Mondadori, Arnoldo ( Poggio Rusco (MN), 1889 novembre 2 - Milano (MI), 1971 giugno 8 )
Tipologia: Persona
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Profilo storico / Biografia
Poggio Rusco (Mantova), 2 novembre 1889 – Milano, 8 giugno 1971
Terzogenito dei sei figli di Domenico Secondo, un artigiano che nel 1897 apre un’osteria a Ostiglia, nel Mantovano. Abbandonati gli studi al termine della scuola elementare, svolge diversi lavori, da venditore ambulante a garzone di bottega. Nel 1906 la pubblicazione di un racconto gli frutta un premio di 5 lire in libri: questo gli consente di proseguire un percorso di formazione da autodidatta mentre trova lavoro presso una piccola impresa tipografica di Ostiglia, la Tipografia e cartolibreria L. Manzoli, specializzata nella stampa su commissione di carta intestata, moduli e bollettini; si avvicina anche al movimento socialista e nel 1907 è eletto nel comitato federale di Mantova.
Nel volgere di pochi anni il giovane Mondadori trova i finanziamenti per rilevare la tipografia e trasformarla in un’azienda familiare in cui trovano lavoro la sorella Dina, alla vendita dei libri, e il fratello Remo, nell’officina. Il passo successivo è la trasformazione dell’azienda in società in accomandita: con il concorso di finanziatori esterni, fra cui altri parenti, Mondadori può modernizzare l’impianto con nuovi macchinari e far fronte all’aumento delle commissioni.
Con l’avvio di un’attività editoriale vera propria si realizza la svolta: nel 1912 inizia la pubblicazione di una collana di letture per l’infanzia, inaugurata da Aia Madama del cognato Tomaso Monicelli, assai noto in ambito locale, a cui collaborano autori di prestigio come Beltramelli, Gozzano e Vamba, affiancata da testi ad uso scolastico come sussidiari, grammatiche e libri di lettura.
La prima guerra mondiale determina l’adattamento della produzione a lavori di committenza governativa come le riviste propagandistiche destinate alle truppe al fronte e i giornali di trincea, ma questo non pregiudica il suo costante attivismo e la ricerca di nuovi soci che gli consentano di espandere e modernizzare gli impianti in vista di un progressivo ampliamento dell’attività editoriale: nel 1917 realizza la fusione con la Tipografia di Verona Gaetano Franchini, operazione che comporta l’ingresso dei fratelli Franchini nella società denominata Stabilimenti tipolitografici editoriali A. Mondadori. Nel 1921 si costituisce la Casa editrice Mondadori con sede a Ostiglia, stabilimenti a Verona e amministrazione a Roma, dove la società ha acquisito la Libreria scolastica nazionale. Nello stesso anno, l’accordo con un imprenditore in ascesa come Senatore Borletti permette all’editore di inserirsi negli ambienti politici e degli affari organici al nascente potere fascista: è proprio Borletti a sostenere gli ambiziosi progetti di Mondadori e a ricoprire la carica di presidente della nuova società per azioni Arnoldo Mondadori con sede a Milano, di cui l’editore diventa amministratore delegato. La nuova configurazione societaria garantisce anche la stabilità finanziaria necessaria perché la casa editrice possa delineare un articolato programma di espansione nel settore: Mondadori riconferma l’impegno nel mercato consolidato delle pubblicazioni scolastiche, che gli assicurano costanti ricavi.
A questa produzione (che arriva a coprire circa un terzo del fatturato), Mondadori affianca una ricca offerta di libri e periodici per l’infanzia, come, dal 1921, la fortunata rivista mensile e poi quindicinale denominata «Giro giro tondo», diretta da Beltramelli, sospesa per lasciar spazio al «Giornalino della domenica», storica testata per bambini diretta da Vamba, pubblicata da Mondadori dal 1925 al 1927.
Di grande rilievo risulta l’acquisizione – sempre nel 1921 – dall’editore Cogliati dei diritti dell’Enciclopedia dei ragazzi, traduzione dell’inglese The Children’s Encyclopedia, che Mondadori pubblicherà, in veste grafica e traduzione completamente rinnovate, in una quarantina di edizioni e ristampe, fino al 1979.
Il progetto imprenditoriale di Mondadori prende forma in tutta la sua ampiezza nel momento in cui l’editore si volge alla narrativa, e decide di operare in un mercato che gli impone la concorrenza con imprese già affermate, ma nel quale intravede la possibilità di alte tirature e quindi di profitti più consistenti. Punta ad autori già affermati e a immediati successi di vendita, mentre avvia una complessa trattativa per accaparrarsi, contro l’editore concorrente Treves, la pubblicazione dell’opera omnia di D’Annunzio. Dopo cinque anni, nel giugno del 1926, arriva a un accordo che, grazie alla mediazione di Borletti, prevede la costituzione dell’Istituto nazionale per l’edizione delle opere di D’Annunzio, patrocinato da Vittorio Emanuele III, con Mussolini come presidente onorario e il ministro della Pubblica Istruzione Fedele presidente, lo stesso Borletti vicepresidente e Mondadori amministratore delegato. Il capitale di 6 milioni è garantito per 3 milioni e mezzo dallo Stato, per un milione e mezzo dall’editore e per il rimanente dallo stesso D’Annunzio, come apporto dei diritti d’autore. Per la pregiata edizione, viene destinata nello stabilimento di Verona una sezione chiamata Officina Bodoni diretta da Giovanni Mardesteig: l’esito è un prodotto editoriale di raffinata eleganza, con la stampa in caratteri bodoniani ricavati dai punzoni della Biblioteca Palatina di Parma, in carta di Fabriano con un motto dannunziano in filigrana. I volumi, particolarmente apprezzati da D’Annunzio, si rivelano anche un ottimo affare commerciale, destinato a concludersi solo nel 1936 con l’uscita degli Indici.
Non altrettanto remunerativo, almeno sul piano finanziario, è l’altro affare condotto in questi anni ancora per iniziativa di Borletti, cioè l’acquisto nel 1923 del quotidiano milanese «Il Secolo» che, da giornale radical-democratico nell’era Sonzogno, diventa nelle mani dei nuovi proprietari un organo fiancheggiatore del regime fascista, lanciando dalle sue colonne aspre campagne contro il «Corriere della sera» diretto dal liberale Luigi Albertini.
Iscritto al Partito nazionale fascista dal febbraio del 1924, l’editore coglie al volo anche l’occasione della pubblicazione della biografia del duce scritta da Margherita Sarfatti, dal titolo Dux. L’opera, essenzialmente apologetica, esce nel giugno 1926 con la prefazione dello stesso Mussolini, e raccoglie uno straordinario successo, vendendo già nel primo anno 25.000 copie. Mondadori pubblica inoltre alcuni discorsi tenuti dal capo del fascismo e successivamente le opere teorico-programmatiche di vari gerarchi del regime, da Farinacci a Balbo, da Bottai a De Marsico e Starace.
Mondadori si accredita in questi anni come stampatore di regime, posizione che gli consente di raggiungere nel settore delle edizioni scolastiche una posizione di oggettivo monopolio, arrivando a stampare, nei suoi moderni impianti industriali, quasi la totalità dei libri di testo per le scuole elementari (dal 1930 il libro unico di Stato). La posizione dominante sul mercato dell’editoria scolastica è rafforzata con la produzione di libri di testo per la scuola secondaria inseriti nei programmi d’esame ministeriali.
Mondadori pubblica negli anni Trenta numerose collane che mostrano un’autonomia non formale dalle direttive del regime, frutto della sperimentazione di nuovi generi editoriali di largo consumo, già affermatisi in particolare negli Stati Uniti.
Nel 1929 vara infatti la prima serie de “I libri gialli”, opere poliziesche tradotte di scrittori stranieri che impongono un modello letterario innovativo sul mercato italiano, seguita nel 1931 dalla “Biblioteca romantica”, sorta di contenitore per famiglie dei migliori romanzi ottocenteschi di ogni paese, e dalla più sofisticata collana “Medusa”, dal 1933, che porta nelle case degli italiani la grande narrativa straniera contemporanea; dopo “I libri neri, I romanzi polizieschi di George Simenon” (1932-33), è la volta, nel 1935, dell’accordo con la Walt Disney per la pubblicazione in Italia di «Topolino». Con queste numerose collane si definisce l’ampia offerta libraria di Mondadori, che tende a presentarsi come l’editore per tutte le fasce di età e per tutti i livelli di alfabetizzazione, rischiando anche una sorta di sconfessione della cultura autarchica, a cui, secondo il fascismo, si sarebbe dovuto ispirare ogni editore italiano. Le scelte di Mondadori non passano inosservate e verso la fine degli anni Trenta è costretto a ridimensionare molti progetti editoriali. La bonifica fascista della cultura impone agli editori anche l’eliminazione dai cataloghi degli autori ebrei. Pur in una condizione di privilegio, motivato anche dalla pubblicazione contemporanea del Primo libro del fascista, sorta di catechismo del regime commissionato dal PNF, anche Mondadori deve rinunciare a numerose edizioni considerate pericolose.
Gli anni della guerra hanno conseguenze drammatiche per la casa editrice. Lo spostamento della direzione amministrativa a Verona e quindi ad Arona e la requisizione degli stabilimenti di Verona da parte del Comando tedesco inducono Mondadori a rifugiarsi in Svizzera con la famiglia nel novembre 1943.
In questa fase si manifestano i primi dissapori fra l’editore e il figlio Alberto, che avranno un riflesso anche sul piano aziendale nel dopoguerra. Alberto matura infatti una posizione antifascista, apertamente in dissenso con la linea editoriale sino allora seguita, e sostiene la necessità di una svolta che ponga apertamente la casa editrice nell’ambito politico progressista, dando spazio in particolare a pubblicazioni saggistiche di dibattito culturale e di impegno civile. Il padre si dichiara invece nettamente contrario a «ingerirsi in cose politiche», riaffermando la vocazione essenzialmente commerciale dell’impresa. Nel 1945, dopo una complessa trattativa con il Comitato di liberazione nazionale e la nomina di un commissario, viene deciso il ritorno di Mondadori alla presidenza dell’azienda con l’impegno di dare all’attività editoriale un indirizzo utile «all’elevazione culturale del paese e alla formazione di una coscienza civile».
Evitata l’epurazione, l’editore ritrova poi la sua collocazione politica nell’area moderata, dove è più facile trovare appoggi per l’accesso al credito ed eventuali committenze ministeriali, indispensabili in tempi di gravi difficoltà finanziarie. Così riprendono vita le storiche collane, a cominciare dalla “Medusa”, dal 1947 anche “Medusa degli italiani”, e dai popolari “Libri gialli”, reintrodotti nel 1946 e diretti da Alberto Tedeschi.
Alcune novità riguardano l’assetto aziendale e i programmi editoriali. In primo luogo, Mondadori scorpora la produzione scolastica, creando una società a responsabilità limitata affidata al fratello Bruno, che resta comunque consigliere di amministrazione della casa madre. Nell’azienda, oltre ad Alberto, che svolge la funzione di direttore editoriale, acquista intanto rilievo la figura del figlio minore Giorgio, a cui il padre affida la direzione tecnica e l’incarico di andare negli Stati Uniti a studiare le innovazioni industriali e commerciali per sfruttare a fondo le opportunità concesse dal Piano Marshall. L’attenzione di Mondadori all’editoria americana, già emersa durante il ventennio fascista, si evidenzia nel dopoguerra, e ha come esito diversi viaggi negli Stati Uniti, dove stringe accordi con Walt Disney e Henry Luce, proprietario di «Life», finalizzati al rinnovamento del catalogo e al progressivo ampliamento dell’orizzonte produttivo, dai libri ai periodici. L’acquisto di nuovi macchinari statunitensi permette tra l’altro la realizzazione del rotocalco «Epoca». Il periodico si segnala, per la raffinatezza dell’impianto grafico e la nitidezza delle immagini fotografiche, come un caso unico nel panorama giornalistico italiano, tanto da arrivare a una tiratura di 400.000 copie nel 1954.
Alla fine degli anni Cinquanta si festeggia il cinquantenario dall’avvio dell’attività editoriale di Arnoldo con un volume in cui il presidente è definito «il re degli editori»; nel maggio 1959 lo stesso viene anche insignito della laurea honoris causadalla Facoltà di lettere dell’Università di Pavia. Il figlio Alberto intanto decide di ridimensionare il proprio ruolo nel consiglio di amministrazione e di fondare nel 1958 una casa editrice in proprio, Il Saggiatore: malgrado la ricchezza del catalogo, tutto dedicato alla saggistica, che spazia dalla psicanalisi all’antropologia con l’obiettivo di «sprovincializzare e laicizzare la nostra cultura», la nuova casa editrice non riesce a raggiungere una vera autonomia finanziaria dalla Mondadori.
Gli ultimi dieci anni di vita di Mondadori sono dedicati a nuovi progetti editoriali, ma anche segnati dalle preoccupazioni per il futuro dell’impresa, che appare ormai verticalmente integrata dopo l’acquisizione della cartiera di Ascoli nel 1965 e le innovazioni nella distribuzione, come la nascita del Club degli editori e delle librerie Mondadori per voi. Nello stesso 1965 la casa editrice è ammessa al listino della Borsa di Milano. Per venire incontro alle esigenze del pubblico di massa, poco abituato a entrare nelle librerie, l’editore realizza anche una nuova collana economica tascabile diffusa attraverso il canale delle edicole: gli “Oscar”. La collana, fra le più conosciute e celebrate negli anni e mai dismessa, inizia le pubblicazioni nel 1965 con Addio alle armidi Hemingway, e ottiene subito uno straordinario successo di vendite.
Nello stesso anno Mondadori predispone un nuovo organigramma dei vertici dell’azienda, riservandosi la carica di presidente onorario, mentre affida al figlio Giorgio il ruolo di presidente e ad Alberto e Mario Formenton, marito della figlia Cristina, quello di vicepresidenti. Il nuovo assetto determina il definitivo abbandono della casa editrice da parte di Alberto, che preferisce assumere in proprio la responsabilità del Saggiatore, finalmente, ma per breve tempo, casa editrice autonoma.
Mondadori muore a Milano nell’estate del 1971, lasciando un’impresa che nel 1968 registra un bilancio di 52 miliardi di lire e più di 4000 dipendenti.
FONTI E BIBLIOGRAFIA: L’archivio storico di Arnoldo Mondadori Editore e i fondi correlati sono conservati presso la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano.
E. Decleva, Arnoldo Mondadori, Torino 1993; A. Mondadori, Lettere di una vita, 1922-1975, a cura e con un saggio introduttivo di G. C. Ferretti, Milano 1996; A. Mondadori, Carteggio 1938-1974. Arnoldo e Alberto Mondadori, Aldo Palazzeschi, a cura di L. Diafani, Roma 2007; Catalogo storico Arnoldo Mondadori Editore (1912-2013) (www.fondazionemondadori.it);
Mondadori. Catalogo storico dei libri per la scuola (1910-1945), a cura di E. Rebellato con introduzione di M. Galfré, Milano, FrancoAngeli, 2008.
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