Comune di Garlasco ( sec. XIV - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente pubblico territoriale

Sede: Garlasco

Codici identificativi

  • MIDB00080F (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

Non esiste un supporto bibliografico attendibile riguardante la vita politico-amministrativa di Garlasco nei secoli e non sono neppure reperibili gli statuti antichi o altri ordinamenti generali che regolassero le attività amministrative della comunità. Le notizie storiche che seguiranno possono talvolta presentarsi in forma incompleta o parziale, ma sono le uniche rilevabili dall’esame della documentazione presente in archivio. E,’ infatti, quantitativamente assai scarsa la documentazione conservata per i secoli XV, di cui si conservano solo quattro documenti in copie posteriori, e XVI.
Nel 1436 Filippo Maria Visconti investe Guarnerio Castiglioni, consigliere ducale, del feudo di Garlasco. L’investitura viene confermata nel 1477 da Gian Galeazzo Sforza ai fratelli Luigi e Battista Castiglioni; la famiglia Castiglioni rimarrà titolare del feudo fino all’abolizione dei privilegi feudali nel 1797, con l’avvento del governo francese. Garlasco, comune della Lomellina, rientra nella circoscrizione del contado di Pavia (assieme all’Oltrepò, alla Campagna Soprana e alla Campagna Sottana) e appartiene al ducato di Milano. L’ 8 novembre 1703, in seguito a un trattato stipulato tra Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, e il governo austriaco, la Lomellina viene ceduta allo stato sabaudo. Il 29 gennaio 1712, con il trattato di Utrecht, viene confermata la cessione.
Dall’esame della documentazione non risultano particolari ingerenze della famiglia Castiglioni nella vita amministrativa della comunità. Da una causa del 1786 tra i Castiglioni e la comunità di Garlasco si rileva che ai feudatari spetta la nomina del podestà e dell’attuario del tribunale criminale, mentre fino ad allora non risultano definite le competenze per la nomina del segretario del tribunale civile. Gli accordi seguiti alla controversia prevedono a questo proposito un avvicendamento triennale tra le parti in causa.
Dall’esame dei convocati del consiglio generale e del consiglio ordinario si rileva che gli organi amministrativi di Garlasco hanno giurisdizione anche sull’attuale Borgo S. Siro (già Aurelio S. Biagio) e su alcune cascine, con relativi territori annessi, di cui la più importante per estensione è la cascina Reale (su di essa si conservano in archivio un libro illustrato e un registro del catasto del 1773).
Il consiglio generale fino al 1598 è composto da tutti i capifamiglia residenti a Garlasco. Con la supplica del 1 gennaio 1599, approvata con lettera patente del 15 luglio 1599, il consiglio chiede al senato di Milano di ridurre i propri membri a sessanta, scelti tra i maggiori estimati, i più anziani e più savi, senza vincoli di parentela fra di loro e residenti in Garlasco. Costoro sono definiti “vocali”, ossia “omnes vocem habentes (…) et interexati in impositione onerum” (1).
Dall’esame della documentazione si riscontrano due variazioni nel numero dei membri del consiglio generale avvenute entrambe nel 1751. Nel verbale di assemblea del consiglio generale del 31 dicembre 1768, nella formula introduttiva di convocazione, si legge: “consiglio generale ridotto al numero di 45 vocali e 3 minori dello stabilimento dell’ufficio della general intendenza di Alessandria delli 29 agosto 1751”; un decreto del senato di Torino del 22 dicembre 1751 riduce il numero dei membri del consiglio generale da 60 a 45, di cui 41 nominati tra i maggiori estimati e 4 tra i minori detti “personalisti”, cioè coloro che pagavano solo la tassa personale. Non si sono rilevati elementi sufficienti a indicare quale delle due variazioni sia prevalsa negli anni successivi.
Sede del consiglio è una stanza nella torre del castello; il podestà (o pretore) convoca il consiglio. I membri, già personalmente avvisati dal servitore comunale, sono avvertiti dell’imminente riunione dal suono di una campana. Dalla metà del sec. XVII le sedute si susseguono a intervalli piuttosto regolari: una riunione nel periodo maggio-giugno, l’altra solitamente il 31 dicembre, ma talvolta ai primi giorni di gennaio. Prima di allora il numero di sedute è variabile di anno in anno, ma mai superiore a sei. Le competenze del consiglio generale riguardano le decisioni di massima importanza per la vita economico-amministrativa della comunità, ossia la nomina del rettore della chiesa parrocchiale, del maestro e del medico comunale, dei fabbriceri della chiesa di S. Maria delle Bozzole. Si discutono inoltre provvedimenti relativi ad acquisti, vendite o affitti di grossi appezzamenti, soluzione di cause con privati o altre comunità. Talvolta sono convocate assemblee straordinarie per sostituire qualche consigliere deceduto. Nella riunione estiva (maggio-giugno), viene discusso e approvato il tanteo, ossia il bilancio preventivo per l’anno corrente, e si decide in merito all’imposizione di taglie o carichi straordinari. Nella riunione invernale (dicembre-gennaio) l’ultimo punto all’ordine del giorno prevede sempre l’estrazione a sorte di due consiglieri con l’incarico di rinnovare il consiglio di provvisione.
Nel consiglio di provvisione, detto anche consiglio dei dodici deputati alla provvisione o consiglio ordinario, i due consiglieri di cui sopra scelgono quattro membri del consiglio generale, i quali, a loro volta, indicando ognuno tre nominativi, procedono alla composizione del consiglio di provvisione. I quattro consiglieri possono reciprocamente nominarsi, ma non autoeleggersi. I dodici di provvisione, nella prima riunione dell’anno, sorteggiano sei coppie di consoli, definiti di “mesata”, che si sarebbero avvicendate ogni due mesi. Dal convocato del 31 dicembre 1768 si rileva che i consoli eletti all’inizio dell’anno sono quattro e sono definiti “del primo e del secondo semestre”. Il consiglio di provvisione si riunisce nella stessa sala del consiglio generale, seguendo le stesse modalità, con scadenze variabili e frequenza all’incirca mensile. Dal 27 agosto 1616, data di uno dei più antichi convocati pervenutici, si registra saltuariamente la presenza nel consiglio di altri venticinque membri del consiglio generale. Costoro sono definiti “aggiunti” e partecipano a discussioni di particolare rilievo, quali, ad esempio, i rapporti coi feudatari o le imposizioni di taglie. Le competenze del consiglio di provvisione abbracciano tutte le questioni di ordinaria amministrazione della vita della comunità. Ai fini della validità delle delibere dei due consigli è necessaria comunque la presenza di almeno due terzi dei membri.

Note
1. Cfr. Convocati del 24 maggio 1695.
2. Si conserva anche l’archivio dell’orfanotrofio Serafini, in disordine e privo d’inventario; tale archivio e quelli degli altri enti assistenziali estinti non sono stati presi in considerazione dal progetto Archidata.
3. Nel 1952 viene trasmesso alla Soprintendenza Archivistica di Milano anche l’inventario di deposito per gli anni 1898 – 1950.
4. L’inventario, suddiviso in due volumi, comprende anche gli archivi degli enti assistenziali estinti ed è stato compilato dal cavalier Mario Caruso per conto della ditta R. Rizzi, alla quale il comune ha affidato i lavori nella delibera.
5. Non si sa a cosa corrisponda ogni voce, perché da varie testimonianze risulta che all’epoca i documenti giacevano sparsi in una stanza in stato di totale abbandono.
6. Le segnature citate in nota nelle schede unità sono tratte dal suddetto inventario; cfr. unità 4 dell’inventario che segue.

Complessi archivistici