Società nazionale industria applicazioni viscosa - Snia viscosa ( 1917 - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente economico / impresa

Condizione: privato

Profilo storico / Biografia

La Snia Viscosa trae origine dalla Snia – Società di navigazione italo americana che, nata a Torino nel 1917 e operante nell’ambito del trasporto marittimo mercantile, dopo la prima guerra mondiale dovette riconvertire la sua produzione orientandosi verso il settore delle fibre tessili e chimiche.
La Snia, trasformatasi in Società nazionale industria applicazioni viscosa – Snia viscosa riuscì rapidamente ad ampliare la propria attività anche sul mercato internazionale e divenne la principale azienda italiana del settore.
L’accrescimento patrimoniale e l’organizzazione tecnica iniziarono con l’assorbimento della Società viscosa di Pavia (1920), della Italiana fabbriche viscosa di Venaria (1920) e della Italiana seta artificiale di Cesano Maderno (1921).
Nel 1925 iniziò la costruzione del nuovo stabilimento di Torino Stura che entrò in funzione l’anno successivo.
Nel 1927 la Snia viscosa assunse il controllo del Gruppo seta artificiale e acquisì gli stabilimenti di Varedo e di Magenta a cui si aggiunse lo stabilimento di Altessano ed il “Meccanico” di Torino.
Colpita dalla grande crisi economica del 1929, la Società fu costretta ad operare un cambio di gestione e una revisione finanziaria e produttiva.
Nel 1930 divenne amministratore delegato Senatore Borletti, affiancato da Franco Marinotti, figura di spicco nel mondo degli affari per l’esperienza maturata nel campo dei tessili in Russia e in Polonia.
Da questo momento il nome di Marinotti sarà intimamente legato agli ulteriori sviluppi raggiunti dalla Snia, cui coinciderà la sua escalation: amministratore delegato nel 1934 e, dopo soli tre anni, presidente della società.
Superata la difficile congiuntura economica dei primi anni ’30 e raggiunta una fase di equilibrio, la Snia era in grado di promuovere ricerche per ottenere nuove produzioni di fibre tessili, finora limitate al solo raion. Nascevano così il lanital, la merinova, il raion cord, il fiocco, il koplon, il lilion, il velicrem, l’acetato e il wistel, per citare solo i prodotti principali.
Dal 1930 al 1936, sotto la gestione di Marinotti, la produzione tra raion e fiocco passava da 11,5 milioni di kg a 47 milioni di kg. L’incremento del capitale sociale seguiva di pari passo il fortunato espandersi dell’azienda: passava da 300 a 345 milioni nel 1935; a 525 milioni nel 1937; a 700 milioni nel 1939. Quest’ultimo aumento si ricollegava all’assunzione del controllo da parte della Snia di un altro importante complesso industriale: la Compagnia industriale società anonima viscosa – Cisa viscosa di Roma.
La crisi del 1929 fu però superata soprattutto grazie agli stretti rapporti instaurati con il regime fascista, intenzionato a raggiungere l’autarchia economica anche nel campo tessile. In quegli anni, con una pressante propaganda, veniva lanciato sul mercato il rayon “il più italiano dei tessuti moderni”, ricavato dalla cellulosa di alberi di alto fusto – faggi, abeti, pini – importati dai paesi nordici e dal Canada, e qualche anno più tardi fu la volta del lanital, ottenuto dalla caseina. Ma per raggiungere l’autarchia tessile era necessario rendere la produzione di rayon completamente indipendente dall’importazione dall’estero; iniziarono così le ricerche per ottenere la materia base per i tessili artificiali da piante coltivabili in Italia.
Il 14 dicembre 1937 la Snia depose il brevetto n. 337713 relativo alla “produzione di cellulosa per rajon viscosa e per carta da steli di piante annuali” a firma del chimico Renato Diotti.
La Snia, facendo propria la scoperta del chimico dell’Ente nazionale per la cellulosa e la carta, stipulò un accordo direttamente con Mussolini: la società avrebbe reso nazionale la produzione della cellulosa, ricavandola dalla canna gentile (arundo donax), un arbusto facilmente coltivabile in Italia e di rapida crescita, di conseguenza il rayon, la fibra prodotta dal “genio italico”, avrebbe fatto raggiungere l’autarchia tessile alla nazione; in cambio il governo avrebbe appoggiato l’assegnazione alla Snia dei terreni necessari per la coltivazione della canna e la costruzione dello stabilimento per l’estrazione della cellulosa, assicurando alla società il monopolio del mercato nazionale.
Nacque così quella stretta interdipendenza tra capitale privato e potere politico che sta alla base della nascita di Torviscosa e che legandola specificamente al suo fondatore Franco Marinotti, le farà assumere un aspetto particolare rispetto alle altre città fondate dal fascismo.
La scelta del luogo dove ubicare le nuove colture cadde sulla Bassa friulana, dove sorgeva il piccolo borgo di Torre Zuino. A detta dello stesso Marinotti l’area era particolarmente adatta per la ricchezza delle acque, indispensabili alla crescita dell’arundo donax, per la presenza di una rete di comunicazioni adeguata, per l’assenza di colture intensive nel territorio e per l’endemica disoccupazione della zona, che poteva offrire abbondante manodopera a basso costo. Inoltre sin dagli anni ’20 erano iniziate in quest’area le operazioni di bonifica da parte del Consorzio per la trasformazione della Bassa friulana.
Nel 1937 la Snia costituì la Società agricola industriale per la cellulosa italiana – Saici, creata con la fusione delle due società Bonifiche Torre di Zuino e Bonifiche Friuli, appartenenti a Luigi Bignami, fra i fondatori della Società anonima grande bonifica della Bassa friulana. Attraverso questa società procedette all’acquisto dei terreni, in parte proprietà di grandi aziende agricole, in parte, soprattutto nella zona a nord di Zuino, divisi in piccolissimi appezzamenti. Vennero acquistati in tutto circa 6.000 ettari.
Acquisiti i terreni la Saici avviò la coltivazione della canna gentile e si iniziarono i lavori di costruzione del primo nucleo di produzione industriale.
Il 21 settembre 1938 Mussolini venne a Torviscosa per l’inaugurazione della fabbrica non ancora ultimata ma parzialmente in funzione. Lo stabilimento era composto da 11 reparti, dal grande piazzale e dalla torre destinata ad accogliere il bisolfito di calcio costruita, in omaggio al regime, a forma di fascio littorio.
Lo stabilimento assunse un aspetto definitivo solo dopo il raddoppio delle strutture, terminato nei primi mesi del 1940. L’azienda agraria venne nel frattempo divisa in sei parti, dette “agenzie”. Con la costruzione delle prime abitazioni per il personale e delle strutture civili iniziò la realizzazione della "città modello” la cui progettazione era stata affidata da Marinotti all’architetto Giuseppe De Min.
Durante il periodo bellico la fabbrica – risparmiata fino al 1945 dai bombardamenti alleati – rimase attiva.
Nel 1946 Marinotti – rifugiatosi in Svizzera nell’ottobre del 1944 con un salvacondotto del Generale nazista Harsters – rientrò in Italia e a Torviscosa. Il rientro del Presidente della Società era stato approvato con un referendum promosso dai suoi sostenitori tra i dipendenti.
Superata la crisi bellica, lo stabilimento fu oggetto di riconversione, preceduta da una serie di misure volte a ricostruire la struttura gerarchica e amministrativa del periodo precedente.
Rientrato Marinotti alla direzione dell’azienda, il gruppo Saici investe nello stabilimento di Torviscosa: nel 1948 venne terminato il primo impianto Kamyr e l’anno successivo il secondo di pre-sbianca. Venne nel contempo avviata una produzione di cellulosa ricavata dal legno di eucalipto, nella prospettiva di un progressivo abbandono della canna gentile.
Nel settembre del 1951 venne creata la Saiccor con la partecipazione di Snia viscosa, dell’inglese Courtlauds e della sudafricana Industrial development corporation per gestire la costruzione di impianti ad Unkomaas, in Sudafrica. La costruzione e la gestione degli impianti fu affidata a maestranze di Torviscosa, che andranno a costituire una comunità locale di circa seicento persone.
Già dalla fine degli anni ’40 era stata avviata la produzione che caratterizzerà per molti anni l’azienda, ovverosia la produzione di soda – cloro mentre l’azienda agricola venne progressivamente trasformata in una grande azienda lattiero casearia.
Nei primi anni sessanta venne abbandonata definitivamente la coltivazione della arundo donax .
Nel 1979 il Gruppo Ferruzzi acquistò 4.231 ettari della azienda agricola e la riorganizzò eliminando le “agenzie”, investendo nel miglioramento idraulico – agrario dei terreni, avviando, tra l’altro, la produzione della soia e sviluppando il settore lattiero caseario.
Da questo momento venne spezzata l’unione originaria tra azienda agricola e realtà industriale. Nello stabilimento – ora denominato Chimica del Friuli – si avvia la produzione del caprolattame al toluolo, materia prima per la produzione del rayon e nel periodo tra il 1976 ed il 1980 sono avviate unità produttive di intermedi di chimica fine, che utilizzano prodotti della linea del caprolattame.
A partire dagli anni ’90 gli impianti di Torviscosa cessano del tutto la linea della cellulosa convertendosi definitivamente in fabbrica chimica a tutti gli effetti.

Complessi archivistici

Fonti

  • Geometrie autarchiche = Galeazzi Daniela, Torviscosa. Geometrie autarchiche della bassa friulana, Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, 2010
  • Il novecento e la nascita di Torviscosa = Puppini Marco, Il novecento e la nascita di Torviscosa, Comune di Torviscosa, 2007
  • Franco Marinotti = Castronovo Valerio, Falchero Anna Maria, Franco Marinotti. Impresa, finanza e politica nella vita di un capitano di industria, Christian Marinotti edizioni, 2008
  • Umkomaas = Scrazzolo Ermanno, I friulani di Umkomaas. Storia di un'emigrazione dalla bassa friulana al Sud Africa negli anni '50, La nuova base editrice, 2001
  • Architettura e immagine fotografica = Baldassi Enea, Bazzaffia Alessandro, Regattin Paolo, Torviscosa. Architettura e immagine fotografica della nuova città industriale del novecento, Guarberio Editore, 2004
  • Bellantone 1995 = Bellantone Monica, Analisi della architetture storiche presenti nel Comune di Torviscosa, 1995
  • Esemplarità di un progetto = Autori vari, Torviscosa. Esemplarità di un progetto. Atti del convegno di studi dell'associazione culturale Maié. Università degli studi di Udine, 18 aprile 2002, Forum editrice universitaria udinese, 2003
  • Nascita di una città = Bortolotti Massimo, Torviscosa. Nascita di una città, Casamassima, 1988
  • La città della cellulosa = Torviscosa. La città della cellulosa, S.A. Alfieri e Lacroix, 1941

Compilatori

  • Prima redazione: Allegra Paci
  • Revisione: Elisa Masioli