Zaccaria ( s.d. )

Tipologia: Famiglia

Profilo storico / Biografia

Gli Zaccaria (1), originari di Cremona, appartengono a un’illustre e nobile famiglia che, secondo un’antica tradizione, si ritiene originaria di Genova. Si tratterebbe infatti di un ramo originato da un certo Zanettino, che nel 1090 si sarebbe allontanato dalla città natale per discordie familiari.
Fin dal XII secolo gli Zaccaria figurano tra le famiglie decurionali di Cremona, avendo tra l’altro dato i natali a condottieri, ammiragli e anche a S. Antonio Maria Zaccaria (1502-1539), una delle maggiori personalità della controriforma cattolica, fondatore, fra l’altro, dei Barnabiti.
Nel 1772 il Tribunale araldico lombardo riconosce la loro antica nobiltà e nel 1817 Baldassarre Zaccaria ottiene la conferma della nobiltà. Nel 1905 viene loro concesso di assumere il titolo di marchesi, quali discendenti della famiglia Manfredi Pardo della Casta, estintasi con la marchesa Luigia Manfredi Pardo della Casta, moglie di Giulio Zaccaria (1810-1875). Dalle carte presenti nel fondo si è potuto constatare i numerosi legami di parentela con le famiglie nobili di Cremona e di Milano, città nella quale risiedevano e avevano proprietà gli ultimi discendenti, basti pensare ai Freganeschi, ai Manna, ai Trecchi, ai Manfredi Pardo della Casta, ai Barbò, ai Melzi d’Eril, senza contare numerosi altri legami con gli Anguissola d’Altoé, i Nicelli, i Gallarati, i Soresina Vidoni (2). I matrimoni, importanti per l’aspetto mai trascurato delle eredità, vedevano spesso protagonisti affini o consanguinei, come nel caso di Giuseppe Zaccaria che sposa in prime nozze Matilde Barbò, da cui ha la figlia Luigia e in seconde nozze Carolina Melzi d’Eril, figlia di Giuseppina Barbò e sorella di Matilde, da cui ha quattro figli, Palmira, Giulio, Matilde e Guiscardo, oppure della stessa Giuseppina Barbò che sposa in successione due primi cugini, Giacomo e Lodovico Melzi d’Eril. L’importanza dei legami familiari si ritrova sottolineata in tutto l’archivio, in cui sono conservati documenti che provano il diritto di proprietà, spesso con la ricostruzione dei vari passaggi di mano dei beni in seguito a matrimoni ed eredità.
L’attività principale della famiglia, che raggiunge il periodo di maggior splendore, in epoca moderna, per la quale si possiedono più validi elementi di giudizio, con Giuseppe Zaccaria (1842-1895), è la gestione delle vaste proprietà terriere possedute nel Cremonese, precisamente nella zona di Bordolano e l’amministrazione degli stabili di proprietà situati a Milano (via Torino, via Conservatorio), come documentano le carte del fondo. Si tratta di un’attività che li caratterizza in quanto famiglia nobile originaria di una zona importante da questo punto di vista nel panorama economico dell’epoca: ciò che è documentato sono i rapporti con gli affittuari e i fittavoli, l’attività quotidiana di gestione dei possedimenti e dei poderi e di sfruttamento dei prodotti della terra.
Nonostante alla morte di Giuseppe Zaccaria la situazione economica della famiglia cominci a divenire più precaria, probabilmente a causa di una cattiva amministrazione gestita non più direttamente da componenti della famiglia (all’epoca minorenni) e che porterà la famiglia ad attuare negli anni Venti e Trenta del XX secolo una massiccia politica di vendita dei beni, questo non impedisce loro di dedicarsi all’abbellimento degli immobili e delle proprietà, come per esempio la villa di famiglia situata a Bordolano o il palazzo di via Torino a Milano. In un momento ormai di decadenza, in cui in un modo o nell’altro le loro sostanze si stanno esaurendo, è interessante notare come ciò che conti per gli Zaccaria, ma forse per parecchie famiglie con la stessa origine, sia mantenere comunque le apparenze e condurre una vita al di sopra delle loro possibilità, spesso a discapito dei professionisti e dei fornitori di strutture e di servizi che prestano la loro opera con il rischio di non essere retribuiti e che, simbolo di un codice morale allora molto sentito, continuano a effettuare lavori e a soddisfare le richieste ormai troppo al di sopra delle possibilità finanziarie della famiglia. Il senso dell’appartenenza a un certo ceto sociale e il conseguente atteggiamento emerge anche nei casi in cui la famiglia si trovi implicata in cause, promosse o subite: l’arroganza che traspare nei casi in cui hanno ragione e devono rivendicare i loro diritti offesi si contrappone al sentimento di offesa e di stupore mostrato verso coloro che, a ragione, hanno osato opporsi alla loro volontà o al loro comportamento scorretto, spesso sostenuti in questo da professionisti (avvocati, ragionieri) poi difficilmente saldati per la loro attività. L’interesse economico, in momenti in cui, anche per le mutate condizioni sociali ed economiche generali, la proprietà terriera conosce periodi di crisi, è il motore che governa tutta l’attività familiare, in nome del quale si è disposti anche a tornare sulle proprie posizioni. Tipica ed esemplare è la vicenda relativa all’eredità della contessa Giuseppina Barbò, nonna materna dell’ultimo discendente, Guiscardo. Nel 1923, in seguito alla morte della Barbò, sorge una causa fra le eredi delle sostanze della contessa, le figlie Carolina, Giulia, Luisa e Jeanne che porta al congelamento del testamento per il mancato accordo. Dalle carte emerge palesemente come gli Zaccaria siano disponibili a ricomporre l’unità familiare per entrare in possesso di quanto loro spettante, unità familiare che aveva subito una frattura intorno al 1912-1913, a causa di un’accusa, sempre negata, rivolta da Guiscardo all’amministratore consigliato dalla nonna e poi considerato la causa della rovina economica. Un’altra questione di eredità era sorta all’epoca della minore età di Giuseppe Zaccaria, erede per via materna (la madre era morta quando lui aveva solo tre anni) delle sostanze di proprietà di un ramo spagnolo della famiglia Manfredi Pardo della Casta: in questo caso sarà il padre Giulio a farsi garante e tutore degli interessi del figlio. È quasi certo che i legami familiari abbiano sempre avuto per la famiglia importanza solo dal punto di vista della formalità e dell’interesse economico sempre presente.

Note
1. Notizie sulla famiglia sono state tratte da: Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana. Famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal Regio governo d’Italia, Bologna, Forni, 1928-1935. All’interno del fondo, inoltre, sono presenti documenti che hanno permesso di ricostruire a grandi linee l’albero genealogico della famiglia e che forniscono ulteriori informazioni. Si segnala infine che è conservato, presso l’Archivio di Stato di Cremona, il fondo dell’Ospedale di S. Maria della Pietà, detto Ospedale Maggiore, nella cui V Sezione (1501-1822) sono conservate numerose carte della famiglia Zaccaria, in quanto detentrice di proprietà e diritti relativi all’Ospedale, cfr. Ministero per i Beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, Guida generale degli Archivi di Stato, I (A-E), Roma, 1981, pp. 1003-1004. La Sezione, che è dotata di un inventario parziale, non è stata da noi visionata.
2. Presso gli Archivi di Stato di Cremona e di Piacenza sono conservati fondi di alcune delle famiglie citate, cfr. Ministero per i Beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, Guida generale degli Archivi, cit., pp. 1007-1008, e III (N-R), Roma, 1986, pp. 628-630.

Complessi archivistici