Provenzal, Dino ( Livorno, 1877 dicembre 27 - Voghera, 1972 aprile 11 )
Tipologia: Persona
Codici identificativi
- MIDC000B08 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]
Profilo storico / Biografia
Dino Provenzal (pseudonimi: Lorenzo Vandip, Il professor Quattr’occhi, Onid) nasce a Livorno il 27 dicembre 1877 da Aristide e Emilia Carpi “in una famiglia dove la cultura e la politica erano ragione di vita e convergevano unitamente all’insegnamento”. (1)
“La sua infanzia è subito segnata da un trauma: la perdita del padre a otto anni e mezzo”. (1) Studente liceale ha come insegnante Giovanni Pascoli, e già allora dimostra inclinazione alla pubblicistica, come prova la cartolina postale di Maria Pascoli (Mariù) del 7 luglio 1951 che, rispondendo ad un suo quesito su di una poesia del fratello, premette quanto segue: “… io la ricordo quando era alunno di Liceo a Livorno, e ricordo anche un suo articolo in cui diceva male del nostro Guli (brutto, spelacchiato) ch’era tanto bellino e buono ( …)”. Universitario a Pisa e a Firenze, nel 1889 pubblica un articolo sul numero 11 della “Piccola rivista” di Cagliari: “Il Tasso filosofo”. “I riformatori della bella letteratura italiana” è la tesi di laurea, che merita la pubblicazione nel 1900, e che avrà presto come seguito “La vita e le opere di Lodovico Adinari” (1902) (1).
Dopo la laurea è supplente a Verona (Scuola Tecnica), sottobibliotecario presso la Biblioteca Nazionale di Torino (era in servizio quando nel gennaio 1904 venne distrutta da un incendio), insegnante a Finale Emilia (Scuola tecnica “Ignazio Calvi”), Urbino (Scuola normale maschle), Velletri (Scuola normale maschile) e Perugia (Scuola normale maschile). Nel 1906 sposa Lavinia Barteletti e il 31 ottobre 1907 gli nasce la figlia Emilia che prende il nome della nonna paterna appena scomparsa.
Il terremoto calabro-siculo del 28 dicembre 1908 lo coglie docente a Messina (Scuola normale maschile). La moglie e la figlia vengono estratte, ferite ma salve, dalle macerie della casa.
Il Provenzal, profondamente scosso da quella terribile esperienza, la descrive in un’ampia relazione che suscita il plauso di molti, fra i quali si evidenziano Arturo Graf, Ada Negri, Giovanni Marradi e Silvio Filippi Spaventa. Così gli scrive Arturo Graf il 25 aprile 1909: “Caro Professore, Sapevo salvi Lei e i suoi. Ne gioii nell’animo. Ne gioisco di nuovo leggendo quelle sue semplici e terribili pagine. Pochi, certo, videro con così aperti occhi l’orrore. E spero che dello averlo veduto non Le rimanga l’incupimento cui accenna…”.
Ada Negri riprende la relazione del Provenzal in un suo articolo del marzo 1909 e, a specifica richiesta rivoltagli dallo stesso di un intervento inteso ad aiutare materialmente i fratelli Selvaggi, distintisi nei soccorsi alle vittime del sisma, gli assicura il suo interessamento e stigmatizza l’operato del Comitato milanese preposto ai soccorsi: “(…) Io non so se potrò fare qualcosa pei fratelli Selvaggi. Milano è ora in piena lotta
amministrativa. Tuttavia parlerò a qualcuno del Comitato: e parlerò con tutto il cuore, lo creda. Farò vedere la sua lettera. Veri eroi, quei Selvaggi! (…) degni d’ammirazione! (…) Ma Lei non si fa idea (o forse se ne fa anche troppa) della confusione che ci fu nella distribuzione dei soccorsi. Un vero caos! (…) Tale confusione è una vera colpa, senza scusa.”. Termina l’anno scolastico 1908/1909 a Firenze (Scuola Normale femminile) e dall’ottobre 1909 al settembre 1914 lo troviamo insegnante a Napoli (Scuola normale), dove, il 17 novembre 1909 ed il 31 marzo 1912 nascono, rispettivamente, i figli Nella e Alessandro. “Silvio Filippi Spaventa che diverrà amico intimo tra gli intimi dopo aver scoperto quasi per caso la vena narrativa del Provenzal” (1) dal 1909 al 1926 lo ospiterà settimanalmente nel “Corriere dei Piccoli”, con una rubrica fissa di fiabe e racconti. Dal 1910 il Provenzal collabora anche con il quotidiano “La Voce”, di Firenze, fondato da Giuseppe Prezzolini e, dal 1919 con il “Giornalino della Domenica” fondato da Luigi Bertelli (Vamba). Dall’ottobre 1914 al settembre 1917 assume la presidenza della Scuola Normale femminile di Catanzaro, seguita da quella della Scuola Normale femminile di Teramo (1917/1921). Dal 1922 al 1924 lo troviamo preside della Scuola normale di Siena e, nel 1925, preside dell’Istituto Magistrale “Caterina Benincasa”, sempre di Siena.
Nel 1926 si converte al cristianesimo. “Con pudore e castità di sentimenti, il Nostro ci confessa” (1): “Nel 1926 ho abbracciato la religione cristiana: dico così anziché ‘ho abiurato la religione ebraica, perché in verià la religione ebraica non l’ho mai praticata. Ho conosciuto troppo poco mio Padre per sapere se fosse credente; la religione di mia Madre era, in fondo, un puro teismo, una fede e una devozione grandi al Padre e alla sua legge morale, una religione, direi, mazziniana”. “E questa fede nel Padre io ho avuta per molti anni, pur attaverso dubbi e annebiamenti. (…) Credo che molti ebrei sarebbero cristiani se sapessero. Anzi, il passaggio dall’ebraismo al cristianesimo è dolce, logico, semplice, naturale: molto più difficile il transito dal gentilesimo alla fede in Cristo!” E più esplicitamente: " Finalmente, per grazia di Dio, splendette ai miei occhi di luce vivissima la verità cristiana. Mi volsi indietro e vidi con soddisfazione che avevo dubitato, ma non irriso, discusso, ma non disprezzato, e se avevo temuto non esistesse un’altra vita a complemento di questa, non mai neppure un momento era cessato in me la sete di Dio".
Nel 1927 compirà il pellegrinaggio in Terrasanta.
Dal 1926 al 1930 è preside dell’Istituto Magistrale di Sondrio e, finalnemte, dal settembre 1930 (escluso il periodo ottobre 1938-aprile 1946, epurato in applicazione della legge fascista in difesa della razza) assume la presidenza del Liceo ginnasio “Severino Grattoni”, di Voghera. Incarico che ricopre sino al pensionamento (il libretto di pensione gli viene recapitato nel giugno 1948). In verità il Provenzal ambiva un trasferimento presso un Liceo ginnasio di Milano. A tal fine, nell’ottobre 1932 si raccomanda, con esito negativo, allo storico Francesco Ercole, all’epoca ministro dell’Educazione Nazionale. Lavorare a Milano gli avrebbe permesso di svolgere più agevolmente la sua attività di scrittore per i rapporti già instaurati da tempo con le case editrici milanesi e con i numerosi letterati lì residenti. Nell’ottobre 1938 viene estromesso dalla scuola in quanto ebreo e riceve la soladarietà e, spesso l’ausilio, di molti intellettuali e non, anche dal 1943 quando le sanzioni si inaspriscono e la sua corrsipondenza viene spesso “vistata per censura”. Significativo l’incoraggiamento ad affrontare con coraggio la tragica contingente situazione che sta sperimentando formulatogli da Ernesta Battisti, vedova di Cesare Battisti, il 24 agosto 1943. Lo scrittore, giornalista e procuratore Francesco Perri il 2 settembre 1938 gli scrive: “Mio caro Dino, In questi giorni scorsi ho pensato lungamente a te e ai tuoi cari con tutta la passione che può dettarmi la nostra cara amicizia, ma non mi aspettavo un provvedimento così fulmineo e radicale come quello che leggo oggi sui giornali. E’ venuta l’ora della grande prova anche per te. L’ellenismo arriva alle sue ultime conseguenze. Con l’ottobre lascerai l’insegnamento. Spero che il provvedimento non tocchi le tue figliuole e non danneggi in avvenire Sandro. Io ti sono vicino con tutto il cuore e vorrei vederti. Se vieni a Milano vieni a pranzo da me; desidero parlarti. Aspetto una tua notizia e ti abbraccio forte”. Doveva sì parlargli: infatti intercede presso Cavallotti, Colonnese e Formiggini perché accettino il Provenzal come collaboratore. Inoltre nel 1941 lo assiste professionalmente nel recupero del credito per i manoscritti consegnati alla Casa Editrice Treves-Garzanti prima della promulgazione delle leggi razziali.
Piero Operti gli è particolarmente vicino dal 1940 al 1944 pubblicando in quegli anni a suo nome, complice Mondadori, la “Grammatica” del Provenzal e girandogli poi i relitivi assegni. Emilia, Nella ed Alessandro vengono riconosciuti “appartenenti alla razza ariana” ai sensi dell’art. 8 del R.D. 17.11.1938 n. 1728, “in quanto ambedue i genitori sono di nazionalità italiana: la madre di razza ariana; il padre di razza ebraica professa però dal 1925 la religione cattolica. I nominativi in parola sono stati battezzati all’atto della nascita”. (2) Il 28 gennaio 1939 il Prefetto di Pavia, viste le circostanze esposte dal Provenzal (debilitazione fisica della moglie), lo autorizza, in eccezionale deroga dell’art. 12 del R.D.L. 17.11.1938 n. 1728, a continuare a tenere una domestica di razza ariana. La Prefettura di Pavia il 15.12.1944, in seguto a richiesta di revoca del provvedimento di confisca della pensione di Dino Provenzal inoltrata dalle figlie Emilia e Nella, chiede al Commissario Prefettizio di Voghera informazioni sulle “condizioni economiche dei singoli componenti” la famiglia “e sulla condotta civile e politica degli stessi, ed infine di esprimere parere sull’opportunità che venga concessa o meno, e se tutta o in parte, la pensione richiesta che si aggira sulle 24.000 L. annue”. (2)
Paolo Vita Finzi (ebreo), diplomatico e scrittore, il 9 ottobre 1938 dal “Fronte dell’Ebro” si scusa con il Provenzal di non essere riuscito, date le circostanze, a pubblicare la recensione del suo “bellissimo commento dantesco” e, il mese successivo, gli invia la seguente lettera: "Caro prof. Provenzal, Per quanto la Sua lettera del 22 mi abbia informato di cose già previste – e temute – [avevo anche letto il Suo nome nell’ “Index auctorum prohibitorum” !] pure mi ha addolorato assai. Spero vivamente per Lei che Le riesca di trovare un’adeguata sistemazione in qualche Istituto privato, per es. cattolico, o all’Univ. del Sacro Cuore, e che continui per lo meno la vendita dei Suoi libri al pubblico. Sarò ben lieto, ove me ne capiti l’occasione, di consigliare il Dante e il Manzoni con le Sue note: certo in trincea si legge poco (…) Ufficialmente sono ancora nei ruoli diplomatici, perché volontario e decorato dell’altra guerra, e anche un po’ – credo – perché il Min. Ciano mi terrebbe volentieri. Ma mi sembra difficile il poterci rimanere se l’atmosfera non si schiarisce. Intanto sono qui, dove – se Dio vuole – si respira un’altr’aria, fra questi bravi miei soldati (….) Ho scritto al buon Eugenio Treves, e mi dispiace saperlo così abbattuto. Io per mio conto non lo sono affatto, ma soltanto indignato, e con voglia di menar le mani: come tentativo ho quindi trovato la guerra di Spagna (…) La Sua bella pagina sull’esilio di Dante mi ha confortato, o per meglio dire riconfermato nei miei spiriti combattivi (…) ". Esule, nel 1940, scrive da Buenos Aires. Si sentiranno di nuovo nel 1946 per apprendere che il Vita Finzi non ha più notizie di una sorella che i tedeschi hanno trascinato prima ad Auschwtitz e poi a Belsen e che il Provenzal ha perso il fratello Federico nel campo di Auschwitz. E’ un periodo veramente difficile e il Provenzal si mimetizza con i nuovi pseudonimi di Marcello, Luigi d’Arles e Lapisturchino; spesso omette il suo indirizzo e la corrispondenza gli viene indirizzata presso la civica Biblioteca Ricottiana di Voghera o presso case editrici e redazioni di giornali e riviste letterarie che continuano a pubblicare i suoi scritti (con pseudonimo) e, in ciò, fra i tanti, è doveroso citare Carlo Hoepli che, oltre a pubblicargli i libri gli assegna una rubrica fissa sulla rivista “Sapere”. Dopo il 25 aprile 1945 è logico attendersi che al Provenzal, da sempre antifascista, venga immediatamente riassegnata la presidenza del Liceo ginnasio di Voghera, ma ciò avverrà solo nel luglio 1946. Nel frattempo cerca, senza esito, un impiego presso qualche casa editrice e dal dicembre 1945 all’aprile 1946 torna nella nativa Livorno dove per assumere la direzione del quotidiano “Il Tirreno”. Dal 1948, pensionato, questa volta in via definitiva, si dedica completamente all’attività letteraria.
Nel 1949 diventa nonno per la nascita, a Firenze, di una nipotina dal figlio Alessandro (medico) e da Gioetta Lamanna, figlia del filosofo Paolo. Nel settembre 1960 Nicola Badaloni, sindaco di Livorno lo informa che il Consiglio Comunale di Livorno ha approvato l’istituzione del Centro di Studi Foscoliani deliberando, tra l’altro, “di rivolgere all’illustre concittadino Prof. Dino Provenzal un vivissimo ringraziamento per aver egli proposto e sollecitato la detta istituzione”.
Dino Provenzal muore a Voghera l’11 aprile 1972. “La sua Lavinia l’aveva preceduto di dodici anni, Sandro l’avrebbe seguito prematuramente”. (1)
Voghera (sua patria adottiva), nel 1976, gli intitola la piazzetta prospiciente la Chiesa di San Rocco e, nel 1983, la Scuola Elementare del rione Pombio.
“Scrittore e amico di scrittori: amico nel senso antico e pieno, poiché i rapporti che via via il Provenzal intrattiene, lo accompagneranno sempre, nutriti di stima e di affetto egualmente ricambiati”. (1) Apprezzato e stimato anche da personaggi illustri non appartenenti alla schiera dei letterati; un esempio fra i tanti: Sabatino Lopez in una lettera del 5 giugno 1946, tra l’altro, gli scrive che " (…) E’ arrivato ieri il mio figliolo maggiore, profesore all’Università, a New York. Ha vissuto molto in questi anni presso Toscanini e mi ha detto e mi dice di fartelo sapere che il maestro tiene sempre accanto a sè il Dante commentato da te (…) ".
Richiestissimo per prefazioni e recenzioni: basta ricordare la sua prefazione a “Canne al vento” di Grazia Deledda e ai “Puri di cuore” di Marino Moretti. I suoi giudizi sono tenuti in gran conto e ritenuti gratificanti. E.A. Mario (Giovanni Gaeta) il 16 giugno 1947 gli scrive: "Illustre amico, mi fu detto, tempo fa, che Ella aveva scritto un bell’articolo nel quale c’era un simpatico parallelo fra il testo della mia “Santa Lucia luntana” e il manzoniano “Addio ai monti”. (…) Le scrivo per ringraziarLa e per chiederLe un esemplare del giornale che conteneva il suo articolo".
Unica eccezione Luigi Russo, con il quale nel 1930 intrattiene rapporti di amicizia o, per lo meno, di buona conoscenza visto che trascorrevano entrambi le vacanze a Badia Prataglia (AR), il quale negli anni cinquanta querela il Provenzal per uno scritto non gradito. Nella vicenda l’operato del Provenzal viene approvato da molti intellettuali come, ad esempio, Piero Bargellini, Leonardo Borgese, Giuseppe Marotta Marino Moretti e Giuseppe Ravegnani. E’ da evidenziare. inoltre, che nello stesso periodo e per gli stessi motivi il Russo querela Bruno Migliorini. Già da anni, pero’, non doveva scorrere buon sangue fra i due, visto che il Provenzal, non uso a scrivere in versi, nell’aprile 1943 dedica la seguente poesia, probabilmente inedita, a Luigi Russo:
O nemico mortal, Luigi Russo,
bada che se un bel giorno ci riesco,
vengo a guastarti gli ozi di Cernusco
e ti dirò, sedendomi al tuo desco:
“Perchè non scacci in modo altero e brusco
dal patrio suolo Scartazzin tedesco ?
Perchè non stampi il gran poeta etrusco
col commento sottil provenzalesco ? "
La mia lunga fatica ha fatto fiasco
per tale ostinazion che non capisco
ed un soldo, ch’è un soldo non intasco.
Ma se alla fine poi mi spazientisco,
più di vane promesse non mi pasco
e la regal tua villa ti confisco.
Provenzal Dino
aprile 1943
NOTE
1) Giuseppe Calandra: “Dino Provenzal: la parola e i percorsi della memoria”. Pavia Economica n.3/1985;
2) Archivio Storico del Comune di Voghera (ACV) – Cartella n. 751: Difesa della razza
SCRITTI E OPERE DI DINO PROVENZAL
" I riformatori della bella letteratura italiana ". Rocca S. Cassciano, Cappelli, 1900.
" Scipione Maffei e Gerolamo Tartarotti a Roma nel 1739 ".
Teramo, Rivista Abruzzese, 1900.
" Una polemica diabolica nel sec. XVIII ". Rocca S. Casciano, Cappelli, 1901.
" Di un carteggio inedito di M. Zanotti ". Rovereto, Grandi, 1902.
" Quando furono scritte le satire di L. Adinari ". Rovereto, Grandi, 1902.
" La vita e le opere di L. Adinari ". Rovereto, Grandi, 1902.
" L’ultima festa nuziale in casa Danti ". Rovereto, Grandi, 1902.
" Il terremoto di Messina ". Bologna ed. Polig. Emuiliano, 1909.
" Dizionarietto dei nomi propri della Commedia e del Canzoniere ". Livorno, Giusti, 1910.
" Le vicende di un Toscano ". Roma, Tipografia Manuzio, 1911.
" Dizionarietto degli scrittori italiani ". Livorno, Giusti, 1911 (4^ edizione 1932).
" Le passeggiate di Badalone ". Rocca S. Casciano, Cappelli, 1912.
(2^ edizione con l’aggiunta di " Coenobium ", Roma, La Voce, 1920).
" Usanze e feste del popolo italiano ". Bologna, Zanichelli, 1912.
" Una ghirlandetta di spropositi ". Rocca S. Casciano, Cappelli, 1913.
" Antonio Fogazzaro ". Roma, Bontempelli, 1913.
" Insegne popolari napoletane ". Roma, Bontempelli, 1913.
" Il libro del giudizio ". Milano, Istituto editoriale italiano, 1915.
" I ragazzi e la loro educazione nei proverbi ". Catania, Battiato, 1916.
" Manuale del perfetto professore ". Rocca S. Casciano, Cappelli, 1916.
(5^ edizione con l’aggiunta di " Carta bollata da due lire ". Milano, Cavallotti, 1945).
" Le tre noci ". Ostiglia, Mondadori, 1917.
" La chiave magica ". Ostiglia, Mondadori, 1918.
" Tre raggi di sole ". Rocca S. Casciano Cappelli, 1918.
" Una vittima del dubbio: Leonida Andreieff ". Roma, Bilycnis, 1919.
" Ascensione eroica ". Roma, Bilycnis, 1919.
" Un cercatore di Dio: Mario Pilo ". Roma, Bilycnis, S.D..
" Uomini, donne e diavoli ". Milano, Treves, 1919.
" Sette martiri ". Roma, L’Agave, 1919.
" Ex morte vita ". Teramo, Tipografia del Lauro, 1919 (2^ edizione, 1920).
" Italia chiamò ". Teramo Tipografia del Lauro, 1920.
" Il grappolo d’oro ". (in collaborazione con Olindo Giacobbe) per le scuole elemmmentari.
Palermo, Ires, 1923.
" Un avventuriero ereticodel seicento: Giuseppe Francesco Borri ". Roma Bilycnis, 1925.
" Quei che va di notte ". Roma, Bilycnis, 1925.
" La capitale del mondo ". Livorno, Pasquini, 1927.
" I cenci della nonna ". Firenze, La Voce, 1920 (2^ edizione, 1935).
" La città delle belle scale ". Firenze, La Voce, 1920.
" Lina m’aveva piantato ": Firenze, La Voce, 1922.
" Il Dante dei piccoli ". Firenze, La Voce, 1922.
(5^ edizione, Torino, Paravia, 1946).
" Il gomitolo delle novelle ". Torino, Società editrice internazionale, 1924.
" Almanacco toscano ". (in collaborazione con Bice Chini).
Trieste, Società ed. libraria, 1925.
" Lettere all’Adele di Carlo Bini ". (edite in collaborazione con Adolfo Mangini).
Roma, Formiggini, 1926.
" In Terrasanta ". Sondrio, Mervio, 1927.
" Il libro del diavolo ". Milano, La Cardinal Ferrari, 1928.
" Un uomo con dieci pollici ". Pistoia, Grazzini, 1929.
" L’acqua che canta ". Torino, Paravia, 1930.
" Gli gnomi dispettosi ". Brescia, La Scuola, 1931.
" Le più belle pagini di Carlo Bini ". Milano, Treves, 1932.
" Un po’ di buon vento ". Torino, Paravia, 1933.
" Grammatica Italiana per le scuole medie inferiori ". Milano, Mondadori, 1936.
" Novelle Italiane – Dagli albori della letteratura ai giorni nostri con profili biografici, analisi estetiche e note
esplicative ". Napoli, Rondinella, 1936.
" Commento alla Divina Commedia ". Milano 1937.
" Commento ai Promessi Sposi ". Milano, 1938.
" Commento al Decamerone ". Milano 1938.
" Case editrici italiane, Ceschina ". Roma, Formiggini, 1938.
" Coi pargoli innocenti ". Milano, Cavallotti, 1945.
" Jus murmurandi ". Milano, Cavallotti, 1946.
" Ricordi mazziniani ". Rivanazzano, Tipografia Noè e Rebollini, 1948.
" Itala ". Livorno, Rivista di Livorno, 1952.
" Dizionario delle immagini ". Milano, Hoepli, 1955.
" Dizionario delle voci ". Milano, Hoepli, 1957.
" Dizionario umoristico ". Milano, Hoepli (5ì edizione, 1957).
" L’arte di scrivere le lettere". Milano, Hoepli (5^ edizione, 1961.
" Perchè si dice così ". Milano, Hoepli, 1962.
" Dizionario della maldicenza ". Milano, Ceschina, 1965.
(2^ ed., Milano, Hoepli, 1967).
" Curiosità e capricci della lingia italiana ". Torino 1962.
(2^ ed., Milano Ceschina, 1967).
" Il ventennio ". Milano, Centro Ed. dell’Osservatore, 1963.
" Dei sonetti contro il Cosmico attribuiti al Pistoia ".
Estratto dal “Bullettino storico Pistoiese”, fascicolo IV, S..d..
" Caratteri dei Sepolcri ". Roma, Nuova Antologia, 1964.
" Conversazioni linguistiche: Storia e magie delle parole". Milano, Le stelle, 1967.
Edizioni scolastiche delle “Poesie del Giusti”, (Firenze, La Voce), della “Divina Commedia”, dell’ “Ettore Fieramosca” e delle memorie goldoniane" edite da Mondadori di Milano.
TRADUZIONI
Grimm: " Fiabe ". Milano, Istituto editoriale italiano, 1912.
Tillier: " Bellapianta e Corneliio ", Roma, Formiggini, 1914.
Mirabeau: " Lettere a Sofia ". Roma, Formiggini, 1945.
San Francesco di Sales: " Lettere a Santa Giovanna di Chantal ". Firenze, Società anonima fiorentina, 1928.
" Lo spirito di Alfonso Karr ". Roma, Formiggini, 1935.
DIVULGAZIONI
Introduzione e commento al " Canzoniere " del Petrarca, all’ " Orlando Furioso " dell’Ariosto,, al " Galateo " del Della Casa, alla " Secchia rapita " del Tassoni, alle " Odi del Parini ", alle " Poesie del Giusti ", alla “Fisologia del gusto” di Brillat-Savarin per la BUR (Milano, Rizzoli).
Funzioni e occupazioni
- letterato
- professore
- scrittore
Complessi archivistici
- Provenzal Dino (1885 - 1970)
Fonti
- Provenzal 1945 = Dino Provenzal, Coi pargoli innocenti: lieti e tristi ricordi di uno scrittore, Cavallotti Editori, Milano, 1945
- Calandra 1985 = G. Calandra, Dino Provenzal, La parola e i percorsi della memoria, Camera di commercio industria artigianato e agricoltura, Pavia Economica, 3, 1985.
Compilatori
- Cesare Scrollini (Archivista)
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/creators/3149