Touring club italiano

Macrotipologia: Ente di cultura, ricreativo, sportivo, turistico

Cenni storico istituzionali:

Il Touring Club Italiano – Nota storica

di Giovanna Rosselli

Il Touring Club Italiano nasce l’8 novembre 1894 come Touring Club Ciclistico Italiano.

Club turistici sono già nati o stanno nascendo in tutti i paesi europei, Inghilterra, Austria e Germania in testa. Lo sviluppo tecnologico e industriale della bicicletta ha trasformato questo mezzo sportivo dai connotati semi-acrobatici a strumento di locomozione individuale di facile uso che affranca dai mezzi animali o dai mezzi collettivi come il treno.

La libertà del viaggiare diventa alla portata di tutti anche perché il costo della bicicletta passa rapidamente da 500-600 lire nell’ultimo decennio del secolo a 150-200 lire del 1905.

Il Touring nasce dunque dalla volontà di assistere questa trasformazione sociale e del costume e la sua attività spazia subito oltre che da eventi collettivi e dal proselitismo (escursioni, raduni, passeggiate) anche in diverse altre direzioni: assistenza e difesa degli associati, affiliazioni e sconti con alberghi, meccanici, legali ; creazione sul territorio di strumenti di orientamento e di assistenza (segnali stradali, cassette di riparazione).

Ma è con la pubblicistica e in particolare con la produzione degli annuari, poi delle guide e infine della cartografia turistica che la missione del Touring trova ideale sbocco. Su impulso in particolare di Luigi Vittorio Bertarelli consigliere a capo della Sezione Comfort quest’attività prenderà ben presto un posto di preminenza nella vita associativa anche perché – a differenza di altre associazioni simili – il TCI adotta una struttura centralizzata basata sull’adesione individuale più che sulle sezioni territoriali e in cui i rappresentanti locali, i Consoli, sono emanazione della sede centrale e non dei soci diretti.

Il TCCI cambia denominazione nel marzo del 1900 divenendo Touring Club Italiano. E’ l’affrancamento dal singolo mezzo di locomozione, la bicicletta, e l’apertura verso nuovi mezzi come l’automobile, l’aereo, la nautica senza tralasciare l’escursionismo a piedi e il treno come mezzi complementari per il fine ultimo: “Far conoscere l’Italia agli Italiani”.

Nel frattempo la compagine sociale ha raggiunto i 17.000 soci che diventeranno alla vigilia della prima guerra mondiale 117.000. Le cariche sono gratuite. L’impegno volontario e la dedizione dei consiglieri, abbinati ad una capacità imprenditoriale tipicamente meneghina e ad un rapporto costante con le imprese più moderne, danno un’immagine dinamica e nel contempo austera e lungimirante del sodalizio il cui motto è che ogni lira spesa dal socio deve ritornargli in termini di servizi duraturi. Nasce così la prassi – ancora oggi presente – dei libri o carte in dono ai soci al momento dell’iscrizione.

Innumerevoli le azioni nel campo della formazione, dei concorsi di idee, nella divulgazione tecnica e pratica per migliorare le strutture fondamentali per la pratica turistica: strade (che darà luogo all’Istituto Sperimentale Stradale attivo fino al 1970), alberghi e campeggi (concorsi, manuali, scuole tecniche), segnaletica (con l’apposizione di oltre 700.000 cartelli fino al 1973), ristorazione e gastronomia di qualità, turismo aereo, turismo nautico, turismo scolastico ed educazione ambientale. Strumenti di azione costante furono – oltre alle pagine delle riviste – i Comitati per la difesa del paesaggio, per la scoperta e tutela delle grotte, i Concorsi per l’abbellimento delle stazioni ferroviarie, i Concorsi di fotografia, le Mostre e le Esposizioni.

Riviste di carattere geografico e di divulgazioni culturale furono anche un potente mezzo di comunicazione: la Rivista Mensile, Le Vie d’Italia, Le Vie del Mondo, le Vie d’Italia e d’America Latina, Le Vie d’Italia e del Mondo, L’Albergo in Italia, Bollettino d’informazione ai Soci, L’Alpe, La Sorgente, Monti e Boschi, Turismo, Turismo e Alberghi, Le Strade, Marco Polo, Qui Touring e La Rivista del Turismo rappresentano tutti assieme uno spaccato della vita italiana dell’ultimo secolo che consente molte riflessioni.

Nel campo editoriale tre sono stati i filoni costanti della storia del TCI: le Guide, la Cartografia e le Monografie. Per le Guide, a partire dai primi Annuari all’esigenza di fornire informazioni pratiche immediate ai soci si affianca ben presto la volontà di educare alla curiosità e all’attenzione di tanti altri aspetti della vita artistica, storica, ambientale e sociale dei territori che si vogliono percorrere. La Guida d’Italia del 1914 nasce dunque da questa missione e si impone ben presto grazie anche al meccanismo di distribuzione gratuita a tutti i soci: il prodotto ha una domanda assicurata che consente di ammortizzare gli enormi costi di inchiesta, controllo e raccolta di informazioni che la redazione richiede.

In campo cartografico il vuoto di prodotti destinati all’uso turistico e non militare induce tra il 1906 e il 1914 a produrre in collaborazione con l’Istituto Geografico De Agostini la prima carta turistica d’Italia scala 1:250.000 che verrà poi realizzata in proprio dal TCI che istituisce a tal fine una scuola di Cartografia e i relativi laboratori. E’ l’inizio di una tradizione cartografica ancora oggi attuale per qualità e precisione del disegno.

Sul versante delle monografie, l’accento poggia su due pilastri fondamentali: l’educazione geografica e l’uso della fotografia come strumento di divulgazione. Alcune collane sono state diffuse in quasi tutte le famiglie mediamente acculturate del nostro Paese, come la prima serie di Attraverso l’Italia (monografie regionali dalla caratteristica copertina azzurra anni 30/40), Conosci l’Italia (una dozzina di monografie dal taglio enciclopedico su paesaggio, fauna, flora, storia, arte … negli anni 50/60) e Capire l’Italia. Ma non mancano anche volumi di grande pregio e interesse culturale come Il Volto agricolo d’Italia, Italia Meravigliosa, Il Paesaggio Italiano e molti manuali, repertori e annuari che si distinguono per qualità e accuratezza dei dati.

Importante e impetuosa la crescita numerica del corpo sociale che supera quota 400.000 soci nel 1930 (primo fra i club europei) e vede lo sviluppo di diverse forme associative come quella dei Soci vitalizi (già 6.500 nel 1913), il cui contributo rappresentava una forma di investimento a lungo periodo (spesso donata a figli e nipoti nelle grandi occasioni) e una testimonianza di fiducia verso il Sodalizio o dei 4.681 Soci Fondatori della Sede del Touring grazie al cui contributo nel 1915 ebbe luogo l’inaugurazione della sede storica di Corso Italia.

Attorno alla struttura centrale del Touring la rete dei consoli (che raggiunse punte superiori alle 6.000 unità) rappresenta una sorta di cerniera di collegamento bidirezionale tra Direzione e territorio che consente di attivare risorse e contatti in loco e di raccogliere informazioni preziose per le guide e la cartografia. Vi saranno diverse categorie di consoli: capi consoli, militari, universitari, medici, farmacisti, fotografi, aziendali come a segmentare i possibili ambiti di azione del TCI.

Il carattere nazionale della missione del Touring (far conoscere l’Italia agli Italiani, perfezionare, grazie al turismo l’unità d’Italia nelle coscienze e conoscenze collettive) non è mai in conflitto con l’apertura e il carattere internazionale e universalista del principio di liberà di movimento e di viaggio. Fondamentale fu in questo senso il collegamento tra associazioni similari europee, tramite la LIAT (Ligue Internationale del Tourisme) poi AIT (Alliance internationale du Tourisme) in cui il TCI fu protagonista attivo per semplificare formalità di frontiera e sviluppare assistenza reciproca tra club turistici dei diversi paesi.

I due eventi bellici del Novecento e in particolare il primo conflitto mondiale videro il Touring schierarsi ideologicamente, anche se con il consueto pragmatismo, sia in termini di sostegno alle motivazioni geo-politiche e nazionaliste degli eventi sia attuando iniziative di sostegno filantropico (doni ai combattenti, Villaggio Alpino per gli orfani di guerra) o di turismo “bellico” (Guide ai campi di battaglia, Escursioni Nazionali, Carte del fronte della Guerra, La nostra guerra).

La seconda guerra rappresenta anche una cesura storica per il Touring. I rapporti con il regime fascista e un’ideologia corporativa che contrasta il libero associazionismo rendono incerti i rapporti tra gruppo dirigente TCI e ceto politico, nonostante i costanti tentativi di mediazione. La richiesta di “fascistizzazione” del turismo e delle organizzazioni di massa rendono necessaria la chiusura delle attività del turismo scolastico e il tentativo di portare a Roma la sede – per meglio controllarla – viene sventato al prezzo tuttavia del cambio di denominazione, italianizzato in Consociazione Turistica Italiana nel 1937.

L’aggravarsi della situazione nel 1943, i bombardamenti alleati e l’occupazione tedesca rendono poi insostenibile il mantenimento dell’attività a Milano e necessario lo sfollamento a Merate, in provincia di Lecco, di parte del residuo personale e degli archivi. La pubblicazione delle riviste e delle guide cessa del tutto e per due anni si interrompe il filo del dialogo tra TCI e soci.

La ripresa, sotto la guida dell’ing. Chiodi, dopo un anno di grande difficoltà nel 1946, è fulminante: dai 26.875 soci della fine 1945 si arriva a 100.000 a fine 1946 e a 210.000 nel 1953. La ricostruzione del patrimonio e della capacità produttiva si realizza anche grazie all’attività di riordino e catalogazione delle informazioni, dei libri e delle foto nonché degli schedari dei soci, lavoro che viene condotto durante il periodo di Merate per tenere occupate le maestranze “in attesa di tempi migliori”.

Riprendono progressivamente tutte le testate e collane precedenti e si ricostruisce la rete di consoli, di librerie e uffici succursali.

La riapertura dei confini riattiva i flussi turistici (svizzeri, inglesi, americani, poi francesi e infine tedeschi) verso l’Italia, grazie anche all’Anno Santo del 1950 e il Touring, oltre ad aprire una casa per ferie a Roma si fa promotore dei primi parchi internazionali per il campeggio, molto frequentati dagli stranieri. E’ l’inizio di un’attività pioneristica per lo sviluppo di una recettività all’aria aperta che vedrà aprire, dopo numerosi campeggi, anche i primi villaggi turistici all’inizio degli anni ’60, a Tremiti, Camerota e La Maddalena.

Quando poi sono gli italiani che cominciano a viaggiare all’estero il TCI è pronto con la collana di Guide d’Europa che saranno il breviario del turista italiano dei decenni successivi e con nuove forme assicurative e di reciproca assistenza con le altre associazioni turistiche europee che nel frattempo hanno concentrato maggiormente gli sforzi sull’assistenza stradale agli automobilisti, divenuti ormai massa critica.

Mentre negli altri Paesi, i Touring Club hanno affrontato il boom dell’automobilismo spingendo sui servizi di assistenza al viaggiatore (soccorso stradale e assicurazioni), in Italia il Touring ha lasciato campo libero all’ACI (Automobil Club Italiano, nato per impulso anche del TCI nel 1905) per l’assistenza automobilistica e si è concentrato sull’attività editoriale e sull’organizzazione di viaggi e vacanze.

Questo consente al Sodalizio anche di mantenere uno sguardo critico sugli effetti dell’automobile di massa sull’ambiente e sul paesaggio: le campagne contro il rumore, per le alberate stradali, per il rilancio della bicicletta come mezzo per muoversi in città, il sostegno al car sharing testimoniano questa indipendenza dal mezzo.

Con gli anni ‘80 e ’90 la presenza nel Paese si fa più incisiva e inizia un processo di rafforzamento ed adeguamento costante delle strutture in termini di risorse umane, culturali e tecnologiche. Viene creato il Centro Studi, che inaugura l’attività nel settore della consulenza turistica, e viene rafforzato l’impegno nell’ambito della Formazione Professionale degli operatori turistici.

Attualmente queste attività, insieme con i settori classici dell’editoria, della pubblicistica e della cartografia e del tour operating costituiscono il “core” del potenziale di sviluppo futuro del TCI.

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Complessi archivistici

Compilatori

  • Paolo Pozzi (Archivista)