Scuola della chiesa della Beata Vergine Incoronata di Lodi ( 1497 - 1784 )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Ente di assistenza e beneficenza
Altre denominazioni:
- Scuola dell'Incoronata di Lodi [Cronologia:]
- Fabbrica dell'Incoronata di Lodi [Cronologia:]
- Scuola di Santa Maria Incoronata di Lodi [Cronologia:]
Sede: Lodi
Codici identificativi
- MIDB001097 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]
Profilo storico / Biografia
Il 10 ottobre 1487 il Consiglio dei decurioni di Lodi, non potendo più tollerare la presenza di un postribolo nel centro della città in prossimità della piazza Maggiore sulla cui facciata è anche dipinta un’immagine miracolosa della Madonna, delibera di trasferire altrove il lupanare e di edificare sulla stessa area un luogo di culto dedicato alla Vergine.
Nella seduta del Consiglio del 23 ottobre vengono quindi eletti 29 deputati, in carica per un anno, che vanno a costituire l’organismo fabbriceriale della nuova chiesa da edificarsi; i decurioni scelgono poi all’interno di questa lista due priori, quattro
sindaci, un tesoriere e un “contrascriptor”.
Aperta al culto la nuova chiesa nel 1494 si deve però attendere il 1497 per l’istituzione della “Schola”, in seguito a privilegio concesso da papa Alessandro VI, il quale riconosce ufficialmente al Comune di Lodi “il diritto di nomina dei fabbriceri e di sette o più cappellani amovibili ad nutum, concedendo inoltre nuove indulgenze ai benefattori dell’Incoronata e soprattutto a quanti fossero entrati nella confraternita” (1); in quello stesso anno vedono la luce anche gli statuti della Confraternita, poi confermati da papa Giulio II nel 1510. Da subito, quindi, l’istituzione si caratterizza per “il diritto esclusivo dei confratelli … d’amministrare i lasciti e le proprietà della chiesa senza bisogno di licenza del vescovo, l’esenzione dalla giurisdizione parrocchiale e il divieto perpetuo di conferire la chiesa e i suoi redditi come beneficio ecclesiastico in commenda” (2).
Risulta dunque evidente come la creazione della Schola sia funzionale “al riconoscimento di uno status giuridico che consentisse al Consiglio cittadino piena autonomia nella gestione della chiesa. Non a caso gli statuti … erano in larga parte rivolti a regolare l’attività amministrativa e fabbriceriale dei soli deputati” (3).
Lo scopo dell’istituzione quindi, almeno per tutto il primo secolo di vita, può essere definito di carattere fabbriceriale-culturale, e di ciò si può avere conferma analizzando gli oggetti delle deliberazioni degli amministratori verbalizzate nei libri delle Provvisioni. In tali atti è evidente che le attività prioritarie dell’ente sono la custodia e l’amministrazione delle offerte votive e l’investimento di capitali sia nell’edificazione e nell’ornamentazione del tempio, sia nella celebrazione del culto divino.
La centralità dello scopo fabbriceriale è evidenziato dalla presenza tra gli amministratori di due fabbriceri, figure istituzionali delle quali invece non si fa più menzione negli Statuti che risalgono ad un’epoca in cui l’impegno per l’edificazione del tempio aveva lasciato il posto ad altri scopi di carattere più squisitamente benefico (erogazione di doti, distribuzione di medicinali ai poveri, ecc.).
L’analisi degli Statuti, pervenutici solo in copie sei- settecentesche come abbiamo già sottolineato, permette di comprendere la struttura ed il funzionamento amministrativo dell’ente.
I deputati al governo della Scuola sono in tutto 16 di cui 4 “vecchi”, già in carica l’anno precedente, e 12 “nuovi” scelti per votazione (“balotati”) dai “presidenti a le provisioni” della città in una lista da essi stessi compilata attraverso l’indicazione di quattro nominativi a testa di “cittadini nobili”.
La gestione amministrativa dell’ente ha inizio con le calende di gennaio di ogni anno.
Nella prima riunione del consiglio devono essere eletti “a balote”:
- due sindaci in carica per un anno il cui compito è “esseguire et mandare ad effetto tutte le provisioni”, riscuotere i crediti e pagare i debiti;
- un tesoriere incaricato della gestione finanziaria e della tenuta di un libro in cui registrare tutti i movimenti di denaro che devono però essere autorizzati da un mandato scritto, deliberato attraverso una provvisione, registrato e controfirmato dai priori;
- un “rationatore seu contrascrittore” incaricato della stesura e registrazione dei mandati trasmessi dai priori al tesoriere e responsabile di tutti i beni donati o legati alla Scuola e alla chiesa.
Sempre nella prima seduta, tra i restanti dodici deputati vengono estratte a sorte le coppie di nominativi di coloro che fungeranno da priori di bimestre in bimestre: è loro obbligo presenziare alle sedute del consiglio le cui provvisioni altrimenti non hanno valore.
I deputati devono inoltre eleggere un cancelliere notaio incaricato della scrittura delle provvisioni in apposito libro e della tenuta di un altro libro in cui registrare i nominativi dei membri della Scuola con le date di accessione e di decesso.
I deputati devono inoltre scegliere, di anno in anno, i cappellani addetti alla celebrazione delle messe e un sagrestano.
Seguono le regole per l’ammissione alla Scuola e gli obblighi che gli aderenti alla confraternita devono osservare.
E’ solo nel 1764 che tale sistema di amministrazione subisce delle variazioni che vanno nella direzione di uno snellimento ed alleggerimento della struttura. Si tratta in ogni caso di una riforma interna che non altera l’autonomia amministrativa dell’ente.
Si legge infatti in una memoria conservata nell’archivio: “Attesa la diminuzione delle famiglie nobili di questa città, laddove prima i signori deputati di questo Pio Luogo erano sedici in numero, sono stati ridotti a soli undici, compresi due soli vecchi, l’officio de’ quali incomincia non più nel gennaio, ma nel mese di maggio e finisce col maggio successivo toltine i due vecchi … quindi a render valide le diliberazioni di questo Pio Luogo basta il concorso di sette: ogni quadrimestre si estraggono tre priori ed un solo è il sindaco che si elegge. Nel rimanente, tolto che in un solo individuo si cumulano talora due offici, non è seguita altra novazione” (4).
Nell’ultimo scorcio del secolo XVIII invece, in seguito alle riforme giuseppine prima e napoleoniche dopo, ispirate a criteri di razionalizzazione e di controllo sulle amministrazioni da parte degli organi superiori dello Stato, l’assetto istituzionale dell’ente subisce delle modificazioni e contestualmente cambia anche la sua denominazione: non più “Scuola dell’Incoronata e Monte di pietà” (il Monte di Pietà era nato nel 1512 come emanazione della Scuola dell’Incoronata con il caritatevole intento di dare sostegno alle classi più povere) ma semplicemente “Monte di pietà”.
Nel 1784, infatti, in seguito al reale decreto del 15 luglio, viene soppresso il capitolo, ovvero il consiglio dei deputati all’amministrazione del Luogo Pio, che viene sostituito da due amministratori interinali.
Il sistema collegiale di amministrazione viene però reintrodotto in seguito al decreto del 18 aprile 1791 che recita : " … la Giunta delegata all’esecuzione del R. Dispaccio 20 gennaio 1791 ha determinato di incaricare ed abilitare il Dottor Collegiato Antonio Agostino Muzzani che prima dell’abolizione seguita nel 1784 del Capitolo del Monte di Pietà era uno de’ priori del medesimo Capitolo a riunire tosto gli individui supperstiti del Capitolo soddetto e con essi riassumere il regime d’amministrazione della sostanza del soddetto Monte di Pietà il di cui Capitolo verrà messo di nuovo in pieno possesso, con formale consegna e per atto legale, della cassa, archivio, libri di ragionateria e qualunque altro spettante al medesimo Monte di Pietà…" (5).
Con lo stesso decreto l’ente viene inoltre sottoposto ad un più diretto controllo degli organi di Stato, rispetto a quanto non lo fosse anteriormente al 1784: “… La superior ispezione del L.P. … resterà soggetta … alla Regia autorità e vigilanza tutoria per le providenze generali di massima a scanso o riparo degli abusi e disordini… Il Capitolo sarà pure soggetto all’obbligo di render conto della sua amministrazione e dovrà a tal fine rimettere annualmente i relativi bilanci al Consiglio di Governo per le regolari ispezioni della Regia Camera de’ Conti” (6).
Note
1. M. Bascapè, “Confraternite e società a Lodi tra Quattro e Cinquecento”, in “I Piazza da Lodi una tradizione di pittori nel Cinquecento”, a cura di G. C. Sciolla, Milano, 1989, p. 76.
2. Ibidem.
3. Ibidem.
4. Arch. Inc., S., cart.
5. Arch. Inc., S., reg.
6. Arch. Inc., S., reg.
Complessi archivistici
Compilatori
- Daniela Fusari (Archivista)
- Elena Salanti (Archivista)
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/creators/7788