Signoria della Calciana ( sec. XIV - 1797 )

Tipologia: Ente

Sede: Calcio

Codici identificativi

  • MIDB000804 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

La sola notizia relativa a Calcio precedente il sec. XI è l’esistenza, in quel territorio, di un insediamento romano, dimostrata dal ritrovamento di reperti nel palazzo Silvestri(1). Risale, infatti, al 1035 il documento secondo cui il vescovo di Cremona possedeva a quell’epoca beni “in loco Calzo”(2). Nel 14 ottobre 1148 il cardinale Guidone da Somma metteva fine alla lite tra i vescovi di Bergamo e di Cremona circa i rispettivi confini delle diocesi, tracciando all’interno del comune di Romano di Lombardia una linea di separazione, determinante le pievi di Calcio e di Ghisalba: gli abitanti di Romano delle tre porte “di sotto” furono assegnati alla pieve di Calcio, mentre gli appartenti alla quarta porta “di sopra” a quella di Ghisalba.

La pieve di Calcio, prescindendo dalle indicate tre porte di Romano, si stendeva alle parrocchie di Pumenengo e di S. Maria in Campagna, cui si aggiunsero in seguito le chiese prepositurali di Covo, Antegnate, Fontanella e l’abbaziale di Barbata(3). Quanto alla ragione civile, Calcio era a capo di un territorio detto Calciana, la cui estensione geografica rimane incerta(4). Non è infatti chiaro se la Calciana corrispondesse alla pieve, come è stata descritta, o al feudo, di cui si parlerà oltre, ovvero se si trattasse d’altro. Di certo si sa che tale regione fu poi sottratta nel 1306 dal comune di Soncino (che già vi esercitava i diritti di pascolo) a Cremona e da questa nuovamente recuperata nel 1341-42(5).

La Calciana, passata nel frattempo sotto il governo dello stato di Milano, fu ceduta da Bernabò Visconti, con diploma del 12 febbraio 1366, alla moglie Beatrice della Scala, detta Regina: in questo modo Bernabò, considerando che non poche terre situate sui confini tra il bresciano e le contermini giurisdizioni, lungo il fiume Oglio, erano divenute inabitabili ed improduttive a seguito delle guerre e delle scorrerie di banditi, e tenendo conto che Beatrice aveva in precedenza acquistato diverse possessioni in quei luoghi, volle così esprimere il suo interesse verso dette zone e nel contempo favorire la crescita del patrimonio della moglie, trasmettendole inoltre i suoi diritti sui beni tanto a titolo di allodio, quanto a titolo di signoria e di vicariato imperiale(6). Beatrice veniva pertanto in possesso di giurisdizioni, beni, possessioni e ragioni di Roccafranca e Urago, delle Calciana superiore o inferiore, di Pumenengo, di Gazolo, di “Fiorano” (antico nome Torre Pallavicina) e di Gallignano, con tutte le acque, gli acquedotti, le pescagioni, i pascoli, il fiume Oglio da entrame le sponde, nonchè del territorio di Cividate al Piano (fino a “Fiorano” e Roccafranca)(7). Il 13 aprile 1380 Beatrice, vedendo fallire i propri tentativi di bonifica su detti beni, alienava a Fermo, Marco e Antonio Secco, fu Jacopo, da Caravaggio, il feudo di Calcio e la Calciana superiore con annessi privilegi e regalie(8).

La ricca famiglia caravaggese, già testimoniata dal sec. XIII, entrò così in possesso dei territori compresi nella zona denominata Calciana superiore, che confinava a nord con il Fosso Bergamasco(10), a est con il fiume Oglio, a ovest il fosso con i territori di Covo e Antegnate, e a sud con la Calciana inferiore.

Nel frattempo Beatrice ampliava i propri possedimenti in Lombardia acquisendo altre proprietà nelle zone di Calcio, Pumenengo e “Fiorano”, per le quali Bernabò le riconosceva diritti che gli statuti milanesi assegnavano al marito, come testimonia un documento datato 9 ottobre 1380(11). Dopo un paio d’anni comunque anche questi nuovi investimenti di Beatrice passarono ad altra proprietà: infatti, il resto della Calciana, cioè la parte inferiore che si estendeva a sud di Pumenengo fino a Soncino escluso, e che comprendeva a ovest Gallignano e a est Torre Pallavicina, veniva ceduta il 18 agosto 1382, con il rimanente del porto sull’Oglio ed una porta sullo stesso fiume sita in territorio di Calcio, a Pietro da Covo, Alberto Barbò e Daniele Groppello, investiti degli stessi diritti signorili dei Secco(12).

Il possesso del feudo portò con sè ai Secco (e agli altri proprietari) il godimento della piena autorità in materia civile e criminale, l’esenzione da imposte reali e personali e da ogni genere di dazio, il diritto di imporre tasse sulle taverne, su pane, sale, vino, carne, e di pescare su entrambe le rive dell’Oglio, da Cividate al Piano sino a “Fiorano” e Roccafranca compresi, la libertà di importare vino dal bresciano (previo il versamento di una tassa a Milano), e di vendere cereali ed altri generi alimentari senza pagare alcun pedaggio(13).

La progenie dei Secco andò nel tempo dividendo e suddividendosi in parecchi rami, in modo che, dalla famiglia detta semplicemente Secco, vennero sorgendo quelle dei Secco d’Aragona, Secco Borella, Secco Comneno, Secco Soardi Comneno(14): tranne la seconda, cioè i Secco Borella, tutte ebbero parte effettiva nella signoria di Calcio, poiché tutte figliate o derivate da quei tre fratelli, figli di Giacomo che nel 1380 avevano acquistato il luogo e territorio.

La proprietà di Regina della Scala non era passata interamente ai Secco, ma era stata divisa, come oggi si direbbe, in lotti: il primo e più piccolo Urago l’avevano comprato i Martinengo (in data 1380 gennaio 30), il secondo, Calcio, i Secco (in data 1380 aprile 13), il terzo, la Calciana inferiore, i Da Covo, Barbò e Da Groppello (in data 1382 agosto 18). Così, per la comunanza degli interessi giurisdizionali e dei privilegi, questi gruppi signorili si vennero tra loro ad unire, determinando quell’unità feudale che fu denominata il “condominio di Calcio e della Calciana superiore ed inferiore”(15). Inoltre, poiché le divisioni d’eredità andarono moltlipicando tra gli stessi Secco i compartecipi alla proprietà fondiaria e signorile di Calcio, e per necessità avvenne che nessuno mai assommò in sè il completo dominio del luogo, così a doppia ragione s’impose il titolo di “condomini di Calcio e della Calciana” che le carte ci presentano per i diversi rami della famiglia Secco(16).

L’abrogazione di tutti i privilegi e regalìe assegnate alla Calciana avvenne nell’anno 1802, allorchè la Repubblica Cisalpina, incorporando detti territori nella provincia di Bergamo, per gli effetti delle leggi 5 e 22 pratile, anno VI della Repubblica Francese (24 maggio 1798 e 10 giugno), riservò alla cessata signoria analogo trattamento usato per gli altri luoghi delo stato: i “condomini” furono pertanto spogliati dei diritti di forno ed osteria, nonchè del pedaggio del ponte sul fiume Oglio, tra Calcio ed Urago d’Oglio(17).

1. Cfr. D. Muoni, “Antichità romane nel basso bergamasco e cenni storici su Calcio ed Antignate”, Milano, 1871, pp. 16-17.

2. Cfr., “L’Archivio Silvestri in Calcio. Notizia e inventario – regesto”, 4 voll., a cura di G. Bonelli, Torino, 1912 – 1935, in Biblioteca civica “A. Mai” di Bergamo, vol. I, p. 12.

3. Cfr. D. Muoni, “L’antico stato di Romano di Lombardia ed altri comuni del suo mandamento. Cenni storici, documenti e regesti”, Milano, 1871, p. 71: “… Universus vero populus trium portarum inferiorum ad plebem de Calzo ad scrutinium atque ad penitentias de criminalibus peccatis recipiendas, quarta porta superior vadat ad plebem Ghixalbae”. Cfr. anche G. Ronchetti, “Memorie istoriche della città e chiesa di Bergamo”, 7 voll., Bergamo, 1805 – 1839, vol. III, p. 84. Ancora in D. Muoni, “L’antico stato …”, cit., p. 70: “Oltre la chiesa parrocchiale, sotto il titolo del martire S. Vittore, esistono in Calcio l’oratorio campestre dei SS. Fermo e Rustico, l’oratorio di S. Michele Arcangelo nella sacrestia della vecchia chiesa, l’oratorio della Beata Vergine del Carmine, quello annesso all’ospitale, e quello di S. Carlo nella villa di juspatronato Oldofredi – Tadini. Eravene un altro dedicato a S. Rocco, di juspatronato Anguissola, ma cessò di essere in uso. (…) Delle due confraternite, quella del SS. Sacramento, eretta nella chiesa parrocchiale, si chiama la Scuola del Popolo di Calcio, l’altra istituita nella chiesa sussidiaria dei SS. Fermo e Rustico, è appellata del Santissimo Rosario.” Cfr. anche l’introduzione dell’"Inventario degli atti dell’archivio del comune di Romano di Lombardia", datt., a cura di F. Nicefori, 1986.

4. Cfr. “L’Archivio Silvestri …”, a cura di G. Bonelli, cit., vol. I, pp. 12 – 13. Pare inoltre che il termine “Calciana” derivi dai ciottoli calcarei di cui il territorio è particolarmente ricco: cfr. D. Muoni, “Antichità romane …”, cit., p. 18.

5. Cfr. D. Muoni, “Antichità romane …”, cit., p. 18.

6. Cfr. unità 78 e 115. Cfr. inoltre F. E. Comani, “Sui domini di Regina della Scala e dei suoi figli”, in “Archivio Storico Lombardo”, s. III, XXIX, fasc. 36, 1902, pp. 233 – 234.

7. Cfr. F. E. Comani, “Sui domini di Regina …”, cit., pp. 244 – 246: “(…) et praedicta et infradicta bona res vel jura cum jurisdictione eorum ad praefatam illustrem D. d. Reginam ed ejus successores pertinere pleno jure ipsas terras, loca, castrum et territoria, (…) committentes et concedentes etiam (…) merum et mixtum imperium et gladij protestatem et omnia regalia (…)”. Del documento si hanno due copie molto tardive: una nell’Archivio Storico Municipale di Brescia, G. VIII, ms., 1523, “Registro Municipale”; l’altra nella Biblioteca Queriniana di Brescia, “Miscellanea Gugliardi”, F. II, ii, ff. 69 – 70.

8. Cfr. G. Bonelli, “A proposito dei beni di Beatrice della Scala nella Calciana”, in “Archivio Storico Lombardo”, s. III, XXX, fasc. 37, 1903, pp. 142 – 144 (riporta per estratto il documento).

9. Cfr. “L’Archivio Silvestri …”, a cura di G. Bonelli, cit., vol. I, pp. 2 – 3.

10. Cfr. G. Da Lezze, “Descrizione di Bergamo e del suo territorio 1596”, edizione a cura di V. Marchetti e L. Pagani, Bergamo, 1989, (Fonti per lo studio del territorio bergamasco, VII).

11. Cfr. F. E. Comani, “Sui domini di Regina …”, cit., p. 234.

12. Cfr. G. Bonelli, “A proposito dei beni …”, cit., p. 144 (riporta per estratto il documento). Copie degli istrumenti di vendita (12 aprile 1380 e 18 agosto 1382) dei beni di Calcio e della Calciana sono conservate in una raccolta a stampa del sec. XVII, presso l’Archivio di Stato di Milano, “Feudi Camerali”, parte antica, cartella 131, fasc. 1.

13. Le fonti documentarie dicono che i Secco possedevano Calcio “in liberum et expeditum allodium, cum mero et mixto imperio ec cum potestate et gladij”, le quali espressioni rientrano a perfezione in quel frasario di formule ufficiali che i canonisti del diritto feudale hanno chiosato quali definizioni di dominio assoluto e da chiunque indipendente che non sia il principe; in sostanza i Secco in Calcio furono “domini” cioè signori, non conti: cfr. “L’Archivio Silvestri …”, a cura di G. Bonelli, cit., vol. I, pp. 3 – 4. Cfr. inoltre unità 46.

14. Cfr. “L’Archivio Silvestri …”, a cura di G. Bonelli, cit., vol. I, pp. 5 – 6. Per la ripartizione della signoria fra i diversi esponenti della famiglia Secco cfr. unità 542.

15. Cfr. “L’Archivio Silvestri …”, a cura di G. Bonelli, cit., vol. I, p. 6. Cfr. inoltre la serie Privilegi, Signoria.

16. Cfr. “L’Archivio Silvestri …”, a cura di G. Bonelli, cit., vol. I, p. 6.

17. Cfr. D. Muoni, “Antichità romane …”, cit., p. 21.

Complessi archivistici