Comune di Prata Camportaccio ( sec. XIII - )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Ente pubblico territoriale
Altre denominazioni: Comune di Prata [Cronologia: sec. XIII - 1859]
Sede: Prata Camportaccio
Codici identificativi
- MIDB0002D9 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]
Profilo storico / Biografia
Nominata la prima volta nel 973, vicinanza di Chiavenna nel 1212, Prata si costituisce in comune verso la metà del XIII secolo e deve alla sua origine di “pars massaricia” del borgo di Chiavenna la caratteristica frammentazione in agglomerati sparsi sul territorio, chiamati “squadre”, “liste” o “quartieri”, la cui struttura durerà fino ai tempi moderni.
Strettamente legata alle vicende storiche del contado di Chiavenna, Prata viene a far parte nel periodo grigione (1512-1797) della giurisdizione politico-giudiziaria di Chiavenna, costituita dal borgo e sue vicinanze e dai 5 comuni esteriori di Prata, Mese, Gordona, Samolaco e Novate e vede regolata la sua organizzazione tanto dagli statuti civili e criminali di Chiavenna quanto dagli “ordini” comunali che ne tracciano nel tempo l’aspetto economico ed amministrativo.
In base a tali norme statuarie ed alle regole della consuetudine, la comunità di Prata risulta essere governata da un consiglio ordinario segreto, spesso con giunta, e dal consiglio generale per quanto concerne la sua autonoma espressione di vita comunale, cui si aggiungono per gli interessi comuni della giurisdizione o del contado il consiglio di giurisdizione civile e criminale, formato dai consoli del borgo e dei comuni esteriori, ed il consiglio di contado, costituito dai consoli dell’intero contado.
Il consiglio ordinario segreto era formato da quattro, cinque, sei o più persone, ciascuna eletta in rappresentanza della propria lista o squadra, diversamente denominate e quantificate nei secoli, ma stabilizzatesi nei 6 quartieri di Prata, Lottano, Uschione, Stova di sopra, Stova di sotto e Malaguardia a partire dalla metà del XVII secolo.
Ogni lista provvedeva ad eleggere ulteriormente un proprio rappresentante che veniva a formare il consiglio di giunta, che affiancava il consiglio ordinario segreto ogni qualvolta si rendesse necessario discutere argomenti di particolare rilevanza per la comunità.
Il 31 dicembre di ogni anno, il consiglio uscente si riuniva per approvare la elezione dei nuovi consiglieri, i sei del consiglio ordinario ed i sei della giunta, e per nominare le tre persone giudicate “più capaci et intelligenti” fra le quali procedere alla “balotazione” per la elezione del console.
Il 1 gennaio susseguente, il nuovo consiglio, convocato dal console uscente, nominava il nuovo console per “balotazione”, ossia per estrazione a sorte (biglietti posti in un cappello) fra i tre consiglieri prescelti. Il consiglio generale del popolo di Prata, riunito nella pubblica piazza di S. Eusebio, dopo l’ultima messa, approvava pubblicamente tanto la elezione del console quanto la nomina del nuovo consiglio.
In base a decisione ratificata dalla comunità l’anno 1734, il console spettava alternativamente alle tre squadre “al di fora” o “al di qua” dello Schisone, rilevando che quando toccava alle prime avere il console (cioè Malaguardia, Stova di sotto e Stova di sopra) erano le altre tre squadre (cioè Prata, Lottano e Uschione) a procedere “senza frode et inganno” alla balotazione.
Secondo tale deliberazione, inoltre, un console non poteva essere rieletto se non passati 6 anni dopo l’ultimo suo consolato.
Un “nuovo piano” approvato l’anno 1784, pur confermando le modalità di elezione del consiglio del 31 dicembre di ogni anno, demandava direttamente al consiglio generale del popolo di Prata del 1 gennaio successivo la elezione del nuovo console, sempre per balotazione fra i tre consiglieri prescelti. In quello stesso giorno, il consiglio generale provvedeva inoltre pubblicamente all’incanto del dazio del pane.
Il console convocava e presiedeva i consigli, riscuoteva ed amministrava le entrate, delle quali rendeva pubblicamente conto al console dell’anno successivo, rappresentava il comune nei Consigli di giurisdizione e di contado, e durava in carica un anno.
Il Consiglio ordinario, spesso convocato con Giunta, si riuniva quasi sempre in giorno festivo, anche più volte al mese, per la trattazione degli affari della comunità ed era sua prerogativa, oltre all’elezione del console, la nomina, in occasione della sua prima sessione, generalmente il 6 di gennaio, dei “nuovi officiali di comunità e luoghi pii”: due provisionari del pane, in carica per un biennio, uscendone però e subentrandone uno ogni anno, con il compito di valutare in particolare peso e qualità del pane; tre stimatori giurati per la formazione e l’aggiornamento degli estimi e per la valutazione dei beni al fine della vendita o per attribuirne nuovo valore; il deputato o commissario delle strade, chiamato anche “deputato della strada imperiale” per la visita, il controllo e la manutenzione della strada imperiale e delle strade comunali; sei campari e sei postari, ciascuno eletto in rappresentanza della propria lista, preposti al controllo dei boschi, dei pascoli, del bestiame e relative posterie e stalle; 6 canepari delle liste, chiamati anche “esattori” o “scoditori delle taglie” con il compito di valutare e riscuotere le taglie delle rispettive liste; ed infine gli officiali più strettamente amministrativi, numericamente differenziati e variamente denominati negli anni, identificabili tuttavia nelle figure del servitore del console, del servitore del comune e dello scrittore e degli “scrittori”, in numero di due a partire dalla metà del XVIII secolo, a volte chiamati anche “cancellieri”, con il compito questi ultimi di scrivere le rese dei conti, gli stabilimenti, i quinternetti, le stime, di calcolare le taglie e registrare gli estimi, e di ricercare in archivio i documenti interessanti il comune. A questi officiali di comunità si aggiungevano gli officiali dei luoghi pii, da identificarsi nei due sindaci di Chiesa, nei due sindaci “de defonti” e nei sottopriori delle confraternite.
Il console, i consiglieri e gli officiali di comunità e luoghi pii eletti “davano giuramento” all’inizio di ogni anno dinanzi al commissario di Chiavenna.
Il consiglio generale del popolo di Prata era formato dagli uomini capi di famiglia del comune i quali, singolarmente avvisati, erano convocati nella piazza presso la chiesa di S. Eusebio per discutere ed approvare le questioni fondamentali della vita di comunità: l’elezione del console e del consiglio, l’incanto del dazio del pane, l’affitto dei beni comunali, la lettura degli “ordini” comunali e dei regolamenti dei boschi, la resa dei conti consolari. La validità dell’assemblea era condizionata alla presenza di almeno i due terzi dei capi famiglia.
Per la completezza delle informazioni sulla organizzazione comunale occorre ricordare che per tutto il periodo di antico regime faceva parte del comune di Prata, già articolato nelle sue liste o squadre, anche la vicinanza di Campedello, amministrata da un proprio console, regolata da un proprio statuto e dotata, a partire dalla metà del XVI secolo, di un proprio estimo e di un proprio territorio. Tale vicinanza godette di una sua particolare autonomia amministrativa ed economica, avvalorata dagli instrumenti di reparto (1667 dicembre 12) a rogito notaio Fioramonte Pestalozzi e dall’arbitramento (1790 luglio 29) a rogito notaio Lelio de Peverello, intervenendo con il proprio console solo alle sedute dei consigli di Prata di specifico interesse, munendosi di propri protocolli e corrispondendo alle spese del comune per la settima parte ad essa spettante.
In forza delle leggi italiche dell’8 giugno 1805 e del 14 luglio 1807, Prata è unita a Chiavenna assieme a Campedello, Piuro e Villa.
Il nuovo compartimento territoriale ordinato dalla sovrana patente 12 febbraio 1816 e successiva istruzione governativa del 29 aprile 1816 ricostituirà il comune di Prata nella sua autonomia, risultando tuttavia aggregate al comune di Chiavenna a partire dal 1 maggio 1816 tanto la vicinanza di Campedello quanto la frazione di Uschione.
Dal 1863 il comune assumerà, accanto al nome iniziale di Prata, anche quello di Camportaccio.
Il libero ordinamento del comune di Prata così articolato e regolato dalla consuetudine, dagli statuti di Chiavenna e dai propri ordini comunali doveva integrarsi tanto con la organizzazione politico-amministrativa del contado di Chiavenna nella autonoma espressione delle proprie funzioni quanto con la superiore autorità del governo grigione nel contado stesso.
Nel primo caso, la comunità si vedeva rappresentata dal voto del proprio console nel Consiglio della giurisdizione di Chiavenna, di cui Prata era comune esteriore, così come nel Consiglio generale di contado, formato dalla giurisdizione di Chiavenna con i comuni esteriori, dalla giurisdizione di Piuro con Villa e dalla Val San Giacomo, ciascuna con propria autonomia e con propri statuti, ma accomunate dalle convocazioni del console del borgo per le questioni di generale interesse della giurisdizione e del contado.
Per il secondo caso, si rimanda alle notizie storico-giuridiche esposte nell’inventario del comune di Chiavenna sul governo grigione nel contado di Chiavenna, sottolineando tuttavia le osservazioni illustranti le funzioni eminentemente di controllo e di amministrazione della giustizia di tale governo, non sovrapposto alla libera organizzazione democratica del contado e delle sue comunità.
Complessi archivistici
- Comune di Prata Camportaccio (1398 - 1947)
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/creators/81