Opera Nazionale Maternità e Infanzia ( 1925 - 1975 )
Tipologia: Ente
Sede: Brescia
Profilo storico / Biografia
1.1 L’Opera Nazionale Maternità ed Infanzia
L’Opera Nazionale Maternità e Infanzia fu istituita con legge 10 dicembre 1925, n. 2277, modificata con R. D. 21 ottobre 1926, n. 1904, e applicata con regolamento 15 aprile 1926, n. 718.
L’ONMI si proponeva di provvedere, per mezzo dei suoi organi provinciali e comunali, alla protezione e all’assistenza delle gestanti e delle madri bisognose o abbandonate, dei bambini lattanti e di quelli divezzati (fino al quinto anno d’età) le cui famiglie non erano in grado di allevarli, dei fanciulli di qualsiasi età appartenenti a famiglie bisognose e dei minorenni fisicamente e psichicamente anormali oppure materialmente o moralmente abbandonati, traviati o delinquenti fino all’età di 18 anni compiuti.
Altri compiti dell’istituzione erano: favorire la diffusione delle norme d’igiene prenatale e infantile, sia nelle famiglie che negli istituti, anche mediante la creazione di ambulatori per la sorveglianza e la cura delle gestanti; incoraggiare il sorgere di scuole teorico-pratiche di puericultura; organizzare, in accordo con amministrazioni provinciali, consorzi antitubercolari provinciali, ufficiali sanitari e autorità scolastiche, l’opera di profilassi antitubercolare dell’infanzia; vigilare sull’applicazione delle disposizioni legislative e regolamentari in vigore per la protezione della maternità e dell’infanzia e promuovere, se necessario, la riforma di tali disposizioni.
La Federazione Provinciale provvedeva all’esecuzione sul territorio di quanto ordinato dalla sede centrale dell’ONMI di Roma; dirigeva e coordinava l’attività delle istituzioni di assistenza valendosi di propri ispettori e richiedendo, ove occorresse, l’opera di uffici pubblici e ispettori governativi.
Il Consiglio della Federazione era composto di otto consiglieri e in esso veniva scelta una Giunta Esecutiva.
Nei Comuni l’attuazione dei compiti era affidata ai patroni, scelti dalla Giunta Esecutiva della Federazione Provinciale fra persone esperte e di indiscussa probità e rettitudine. I patroni organizzavano l’assistenza alla maternità con ambulatori specializzati; esercitavano la vigilanza igienica, educativa e morale sui ragazzi minori di 14 anni collocati presso nutrici, allevatori o istituti di assistenza e beneficenza; provvedevano al ricovero e all’educazione di fanciulli abbandonati; denunciavano all’autorità giudiziaria le violazioni della legge sul lavoro delle donne e dei minori. I patroni erano riuniti in ogni Comune in un Comitato di Patronato, costituito con gli stessi criteri delle Federazioni Provinciali e di cui faceva parte anche un sacerdote designato dal Prefetto.
Furono istituiti degli organi sanitari e di assistenza materiale quali i consultori pediatrici e ostetrico-ginecologici, i consultori prematrimoniali e matrimoniali, i refettori materni e gli asili nido, i dispensari di dermatologia sociale e i centri medico-psicopedagogici.
Con legge 23 dicembre 1975, n. 698 l’ONMI veniva sciolta e le sue funzioni amministrative, di programmazione e di indirizzo trasferite alle regioni a statuto ordinario e speciale per il rispettivo territorio. Le funzioni relative agli asili nido e ai consultori comunali venivano assegnate ai Comuni, mentre passavano alla Provincia quelle esercitate di fatto dai comitati provinciali e dagli organi centrali dell’ente.
Il patrimonio immobiliare dell’ONMI, con il relativo arredamento e le attrezzature, diveniva proprietà delle Province e dei Comuni dove i beni erano ubicati.
1.2 La Federazione Provinciale dell’Opera Nazionale Maternità ed Infanzia di Brescia
La Federazione ONMI per la provincia di Brescia si insediò il 23 febbraio 1927 presso gli uffici dell’Amministrazione Provinciale in Palazzo Broletto, ed ebbe come primo delegato straordinario – poi presidente – l’onorevole Giorgio Porro Savoldi e come segretario il dottor Paolo Bastianello.
Scopo dell’ente era “il coordinamento di tutte le istituzioni assistenziali aventi per fine la tutela e la difesa della madre e del fanciullo, nonché di integrare le eventuali deficienze in materia della iniziativa pubblica e privata”.
L’attività si articolava in un Comitato di Patronato ed in zone di assistenza in ogni Comune della Provincia; nei Comuni con frazioni lontane dal capoluogo e parrocchie proprie venne costituita una zona di assistenza separata con un proprio Comitato, e nel Comune di Brescia le zone di assistenza vennero ripartite in base alle circoscrizioni parrocchiali.
Per mancanza di finanziamenti dovuta a difficoltà organizzative, per due anni l’attività fu gestita da uno speciale ente denominato “Rappresentanza Consorziale degli Enti Federati e dei Comitati di Patronato”, di cui facevano parte la Federazione stessa, la Congrega Apostolica, la Fondazione Bonoris, la Congregazione di Carità e l’Amministrazione comunale di Brescia.
Nel frattempo la Federazione Provinciale ONMI procedeva al potenziamento delle istituzioni assistenziali della seconda infanzia, e in particolar modo delle colonie (Aprica, Valledrane, Villa Paradiso, l’Ospizio Marino, ecc).
Quando nel dicembre del 1928 la Rappresentanza Consorziale fu soppressa, la Federazione ricostituì il Comitato comunale di Patronato della città, che si assunse il servizio di ricovero, mentre l’attività assistenziale fu istituita con gestione autonoma presso la Congregazione di Carità.
Dal luglio 1929 vennero creati refettori e consultori materni, nidi per lattanti, diversi ambulatori fra i quali quelli per rachitici e adenoidei. Nel 1931 vennero riaperti i consultori prenatali e postnatali, i dispensari del latte e i dispensari infantili.
Nel 1933, inoltre, venne fissata al 24 dicembre la Giornata della Madre e del Fanciullo e aumentò sempre più il numero di refettori e dispensari.
Un’importante iniziativa si ebbe nel 1935, quando il Consiglio direttivo della Federazione decise di costruire a Porta Milano la Casa della Madre e del Bambino. L’edificio fu realizzato tra le vie Martino Franchi e Marchetti, tra il 1936 e il 1938. Inaugurata il 16 febbraio 1938, la Casa assorbì quasi tutte le attività assistenziali: in essa vi erano riuniti un consultorio pediatrico per lattanti e divezzi fino al terzo anno d’età, un servizio di visita e di controllo d’igiene materna ed infantile effettuato da assistenti sanitarie visitatrici, un refettorio materno per le gestanti e le nutrici che avevano bisogno di integrare la loro ordinaria alimentazione, un asilo nido per lattanti e divezzi fino al terzo anno d’età, figli di donne che durante il giorno lavoravano.
I primi refettori materni aperti in provincia a partire dal 1929 furono quelli di Lonato, Rovato, Montichiari, Pontevico, Orzinuovi e Ghedi. Nel 1931 venne istituito a Palazzolo sull’Oglio il primo consultorio pediatrico della provincia, al quale seguì quello di Cedegolo. Nel 1932 furono realizzati i centri assistenziali di Breno, Salò, Verolanuova e Chiari. Nel 1935 funzionavano ventiquattro consultori pediatrici e quindici consultori ostetrici. Nel 1937 vennero istituite otto zone assistenziali con Comuni capozona: Breno, Brescia, Gardone Val Trompia, Leno, Montichiari, Orzinuovi, Rovato e Salò. Alla fine del 1939 i consultori pediatrici erano cinquantanove e quelli ostetrici ventidue. Gli assistiti dei consultori pediatrici salirono dai 531 del 1931 ai 17.819 del 1939; le assistite dei consultori ostetrici da 540 nel 1933 a 7.427 del 1939.
Nel frattempo la Federazione predisponeva l’organizzazione di corsi di puericultura per levatrici, con lo scopo di preparare le allieve ad assumersi la responsabilità sanitaria del servizio ostetrico.
Con lo scoppio della guerra, l’ONMI dovette affrontare nuovi e gravi problemi legati all’aumento della mortalità infantile causata da parti precoci, allattamento, alimentazione e assistenza medica insufficienti. L’ente intervenne con la creazione di nuovi refettori materni, di consultori ostetrici e pediatrici e con una più ampia vigilanza igienico-sanitaria per mezzo di assistenti sanitarie visitatrici e di ostetriche comunali.
Contingenze imposte dalla mobilitazione portarono alla chiusura di alcuni centri assistenziali, controbilanciata dall’apertura di nuovi (Cologne, Tremosine, Tignale, cui seguirono Casto, Carpendolo, Cortefranca, Coccaglio, Gambara e Valsaviore). Nel frattempo l’ONMI aveva allargato le funzioni assistenziali dei propri istituti oltre alle gestanti anche alle donne in età feconda e ai bambini fino ai 5 anni.
A partire dal 1942 vennero aperte nuove Case della Madre e del Bambino a Leno, Montichiari, Salò e Rovato e si costituirono nuove zone assistenziali.
L’aggravarsi della guerra richiese la distribuzione di alimenti per la prima infanzia, l’apertura di refettori materni (poi ridotti a causa delle difficoltà), e soccorsi agli asili, mentre si qualificava sempre più l’assistenza dell’elemento femminile. Non molto rilevante fu invece la tutela della maternità nell’ambiente di lavoro, prevista dall’art. 16 del D.L. 22 marzo 1934 – convertito in legge 5 luglio 1934 – che prevedeva l’istituzione di una camera di allattamento quando in una fabbrica fossero impiegate almeno 50 donne in età compresa tra i 15 e i 50 anni. Nel 1942 su 110 imprese solo 15 risultavano avere tale attrezzatura.
Tra i presidenti della Federazione Provinciale ONMI sono da menzionare, oltre a Giorgio Porro Savoldi, Luigi Buffoni, Ercoliano Batoli e Aldo Gregorelli.
Nel 1975, in seguito alle disposizioni di scioglimento degli ONMI, anche la Federazione di Brescia veniva sciolta e le sue funzioni assistenziali passarono gradualmente alla Provincia.
Bibliografia
Antonio Fappani, Enciclopedia Bresciana, vol. XI, pp. 52-53, Edizione La Voce del Popolo, Brescia, 1994.
Complessi archivistici
Fonti
- Fappani 1997 = Enciclopedia Bresciana, vol. XIV, Edizione La Voce del Popolo, Brescia, 1997, pp. 140-142.
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