Ospedale Maggiore di Milano ( 1456 - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente sanitario

Altre denominazioni:

  • Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico [Denominazione attuale dal 2005]
  • Consiglio degli Istituti Ospitalieri di Milano [Denominazione dal 1863 al 1971]

Condizione: pubblico

Collegamenti

Profilo storico / Biografia

Profilo generale della storia dell’Ospedale Maggiore dalle origini ad oggi
L’Ospedale Maggiore di Milano fu fondato ufficialmente nel 1456 da Francesco Sforza, il quale portò a compimento l’opera di aggregazione di tutti gli ospedali esistenti nel territorio milanese, iniziata già nel 1447 dall’arcivescovo della città, Enrico Rampini.
Il nuovo Ospedale quindi assorbì compiti e patrimoni delle numerose istituzioni che, annesse a monasteri o gestite da ordini religiosi e confraternite, esistevano a Milano e nel suo territorio almeno dal IX secolo (1).
La costruzione della “Ca’ Granda” iniziò il 12 aprile 1456, su progetto del fiorentino Antonio Averulino detto il Filerete e proseguì sotto la direzione di Guiniforte Solari e di Giovanni Antonio Amadeo. Separato dalle infermerie ospedaliere, nel 1488 venne anche costruito il Lazzaretto.
Grazie al lascito di Giovanni Pietro Carcano († 1624) si poterono costruire la chiesa dedicata all’Annunziata, le sale capitolari oggi sede dell’archivio storico (1637-1638) e il cortile grande terminato nel 1649, su progetto degli architetti Richini e Mangone. Il completamento verso via Laghetto si ebbe soltanto nel 1805, grazie all’eredità del benefattore Giuseppe Macchi († 1797).
Nel corso dei secoli l’Ospedale Maggiore fu sostenuto da generose donazioni che gli permisero di disporre di un cospicuo patrimonio: i possedimenti di Bertonico da parte di Bernabò Visconti nel 1359 (all’Ospedale del Brolo); Sesto Calende, da parte di papa Paolo III Farnese nel 1534; Morimondo e Ganna da parte di Pio IV Medici nel 1561 e 1556; l’abbazia di Mirasole assegnata da Napoleone Buonaparte nel 1797.
Durante la costruzione della cosiddetta “ala Macchio” il corpo amministrativo dell’Ospedale fu caratterizzato da numerosi interventi riformatori: il 25 maggio 1802 fu approvato un nuovo piano amministrativo, l’11 gennaio 1803 un piano dell’Ufficio di ragioneria, con il decreto governativo 26 maggio 1803 fu soppressa la carica di direttore medico e le sue funzioni vennero incorporate in quelle amministrative, fu poi approvato un nuovo organico del personale medico che entrò in vigore dal 1 giugno 1804.
Nel 1807 il governo francese, con i decreti reali del 5 settembre e del 21 dicembre 1807 e del 25 novembre 1808, istituì la Congregazione di carità incaricata dell’amministrazione di tutti gli enti assistenziali e della beneficenza del territorio milanese. Essa fu ripartita in 3 sezioni: 1.ospedali (Ospedale Maggiore e uniti), 2.ospizi e ricoveri (Pio Albergo Trivulzio e orfanotrofi), 3. enti elemosinieri (Luoghi pii elemosinieri e Monte di Pietà).
La Congregazione di carità napoleonica fu soppressa nel 1825 dal governo austriaco e i tre “rami” dell’assistenza riacquisirono la propria indipendenza.
Il governo dell’Italia unita affidò al Consiglio degli Istituiti ospitalieri (si veda oltre) l’amministrazione degli ospedali milanesi.

Divenuti insufficienti gli spazi, dal 1891 si cominciò la costruzione dei padiglioni sull’area dell’attuale Policlinico: il primo di questi fu il padiglione “Litta”, inaugurato nel 1895.
L’ospedale, secondo l’atto di fondazione (1456), doveva provvedere, con le rendite del patrimonio e con le oblazioni, ai bisogni di tutti i comuni dell’ex ducato sforzesco (garantire posti letti e giornate di degenza agli abitanti di ogni comune). Considerata l’incapacità economica del nosocomio di fornire una tale assistenza e vista l’eccessiva spesa anche per i comuni foresi, si stabilì, con decreto legge del 21 marzo 1926, il decentramento dell’assistenza ospedaliera. Ciascun gruppo di comuni dell’ex ducato ebbe la possibilità di provvedere in modo autonomo alla cura dei suoi abitanti con l’istituzione di 31 circoli ospedalieri (19 nella provincia di Milano, 9 in quelle di Como e Varese, 2 nella provincia di Bergamo, uno in quella di Pavia). Il Circolo Ospedaliero di Milano comprese la città e 22 comuni circonvicini.

Svolta fondamentale per la storia dell’ente fu l’istituzione, nel 1924 (2), della regia Università di Milano che andò a sostituire l’antica Accademia scientifico – letteraria, unendo alle facoltà di filosofia e lettere gli Istituti Clinici di Perfezionamento (creati nel 1906 da Luigi Mangiagalli); venne fondata la Facoltà di Medicina e Chirurgia attraverso una convenzione tra Comitato esecutivo dell’Università e Ospedale Maggiore di Milano. L’ospedale si impegnava a “mettere a disposizione della Regia Università di Milano, senza verun corrispettivo, esclusivamente per i fini didattici e scientifici della Facoltà Medico – Chirurgica, i suoi riparti nosocomiali coi degenti ricoverati a titolo ospitaliero, nonché i gabinetti, i laboratori e gli altri annessi servizi accessori dei riparti stessi, col personale sanitario di ispezione, di sorveglianza e di assistenza immediata, assegnatovi secondo le tabelle organiche e le norme ospitaliere”.

In questo periodo prese forma concreta l’idea – già concepita dal 1905 – di costruire un nuovo ospedale di supporto al Policlinico sito in una zona periferica di Milano (tra Affori e il comune di Niguarda) in considerazione della sempre più preoccupante carenza di posti letto. I lavori di costruzione, dopo varie vicissitudini, iniziarono nella primavera del 1933 (delibera di approvazione del progetto e del piano finanziario 13 luglio 1932) e si conclusero nel 1939. Il nuovo istituto e il Policlinico dipesero dalla medesima Amministrazione. La Direzione Sanitaria dell’Ospedale di Niguarda rimase distinta da quella del Policlinico e venne affidata ad un sovrintendente sanitario. Con la legge regionale 19 novembre 1976, n. 50, l’istituto fu eretto ad ente ospedaliero autonomo.

Nel 1935, per sostenere il finanziamento di Niguarda e per motivi igienici, fu deliberata la cessione al comune di Milano dell’edificio filaretiano con le aree annesse della Rotonda (55.000 mq) e di alcune case, per il prezzo complessivo di 20 milioni di lire. Gli accordi sottostanti all’atto di cessione convenivano di lasciare all’ospedale, in perpetuo, il godimento di una parte dell’edificio per ospitare gli uffici amministrativi dell’Ente. Nel 1930 l’edificio filaretiano era già divenuto sede del Rettorato e della Facoltà di Medicina della neonata Università di Milano, in diretta comunicazione con i padiglioni dell’ospedale.

Agli anni Sessanta risale la costruzione di altri due ospedali. A Sesto S. Giovanni esisteva già un edificio di proprietà del Comune che avrebbe dovuto essere completato per divenire un Policlinico del Lavoro. Nel 1954 il Comune di Sesto lo cedette al Comune di Milano che a sua volta lo donò agli Istituti Ospitalieri. Questi ultimi si impegnarono a costruire e gestire a proprie spese l’ospedale Città di Sesto S. Giovanni, il quale venne inaugurato nel 1961. Anche questo istituto venne eretto ad ente autonomo con la L. R. 19 novembre 1976, n. 50.
La costruzione del secondo istituto, il San Carlo Borromeo, venne deliberata dall’Amministrazione nel 1960; i lavori cominciarono nel 1963 ed il primo malato venne ricoverato nel 1966. Lo scorporo dall’Amministrazione del Policlinico avvenne nel 1976 (L. R. n.50).

Il patrimonio storico – artistico degli Istituti scorporati rimase di proprietà del Policlinico – secondo i decreti del Presidente della Regione Lombardia n. 144, n. 145 e n. 150 del 1981 – ed è ancora oggi di competenza del Servizio beni culturali.

Dal 1981 il Policlinico, con decreto del Ministero della Sanità di concerto con il Ministero della Pubblica Istruzione, divenne un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (I.R.C.C.S.) di diritto pubblico.
Il decreto del Ministero della Salute 29 dicembre 2004 ha sancito la trasformazione dell’Ospedale Maggiore in Fondazione con la denominazione di Fondazione IRCCS “Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena”; alla quale con decreto del Presidente della Regione Lombardia n. 1181 del 31 gennaio 2005 sono state trasferite le strutture del Presidio Commenda, già afferenti all’Azienda Ospedaliera “Istituti Clinici di Perfezionamento” (clinica Mangiagalli, clinica De Marchi, clinica Luigi Devoto, clinica Regina Elena, clinica Odontoiatrica, padiglione chirurgico Alfieri, padiglione Ettore Bergamasco e padiglione Vigliani).
La denominazione attuale del Policlinico, modificata nel 2010 è Fondazione IRCCS “Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico”.

Note
(1) L’istituzione del nuovo Ospedale venne ratificata da papa Pio II Piccolomini nel 1458.
(2) Il 28 agosto 1924, presso la Prefettura di Milano, venne firmata una convenzione per la costituzione e il mantenimento della Regia Università di Milano. Il Regio decreto 23 ottobre 1924 rese esecutiva la convenzione del 28 agosto. La cerimonia di inaugurazione del Nuovo Ateneo avvenne il giorno 8 dicembre 1924.

L’amministrazione dell’Ospedale Maggiore dall’istituzione del Consiglio degli Istituti ospitalieri alla Fondazione IRCCS “Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico”.
Il Consiglio degli Istituti Ospitalieri venne istituito nel 1863 per decreto reale del 30 agosto (1), esso rappresentava l’Ospedale Maggiore di Milano e gli altri istituti annessi (Opera pia Macchio, Causa pia Del Sesto, Istituto Secco Comneno, Istituto di Santa Corona – amministrato dall’Ospedale Maggiore già dal 1796 lo rimarrà fino al 1902 – Ospedale Ciceri- Fatebenesorelle amministrato fino al 1925). Per effetto di questo decreto tutti gli ospedali cittadini vennero raggruppati sotto un’unica amministrazione, quella cioè del Consiglio degli Istituti ospitalieri, pur continuando a mantenere gestione finanziaria autonoma. Nel 1864 il Consiglio inviò al Ministero il nuovo Statuto che fu approvato con regio decreto del 2 dicembre 1866 (2). La struttura organizzativa dell’Istituto concepita nello Statuto del 1864, si articolava in due divisioni: una finalizzata all’amministrazione del patrimonio, l’altra alla erogazione delle rendite e della beneficenza. “A capo di ciascuna divisione erano posti quattro consiglieri di amministrazione indicati dal presidente, con diretta sorveglianza sul personale e gli uffici, e ad ognuna erano destinati, per gli affari quotidiani, un segretario ed un vice segretario. Figura di snodo fra il Cda [consiglio di amministrazione] e la struttura, primo in grado fra i segretari di divisione, stava il Segretario generale” (3) .
Il primo Consiglio degli Istituiti Ospitalieri era formato da otto membri più il presidente (4), tutti di esclusiva nomina del Comune di Milano. I sindaci dei comuni della provincia di Milano presentarono un petizione alla Prefettura (1889) per ottenere che la nomina dei consiglieri ospitalieri avvenisse in seno al consiglio provinciale, trasformando così l’istituzione ospedaliera in un Istituto provinciale, dal momento che per statuto anche i comuni rurali erano utenti del nosocomio milanese. Solo nel 1908, con regio decreto del 22 marzo, la modalità di elezione dei Consiglieri venne riformata, modificando il decreto regio 30 agosto 1863: la nomina di cinque membri fu demandata al Consiglio comunale di Milano, due al Consiglio provinciale, uno al Consiglio provinciale di Como e uno ai delegati dei Consigli provinciali di Cremona, Pavia e Bergamo; l’elezione del Presidente fu affidata agli stessi membri del Consiglio ospitaliero, che avrebbero dovuto sceglierlo nel proprio seno (5). Il Presidente durava in carica quattro anni, mentre i membri si rinnovavano per un quarto ogni anno.
Nel 1911 fu elaborato un Regolamento amministrativo che sancì una nuova organizzazione delle strutture amministrative, riunendo le “numerosissime e notevoli modificazioni non mai coordinate in un testo unico” (6) e stabilendo una ripartizione in quattro divisioni: presidenza, legale, tecnica e finanziaria.
Durante la seduta del 15 ottobre 1928 il consiglio di amministrazione, presieduto dall’avvocato Luigi Lanfranconi, presentò le dimissioni in seguito al “cambiamento della Rappresentanza amministrativa cittadina” (7). L’Ente venne affidato alle gestione di un Commissario straordinario, Atto Marolla, in attesa della ricostituzione della normale Amministrazione. Sotto la direzione dell’avvocato Marolla venne redatto un nuovo statuto approvato il 6 giugno 1929 (8).
Con lo Statuto del 1929 l’Ospedale fu eretto in Ospedale di Circolo (9) determinando un decentramento dell’assistenza ospedaliera; il Prefetto di Milano dichiarò aperto e funzionante l’Ospedale Maggiore nella sua nuova veste giurisdizionale con effetto dal 31 dicembre 1929. Il provvedimento venne poi esteso anche agli altri ospedali dei 31 circoli nei quali fu diviso il territorio dell’antico ducato di Milano (10). Venne riformato anche l’assetto del consiglio di amministrazione: i membri furono ridotti a cinque anziché nove, compreso il Presidente, che divenne di nomina prefettizia, mentre tre consiglieri furono scelti dal Podestà di Milano e uno dalla Rappresentanza della Provincia per i ventidue comuni aggregati al Circolo ospitaliero di Milano. La carica ebbe per tutti durata quadriennale, con la possibilità di rinnovo senza interruzione.
Con deliberazione 16 luglio 1929 n. 4911 del Commissario prefettizio di Milano e con decisione 31 luglio 1929 n. 532 della Giunta provinciale amministrativa di Milano vennero approvati Regolamento generale amministrativo, Regolamento sanitario interno, Regolamento speciale per l’Ufficio tecnico, Regolamento speciale per la biblioteca (il nuovo Regolamento speciale per l’Ufficio d’archivio era già stato adottato nel 1912). Il nuovo consiglio di amministrazione dell’Ospedale, presieduto da Massimo Della Porta (11) si insediò il 23 dicembre 1929.
L’amministrazione venne organizzata in quattro riparti: patrimonio immobiliare, patrimonio mobiliare e liquidazioni ereditarie, affari legali e spedalità, gestione della beneficenza. Alla direzione di ciascun riparto furono delegati dal consiglio, su proposta del Presidente, uno o più consiglieri. La Presidenza si occupò della direzione generale degli affari attinenti alla gestione ospedaliera, del personale amministrativo e sanitario e di tutto il personale salariato, dei servizi di cura e di assistenza per il tramite della Direzione medica a norma del regolamento sanitario interno, nonché del servizio ecclesiastico. Inoltre alla Presidenza spettò la sorveglianza sugli altri rami dell’amministrazione per l’applicazione delle disposizioni di legge. Il nuovo regolamento oltre a ribadire come da statuto gli obblighi di assistenza verso i malati poveri, sottolineò la possibilità di accoglienza dei malati solventi oltre che quella dei malati assicurati inviati dalle amministrazioni delle Ferrovie dello Stato, dalle Casse e dalle Compagnie d’assicurazioni per gli infortuni sul lavoro o dell’invalidità e vecchiaia, Assicurazioni sociali, mutue sanitarie o altri enti pubblici e privati.
Il 30 settembre 1923 fu istituita l’Università degli studi di Milano, alla quale venne delegato il ruolo di alta formazione di medici e chirurghi, fino ad allora svolto dall’Università di Pavia e dagli Istituti Clinici di Perfezionamento.
L’Ospedale, in adempimento dell’art. 98 della Legge 17 luglio 1890 n. 6972 (12), concesse all’Università di Milano, con speciali convenzioni ed esclusivamente per fini didattici e scientifici della facoltà di medicina e chirurgia, alcuni reparti nosocomiali con i degenti ricoverati a titolo ospedaliero, i gabinetti, i laboratori e gli altri annessi servizi accessori dei reparti stessi; la concessione fu subordinata alla condizione che i titolari degli insegnamenti universitari fossero anche delegati dal Consiglio ospitaliero a dirigere gli stessi reparti e ad assumere le funzioni di Primari o di dirigenti ospedalieri prestando l’opera gratuitamente, con l’osservanza di tutte le disposizioni regolamentari dell’Ospedale Maggiore. L’Università si impegnò inoltre a rimborsare all’Amministrazione ospedaliera tutte le spese extra necessarie ai fini didattici e scientifici (speciali trattamenti dietetici e terapeutici non contemplati nelle tabelle e norme ospedaliere, diarie di eventuali prolungamenti di degenza, maggiori spese di laboratorio dovute alle esigenze degli insegnamenti).
Negli stessi anni prese forma concreta l’idea – già concepita dal 1905 – di costruire un nuovo ospedale di supporto al Policlinico sito in una zona periferica di Milano (tra Affori e il comune di Niguarda) in considerazione della sempre più preoccupante carenza di posti letto. I lavori di costruzione iniziarono nella primavera del 1933 (delibera di approvazione del progetto e del piano finanziario 13 luglio 1932) e si conclusero nel 1939. Il nuovo istituto e il Policlinico dipesero dalla medesima Amministrazione, tuttavia la Direzione Sanitaria dell’Ospedale di Niguarda rimase distinta da quella del Policlinico e venne affidata ad un sovrintendente sanitario (13).
In seguito al prematuro decesso del Presidente in carica Massimo Della Porta, il Prefetto ritenne opportuno sciogliere il Consiglio e affidare la gestione dell’Ente ad un Commissario straordinario, l’avvocato Sileno Fabbri, che fu nominato con decreto prefettizio del 26 luglio 1940 (14) e rimase in carica fino a gennaio del 1944, quando venne sostituito da Giuseppe Zironi (15). Nel 1940 venne anche elaborato un nuovo statuto, approvato con le deliberazioni 19 ottobre e 28 dicembre del Commissario prefettizio degli Istituti Ospitalieri e con decisioni 20 novembre 1940 n. 6952 e 22 gennaio 1941 n. 341 della Giunta provinciale amministrativa di Milano (16). Nell’articolo 1 del nuovo Regolamento venne stabilito che “Al Consiglio, per gli affari attinenti ai rapporti con le cliniche” sarebbero stati ammessi “due rappresentanti della Regia Università di Milano, designati dal senato accademico, con tutte le facoltà degli altri membri” (17).
“L’esigenza di un organismo clinico unitario” da parte dell’Università degli studi, che utilizzava le strutture dell’Ospedale Maggiore e quelle delle tre cliniche – ginecologica, pediatrica e del lavoro – amministrate dagli Istituti clinici di perfezionamento, fu alla base della proposta di convenzione avanzata dal rettore dell’Università (Giuseppe Menotti) e dal Commissario prefettizio degli Istituti ospitalieri – l’avvocato Giuseppe Zironi – secondo la quale la gestione dei servizi costituenti il Policlinico sarebbe stata affidata all’amministrazione degli ICP, anch’essi rappresentati da un commissario prefettizio (Carlo Riva). Approvata la convenzione il 6 giugno 1944, il Policlinico e le tre cliniche alle dipendenze degli ICP vennero amministrate come un unico organismo denominato “Policlinico universitario di Milano” (18). Tale convenzione, “portante la temporanea cessione agli Istituti Clinici di perfezionamento della gestione dei padiglioni dell’Ospedale Policlinico” fu annullata con deliberazione 21 marzo 1946, per cui la gestione del Policlinico tornò all’Ospedale Maggiore.
Nel gennaio del 1945 (decreto prefettizio del 17 gennaio 1945 n. 62007) venne ripristinato il Consiglio ospedaliero presieduto da Giuseppe Zironi, ma ebbe vita assai breve poiché nel maggio dello stesso anno, durante la seduta del giorno 11, venne annunciata in Consiglio la nomina di un Commissario straordinario – avvocato Gian Battista Migliori – da parte della Giunta municipale di Milano per delega del Comitato di liberazione nazionale della Lombardia.
L’Ospedale rimase commissariato fino a novembre del 1946: la prima seduta del nuovo Consiglio di amministrazione dell’Ospedale, presieduto dall’avvocato Luigi Colombo, si tenne il 5 novembre 1946. Esso si rifece alle disposizioni del regolamento amministrativo del 1940, rimanendo costituito da cinque membri compreso il Presidente; venne però ammessa la presenza di due rappresentanti dell’Università di Milano, designati dal senato accademico, per gli affari attinenti i rapporti con le cliniche. Esso ebbe in carico anche l’amministrazione dei seguenti istituti: Opera Pia del Sesto, Opera pia Secco Comneno, Opera pia Lamberto Parravicini, Opera pia Francesco Ponti, Pio Istituto Antirabico. Alle riunioni del Consiglio poteva intervenire anche il Direttore sanitario dell’unità ospedaliera interessata per la trattazione di pratiche attinenti la gestione ospedaliera. Il successivo Regolamento generale amministrativo fu compilato nel 1967; con questo vennero ampliati uffici e servizi amministrativi, portandone a dieci il numero e ripartendoli in una direzione generale (in luogo della segreteria generale), una vice direzione generale, una ripartizione economale e dei servizi generali e di farmacia, una ripartizione legale, una del personale, una patrimoniale, una ripartizione provveditorato, una della ragioneria, una ripartizione spedalità e, infine, una ripartizione tecnica.
Agli anni Sessanta risale anche la costruzione di altri due ospedali. Il primo a Sesto San Giovanni dove già esisteva un edificio di proprietà di quel Comune che avrebbe dovuto essere completato per divenire un Policlinico del Lavoro. Nel 1954 il Comune di Sesto lo cedette al Comune di Milano che a sua volta lo donò agli Istituti Ospitalieri. Questi ultimi si impegnarono a costruire e gestire a proprie spese l’ospedale Città di Sesto S. Giovanni, il quale venne inaugurato nel 1961. La costruzione del secondo istituto, il San Carlo Borromeo, venne deliberata dall’Amministrazione nel 1960; i lavori cominciarono nel 1963 ed il primo malato venne ricoverato nel 1966. Entrambi furono eretti ad ente autonomo, insieme al nosocomio di Niguarda, con la già citata legge regionale 19 novembre 1976, n. 50.
Nel 1971 (D.p.R. 11 marzo) l’Ospedale Maggiore venne dichiarato Ente ospedaliero regionale; i membri del Consiglio di Amministrazione tornarono ad essere nove, sei eletti dal Consiglio Regionale della Lombardia, uno dal Consiglio Comunale di Milano, uno dalla Giunta e uno dal Consiglio Provinciale. Più di dieci anni dopo, con lo Statuto del 1985 (approvato con deliberazione del consiglio di amministrazione del 30 aprile n. 678, esecutiva ai sensi di legge), la nomina del Presidente divenne prerogativa del Ministero della Sanità ed i 9 membri del Consiglio di Amministrazione furono designati dai Ministeri della Sanità, del Lavoro e della Previdenza Sociale, della Pubblica Istruzione e della Ricerca scientifica, dalla Regione Lombardia, dall’Unità Sanitaria locale, dall’Arcivescovado di Milano e dal Comune di Milano.
Dal 1981 il Policlinico, con decreto del Ministero della Sanità di concerto con il Ministero della Pubblica Istruzione, divenne un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (I.R.C.C.S.) di diritto pubblico, assumendo così il compito di “svolgere attività di ricerca scientifica, nell’ambito delle discipline biomediche, e prestazioni di ricovero e cura, assicurando a queste ultime il più elevato livello assistenziale rapportato allo stato più avanzato delle ricerche senza limitazioni in ordine all’ambito territoriale di riferimento e alla qualità dei soggetti beneficiari” (19) .
I mezzi mediante i quali l’Ospedale poté assolvere i propri compiti furono i redditi dei beni mobili e immobili, contributi straordinari erogati dallo Stato, contributi erogati dalla Regione Lombardia e da enti locali anche non territoriali, eventuali riconversioni del patrimonio istituzionale, contributi volontari, oblazioni, lasciti, donazioni, proventi derivanti dagli eventuali rapporti convenzionali stipulati per l’esplicazione di attività istituzionali (20).
Dal 1989 al 2004 l’Ospedale Maggiore fu retto da Commissari straordinari di nomina ministeriale, ad eccezione della parentesi rappresentata dalla presidenza di Giancarlo Abelli dal 1991 al 1994.
Da gennaio 2005, in base al Decreto legislativo n. 288 del 16 ottobre 2003 e all’accordo di programma tra Regione Lombardia, Ministero della Salute e Comune di Milano, nacque la Fondazione IRCCS “Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena”, alla quale, con decreto del Presidente della Regione Lombardia n. 1181 del 31 gennaio 2005, furono trasferite le strutture del Presidio Commenda, già afferenti all’Azienda Ospedaliera “Istituti Clinici di Perfezionamento” (clinica Mangiagalli, clinica De Marchi, clinica Luigi Devoto, clinica Regina Elena, clinica Odontoiatrica, padiglione chirurgico Alfieri, padiglione Ettore Bergamasco e padiglione Vigliani).
L’attuale struttura amministrativa prevede un Consiglio di amministrazione di otto membri, escluso il Presidente, che rappresentano il Ministero della Salute, la Regione Lombardia, il Comune di Milano e la Fondazione Fiera Milano (membro privato subentrato nel 2005); seguono le Direzioni generale, amministrativa, sanitaria e scientifica.
A partire dal 2010 l’istituto venne ribattezzato “Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico”.
Negli ultimi dieci anni ha preso avvio un processo di restauro e rinnovamento di tutti gli edifici dell’Ospedale.

Note
(1) Si veda Amministrazione, Atti amministrativi, Pratiche generali, Consiglio-Istituzione.
(2) Con lo Statuto del 1864 si aprì la complessa “questione ospitaliera dell’ex Ducato di Milano”: i comuni aventi diritto all’assistenza ospedaliera gratuita furono ridotti ai soli 496 della provincia di Milano, contro gli 838 dell’ex Ducato in precedenza beneficiati. (Si veda anche il saggio di Mattia GRANATA, Contributo allo studio delle “tecnostrutture miste” locali: i Consigli di amministrazione dell’Ospedale Maggiore di Milano (1863- 2003), inedito.
(3) Mattia GRANATA, op. cit.
(4) Si veda in Amministrazione, Pratiche generali, Consiglio-Istituzione, atti 88/1863.
(5) Si veda Amministrazione, Atti amministrativi, Pratiche generali, Consiglio- Installamento, atti 5889/1909
(6) Regolamento generale amministrativo, Milano 1913, approvato dal Cda il 15 novembre 1911.
(7) Si vedano i verbali delle sedute del Consiglio degli istituti ospitalieri per il 1928, seduta del 15 ottobre.
(8) Nel corso della successiva seduta, il 19 ottobre 1928 si insediò in qualità di Commissario prefettizio Atto Marolla
nominato dal Prefetto di Milano con decreto 17 ottobre dello stesso anno.
(9) Si veda la serie dei Regolamenti amministrativi e sanitari a stampa, Il nuovo Statuto dell’Ospedale Maggiore di
Milano e la sua erezione in Ospedale di circolo. L’erezione dell’Ospedale Maggiore a Ospedale di circolo adeguava il
nosocomio milanese ai provvedimenti di legge per l’attuazione del piano di decentramento dell’assistenza ospedaliera (D.L. 6 novembre 1924 n. 2086 e R.D. 9 novembre 1925 n. 2141).
(10) Nello Statuto organico capo primo, art. 2 vengono elencati i comuni che possono usufruire dell’assistenza presso l’Ospedale Maggiore: Assago, Basiglio, Bresso, Buccinasco, Cesano Boscone, Cologno Monzese, Cormano, Corsico, Cusago, Linate al Lambro, Novate Milanese, Opera, Pantigliate, Peschiera Borromeo, Pieve Emanuele, Pioltello, Rozzano, S. Donato Milanese, Segrate, Settimo Milanese, Trezzano sul Naviglio e Vimodrone.
(11) I Consiglieri eletti furono Ambrogio Binda, Carlo Radice Fossati, Carlo Valvassori Peroni e Cesare Dorici.
(12) Cfr. Regolamenti generale amministrativo, sanitario interno, di segreteria, d’ufficio tecnico, di biblioteca e
d’archivio in Amministrazione, Atti amministrativi, Regolamenti amministrativi e sanitari a stampa.
(13) Con la legge regionale 19 novembre 1976, n. 50, l’istituto fu eretto ad ente ospedaliero autonomo.
(14) Il 4 luglio 1940 moriva il Presidente in carica del Consiglio, Massimo Della Porta.
(15) L’avvocato Zironi fu nominato Commissario prefettizio con decreto del 5 gennaio 1944 n. 184. Il Consiglio di
amministrazione dell’Ospedale fu ripristinato e, con la seduta del 1 febbraio 1945, fu nominato Presidente l’avvocato
Zironi.
(16) Vedere Verbali delle deliberazioni, 1940
(17) Vedere Consiglio degli istituti ospitalieri – Regolamento amministrativo, Capo I, Articolo 1.
(18) Si veda nel registro delle deliberazioni alla seduta del 26 maggio 1944 (atti 3317/1944) la deliberazione 972
cessione gestione Policlinico approva lo schema di convenzione; ed anche il registro 6 dicembre 1944 – 30 maggio
1945, seduta del 1 febbraio 1945.
(19) Statuto dell’Ospedale Maggiore di Milano del 1985, titolo I, articolo 1.
(20) Cfr. lo Statuto dell’Ospedale Maggiore di Milano del 1985.