaggio da Cremona nell’anno precedente, tentai presso di lui l’acquisto di essa, ed ebbi la soddisfazione di trovare l’illustre professore non affatto alieno dal distacco di quest’ultimo testimonio delle sue numismatiche fatiche e riguardo di un pubblico Stabilimento patrio, insegnato avendogli abbastanza l’esperienza di tant’anni, quale per l’ordinario essere suole la fine de’ privati cimeli dopo la morte del raccoglitore. Guari non andò che quel venerabile uomo trovossi di nottetempo assalito nel proprio letto da un assassino che tentò di ammazzarlo per involargli il tesoro delle sue medaglie. Ma divincolandosi con un vigore più che giovanile, anziché da ottuagenario, dalle mani del suo assalitore, non ne riportò che una ferita in una coscia, e salvò colla vita il suo avere, tranne poco denaro ed un prezioso medaglione di Crispo di irreparabile perdita, il quale sventuratamente trovavasi fuori del Museo (12). Proposi di sottrarre ad un nuovo tentativo il salvato cimelio, mediante la sua riunione al R. Gabinetto. Venne provvidamente aggradita la mia proposizione, ed io partii all’istante per Cremona, ove, compianto l’infortunio dell’infelice Sanclemente, e rinnovata la memoria dei passati discorsi, feci sì che in pochi momenti ottenni il di lui assenso, e all’indomani quel degno uomo, dal letto ove tenevalo la riportata ferita, sottoscrisse con un misto di dolore e di compiacenza la scrittura di vendita del suo Museo numismatico cronologica, per la somma di 14,600 lire italiane, ed io partii per Milano, meco portando così prezioso deposito”.
L’elevato valore scientifico della collezione Sanclemente e l’importanza che il suo acquisto rivestiva per il Gabinetto di Brera, sono riaffermati da Cattaneo anche in una lettera inviata a Bartolomeo Borghesi il 19 marzo 1811, con la quale gli annuncia la decisione, presa da Sanclemente, di preferire il medagliere milanese al collezionista inglese James van Millingen per la cessione delle sue monete più interessanti: “Egli volle preferibilmente cedere al Gabinetto Mil=[anes]e tutta la collezione di oltre 2200 Medaglie Greche Imp=[erial]i portanti epoca, che ha radunato nel decorso di più che 40 anni di ricerche. Sono tali le ricchezze e le rarità che vi scorgo, che non so ancora rinvenire dallo stupore. non solo sono comprese in essa tutte le Imperiali pubblicate nell’ultima opera di lui, che ho avuto l’onore di trasmetterle, ma altresì molt’altre di posteriore acquisto e di non minore storica importanza, insomma io nuoto nell’abbondanza” (13).
Mentre teneva i contatti con Sanclemente per la cessione, a varie riprese, della sua raccolta, Cattaneo scriveva alla Direzione Generale della Zecca (da cui dipendeva, all’epoca, il Gabinetto numismatico) allo scopo di sollecitarne l’autorizzazione all’acquisto ed il relativo stanziamento finanziario (14). Con Decreto 14 marzo 1811 fu deliberato l’acquisto di un primo gruppo di 112 monete (15); il 18 aprile successivo venne proposta ed approvata l’acquisizione di un nuovo lotto di 99 monete (16) ed il 7 marzo 1812 quella di un terzo lotto, consistente in 251 esemplari (17). Alla fine furono acquisite dal Gabinetto di Brera tutte le 2280 monete greche imperiali e coloniali della raccolta Sanclemente, alle quali Cattaneo ottenne di aggiungere sia i disegni, che i rami originali utilizzati per la stampa dei quattro tomi di catalogo (18). Anche dopo l’avvenuta cessione della raccolta di monete al medagliere milanese, Cattaneo e Sanclemente mantennero costanti e cordiali rapporti epistolari fino alla morte dell’abate cremonese, alimentati da amicizie ed interessi scientifici in comune, ma anche dall’iniziativa, assunta da Cattaneo, di farsi promotore della stampa a Milano del primo tomo della nuova serie di Lettere e dissertazioni numismatiche di Sestini (19), al quale contribuì pure Sanclemente con la sua dissertazione sopra la moneta ritraente Agrippina, moglie di Germanico, ed i figli Nerone e Druso.

1. Serie di vite e ritratti 1818, n. 84.
2. Dizionario di erudizione 1840-1879, vol. VI, p. 295.
3. TONDO 1990, pp. 129-130 e lettera di Sanclemente a Cattaneo 11 ottobre 1812, n. 61.
4. Così lo definisce l’epigrafe apposta in calce al di lui ritratto eseguito dall’incisore G. Pedrazzini, su modello di G. Beltrami (cfr. nota 214).
5. Dizionario di erudizione 1840-1879, cit. in nota 4. Il Gibelli lo dice anche autore, in gioventù, di una biografia di Ferdinando Romualdo Guiccioli, arcivescovo di Ravenna ed abate di Classe (GIBELLI 1892, p. 179), oltre che di un Commentarium de rebus Camaldulensibus honori ed virtuti Romualdi Braschi Honesti cardinalis ordinis Benedict. Camald. patroni consecratum, Roma, Giunchi, 1787, che la congregazione camaldolese dedicò al Braschi, nipote di Pio VI e protettore della medesima (GIBELLI, Memorie, pp. 152, 153, 387).
6. Per un compendio delle argomentazioni adottate, si veda Dizionario di erudizione 1840-1879, vol. XXII, p. 12.
7. D. SESTINI, Lettere e dissertazioni numismatiche (…) Le quali servir possono di continuazione ai nove tomi già editi, Milano 1813 – Firenze 1820; tomo I, Milano, Luigi Mussi, 1813, pp. 97-110.
8. Ibid., tomo II, Pisa, Nistri, 1817, pp. 95-106.
9. Il giorno 16 maggio, nella chiesa parrocchiale di S. Agostino, venne celebrato in suo suffragio un solenne ufficio di requiem, con la dedica di tre iscrizioni, composte dall’abate Luigi Bellò, a ricordo della vita e delle opere (le iscrizioni sono riprodotte, assieme all’epigrafe sepolcrale, in Serie di vite e ritratti 1818, cit. in nota 3).
10. Annali 1815, pp. 20 recto-21 verso, passim.
11. Vendute da Sanclemente a J. van Millingen, furono da questi cedute a Cattaneo, finendo anch’esse al Gabinetto di Brera (Annali 1815, p. 21 recto, nota).
12. Per i dettagli dell’aggressione subita da Sanclemente, cfr. nota 69.
13. LA GUARDIA 1985, n. 220. Alcuni esemplari della collezione Sanclemente finirono anche, con la mediazione di Felice Caronni, nella raccolta del conte ungherese Mihàly de Wiczay (Idib., n. 159).
14. Corrispondenza interna, fald. III, 1811, nn. 28, 40, 45, 49, 56, 61, 70, 74, 80, 86, 95, 98, 111, 117, 124; fald. IV, 1812, nn. 14, 32.
15. Idib., fald. III, 1811, n. 28.
16. Ibid., fald. III, 1811, n. 40.
17. Ibid., fald. IV, 1812, n. 32.
18. Cfr. le lettere nn. 7, 13, 17, 61, 62, 63, 64, 65 del presente inventario. I disegni ed i rami risultano oggi irreperibili (cfr. nota 209). La cifra complessiva di 2280 monete acquisite viene indicata da Cattaneo a Sestini in una lettera scrittagli il 19 marzo 1811 (LA GUARDIA 1985, n. 223).
19. Cfr. nota 7.

Funzioni e occupazioni

  • abate
  • numismatico
  • collezionista

Complessi archivistici

Fonti

  • Biographie universelle 1843-1865 = Biographie universelle ancienne et moderne (...) Nouvelle édition publiée sous la direction de M. Michaud, Parigi - Lipsia, 1843 - 1865

Compilatori

  • Rina La Guardia (Archivista)