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Archinto

Archinto (1157 - 1935)

297 unità archivistiche di primo livello collegate

Fondo

Metri lineari: 9.0

Consistenza archivistica: bb. 51, voll. 21

L'Archivio Archinto di Milano è costituito da un ricco fondo documentario testimoniante l'origine e lo sviluppo della nobile famiglia milanese; le carte conservate rappresentano un'importante fonte per la storia della città di Milano e del Ducato in epoca sforzesca, spagnola ed austriaca attraverso la documentazione riguardante i membri della famiglia che hanno ricoperto ruoli istituzionali di rilevanza, di natura laica, civile ed ecclesiastica, fino all'Unità d'Italia.

L'attuale struttura dell'archivio rispecchia l'ordinamento dato alle carte nella prima metà dell'Ottocento per iniziativa del conte Giuseppe, unico rappresentante maschile del ramo proficiente degli Archinto, ancor oggi esistente, trovatosi ad ereditare nel 1804, oltre al patrimonio e ai titoli accumulati nel tempo dai diretti antenati, anche i beni fedecommissari provenienti dalle linee familiari Archinto estintesi tra Sei e Settecento per mancanza di eredi maschi. È questa felice contingenza, frutto di una politica familiare attenta agli interessi collettivi del casato e di conservazione delle ricchezze all'interno della famiglia stessa attraverso un sistema di vincolo fedecommissario, a determinare la caratteristica principale dell'archivio, ovvero quella di raccogliere tutta la documentazione prodotta dai rappresentanti principali del nobile casato milanese nell'arco di sei secoli, senza soluzione di continuità e senza le naturali dispersioni dovute agli sviluppi dei rami secondari familiari.

Oggi l'archivio è costituito da quattro Parti di derivazione originale ottocentesca, seguite da una serie di volumi di corrispondenza, probabile residuo di una ben più consistente sequenza di registri, e da una serie Miscellanea di chiusura, creata negli anni Trenta del Novecento durante un ulteriore intervento di inventariazione ad opera dell'archivista Francesco Forte, biografo di famiglia (1) .

Le prime tre serie sono riservate alle carte della famiglia Archinto ("Parte I − Araldica", "Parte II − Oggetti di famiglia", "Parte III − Diritti padronali, Legati pii perpetui, Opere pie e limosine"), ovvero alla documentazione prodotta e ricevuta dagli esponenti maschili e, in minima parte, dalle loro mogli, di carattere familiare, ufficiale ed economica, oltre che alle carte raccolte a testimonianza delle origini e dell'antica nobiltà; la quarta serie ("Parte V − Eredità estranee verificate") è invece costituita dalle carte giunte in casa Archinto con le eredità derivanti dai legami matrimoniali e di parentela per via femminile con altri nobili casati, i cosiddetti "maritaggi" attivi e passivi. Di questa serie occorre ricordare tre fondi documentari importanti, pervenuti con i matrimoni e le successive eredità delle famiglie Visconti Stampa, Panigarola e Landriani, per i rami che si estinsero in casa Archinto nei primi decenni del Settecento, fondi conservanti a loro volta carte ereditate da altre nobili famiglie lombarde, confluite seguito a matrimoni.

Mancano invece del tutto, salvo rarissimi casi, le carte relative alla gestione del ricchissimo patrimonio, irrimediabilmente perdute nel 1945 nel corso di uno scarto di documentazione operato dall'Ospedale Maggiore di Milano, che aveva in deposito la Parte IV dell'Archivio Archinto, relativa al patrimonio tra cui le serie Fondi e cas e Maritaggi e doti attive; tale serie documentaria era stata sottratta alla famiglia dal Consorzio dei creditori di casa Archinto negli anni 1864−1871 circa, durante la lunga vertenza con il conte Luigi, erede di Giuseppe e costretto a gestire le conseguenze della disastrosa gestione finanziaria paterna con la cessione al Consorzio di tutti i suoi beni mobili ed immobili per la vendita a soddisfacimento dei creditori (2). La perdita delle fonti relative al patrimonio Archinto ha coinvolto anche la Parte II − Oggetti di famiglia, mancante dei Titoli IV e V, e buona parte della Parte III relativa ai Diritti padronali, Legati pii perpetui, Opere pie e limosine, la cui conservazione si limita oggi ai benefici e alle cappellanie.

Dal punto di vista del contenuto e delle tipologie documentarie delle fonti conservate, l'archivio offre una molteplicità di documenti prodotti dagli Archinto e dalle famiglie ad essi legate, nonché dalle principali istituzioni ecclesiastiche e secolari in relazione con i membri più influenti dei casati, soprattutto in epoca visconteo−sforzesca, spagnola e austriaca. Si tratta di documentazione comprovante titoli, feudi, nomine a posti amministrativi di rilievo nel governo del Ducato e della città di Milano, come il Senato dello Stato, gli Uffici di provvisione e il Consiglio generale della città, privilegi goduti di natura secolare ed ecclesiastica, concessioni e nomine conferite dai Pontefici ai rappresentanti delle famiglie in seno alla Chiesa di Roma, tra cui vescovi, arcivescovi, legati e vicari apostolici. L'archivio Archinto è dunque ricco di documentazione ufficiale redatta su pergamena, lettere patenti di duchi, governatori e cancellerie ecclesiastiche, lettere e diplomi imperiali, bolle e brevi papali. Non mancano poi carte prodotte dagli stessi Archinto nell'esercizio di funzioni istituzionali, tra cui vale la pena di ricordare la corrispondenza di Filippo e Giuseppe Archinto, futuri arcivescovi di Milano, come legati apostolici a Venezia l'uno, a Firenze e Madrid l'altro, nonché di Gerolamo, legato apostolico in Italia, a Colonia e in Polonia. Accanto alle carte di natura istituzionale sono conservate le carte familiari di carattere privato ed economico, con memorie, scritti e raccolte a scopo genealogico, atti di natura privata, testamenti, legati e convenzioni tra i membri della famiglia, uniche fonti che ci consentono di ricostruire la storia, la consistenza e la natura del patrimonio Archinto, di cui furono parte palazzi in Milano, collezioni di marmi e dipinti, ed una ricchissima biblioteca raccolta da Carlo Archinto, mecenate ed erudito milanese vissuto a cavallo tra Sei e Settecento.

Note

1. Di Francesco Forte è la monografia sulla famiglia Archinto (Archintea laus, Milano, 1932), dove sono presenti numerosi approfondimenti tratti dalle fonti documentarie presenti nell'archivio familiare.

2. Nel 1871 il Consiglio degli ospitali di Milano, oggi Ospedale Maggiore Policlinico, amministrava diverse istituzioni ospedaliere tra cui l'Ospedale Fatebenesorelle di Milano; quest'ultimo fu ritenuto dai liquidatori del Consorzio il soggetto più affidabile, tra i creditori, per il deposito degli atti relativi al patrimonio Archinto; questa la ragione per cui l'Ospedale Maggiore, nonostante nel 1925 fosse già avvenuto il decentramento dell'Ospedale Fatebenesorelle e l'unione al Fatebenefratelli, con versamento degli atti di competenza, conservava ancora in deposito nel 1945 le carte del patrimonio Archinto, che furono malauguratamente soggette a scarto con altri importanti fondi documentari dell'Ospedale stesso.

Storia archivistica:

L’archivio Archinto è sempre stato conservato presso la famiglia, anch’esso come bene fedecommissario con “vincolo di primogenitura maschile”; le carte familiari sono ad esempio elencate tra i beni trasmessi nel 1740 da Isabella Fornara, nata Archinto, ultima discendente della linea di Barate (1) , ai parenti del ramo di Tainate in cui confluisce l’eredità paterna. Accenni alle preziose carte di famiglia sono presenti in tutto l’archivio, ad esempio nei testamenti, in cui sono elencati i beni mobili e immobili da trasmettere con l’eredità (2). Nel palazzo di via Passione a Milano, intorno alla metà dell’Ottocento, il conte Giuseppe aveva dedicato all’archivio familiare una stanza apposita al pian terreno, arredata con “una guardaroba alla cappuccina di noce grande a 21 ante con serrature a cariglione ad uso archivio” (3).

Il fondo documentario, famoso per la ricchezza di fonti per la storia milanese, è stato ampiamente consultato e utilizzato per ricerche e indagini storiche. È stato dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per la Lombardia nel 1942.

L’archivio fu riordinato nella prima metà del Settecento, forse per impulso del conte Carlo, tra i fondatori nel 1721 della Società Palatina e in contatto con l’Argelati e il Muratori, a cui diede appoggio per la pubblicazione dei Rerum Italicarum Scriptores. Il periodo storico è quello di massimo splendore del casato ed anche l’epoca in cui giungono in casa Archinto, con i patrimoni ereditati dalle linee familiari estinte e dai legami matrimoniali, gli archivi e le carte su cui fondare i diritti sulle proprietà acquisite.

Traccia di questo ordinamento è ancora chiaramente visibile nei documenti, incamiciati e regestati, con preziose note archivistiche di carattere storico e informativo, e con segnature antiche tipiche dell’epoca, indicanti lettere e numerazioni per cartella e cassetto. Le carte erano presumibilmente elencate per unità documentaria in un inventario descrittivo, non pervenuto, raggruppate per materia come si usava nel Settecento; ciò è ricavabile per analogia con l’archivio Panigarola, confluito in casa Archinto nel 1703 con l’eredità di Alessandro Panigarola e dei suoi figli, di cui fu redatto un elenco descrittivo intorno al 1712, di mano dell’archivista Archinto, a noi pervenuto: “posti e privilegi, feudo di Montevecchio, testamenti e codicilli, maritaggi attivi, ¿”, sono un esempio dei raggruppamenti per materia ancora presenti nell’attuale organizzazione per fascicoli e sottofascicoli.

La struttura in cinque Parti, di cui quattro ancora conservate, è però frutto di un riordino successivo, che possiamo datare intorno alla metà dell’Ottocento, sicuramente prima del 1864, anno in cui la Parte IV dell’archivio è ceduta al Consorzio dei creditori.

È frutto di questo ordinamento l’organizzazione in Parti e la suddivisione interna in Titoli, nonché la sequenza dei fascicoli per serie di appartenenza; per quanto riguarda i titoli degli Onorifici in specie della Parte I – Araldica, i fascicoli sono intestati e ordinati per singoli esponenti della famiglia, secondo una chiave di accesso molto evidente per linea di discendenza (linee estinte e linea “proficiente”, ovvero linea principale che “progredisce e va avanti”), condizione (esponenti laici o ecclesiastici), nome e paternità. Vi è ragione di credere che l’archivista ottocentesco abbia di massima riordinato i fascicoli secondo la nuova struttura in cinque Parti senza distruggere i legami esistenti tra le carte, cioè nei fascicoli e nei principali raggruppamenti “per materia” creati durante il precedente riordinamento settecentesco, che sono stati conservati, come dimostrano le annotazioni e le camicie archivistiche con regesto dei documenti contenuti. L’intervento più evidente è consistito nel portare a compimento l’organizzazione delle carte della Parte I, Titoli II-IV, per nomi di esponenti di casa Archinto. Non sono pervenuti a noi inventari delle carte relativi a questo intervento ottocentesco, ma esso è ancor oggi ben visibile grazie alle indicazioni sulle camicie e sulle buste originarie, queste ultime segnate con numeri e lettere, con indicazione della serie di appartenenza e dei fascicoli contenuti; forse si può ipotizzare che l’inventario non fu mai realizzato, a giudicare dalla mancanza delle numerazioni dei fascicoli all’interno delle buste (sulla camicia ottocentesca troviamo solo l’indicazione del numero della busta, della serie di appartenenza e del titolo del fascicolo).

Nel corso del Novecento l’Archivio Archinto è stato infine oggetto di un ulteriore intervento archivistico; il lavoro, svolto negli anni Trenta e presumibilmente coordinato dall’archivista Francesco Forte, si è limitato alla redazione di un inventario analitico descrittivo del fondo fino al 1935 e non ha invece riguardato l’ordinamento delle serie e dei fascicoli, già strutturato durante l’Ottocento. È a Francesco Forte che dobbiamo inoltre la numerazione delle unità archivistiche, la descrizione in fascicoli principali e “gruppi”, gli attuali sottofascicoli, e il riordinamento e inventariazione ex novo delle carte prodotte dopo la prima metà dell’Ottocento. Si segnala che non vi è un perfetto allineamento tra i titoli dei fascicoli descritti nell’inventario e quelli riportati sulla copertina dei fascicoli, nonché, in minor misura, tra le numerazioni dei sottofascicoli in inventario e quelli indicati sulle camicie.

Notizie d’intervento

L’intervento realizzato nel 2011 è consistito in un’attività di revisione dell’inventario degli anni Trenta del Novecento e di inventariazione informatizzata del fondo documentario, nel rispetto dell’organizzazione originale consolidata nei riordinamenti precedenti. I criteri utilizzati dagli archivisti del Settecento, Ottocento e Novecento per il riordino e l’inventariazione delle carte appaiono disomogenei, non sistematici e incostanti nel corso degli anni, in quanto non codificati da norme di inventariazione condivise e da strumenti di lavoro oggi invece a nostra disposizione. Si è compiuta pertanto una revisione generale di struttura, serie e unità archivistiche originarie, specie per quanto riguarda i livelli di struttura e le sue attribuzioni, e gli elementi descrittivi di inventario, compresa la datazione dei documenti. Il lavoro è pertanto consistito nel descrivere e fare emergere l’organizzazione intrinseca delle carte e le relazioni esistenti tra loro sin dalla nascita, senza creare nuovi accessi e strutture estranee all’impostazione originale del fondo.

Gli obiettivi di intervento si elencano in sintesi:

- Revisione complessiva dell’ordinamento del fondo documentario, normalizzazione e razionalizzazione della struttura originaria per consentire una chiave di accesso chiara e moderna all’archivio attraverso sistemi informatici di consultazione;

- Revisione delle unità archivistiche, controllo e verifica del contenuto e delle indicazioni cronologiche, normalizzazione e aggiornamento delle descrizioni, nuova numerazione dei pezzi.

- Verifica dell’integrità del fondo, individuazione e segnalazione delle perdite e dispersioni di documenti, ricollocazione degli atti conservati “fuori posto”;

- Censimento sistematico degli atti membranacei, elencati in coda ad ogni fascicolo e sottofascicolo;

- Informatizzazione dell’inventario con il software Sesamo per la consultazione anche via web;

- Ricondizionatura delle carte e delle pergamene con materiali specifici per la conservazione delle stesse.

Criteri di descrizione delle serie e sottoserie

I titoli di parti, serie e sottoserie sono sostanzialmente quelli originali ottocenteschi. Per quanto riguarda i primi due livelli della struttura originaria, ovvero “parti” e “titoli”, è stata conservata la numerazione ottocentesca in testa alla definizione della serie, per consentire l’immediata comprensione dell’ordinamento originario e delle sue lacune, nonché per rispetto delle vecchie citazioni bibliografiche, rimandi archivistici interni all’archivio e dei criteri ormai tradizionali di accesso all’archivio attraverso le numerazioni ottocentesche delle serie.

Nel campo descrizione è stato segnalato il contenuto delle carte conservate all’interno della serie, mentre il campo note è stato utilizzato per le vecchie segnature delle buste, ovvero quello ottocentesche e quelle novecentesche del Forte.

Per quanto riguarda l’ordine dei fascicoli all’interno delle serie, è stata di massima conservata la sequenza originale, che teneva conto della “materia” trattata nella disposizione dei fascicoli, soluzione preferita rispetto all’ordinamento cronologico; l’ordine dei sottofascicoli all’interno dei fascicoli è invece rigorosamente cronologico, partendo dalle carte senza data.

Criteri di descrizione delle unità archivistiche

Per ogni unità archivistica (fascicoli e sottofascicoli) sono stati compilati i seguenti descrittori:

- numero di unità

è stata data una nuova numerazione al fondo, progressiva da 1 e unica per l’intero complesso documentario

- titolo

I titoli sono stati mutuati dalle informazioni presenti nell’inventario Forte e dalle indicazioni archivistiche reperite sulle camicie originali del Settecento, Ottocento e Novecento; l’obiettivo è stato quello di normalizzare le vecchie descrizioni archivistiche, integrando le informazioni a disposizione e razionalizzando i contenuti e i livelli di descrizione di fascicoli e sottofascicoli.

Nel capo titolo è stato descritto l’oggetto del fascicolo, aggiungendo la definizione della tipologia dell’atto, se non indicata altrove, in modo particolare nei sottofascicoli, solo se necessario ai fini della comprensione del contenuto.

Il titolo originale tra virgolette è stato utilizzando in pochi casi: per i titoli originali propri di volumi e registri, per i fascicoli vuoti di cui sia pervenuta la sola camicia novecentesca, con riferimento alle descrizioni del Forte, per la documentazione mancante rispetto alle descrizioni del Forte, se conservate nel fascicolo annotazioni archivistiche e/o camicie sette/ottocentesche con regesti o riferimenti alla documentazione.

Nel caso dei fascicoli intestati ai membri della famiglia Archinto, essi sono stati indicati con la paternità e, in caso di omonimia, anche con il nome della madre; al nome segue la carica, mutuata dalla tradizione sette/ottocentesca, se comprovata dai documenti esistenti in archivio.

- estremi cronologici

Si sono indicate le date della documentazione conservata nel fascicolo, anche se in copia notarile semplice o concordata, salvo casi particolari spiegati in nota.

In caso di documentazione non datata, gli estremi cronologici sono stati attribuiti, se possibile, e indicati tra parentesi quadre, oppure si è aggiunto il punto interrogativo tra parentesi tonde (?) in caso di datazione incerta, infine si è lasciata l’indicazione “s.d.” (senza data) alle carte prive di datazione, indicando gli eventuali riferimenti cronologici presenti nei documenti nel campo contenuto.

Se la data di formazione del fascicolo è risultata chiara, è stata esclusa dagli estremi cronologici documentazione antecedente, susseguente e allegata, descritta a parte nel campo contenuto.

Nell’indicazione degli estremi cronologici rientrano anche le date di eventuale materiale a stampa presente.

- contenuto

Nei casi in cui il titolo non sia risultato sufficientemente esaustivo a illustrare il fascicolo, si è provveduto a fornire ulteriori indicazioni nel campo contenuto, in ordine alla forma e tipologia degli atti (specificando, per gli istrumenti notarili, quando la documentazione è conservata in copia semplice o copia autentica non coeva), nonché a specifiche circa il contenuto degli atti stessi; di massima il campo è stato utilizzato solo per quei fascicoli privi di sottounità e per le sottounità stesse, oltre che per i fascicoli con sottounità omogenee.

Nel campo contenuto sono stati segnali inoltre:

- antecedenti, susseguenti e allegati alla documentazione principale, con indicazione degli estremi cronologici relativi;

- fascicoli vuoti e documentazione mancante rispetto alla descrizione del Forte e alle annotazioni archivistiche sette/ottocentesche, queste ultime segnalate ma non influenti ai fini della datazione;

- presenza di materiale membranaceo, con indicazione della tipologia del documento, autore, data topica e cronica, presenza e/o mancanza di sigillo, stato di conservazione e descrizione estrinseca tra parentesi nei casi di particolare rilevanza.

- classificazione

E’ indicato l’indice di classificazione, redazionale ovvero il risultato della strutturazione del fondo in serie e sottoserie.

- segnatura

Si tratta della nuova numerazione dei fascicoli progressiva da 1 per l’intero complesso documentario; i sottofascicoli sono stati numerati da 1 per unità archivistica di riferimento.

- note

Nelle note sono state indicate:

- la precedente segnatura dell’inventario di Francesco Forte;

- la consistenza delle carte presenti nel fascicolo, comprensiva anche delle note e camicie;

- archivistiche sette e ottocentesche, nonché delle pergamene;

- presenza di documenti in lingua diversa dal latino e italiano;

- motivazioni circa l’attribuzione delle date;

- indicazioni originali tra virgolette, tratte dal titolo del fascicolo/sottofascicolo del Forte, per evidenziare eventuali lacune, in caso di fascicoli conservanti documentazione diversa da quella descritta nel Novecento.

Nota sulla pubblicazione dell’inventario on line

Alcune descrizioni analitiche delle serie, fascicoli o sottofascicoli, relative alla documentazione familiare più recente, sono presenti nella copia consultabile presso la Soprintendenza archivistica per la Lombardia e omesse nella versione preparata per la consultzione on line.

Note

1. “Istrumento di rilascio di beni fedecommissari fatto dagli esecutori testamentari e dalla contessa Anna Isabella Fornara, nata Archinto, nipote ed erede del conte Filippo, figlio di Alessandro, ai conti Filippo, Ludovico e fratelli Archinto, figli del conte Carlo”, in Archivio Archinto, fascicolo 148.

2. Vedi in Archivio Archinto la serie 2.1 “Testamenti, codicilli e donazioni generali”, fascicoli 91-130.

3. Vedi l’"Inventario dei mobili di Milano colla descrizione, la stima, l’esito e le rimanenze", in Archivio Archinto, fascicolo 129, dove si conservano le carte relative all’eredità di Giuseppe Archinto, figlio di Luigi e di Marianna Manfredi della Casta.

Codici identificativi:

  • MIBA01C4F9 (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013

Soggetti conservatori

Soggetti produttori

Progetti

Fonti

  • Forte 1932 = Francesco Forte, Archintea Laus, Milano, 1935, pp. 1-255

Compilatori

  • Mariasilvia Cortelazzi (Archivista)