Novello, Giuseppe ( Codogno (LO), 1897 luglio 7 - Codogno (LO), 1988 febbraio 2 )

Tipologia: Persona

Profilo storico / Biografia

Giuseppe Novello nasce a Codogno il 7 luglio 1897 da Eugenio, veneziano trasferito alla Banca popolare di Codogno da un Istituto di Milano, e Antonietta, sorella del pittore Giorgio Belloni. Giuseppe ha due sorelle, Carlotta, con cui avrà sempre un rapporto speciale, ed Emilia, che morirà molto giovane di parto. Nel 1912 si iscrive al Regio Liceo Berchet di Milano e nel 1916 giunge a Pavia, dove si iscrive, per volere del padre, alla facoltà di Giurisprudenza, capendo subito che quell’ambiente non era per nulla congeniale al suo carattere timido. Tra i suoi compagni di corso ci sono : Augusto Vivanti, Giuseppe Nocca (che lo coinvolgono in iniziative pavesi come l’ALAT), Federico Federici, Alberto Quintero ed Enea Brentano (scrittori e poeti futuristi). Nel 1917 prende parte al primo conflitto mondiale come alpino (scelta che lui descriverà come ‹‹una reazione alla norma›› dal momento che era astemio e aveva sempre e solo vissuto in pianura!). Il suo battaglione e i paesaggi montani sono i protagonisti dei suoi disegni per ben due anni. E proprio questi disegni verranno pubblicati sul periodico “L’Alpino” , comparendo però anche in alcune delle numerose lettere che dal fronte inviava regolarmente alla famiglia. Tornato dalla guerra e laureatosi, la famiglia lo asseconda nella sua passione per l’arte e lo manda a studiare nello studio dello zio Belloni, a Milano. Entra all’Accademia di Brera per l’a.c. 1923-1924. Nel 1924, per concludere la formazione accademica, partecipa al Premio Fumagalli, vincendo. Nel 1929 pubblica 46 tavole di disegni con tema la guerra nell’opera “La guerra è bella ma è scomoda”, pubblicata da Treves e composta con Paolo Monelli (suo compagno alpino, conosciuto nel 1917 sull’altopiano di Asiago e amico per tutta la vita) . Sempre nello stesso anno, collabora con il periodico milanese “Guerin meschino”, pubblicandovi una trentina di tavole . La collaborazione non durò molto – così come quella con “Fuorisacco”, supplemento umoristico della “Gazzetta del popolo” – poiché Novello non era interessato a satireggiare su eventi legati alla cronaca : il suo obiettivo era fare umorismo sulla società e sul costume, distaccandosi dal contesto quotidiano o da vicende puntuali. Il suo fine è : ‹‹raccontare attraverso il disegno››. Dal 1932 collabora con la “Gazzetta del popolo” e poi con “La Stampa”, con cui lavorerà fino agli anni ’60 pubblicandovi vignette e ottenendo grande successo non solo tra il pubblico ma anche nel mondo della cultura. Collabora anche con riviste straniere e disegna copertine per libri. La sua attività principale però è quella di pittore: dal 1927 trasferisce il suo studio da via Piave (dove il suo vicino era Lillo Santucci, un’altra delle sue grandi amicizie) al palazzo di Foro Bonaparte, dove dipinge all’ultimo piano dell’edificio, per quasi cinquanta anni. Dagli anni ’30 , Novello fa parte, grazie a Monelli, del gruppo di Bagutta, osteria in via Margutti a Milano, dove incontra artisti e scrittori con cui poi passa l’estate a Burano, nell’Osteria di Romano Barbaro che, grazie a Riccardo Bacchelli, diventa un punto di ritrovo per Adolfo Frangi, Ugo Ojetti, Orio Vergani, Silvio Nigro, Arturo Martini, Anselmo Bucci, Bernardino Palazzi, Enzo Morelli, Ottavio Steffenini, Giorgio Tabet, Mario Vellani Marchi (disegnatore per “La Lettura” e “L’Illustrazione italiana”), Virette Barbieri, Carlo dalla Zorza e Pio Semeghini. Questo circolo venne chiamato “la colonia dei Buranelli”: si tratta di artisti dal tono intimista e leggero, con ductus spedito e con la predilezione per colori luminosi. Nel 1934 pubblica Il signore di buona famiglia e nel 1938 Che cosa dirà la gente: si tratta di raccolte di vignette che ottengono un enorme successo. Partecipa alle Biennali nel 1930, 1934 (una sua opera è acquistata per essere esposta nella Gallerie cittadina di Bologna) ,1936, 1940 (in cui riceve un prestigioso premio), 1942 (in cui la direttrice Palma Bucarelli acquistò per la GNAM di Roma una sua opera). Nel 1948 partecipa alla prima mostra veneziana del dopoguerra. Sempre in questi anni, alcune delle sue opere sono esposte all’estero: in particolare a Varsavia, Cracovia, Bucarest, Sofia, Budapest, Riga, Tallin e Parigi . Collaborando con la “Gazzetta del Popolo” , nel 1932 partecipa alla “Mostra dei 14”, in cui riscuote molto successo per le sue caricature. Nel 1935 il direttore de “La Gazzetta” commissiona a Novello e Monelli un tour gastronomico delle osterie italiane: nasce così Il ghiottone errante in cui al racconto si accompagnano 94 disegni di completamento. Inizia la Seconda guerra mondiale e a Novello viene proposto un ruolo privilegiato: partecipare alla guerra su un ‹‹imbarco a bordo di unità navali di artisti pittori››, una condizione che gli avrebbe permesso di evitare situazioni ad alto pericolo: lui rifiuta categoricamente e prende parte alla Campagna di Russia, sempre con gli Alpini. Di questa esperienza parla nelle lettere a Lotti e in Steppa e Gabbia che pubblica nel 1957 con dedica ai suoi compagni. È in questa occasione che conosce Mario Rigoni Stearn, un amico con cui sarà sempre legato (sarà lui a coinvolgerlo nel 1959 nel progetto della resa cinematografica di Sergente nella neve con sceneggiatura di Ermanno Olmi, progetto che però non si concretizzò mai). Durante la ritirata dal Don , rientra in Italia e dopo l’armistizio non aderisce alla Repubblica Sociale. Non compila un modulo del “Centro Raccolta e Riordinamento Settore Tirrenico” e così il 13 settembre 1943 viene fatto prigioniero a Fortezza : viene deportato prima in Polonia, nel campo di concentramento per ufficiali di Czestochowa, poi a Benjaminovo , a Sandbostel e infine in quello di Wietzendorf, dove risulta essere liberato dagli americani il 16 aprile 1945. È in questo campo di concentramento che condivide la prigionia con Giovannino Guareschi e Roberto Rebora, con i quali condivide il letto a castello. Sempre qui conosce Don Carlo Gnocchi, Enzo Paci e forse anche Raffaele Carrieri. Pochi giorni prima della liberazione, a causa della mancanza di sue lettere, in Italia si crede che sia morto , tanto che Indro Montanelli (un altro suo grande amico) scrive un comunicato in cui ne annuncia la morte. Una volta rientrato commenterà i “coccodrilli” pubblicati come un fatto divertente poiché erano ‹‹articoli bellissimi, molto più belli di quelli che abbiano mai scritto su di me…da vivo››. Nel 1950 pubblica una raccolta di vignette, Dunque dicevamo, sulle rovine e sulle ricostruzioni dell’Italia uscita dalla guerra; nel 1957 dà alle stampe Sempre più difficile; infine, nel 1967 è la volta di Resti tra noi. Sempre nel 1950 allestisce la prima mostra personale alla Galleria Gian Ferrari di Milano; seguiranno quelle alle gallerie Gussoni, Cortina Cavour, Ponte Rosso. Inoltre collabora con case editrici quali Treves, Mondadori, Longanesi. Dal 1963 al 1981 elabora la serie di “matricole d’onore” per l’ALAT, destinate alle lauree honoris causa dell’Università di Pavia: le riceveranno Riccardo Bacchelli , Giulio Natta, Herbert von Karajan, Salvador de Madariaga, Albert Sabvin, Pier Luigi Nervi, Gio Ponti, Enzo Ferrari, Federico Fellini, Georges Simenon, Giorgio de Chirico, Emiolio Segré, Gianandrea Gavazzeni, Norberto Bobbio, Valentino Bompiani. Negli anni ’70 dona alla “Raccolta d’arte Lamberti” le opere sue, di Angelo Pietrasanta, dello zio Giorgio Belloni e del nonno Alessandro Bertamini. Nel 1978 pubblica Coda al loggione ; nel 1987 le sue celebri cartoline lametta sono raccolte per le edizioni Archinto. Muore il 2 febbraio 1988, a Codogno.

Funzioni e occupazioni

  • Pittore, illustratore

Complessi archivistici

Fonti

  • Novello 2019 = Insegnasti ridendo a capir. La narrazione figurata di Giuseppe Novello pittore, a cura di Susanna Zatti ; con la collaborazione di Elisa Frontori e Gianfranca Lavezzi ; premessa di Angelo Stella., Interlinea, 2019

Compilatori

  • Prima redazione: Beatrice Scarrone - Data intervento: 30 luglio 2020
  • Inserimento dati: Nicoletta Trotta - Data intervento: 30 luglio 2020