Causa Pia Macchi ( 1797 - 1951 )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Ente di assistenza e beneficenza
Altre denominazioni: Opera Pia Macchi
Condizione: pubblico
Profilo storico / Biografia
Il notaio Giuseppe Macchi (è comune anche la grafia Macchio) nel suo testamento del 1° febbraio 1787 e nel successivo codicillo del 12 giugno 1797 nominò erede universale l’Ospedale Maggiore di Milano, prescrivendo che le rendite del suo patrimonio fossero impiegate nella costruzione, completamento e successiva manutenzione del fabbricato della Ca’ Granda dall’ala Carcano verso il Laghetto della fossa interna del Naviglio, sulla base del disegno già preparato dall’ingegnere dell’Ospedale Castelli nel 1791. Il lascito era inoltre vincolato alla inalienabilità di tutti i beni stabili pena la sostituzione dell’Ospedale con i famigliari di Pompeo Litta Arese Visconti di Milano e con Egidio Orsini di Roma.
Alla morte del benefattore il patrimonio acquisito dall’Amministrazione ospedaliera fu stimato in oltre 2.265.000 lire. Sempre in ottemperanza alle volontà del testatore fu istituito un registro di entrata e uscita separato per le annotazioni contabili dei diversi rami dell’eredità (ma non un bilancio effettivo), così come una separata sezione d’archivio. Non fu creata però una Opera Pia vera e propria, ma nelle carte d’archivio si continuò a parlare di Eredità Macchi, Sostanza Macchi o Causa Pia. Per l’importanza del capitale donato all’Ente, Giuseppe Macchi è considerato come terzo fondatore dell’Ospedale Maggiore, dopo il fondatore, Francesco Sforza, e Luigi Carcano. Le raccolte d’arte dell’Ospedale conservano un suo ritratto, eseguito dal pittore Francesco Antonio Biondi.
A fronte di una urgente necessità di liquidità, nel 1801 l’Ospedale chiese al Tribunale di Prima Istanza l’autorizzazione a vendere, o per meglio dire a permutare, con la Eredità Macchi tre possessioni nel territorio di Fallavecchia: i poderi Maggiore, Minore e Basiano a fronte di denaro contante per le casse ospedaliere. Ottenuta l’approvazione ministeriale il 24 luglio 1802 si procedette alla vendita per il prezzo di L. 1.439.405.
L’ampliamento dell’ala Carcano fu avviato comunque subito dopo il lascito, provvedendo anche al prosciugamento del Laghetto e all’acquisto di case e botteghe nell’area, che furono poi demolite per la costruzione del nuovo braccio dell’Ospedale.
Come si è accennato, la Causa Pia Macchi non fu mai una Opera Pia indipendente con personalità giuridica distinta, ma fu sempre una delle Cause Pie annesse, come indicato ad esempio nello Statuto dell’Ospedale Maggiore del 1867 all’art. 1. La distinzione giuridica non fu però così chiara agli amministratori se le possessioni acquisite nel 1801 furono erroneamente iscritte al catasto come di proprietà della “Opera Pia Macchi” e il termine “Opera Pia” fu correntemente in uso a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento.
L’intestazione catastale fu di fatto rettificata solo il 23.5.1951 (atti 1472/51, ripr. in atti 1162/87), incorporando così tutti i beni già considerati di proprietà della Causa Pia nel patrimonio dell’Ospedale. Si dichiarò in quella occasione l’inesistenza di una Opera Pia separata, decretando, di fatto, l’estinzione della amministrazione separata della Eredità Macchi.
Gli usi d’archivio hanno però perpetuato l’errore e la documentazione relativa ai beni ancora oggi di proprietà ospedaliera è stata comunque classificata come O.P. Macchi sino al 2005.
Complessi archivistici
- _Causa pia Macchi - parte antica (1413 - 1974)
Compilatori
- Prima redazione: Daniela Bellettati (archivista)
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/creators/8245