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Lingeri Pietro

Lingeri Pietro (1907 - 1970)

891 unità archivistiche di primo livello collegate

Fondo

Consistenza archivistica: ca. 3600 disegni (1 cassettiera e 90 tubi), ca. 800 fotografie (ca. 120 scatole), 597 lettere (6 faldoni), 2 modellini, 4 registri di contabilità, riviste (18 testate)

L'archivio è costituito da circa 3600 disegni, per lo più lucidi e da 800 fotografie, per un totale di 264 progetti. Nello studio sono conservati, inoltre, la corrispondenza personale, i registri contabili e una collezione di riviste e pubblicazioni, raccolti dallo stesso Lingeri nel corso degli anni, che rivelano i legami culturali e personali tra l'architetto e il mondo professionale del periodo.
Tale materiale documenta la formazione e l'attività di Lingeri a partire dagli anni di studio all'Accademia di Belle Arti di Milano, illustrati da circa 80 disegni. Tra questi si trovano anche i primi esercizi di progettazione architettonica, che evidenziano il passaggio da uno stile ancora nell'alveo della tradizione eclettico − storicistica ad un linguaggio che progressivamente si allinea con le sperimentazioni del razionalismo europeo.
Conclusi gli anni di studio, l'impegno professionale di Lingeri è testimoniato da progetti documentati dalle pagine dei registri di contabilità, da immagini di cantiere, oltre che da una nutrita serie di tavole, di committenza pubblica e privata, che dimostrano la sua flessibilità nel confrontarsi con tipologie architettoniche diverse (ville, condomini, quartieri, negozi, alberghi, allestimenti, industrie, chiese e tombe). Dagli stessi documenti emerge la sua capacità di instaurare rapporti privilegiati con committenti quali Valdameri, De Angeli Frua, Crespi, Meier, industriali ed esponenti dell'alta borghesia particolarmente sensibili alle correnti artistiche più aggiornate, che, come dimostra un'ampia selezione di corrispondenza, lo elessero come professionista di fiducia.
Le testimonianze inerenti le note ville private sul lago (villa Leoni, villa Silvestri), così come la partecipazione ad importanti concorsi (monumenti ai caduti di Como, Ossuccio e Colonno, Piano Regolatore Generale della città di Como) e la realizzazione di edifici pubblici, quali la sede dell'Unione fascista dei lavoratori dell'industria a Como, arricchiscono le conoscenze finalizzate alla valorizzazione del patrimonio lariano.
Del tutto inedita l'attività professionale di Lingeri del periodo del boom edilizio, nel dopoguerra, che si volge principalmente alla progettazione di edilizia residenziale a Milano e nell'hinterland, come testimoniano i molteplici progetti di condomini, complessi polifunzionali (un esempio è quello di via Melchiorre Gioia) e case popolari nei grandi quartieri realizzati in quegli anni, dei quali l'archivio dà ampia documentazione.
I materiali rivelano che Lingeri si è occupato anche dell'allestimento di molti negozi milanesi e non, della maggior parte dei quali non rimane, altrove, alcuna testimonianza.
Accanto a progetti di riconosciuto interesse, l'archivio offre la possibilità di conoscere l'attività meno nota di Lingeri, quella rivolta a progetti minori, dei quali segue tutti gli aspetti, fino al dettaglio degli arredi, dimostrando la sua attenzione al "fare" architettura, al "mestiere" dell'architetto.
Esaminare gli ultimi progetti consente di accompagnare Lingeri fino alla fine della carriera, interrotta dalla morte e di assistere alle prime collaborazioni con i figli, in una sorta di trasmissione dell'eredità professionale a partire dal 1954.
Un caso di studio, quindi, che apre un panorama sullo scenario della realtà professionale lombarda in anni che raccontano di accesi dibattiti, crisi che destabilizzano l'architettura internazionale e profondi cambiamenti nel modo di fare architettura e di concepire il ruolo del professionista.
I disegni sono conservati in una cassettiera e in 90 tubi. Per quanto attiene i disegni conservati nella cassettiera era già disponibile un inventario, su supporto cartaceo manoscritto, suddiviso per progetti, redatto da Elena Lingeri.
Ciascun disegno non era contrassegnato da segnatura ma da un numero di identificazione progressivo riferito allo specifico progetto, affiancato dall'indicazione delle misure, della data, della tecnica, del supporto, del tipo di disegno e della scala.
Per quanto attiene i disegni nei tubi, non se ne conosceva la consistenza né totale né parziale; esisteva un elenco, probabilmente redatto da Piercarlo Lingeri, riferito talvolta al progetto, talvolta al committente con la sola indicazione dei tubi corrispondenti, che contenevano anche disegni relativi a progetti diversi.
Esisteva, inoltre, un elenco cronologico, manoscritto, relativo ad una sola parte della vita professionale dell'architetto, utile prevalentemente per le verifiche connesse alla ricerca o per risalire all'esistenza di disegni oggi scomparsi, Tale elenco riporta la data di esecuzione dei disegni, identificati attraverso un numero d'ordine progressivo, del tutto indipendente dalla sopraccitata numerazione per progetto.
Le fotografie sono conservate in scatole dedicate ciascuna a un progetto (ad esclusione di una scatola dedicata ai modelli degli edifici) e ogni foto o lastra è conservata in bustine.
Per la ricerca erano disponibili cinque file digitali in formato "MSExcel" suddivisi in fogli relativi ai singoli progetti, nei quali erano riportati il numero identificativo, l'oggetto, il supporto e le dimensioni. Il restante materiale fotografico, non schedato e del quale non era nota la consistenza, appariva suddiviso in quattro scatole non identificate da alcuna titolazione, contenenti materiale vario e da una scatola dedicata alle foto personali.
In tre faldoni numerati e identificabili dall'etichetta sul dorso, erano raccolte le lettere di varia natura secondo un ordinamento tendenzialmente cronologico. Ne esisteva un elenco sommario in formato "MSWord", nel quale erano riportati data, mittente o destinatario e, talvolta, un riferimento all'argomento principale della lettera.
Altri tre faldoni erano specificamente dedicati ad una selezione tematica della corrispondenza, non schedata e prevalentemente ordinata in senso cronologico, suddivisa per fascicoli.
Le riviste non risultavano catalogate in alcun modo né esistevano elenchi di consistenza.
Per quanto attiene i due modelli, conservati a Tremezzo, non esistevano indicazioni di nessun genere. E' stato possibile visionare un solo modello in quanto il secondo è tuttora imballato dopo un prestito a terzi.
Le peculiarità dell'archivio Lingeri hanno determinato la necessità di identificare criteri di organizzazione dei documenti archivisticamente corretti e che tenessero conto delle caratteristiche del materiale e dell'ordinamento esistente.
Per quanto riguarda la costituzione della base dati inventariale si è deciso di utilizzare il programma Sesamo della Regione Lombardia, prodotto che ha consentito, in prima battuta, il recupero e l'importazione di tutti i dati elettronici già disponibili e provenienti da altri sistemi.
La schedatura dei materiali è stata effettuata senza alcuna sostanziale alterazione della attuale configurazione dell'archivio, non precludendone il quotidiano funzionamento e l'accessibilità, secondo le tipologie documentarie già individuate, riportando la classificazione per progetti a un unico elenco identificativo, in cui tutti i tipi di documenti sono posti in contemporanea ed evidente relazione tra loro, consentendone il reperimento e lo studio in parallelo.
I dati trattati, ritenuti divulgabili, potranno essere messi progressivamente in rete con l'obiettivo di una migliore e più larga distribuzione dell'informazione, del miglioramento dell'immagine, dell'avvio di una meno onerosa consultazione a distanza.
Le riproduzioni digitali di una selezione di foto e disegni (oltre 150) consentiranno usi differenziati in sede (su CD rom) come on line, alleviando il carico di lavoro del personale.
La peculiarità del caso di studio ha comportato lo sfruttamento della versatilità del programma al fine di relazionare tutti i materiali al progetto: ogni progetto corrisponde a una scheda "unità", che contiene gli elementi "anagrafici" essenziali, collegata a schede "sottounità" relative alle diverse tipologie documentarie (disegni e fotografie).
Per quanto riguarda queste diverse tipologie, la scheda "unità" è stata modulata sulle specifiche esigenze di un archivio professionale di un architetto del Novecento. Se riferita, quindi, ai progetti, riporta i seguenti dati:
− titolo corrispondente all'oggetto o al titolo conferito a quella commessa dal progettista, qualora rintracciabile;
− estremi cronologici del materiale;
− coautori e/o collaboratori;
− luogo;
− committente;
− indicazioni relative a realizzazione e/o demolizione dell'oggetto.
Le schede "sottounità", a essa collegate riportano i seguenti dati:
− numero totale di disegni e/o fotografie;
− tecnica utilizzata;
− supporti;
− oggetto;
− segnatura.
Per quanto attiene i coautori, qualora siano presenti come collaboratori, sono indicati con la dicitura "con la collaborazione di". In particolare, questo aspetto risulta talvolta irrisolto nel caso della presenza dei figli, inizialmente sommersa, poi sempre più evidentemente dichiarata, ma sicuramente non sempre indicata in modo corrispondente alla reale divisione dei ruoli progettuali. Evenienza questa frequente e tipica nella vita di uno studio professionale, ove capita che il firmatario e responsabile del progetto per quanto attiene gli atti pubblici e l'ottenimento delle concessioni possa non corrispondere all'effettivo ideatore del progetto o al responsabile del suo sviluppo esecutivo. E' inoltre frequente che la collaborazione tra i partecipanti a un progetto sia impossibile da ricostruire esclusivamente sulla base delle carte dell'archivio.
La medesima scheda è stata utilizzata anche per il carteggio conservato nei faldoni. In questo caso il suo utilizzo è quello generale specificatamente previsto per ogni tipologia d'archivio dalle norme internazionali, nazionali e regionali.
Occorre infine ricordare che, per quanto riguarda la datazione degli atti e dei progetti, quando assente nella documentazione d'archivio, essa è stata desunta dalla bibliografia di riferimento o da curricula e riportata tra parentesi quadre ([..]). La presenza di una '®' indica la datazione desunta da ricerche specifiche. In mancanza di altri comprovanti elementi, essa è stata ricavata dalla pubblicazione Pietro Lingeri. La figura e l'opera.
Il fondo archivistico, una volta riordinato, ha assunto la seguente organizzazione per serie e sottoserie.
Serie 1. Carteggio
Sottoserie 1.1. Lettere da terzi a Lingeri
Sottoserie 1.2. Lettere da Lingeri a terzi
Sottoserie 1.3. Lettere da terzi a terzi
Sottoserie 1.4. Altro carteggio
Sottoserie 1.5. Carteggio UIA
Sottoserie 1.6. Carteggio CIAM
Sottoserie 1.7. Carteggio INU, Collegio Architetti, MSA, MIAR ecc.
Serie 2. Progetti (progetto, disegni e fotografie)
Serie 3. Altro materiale fotografico
Serie 4. Registri di contabilità
Serie 5. Riviste
Serie 6. Modellini

Annotazioni sulla segnatura dei materiali
La segnatura definitiva indicata per le lettere risponde a un ordinamento strettamente cronologico, nel rispetto dei gruppi tematici già strutturati; alla data di conclusione dell'inventario (dicembre 2003) i materiali non risultavano ancora riordinati secondo il criterio proposto.
Nel caso dei progetti, sono indicate le segnature definitive dei materiali descritti nelle sottounità (disegni e foto), ma non è specificata, perchè assente, una segnatura per l'unità madre (scheda progetto).
Per le serie "riviste" e "modellini" la segnatura, provvisoria, è limitata all'indicazione del luogo di conservazione ("Libreria" e "Tremezzo (Co)").

Storia archivistica:

La lunga e molteplice attività di Pietro Lingeri, che si svolge prevalentemente tra il lago di Como e Milano, si sviluppa attraverso la collaborazione con Giuseppe Terragni e prosegue con i lavori degli anni milanesi della prima ricostruzione fino ai progetti connessi al boom edilizio del capoluogo lombardo. E’ in questo periodo che Lingeri, affiancato dai figli, l’architetto Angelo e l’ingegner Pier Carlo, dà vita allo “studio Lingeri”.
Proprio in un condominio realizzato da Lingeri alla fine degli anni Quaranta, a Milano in via Sacchi 12, ed eletto come sua abitazione e sede dello studio professionale, è conservato l’archivio che raccoglie la memoria di una carriera testimone di mezzo secolo di attività edilizia. La struttura che conserva il fondo è privata e, al momento (febbraio 2007), non accessibile al pubblico.
L’atelier è tuttora utilizzato dalla nipote, l’architetto Elena Lingeri, che lo ha trasformato in centro di studi, promuovendo manifestazioni (come la giornata di studio tenutasi alla Triennale di Milano il 28 novembre 1994) e intrattenendo rapporti internazionali di scambio e approfondimento culturale. Ciò ha consentito alla ricca documentazione conservata di giungere fino a noi pressoché inalterata. Infatti non è stato operato alcun intervento di selezione e scarto, nella volontà di salvaguardare anche la struttura originaria dell’archivio, così come si era determinata nel corso della vita professionale dello studio. Il rispetto delle carte consente a noi, oggi, di disporre di una fonte dall’innegabile valore storico documentario e ci offre la possibilità di ricostruire l’intero iter progettuale della maggior parte dei lavori, dagli schizzi di studio fino alle minute modifiche e soluzioni di dettaglio previste direttamente in risposta a contingenti esigenze di cantiere.

Codici identificativi:

  • MIBA00885C (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013

Note alla condizione di accesso:

La struttura che conserva il fondo è privata; al momento (febbraio 2007) non è accessibile al pubblico.

Soggetti conservatori

Soggetti produttori

Progetti