Merini, Alda ( Milano (MI), 1931 marzo 21 - Milano (MI), 2009 novembre 1 )
Tipologia: Persona
Abstract
Alda Merini, poetessa, nata a Milano il 21 marzo1931 e morta ivi il 1° novembre 2009. È considerata una delle più importanti voci liriche del Novecento italiano ed è stata candidata al premio Nobel per la letteratura nel 1996 dall’Académie française e nel 2001 dal Pen Club italiano.
Esordì nel 1950, dietro suggerimento del curatore Giacinto Spagnoletti.
La prima raccolta di versi, La presenza di Orfeo, venne pubblicata nel 1953. Nel 1958 Salvatore Quasimodo, al quale era legata da un rapporto di amicizia, pubblicò alcune liriche della poetessa nel volume Poesia italiana del dopoguerra (1958). I riferimenti personali, tradotti in una brutale e cruda esternazione dei sentimenti, si intensificarono nella produzione successiva al lungo periodo di internamento manicomiale iniziato nel 1965 e proseguito fino al 1972, con riprese nel 1973 e nel 1978. Nel 1979 avviò la stesura di alcuni tra i suoi componimenti più intensi pubblicati nella raccolta La Terra Santa (1984), riedita qualche mese dopo con il titolo La Terra Santa e altre poesie, opera che le valse il premio Cittadella nel 1985 e il premio Librex-Guggenheim ‘Eugenio Montale’ nel 1993.
Profilo storico / Biografia
Alda Merini nasce il 21 marzo 1931 a Milano, dove trascorre un’infanzia ordinaria e tranquilla. Durante la guerra, a causa dei bombardamenti che distruggono la casa natale, trascorre con la famiglia tre anni in Piemonte, nel vercellese, ospite presso una zia. Per ragioni familiari, una volta terminate le scuole di avviamento al lavoro, non le è possibile proseguire gli studi, cosa che segna la sua tormentata psicologia, lasciandole un senso di incompiutezza.
All’età di quindici anni scrive le prime poesie e nel 1947 inizia a frequentare importanti intellettuali milanesi, tra cui Maria Corti, Giorgio Manganelli, Luciano Erba e David Maria Turoldo, conosciuti grazie alla frequentazione della casa di Giacinto Spagnoletti; quest’ultimo, nel 1950, pubblica alcune poesie di Alda nell’Antologia della poesia italiana 1909 – 1949, edita da Guanda, segnando così il suo esordio letterario a stampa. Nel 1951, alcuni testi vengono inseriti anche nell’antologia di Scheiwiller Poetesse del Novecento, grazie all’intercessione di Eugenio Montale e Maria Luisa Spaziani. Il ritardo nella pubblicazione del volume per mancanza di fondi, però, turba la poetessa, che inizia a manifestare i primi segni di fragilità psicologica che la accompagneranno per tutta la vita.
L’anno 1953 è segnato da due avvenimenti importanti: il matrimonio con Ettore Carniti, panettiere milanese, e la pubblicazione della prima raccolta di liriche, La presenza di Orfeo, edita da Schwarz, cui seguono, a distanza di due anni, Paura di Dio (Milano, Scheiwiller, 1955) e Nozze romane (Milano, Schwarz, 1955). Nello stesso periodo vengono alla luce le prime due figlie, Emanuela, nel 1955, e Flavia, nel 1958. Il matrimonio con Ettore Carniti diviene presto tormentato: Alda ama profondamente il marito, che, però, non comprende e non condivide la sua passione per la poesia e si rivela essere un uomo violento e incline all’alcolismo.
Il rapporto tra i due è, dunque, complesso e segnato da liti e incomprensioni; la fragilità porta la donna, in questa situazione, a percepire la relazione con il marito come difficile e opprimente, sebbene ella continui ostinatamente a sperare in un cambiamento dell’indole di lui; un giorno, nel 1965, una lite violenta conduce la poetessa all’esperienza che maggiormente segna la sua esistenza, l’internamento nell’ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano; riguardo a questo episodio racconta: «Ero una sposa e una madre felice, anche se talvolta davo segni di stanchezza e mi si intorpidiva la mente. Provai a parlare di queste cose a mio marito, ma lui non fece cenno di comprenderle e così il mio esaurimento si aggravò, e morendo mia madre, alla quale io tenevo sommamente, le cose andarono di male in peggio tanto che un giorno, esasperata dall’immenso lavoro e dalla continua povertà e poi, chissà, in preda ai fumi del male, diedi in escandescenze e mio marito non trovò di meglio che chiamare un’ambulanza, non prevedendo certo che mi avrebbero portata in manicomio» (da L’altra verità. Diario di una diversa, Milano, Scheiwiller, 1986). Questo avvenimento segna la donna in modo indelebile, provocandole una grande sofferenza e soprattutto un silenzio poetico (l’ultima raccolta pubblicata prima dell’internamento, nel 1961, è Tu sei Pietro, edita da Scheiwiller). Dal 1965 periodi in ospedale si alternano a rientri a casa, segnati dalla nascita di altre due figlie, nel 1968 e nel 1972, da parziali riconciliazioni con il marito e dalla sofferenza, aggravata dall’affido delle bambine ad altre famiglie. Il silenzio poetico di questi anni non è, comunque, assoluto, in quanto la scrittura assume per Alda una funzione terapeutica, e la poetessa continua a scrivere per rimanere attaccata alla vita.
Il 1978 segna la fine degli internamenti all’ospedale psichiatrico milanese, ma prosegue un percorso di sostegno psicologico presso il centro psico-sociale di Conca del Naviglio. Dal 1979 Alda Merini comincia a scrivere una serie di liriche sull’esperienza del manicomio, che confluiranno, dopo la pubblicazione di alcuni componimenti sulla rivista “Il cavallo di Troia” nel 1983, nell’antologia poetica La terra santa (Milano, Scheiwiller, 1984). Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1981 in seguito a una lunga malattia, la donna, rimasta sola e con le figlie lontane, inizia un’amicizia con il poeta tarantino Michele Pierri, che diviene presto una relazione importante: i due, infatti, si sposano nel 1983 e la poetessa si trasferisce a Taranto, dove rimane fino al 1986. Anche la relazione con quest’uomo si rivela non semplice, a causa dell’ostilità dei figli del marito, contrari al loro matrimonio, che si prodigano per allontanare in ogni modo la donna, con il pretesto della precaria salute del padre. La malattia del marito coincide con una nuova crisi psicologica, che porta Alda a essere ricoverata per un breve periodo in una clinica psichiatrica a Taranto.
Rientrata nella città natale, la poetessa riprende a frequentare gli amici di un tempo e pubblica il primo libro in prosa, L’altra verità. Diario di una diversa (Milano, Scheiwiller, 1986), cui seguono anni di intensa produzione poetica e prosastica e un successo mediatico di notevole importanza. Nel 1991 pubblica presso Einaudi la raccolta Vuoto d’amore, curata da Maria Corti, e, poco dopo, giungono importanti premi e riconoscimenti: nel 1993 il Premio Librex Guggenheim ‘Eugenio Montale’, nel 1997 il Premio Procida-Elsa Morante, nel 1999 il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri – settore poesia.
Nel 1999 esce l’antologia Fiore di poesia (Torino, Einaudi), curata da Maria Corti e nel 2000 la raccolta Superba è la notte (Torino, Einaudi).
Nel 2001 la poetessa è candidata al Premio Nobel e, in seguito, pubblica una serie di opere a tema religioso, edite da Frassinelli, inaugurata da L’anima innamorata (2000).
La produzione meriniana continua intensamente fino a poco prima della morte della poetessa avvenuta, a causa di un tumore, il 1° novembre 2009.
Complessi archivistici
- Merini, Alda (1948 - 1999)
Compilatori
- Prima redazione: Arianna Pizzotti (Archivista) - Data intervento: 07 ottobre 2021
- Revisione: Gabriele Locatelli (Archivista) - Data intervento: 14 ottobre 2021
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