Democrazia proletaria, Federazione milanese ( 1977 - 1991 )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Stato
Profilo storico / Biografia
Nel corso del 1977 la maggior parte dei militanti di Avanguardia operaia, la sinistra del Pdup e la Lega dei comunisti (formazione trotskista nata da Potere operaio della Toscana e Unità operaia) diedero vita al Coordinamento di Democrazia proletaria. L’obiettivo politico del Coordinamento era quello di porsi come alternativa alle diverse forze politiche della sinistra; i riferimenti ideologici erano apertamente legati a un marxismo rivoluzionario, libertario e antistalinista.
In questo periodo la figura del segretario nazionale non venne espressa, fino al 1982 le responsabilità dirigenziali furono mantenute a livello collegiale. Nonostante ciò emersero figure carismatiche come quelle di Silvano Miniati e di Emilio Molinari, sino all’arrivo di Mario Capanna.
La linea politica fu delineata al seminario di Arezzo del 1977, dove furono dibattute le principali problematiche che attraversavano l’organizzazione: la scelta della forma partito, il movimento del ’77, la questione femminile, la “analisi di fase”, il ruolo dell’organizzazione all’interno dei sindacati, le forme della lotta.
Dp divenne un partito, formato da militanti provenienti da esperienze diverse di organizzazione all’interno dei movimenti sociali. Si propose come reale alternativa al Pci, come punto di riferimento per le lotte nelle fabbriche con l’obiettivo di ricomporre un blocco sociale antagonista.
Il primo congresso di Dp si svolse a Roma dal 13 al 16 aprile 1978, durante il sequestro di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. In termini generali la posizione di Dp fu di equidistanza, si schierò contro la lotta armata e contro lo Stato che, secondo il Partito, criminalizzavano i movimenti. Il 9 maggio, giorno in cui fu ritrovato il cadavere di Moro, venne assassinato, per mano di sicari, Peppino Impastato, candidato nelle liste di Democrazia proletaria a Cinisi in Sicilia; fin dai primi momenti, nonostante i numerosi depistaggi, fu chiara la connotazione politica e mafiosa dell’omicidio ma solo nel 2002 il mandante, il capo mafioso Gaetano Badalamenti, verrà condannato all’ergastolo.
Alle elezioni politiche del 3 giugno 1979 Dp decise di presentarsi nelle liste di Nuova sinistra unita (Nsu), una formazione politica che raccolse oltre a Dp, anche una parte dell’ormai sciolta Lotta continua, molti intellettuali, esponenti sindacali, radio democratiche, cristiani del dissenso e il movimento antinucleare. La sconfitta fu netta, nessun seggio in Parlamento. A Dp rimasero solo qualche consigliere regionale, per la Lombardia Mario Capanna, e un numero limitato di consiglieri provinciali e comunali soprattutto in Lombardia. Con la sconfitta elettorale si chiuse l’esperienza di Nsu e si avviò un periodo di crisi per Dp, che si risolse solo con l’elezione di Mario Capanna a deputato europeo per la circoscrizione Nord occidentale alle elezioni europee del 10 giugno 1979. All’interno del Partito, Capanna divenne quindi un punto di riferimento fondamentale, la stragrande maggioranza dei militanti sentiva la necessità di un leader forte e carismatico, riconosciuto e riconoscibile, e per questo fu scelto Capanna quale segretario nazionale.
Alle elezioni amministrative dell’8 giugno del 1980 Dp ottenne in Lombardia l’1,68% dei voti e un solo seggio.
La campagna elettorale per le elezioni del 26 giugno del 1983 iniziò a Milano il 3 maggio con l’Assemblea dei delegati, su quattro punti all’ordine del giorno: disarmo, difesa dell’ambiente, salvaguardia della democrazia, “contro la disoccupazione e per i servizi sociali”. Dp si presentò, quindi, come forza radicale in grado di rappresentare un’alternativa.
Il risultato: Dp ottenne 7 deputati, Mario Capanna, Massimo Gorla, Franco Calamida, Guido Pollice, Franco Russo, Edo Ronchi e Gianni Tamino.
Nel 1985 il Partito compì una ristrutturazione dell’organizzazione interna. Agli inizi di febbraio la Direzione nazionale si operò per la riorganizzazione degli organismi nazionali. Nacque il dipartimento Giovani – scuola e vennero meglio strutturati i dipartimenti. La Federazione milanese rispecchiò complessivamente la struttura nazionale.
Alle elezioni politiche del 14 giugno del 1987 Dp raggiunse il suo massimo storico, la percentuale di voto fu dell’1,7%, ottenendo otto seggi alla Camera. Alla prima riunione del Direttivo nazionale dopo le elezioni, Mario Capanna si dimise da Segretario, al suo posto subentrò Giovanni Russo Spena. Questa vicenda rappresentò il primo passo di una crisi che attraverserà il Partito concludendosi con la scissione dell’area arcobaleno, proiettata maggiormente verso il raggruppamento delle forze politiche ecologiste.
Il 6 maggio 1990 si svolsero le elezioni amministrative. Dp perse voti e seggi. In termini di valutazione politica la perdita di voti fu attribuita a una stabilizzazione seguita alla scissione arcobaleno.
Alle elezioni politiche Dp rischiò di non raggiungere il quorum. Cominciò così un lungo percorso di riflessione interna sull’esistenza stessa del Partito.
L’VIII congresso nazionale si svolse a Riccione dal 6 al 9 giugno del 1991 e nelle tesi congressuali all’interno del capitolo sul bilancio dell’esperienza politica si considerò Dp come un partito che era stato in grado di farsi portavoce delle spinte che provenivano dai movimenti di massa e che avrebbe dovuto contribuire alla nascita del Mrc. Il congresso si concluse con una mozione approvata a larga maggioranza che indicò la necessità del proseguimento della lotta contro il capitalismo e quindi la confluenza immediata nel Movimento per la rifondazione comunista.
Complessi archivistici
- Democrazia proletaria, Federazione milanese (1970 - 1991)
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