Banca di costruzioni (1871 - 1892)
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Storia archivistica:
La Banca di costruzioni di Milano nacque il 6 maggio 1871 con un capitale di dieci milioni di lire, suddivisi in ventimila azioni del valore di cinquecento lire ciascuna. I soci fondatori furono, oltre a Francesco Brioschi: Enrico Bariola, Luigi Belinzaghi, Eugenio Cantoni, Francesco Cavajani, Pio Cozzi, Corrado Cramer, Giuseppe Crespi, Antonio Finardi, Giacomo d’Italia, Erminio Gonzenbach, Ludovico Melzi d’Eril, Gian Battista Negri, Luigi Pisa, il barone Podestà Andrea, Gerolamo Silvestri, Luigi Sormani Moretti, Luigi Tatti, Edmondo Ulrich, Augusto Vanotti, Gaetano Vimercati, Raimondo Visconti di Modrone, Oscar Vonwiller, Alberto Weill-Schott e le ditte F.lli Bingen, F.lli Ceriana, E. Erlanger e C., A. Reinach e F.lli Weill-Schott. Inizialmente la presidenza venne assegnata a Gerolamo Silvestri, quindi, alle sue dimissioni, a Francesco Brioschi. La Società, giusta lo statuto approvato con decreto reale del 21 maggio 1871, intendeva occuparsi essenzialmente della realizzazione di opere pubbliche o di pubblica utilità, come strade ferrate, canali e ponti. La rapidità con la quale si succedettero i contratti d’appalto sembrava far presagire un prospero futuro per la società e gli azionisti. Così l’assemblea generale convocata in seduta straordinaria il 15 dicembre 1872, deliberava il raddoppio del capitale sociale nonché alcune modificazioni dello statuto, aventi lo scopo di ampliare il campo delle operazioni concesse alla banca. Ben presto, però, la situazione mutò, rivelando che la società stava attraversando un momento particolarmente difficile, essendosi esposta in maniera decisamente superiore alle proprie possibilità. D’altra parte i lavori avviati, spesso conseguiti grazie ad offerte che si basavano su studi superficiali, erano continua fonte di problemi, come rivelano, ad esempio, le carte relative alle linee della Galizia, e in particolare quelle riguardanti la linea Lemberg-Stryi. Dopo vari tentativi volti a minimizzare la gravità della situazione, il Consiglio d’amministrazione fu costretto a chiarire la posizione della banca, soprattutto in seguito alle rivelazioni dei revisori dei conti all’assemblea del 31 maggio 1874. Le perdite erano ormai ingentissime, mentre l’impossibilità di proseguire l’attività indusse l’assemblea generale convocata il 2 maggio 1875 a deliberare lo scioglimento della società. E’ da notare che alcuni dei soci fondatori della Banca di costruzioni, come Belinzaghi, Pisa e Weill-Schott erano anche membri del Consiglio d’amministrazione della Banca Generale, fondata sempre nel 1871 a Roma. Questo permette di comprendere lo stretto legame fra le vicende della banca milanese e di quella romana. In effetti, la Banca Generale partecipò a numerose delle iniziative della Banca di costruzioni, come testimoniano, ad esempio, i documenti relativi alla realizzazione della ferrovia della Pontebba. Così, il disastroso andamento degli affari della Banca di costruzioni ebbe considerevoli ripercussioni sulla stabilità della Banca Generale, tanto da indurre Gino Luzzatto a ritenere il gruppo milanese principale responsabile della caduta di quello romano negli anni della crisi edilizia.
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