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Documenti di possesso

Documenti di possesso (1506 - 1959)

5 unità archivistiche di primo livello collegate

Serie

La serie si sviluppa in 21 buste; le unità e le sottounità corrispondono rispettivamente ai fascicoli e ai subalterni riportati nel titolario del 1877.

Un solo fascicolo, titolato "Fondazioni di piazze" raccoglie documentazione che va al di là dei limiti cronologici fissati dal progetto Archidata, mentre numerosi sono i subalterni che superano tale limite.

La serie comprende la documentazione relativa l'istituzione del "Pio luogo dei derelitti di Gesù Cristo" disposta da frate Domenico, al secolo Paolo Antonio Piacentini, nel suo testamento datato 17 ottobre 1614(1). Egli affida il compito dell'erezione del pio luogo, il cui scopo è quello di raccogliere fanciulli e fanciulle derelitti, educarli ed insegnare loro la religione, alla congregazione della Pietà di S. Ambrogio di Pavia.

Dall'esame complessivo della documentazione risulta che vengono accettati fanciulli di Pavia e distretto, di età compresa tra 7 e 15 anni; viene data loro ospitalità, vitto e alloggio e viene insegnata loro una professione. I fanciulli indossano un abito bianco e portano al collo una croce nera. Anche il vitto è semplice: pane con poco frumento, vino misto ad acqua; il giaciglio è costituito da materassi in lana grezza, poggiati su tavole di legno(2). La sede originaria del pio luogo è la casa del fondatore nella parrocchia di S. Romano(3) in Pavia; qui i derelitti restano fino al 1724 quando, grazie all'iniziativa finanziaria del marchese Aurelio Bellisomi(4), si trasferiscono in una nuova casa situata all'angolo tra l'odierno vicolo Dungallo, allora denominato "contrada della Cuccagna", e la via Robolini. Ivi rimangono fino al 1790, anno della concentrazione con il pio luogo della colombina e il pio luogo delle orfanelle di S. Siro nel monastero di S. Felice, soppresso nel 1786(5).

Il pio luogo dei derelitti trae sostentamento dalle eredità e dai legati di numerosi benefattori, tra cui spiccano il senatore Aurelio Bottigella, Ludovico Ferrari da Grado, Giuseppe Scaramuzza Visconti, il marchese Giovanni Bellingeri e il conte Giovanni Battista Lomeno Gallarati.

Dalla "Tavola delli signori dell'illustrissima, e venerabile congregazione della pia casa de' poveri derelitti di Pavia" datata 1726 si apprende che la congregazione della Pietà di Sant'Ambrogio, amministratrice del pio luogo, si avvale dell'ausilio di religiosi e laici della città di Pavia, tra i quali due rappresentanti del convento di S. Tommaso (soppresso nel 1786 dall'Imperatore Giuseppe II d'Austria), il rettore della chiesa di S. Maria Corte Cremona, un membro del consorzio di S. Siro e due rappresentanti di famiglie nobili pavesi(6).

Tale amministrazione subisce alcune variazioni dopo la concentrazione in S. Felice: alla congregazione di S. Ambrogio si affiancano il rettore del pio luogo della colombina e un rappresentante del pio luogo delle orfanelle di S. Siro; il diritto particolare d'intervento spetta al vescovo di Pavia.

Il patrimonio fondiario iniziale del pio luogo dei derelitti consiste in diversi appezzamenti di terra in Gerrecchiozzo, Castellazzo Depretis, Pinarolo Po, Stradella, Mezzana Corti, Prado, Santa Giuletta, nonchè in alcune case in Pavia; a ciò si aggiungono gli interessi su capitali investiti presso il banco di S. Ambrogio di Milano ed altri dati in prestito a privati(7).

Minori sono le notizie storiche che questa serie fornisce relativamente al pio luogo della colombina, in quanto la documentazione relativa alla fondazione conservata sino al 1810 nel convento di S. Maiolo di Pavia, si trova ora nell'archivio della Maddalena di Genova; il pio luogo viene istituito nel 1534 da Girolamo Emiliani, fondatore della congregazione somasca, e si stabilisce nel convento attiguo la chiesa di SS. Gervasio e Protasio; nel 1576 ottiene definitivamente la proprietà del convento della Colombina. Tale sede viene abbandonata nel 1760 per il convento di S. Maiolo, fino al 1793, anno della concentrazione in S. Felice, prevista dalla riforma istituzionale di Giuseppe II.

Le prime entrate significative per il pio luogo della Colombina sono rappresentate dai legati disposti da Angelo Marco Gambarana, seguace dello stesso Emiliani e dal marchese Aurelio Bellisomi, nonchè dalla donazione del vescovo di Pavia Ippolito Rossi.

1 Cfr. unità 2.1

2 Cfr. unità 2.1

3 Soppressa nel 1784

4 Cfr. unità 3.3

5 Cfr. unità 1.2

6 Cfr. unità 1.1

7 Cfr. unità 2, 3, 4, 5

Codici identificativi:

  • MIBA002FBE (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013