|||
Raimondi-Mantica Odescalchi

Raimondi-Mantica Odescalchi (1354 - 1933)

3.167 unità archivistiche di primo livello collegate

Fondo

Metri lineari: 79.0

Consistenza archivistica: bb. 538, scatole 6, regg. 142

Storia archivistica:

L’archivio Raimondi – Mantica Odescalchi, come tutti gli archivi familiari, riflette le vicende della Casa, che ne hanno condizionato la formazione, l’organizzazione e il contenuto: matrimoni, decessi, controversie legali, acquisizioni patrimoniali sono stati causa di accrescimenti, smembramenti o riorganizzazioni delle carte, non sempre coerenti e documentati.
Nel caso dell’Archivio Raimondi – Mantica, Odescalchi, l’intervento più cospicuo e sul quale si possiedono maggiori informazioni è quello che venne realizzato al principio degli anni Trenta del XIX secolo su iniziativa di Giorgio Raimondi e di sua madre, Giuseppa Porro, i quali avevano avvertito la necessità di una generale riorganizzazione delle carte, allo scopo di facilitare la gestione unitaria di un patrimonio composito, costituitosi nell’arco di secoli e frutto di intricati legami familiari.
I beni confluiti in proprietà a Giorgio Raimondi avevano infatti provenienze disparate e così naturalmente anche la relativa documentazione, pervenuta dagli archivi delle tante famiglie imparentatesi nei secoli con i Raimondi: “dalle Case Mantica Cattaneo, Camagni e Odescalchi, e a quest’ultima [dal]le altre Porro di Lentate, Rusconi, Imbonati e Ponga” (1), elenco che si potrebbe integrare con altri casati comaschi come i Mugiasca e i Turconi.
Il lavoro di riordino, affidato a Giovanni Battista Aureggi, ragioniere di Casa, e a Gaetano Lunghi, archivista presso l’I.R. Delegazione provinciale di Como, comportò la sistemazione degli atti secondo un tipico titolario “peroniano” per materie, con un’evidente commistione di carte provenienti da fondi familiari diversi, la redazione di un “Repertorio generale degli atti ed istrumenti” (1831), la predisposizione di un “prospetto affisso agli scaffali”, destinato ad agevolare la classificazione degli “atti poi che successivamente verranno a formarsi” e la loro registrazione nel “repertorio sotto le rispettive materie e rubriche, che si crederanno più convenienti”.
L’intervento ha irrimediabilmente pregiudicato gli ordinamenti degli archivi di provenienza, rompendo i vincoli originari tra le carte, dei quali non restano che alcune tracce. L’ordinamento precedente del quale rimangono indizi più consistenti è quello attribuito all’Archivio Raimondi tra il 1789 e il 1790 da Pietro Paolo, il quale annotava di avere con “somma fatica, studio e diligenza accommodato tutto l’archivio e cangiato l’ordine de cassetti delle scritture” (2). L’impegno appassionato dedicato da questo erudito settecentesco a ricostruire le radici e le vicende storiche della famiglia – testimoniato dalle sue annotazioni su tanti incartamenti e dagli scambi epistolari con altri “antiquari” come gli alessandrini Cesare Nicola e Francesco Giuseppe Canefri, che procurarono copie e persino originali di antichi documenti riguardanti i Raimondi – sembra almeno in parte connesso alle pratiche avviate in quegli anni per il riconoscimento del “quarto di nobiltà” del casato (3). L’impianto della semplice struttura data alle carte da Pietro Paolo risulta dall’ “Elenco de cassetti componenti l’Archivio posti per ordine come qui entro”, compilato il 22 luglio 1790: 51 cassetti di carte storiche e amministrative e 13 di corrispondenza (4). Alcuni nuclei documentari frutto di tale intervento sono ancora individuabili, grazie alle camicie con i regesti di sua mano, specialmente nella serie “Amministrazione di Casa. Corrispondenza” (5).
L’intervento di Gaetano Lunghi, infatti, fortunatamente non si spinse sempre fino allo scompaginamento delle unità già esistenti. Benché la nuova struttura da lui data all’archivio nel 1831 si riveli poco organica e presenti numerose incongruenze, è parso necessario mantenerla (e anzi ripristinarla laddove s’era persa) perché ormai consolidata: se si spostassero i documenti dalle attuali posizioni, togliendo significato alla classificazione vergata da Lunghi sulle camicie, si renderebbero vani sia il monumentale “Repertorio generale” da lui redatto, sia i fitti rimandi e richiami interni da una rubrica e da un titolo all’altro.
Per ragioni di coerenza, all’impianto classificatorio elaborato da Gaetano Lunghi sono state allo stesso modo ricondotte anche le numerose carte prodotte dopo il suo intervento, rimaste prive di qualunque organizzazione e classificazione. Sfuggono a questo schema solo gli atti di uso quotidiano – che erano stati parzialmente selezionati dall’amministratore di Casa, Luigi Demartini, e dallo stesso descritti in un “Elenco dei Fascicoli e Carte che trovansi nelle Cartelle Amm.ne corrente. 1852” – quelli relativi alla gestione del patrimonio di Giorgio Raimondi durante i sequestri politici del 1849 e del 1853 e le carte riguardanti la sua interdizione e “Tutela”, disposta nel 1876.
Gli atti dell’Archivio storico comunale attestano che l’approdo dell’archivio Raimondi -Mantica, Odescalchi al Comune di Como avvenne in quattro momenti distinti.
Una prima parziale acquisizione si ebbe nel 1880, mentre nel 1938, donna Eufemia (Femy) Gallardi Rivolta Cattaneo, nipote di Giorgio Raimondi, offrì al podestà Attilio Terragni le carte di sua proprietà, già conservate nella villa di Minoprio, per le quali il Comune pagò la somma di 2.000 lire.
L’anno successivo, donna Femy offrì un secondo gruppo di documenti, che il Comune acquistò per l’importo di 2.500 lire (6). Considerata la rilevanza storica dei materiali, l’Amministrazione cittadina avviò le trattative per l’acquisizione anche dell’ultima tranche dell’archivio, conservata nella villa di Birago, di cui donna Femy era comproprietaria con la cugina Lucrezia Mancini. Quest’ultima, pur dichiarandosi favorevole alla cessione a titolo gratuito delle carte, stabilì che ciò non avrebbe potuto avere luogo se non dopo la sua morte, riservandosi anche il diritto di procedere a “spoglio” e scarto delle carte che non avevano “reale valore storico”(7).
L’ultima acquisizione da parte del Comune di Como avvenne nel 1964 (8).
Con determinazione dirigenziale n. 36/1775 RG del 9 ottobre 2003, il Comune di Como affidò alla ditta Scripta srl l’incarico di progettazione dell’intervento di riordino, inventariazione informatizzata e valorizzazione dell’archivio depositato presso la Biblioteca comunale. A seguito dell’approvazione da parte della Soprintendenza archivistica per la Lombardia, la realizzazione del progetto, articolato in 4 lotti funzionali, è stata affidata, con successivo provvedimento, alla ditta stessa.
Il progetto è stato finanziato, oltre che con i mezzi di bilancio del Comune, con contributi della Direzione generale Cultura, Identità e Autonomie della Regione Lombardia, della Fondazione Provinciale della Comunità Comasca Onlus e della Fondazione CARIPLO.

Note:
1. Cfr. BCCo ARMO, Promemoria degli archivisti in Repertorio generale dell’archivio della casa Raimondi (1831).
2. Cfr. BCCo ARMO, b. 1, fasc. 4 .
3. Cfr. BCCo ARMO, b. 111, fasc. 4; b. 114, fasc. 11; b. 285, fasc. 12. Sulla figura di Pietro Paolo si veda A. Scarazzato, Mercato librario e interessi culturali di un nobile comasco: Pietro Paolo Raimondi, in “Periodico della Società Storica Comense”, 1996, n. LVIII.
4. Cfr. BCCo ARMO, b. 1, fasc. 5: l’elenco, redatto in latino, reca indicazioni abbastanza sommarie sul contenuto dei singoli cassetti.
5. Si vedano alcuni esempi in BCCo ARMO, bb. 74 e 75.
6. Con verbale del 7.3.1947 il conservatore dell’Archivio storico civico, C. Volpati, consegna in deposito a Matteo Gianoncelli, conservatore della Sezione di archivio di Stato di Como, l’Archivio storico comunale, comprese le serie dei registri, il carteggio denominato “Carte sciolte”, gli archivi aggregati e di famiglie, inclusi i materiali dell’archivio Raimondi acquisiti dal Comune sino a quel momento.
7. Cfr. Archivio storico del Comune di Como, “Civica Biblioteca, Acquisto raccolte documenti storici dalla Signora Eufemia Gallardi Rivolta Cattaneo Raimondi”, b. 2845 (censimento 2010).
8. Cfr. Siusa, http://siusa.archivi.beniculturali.it.

Fondi collegati

Archivio di Stato di Como
- fondo Famiglia Rosnati*, sezione Famiglia Raimondi Mantica, 1647 – 1921, bb. 3
- fondo Famiglia (Cattaneo) Raimondi, 1359 – 1883, bb. 67 (consegnato in deposito presso l’Archivio di Stato dal Comune di Como nel 1947)
- fondo ex Biblioteca, gruppo “Carte Odescalchi”, 1565 – 1799, bb. 6
- fondo Tribunale di prima istanza civile, criminale e mercantile di Como, 1816 – 1866, bb. 4969, regg. 684
- fondo Tribunale ordinario civile di Como. Registri sentenze di interdizione, inabilitazione e revoca
Archivio di Stato di Milano
- fondo Piccoli acquisti, doni, depositi e rivendicazione (PADDR), Dono – Erba Odescalchi, 1712 – 1734, bb. 1
Archivio di Stato di Roma
- fondo Odescalchi, ducato di Ceri e castello di Palo, sec. XVII – sec. XIX, filze e regg. 200 ca
- fondo Odescalchi, feudo di Bassano di Sutri, 1390 – 1917, bb. e regg. 415 e varie pergamene
- fondo Odescalchi, feudo di Bracciano, sec. XIV – sec. XIX, metri lineari 230 (non ordinato)
Comune di Como. Museo del risorgimento Giuseppe Garibaldi
- archivio del Museo del Risorgimento “Giuseppe Garibaldi” (cosiddetto Archivio Mori), sec. XVIII – sec. XIX, bb. 19 (questo fondo conserva numerose carte di Giorgio Raimondi, che dovevano originariamente costituire parte integrante del suo archivio: ad esempio corrispondenza di carattere politico e con i suoi amministratori)
Archivio della parrocchia della SS. Annunciata di Como
- fondo Famiglia Raimondi, 1405 – 1736, bb. 14 (di cui bb. 5 di pergamene), regg. 2

  • La documentazione Raimondi si trova aggregata all’Archivio Rosnati per effetto del matrimonio di Giorgio Raffaele Raimondi con Maria Innocenta Rosnati. Il fondo comprende carte riguardanti in particolare la tutela di Giorgio Raimondi.

Criteri di ordinamento

L’archivio della famiglia Raimondi Mantica Odescalchi è conservato in un locale della Biblioteca comunale della città di Como.
Prima dell’intervento di riordino e inventariazione concluso nel 2009, la documentazione era conservata in 511 faldoni originari, 19 cartelle moderne e in 27 pacchi; a questi materiali si aggiungevano più di 150 tra registri, quaderni e “diari”.
La documentazione conservata nei faldoni originari risultava classificata ed organizzata secondo lo schema di dodici titoli elaborato dall’archivista Gaetano Lunghi al principio degli anni Trenta del XIX secolo.
L’intervento effettuato dagli archivisti di Scripta, su questa prima parte di materiali, si è limitato alla ricognizione della documentazione, alla ricollocazione di carte già classificate e fuoriuscite accidentalmente dalla loro posizione originaria e alla schedatura analitica realizzata con il software Sesamo, messo a disposizione dalla Regione Lombardia. La documentazione è compresa nell’arco cronologico tra il XIV secolo e il 1831, anno di redazione del “Repertorio”. Sono tuttavia presenti anche atti successivi a tale data.
L’archivista Lunghi aveva infatti previsto l’integrazione dell’archivio con “atti poi che successivamente verranno a formarsi”. Tale indicazione non fu però attuata in maniera sistematica tanto che una gran mole di documenti rimase sparsa tra le diverse proprietà familiari e, solo nel secondo decennio del XX secolo, fu condizionata in pacchi.
Costituita da materiali eterogenei, la documentazione in pacchi risultava completamente disorganizzata, ammassata senza alcun criterio in involucri di carta legati da uno spago sui quali era apposta l’etichetta: “Carte a 1/2 epurate ove non vi si trovano carte da mettere in archivio. Giugno – Luglio 1913”. Questi materiali sono stati sottoposti ad una scrupolosa disamina, che ha consentito di individuare, in pacchi diversi, materiali affini che era possibile ricondurre al “Titolario Lunghi” e due nuclei documentari circoscritti, Sequestri politici e “Tutela” del marchese Giorgio Raimondi, isolati già in origine dal resto della documentazione e dotati di ordinamento proprio, seppur scompaginato in epoca imprecisata.
Le carte riconducibili allo schema elaborato dall’archivista Lunghi, risultano per lo più prodotte dopo il suo intervento di riordino e sono state inventariate autonomamente, evitando l’inserimento forzato fra quelle sistemate all’epoca del riordino ottocentesco.
Grazie all’analisi di alcuni elementi estrinseci (supporto delle camicie, inchiostri, grafie, annotazioni e numeri), che ha consentito di ripristinare l’organizzazione originaria, si è analogamente provveduto a una inventariazione separata delle carte relative ai sequestri politici comminati dalle autorità austriache a Giorgio Raimondi, e di quelle riguardanti la tutela del Marchese disposta nell’ottobre 1876.
Una parte delle 19 cartelle moderne, contenevano gli atti riconducibili alla serie denominata “Amministrazione corrente”.
Queste sono state esaminate e schedate utilizzando il prontuario originario, compilato dall’amministratore di Casa Luigi De Martini, denominato “Elenco dei Fascicoli e Carte che trovansi nelle Cartelle Amm.ne corrente. 1852”, che ha permesso la parziale ricostituzione di questo complesso documentario.
I Diari e i Registri sono stati riordinati in base alla tipologia e posti in ordine cronologico.

Codici identificativi:

  • MIBA01CB10 (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013

Soggetti conservatori

Soggetti produttori

Progetti

Compilatori

  • Cristina Maria Brunati (Archivista)
  • Giorgio Sassi (Archivista)
  • Marco Bascapè (Archivista)
  • Chiara Milani (Bibliotecaria)
  • Domenico Quartieri (Archivista)
  • Lara Maria Trolli (Archivista)