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Commissaria Bonacina

Commissaria Bonacina (1777 - 1801)

1 unità archivistiche di primo livello collegate

Serie

La commissaria Bonacina viene istituita da Francesco Bonacina fu Vincenzo di Calcinato con il proprio testamento rogato in data 16 luglio 1631 dal notaio Troiano Gorno di Ghedi(1).

In esso, il testatore affida la gestione del suo patrimonio e l'esecuzione delle sue ultime volontà a 6 commissari, parimenti suddivisi tra i comuni di Calcinato, Montichiari e Ghedi, nei quali possiede beni immobili.

I commissari debbono "governare rettamente et con fedeltà" e per lo svolgimento di tale incarico ricevono come compenso annuale 50 lire di planetti. Essi hanno l'obbligo di riunirsi una volta l'anno in ogni comune per chiudere i conti; nel caso in cui venga a mancare uno di loro, essi si riuniranno nel comune "ove sarà mancato a far ellezione di tre homini di bona vita e fama e di più comodità", uno dei quali, estratto a sorte, diventerà il nuovo commissario.

Francesco Bonacina istituisce legati a favore della moglie Maddalena, di parenti, amici e persone cui è legato da riconoscenza; dona una soma di frumento alle scuole del Corpus Domini e del Santissimo Rosario, al Consorzio dei poveri e al monte di Pietà di Montichiari e al monte di Pietà di Filippo Signorino. A favore dei poveri dei tre comuni decide, per i primi cinque anni dalla sua scomparsa, l'elemosina di pane del valore di quattro scudi da distribuirsi nel giorno di Ognissanti. I commissari al tempo della dispensa dell'elemosina sono tenuti a "…dare anco berlingotti tre di pane ciò è la terra di Calcinato alli Reverendi Padri Cappuccini di Drugolo, la terra di Montechiaro alli sui Reverendi Padri Cappuccini e la terra di Ghedi alli sui Padri Zoccolanti di Santa Maria…". I conventi devono in cambio celebrare un officio a suo favore.

Francesco Bonacina nomina suoi eredi universali i poveri. Una clausola del testamento così recita: "…Item lascio che tutto il ricavato di qual si vogliano miei beni, detrate però le spese occorrenti, debbano li suddetti miei commissari dispensarlo a poveri delle tre terre suddette in tanto pane nelli mesi di marzo, aprile, maggio, giugno di cadaun anno tutti li mercoledì delli suddetti mesi per amor di Dio…" e più avanti "…li poveri delle suddette tre terre siano miei eredi ugualmente et con egual porzione tutti indeferentemente…".

Il solo registro giunto fino a noi e che rappresenta la serie che dalla commissaria prende il nome è un libro cassa datato 1777 − 1801. In esso sono registrate le entrate e le uscite dell'ente: le entrate derivano dalle riscossioni annuali degli affitti dei terreni della contrada Cassuzzo di Montichiari, di proprietà di Bonacina, e le spese sono rappresentate dall'acquisto di frumento per la preparazione del pane per i poveri, degli onorari del commissari e da opere di manutenzione dei terreni e delle rogge.

La gestione amministrativa ed economica della commissaria è sottoposta al controllo diretto dei funzionari veneti di Brescia. Lo dimostrano le revisioni quinquennali dei conti da parte di capitani e vice podestà presenti nel registro cassa e il decreto del 1769, emesso dal podestà e vice capitano Antonio Marin Priuli II che richiama i commissari ad attenersi alle modalità di esecuzione del legato testamentario(2). L'affittanza del Cassuzzo era probabilmente regolata sin dai primi anni della istituzione della commissaria da capitoli di cui non è rimasta testimonianza. Ci sono invece rimasti i 31 nuovi capitoli del 2 maggio 1760, approvati dal podestà Pier Andrea Capello, per l'affittanza settennale di quelle possessioni, che sono incantate "a corpo e non a misura", e per l'assegnazione delle quali è necessario presentare fideiussione(3).

Oltre alle notizie ricavate dai registri del comune E ed F e dal libro cassa, un altro frammento della gestione della commissaria si trova nell'archivio della cancelleria prefettizia superiore(4).

Si tratta di un registro cassa di sole 50 carte datato 1791 − 1792 preceduto dalla relazione sulla visita pastorale del 1791 alla "piccola chiesa o sia oratorio di Cassuzzo di ragione della Commissaria Bonazzina" durante la quale il vescovo Giovanni Nani ordina l'erezione di una nuova sacrestia "nel termine di sei mesi (…) a mezzodì del coro" e l'acquisto di arredi sacri e banchi. I commissari chiedono l'autorizzazione a procedere al capitano e vice podestà Odoardo Collalto, presentando unitamente alla richiesta "la perizzia della spesa" che ammonta a complessive lire 1631. Segue la contabilità del commissario cassiere Giulio Pastelli e tra le spese si incontrano prevalentemente quelle per la costruzione della sacrestia e l'acquisizione dei banchi e arredi sacri.

La documentazione prodotta nel corso del tempo dalla gestione della commissaria come si rileva dalle polizze di riscossione e di pagamento dei due registri cassa comprendeva anche libri mastri, bollette in filza nonchè altri libri cassa.

Dall'ultima delle clausole testamentarie di Francesco Bonacina sappiamo, infine, che l'archivio personale di famiglia conteneva "…scritture, instromenti, dominij, libretti…" che vengono lasciati "…in consegna et governo al comune di Ghedi sotto a tre chiavi differenti una per terra…".

1 Cfr unità 6, cc. 46r − 48v

2 Vd. Archivio di Stato di Brescia, Cancelleria prefettizia superiore, b. 32, fasc. 15.1

3 Cfr 7 cc. 163v−165v

4 Vd. Archivio di Stato di Brescia, Cancelleria prefettizia superiore, b. 32, fasc. 15.1

Codici identificativi:

  • MIBA002E79 (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013