Filze (1401 - 1800)
250 unità archivistiche di primo livello collegateSottoserie
La serie comprende documentazione dal 1585 al sec. XVIII contenuta in 48 buste. Si è deciso di denominare questa sottoserie Filze in quanto la denominazione in essa classificata è stata trovata raggruppata in 15 pacchi (plichi di altezza variabile da 30 a 40 centimetri avvolti in carta da pacco marrone, chiusa con spago) che contenevano documenti singoli e in filza, registri, piccoli fascicoli e quadernetti, riportanti al centro il buco di filza: per questo si ritiene fossero in origine filze. Il riordinatore che a fine anni '70 ha formato questi pacchi probabilmente ha scombinato e suddiviso le filze originarie in tanti fascicoli accorpati da una fascia fermata con elastico e recante a pennarello nero (come anche su molti documenti) estremi cronologici a volte imprecisi.
Dalle ricerche effettuate nei vari locali, dove la documentazione d'archivio è stata recuperata, è emersa una scatola contenente una filza ancora integra dell'altezza di circa 60 cm. La filza, che abbiamo definito come "reperto archeologico", è stata analizzata subito nel contenuto, anche per poter avere indicazioni circa la ricostruzione delle tipologie documentarie originarie delle filze stesse. Le tipologie prevalenti rilevate sono state le seguenti: mandati di pagamento emessi dal camerario della comunità; comparizioni e cause davanti al pretore; lista spese di Fabrizio Campeggi, esattore; fedi dei sindaci sottoscritte dal cancelliere Giulio Cesare Colli; mandati del podestà Paolo Vespa, per il sequestro di beni a debitori verso il comune ed elenchi dei debitori stessi; sequestri di beni; equalanza; mandato di comparizione del Collegio dei mercanti di Pavia a Giulio Cesare Colli in merito a debiti da saldare; ordini del podestà Flavio Torti in merito ad esazioni fiscali; comparizioni davanti al Giudice dei malefici; memoriali di diversi.
I documenti, i cui estremi sono gli anni 1573−1653, non sono stati trovati in ordine cronologico e sembrano essere stati infilzati senza seguire un ordine tematico.
Per altro, contenuta nel fasc. 5 della busta 28, è la nota relativa a "scritture diverse della comunità con fede ed altri recapiti concernente a bisogni della comunità retrovate dopo il sachegio de francesi" e così altra nota nel fasc. 2, busta 7: "scritture diverse vecchie et nove che erano in fillo et bene ordinate ma per esser state tute dal armata francese sfilzate et gettate sottosopra l'anno 1647 sono confuse che perciò avendone io Colli notaio pubblico pavese e cancelliere della comunità ritrovate appartenenteli per la mia comunità le ho unite et poste qui repligate per servitio pubblico l'anno 1649". Da quanto emerso, possiamo quindi dedurre che in origine e almeno fino alla prima metà del Seicento, le filze un ordine (cronologico e/o per argomento) l'avessero e che successivamente, per cause imputabili ad eventi bellici e alle continue invasioni straniere, questo sia venuto meno.
E' peraltro stato riscontrato che anche la documentazione successiva alla seconda metà del sec. XVII risulta non seguire un criterio di ordinamento, né cronologico né per argomenti.
Nella serie "Filze" si trovano sia documenti in originale, sia copie di ordini, avvisi o lettere patenti, estratti di verbali del Consiglio. Molte lettere portano il sigillo, aderente o a secco. Queste le tipologie documentarie prevalenti: mandati di comparizione e per sequestri emessi dal pretore; ordini e citazioni sempre del pretore; grida, ordini, avvisi e manifesti emanati dalla comunità, da uffici diversi del governo centrale di Pavia, Milano e Torino e da organi periferici quali l'Intendenza di Voghera; lettere dei rappresentanti della Comunità (oratori in Pavia e Milano) e del feudatario (Torelli); fedi e confessi di pagamenti; suppliche inviate dai cittadini al sindaco e al Senato di Milano e Torino; elenchi spese sostenute dai diversi rappresentanti della Comunità (sindaci, oratori, camerario ecc.); "propallazioni" di beni; "testatico"; copie di verbali del Consiglio comunale.
In percentuale notevole sono gli avvisi e ordini emanati dal Commissario degli eserciti, per "alloggiamenti militari", cioè con la richiesta, inviata alla Comunità di Casei, di predisporre ospitalità per le truppe di soldati con i rispettivi cavalli e la messa a disposizione di vettovaglie e uomini con buoi e carri per il trasporto di merce varia e armamenti. Ad esempio, nel corso di tutto l'anno 1711 (cfr. fasc. 5, busta 25) sono ricorrenti gli ordini di Giulio Visconti Borromeo Arese, commissario generale dell'esercito dello Stato di Milano, il quale richiede alla comunità l'invio di carri con buoi a Sale, Castelnuovo, Voghera, per sostituire altri carri che conducono infermi e bagagli delle truppe in transito "(…) i carri dovranno servire per un primo transito dove saranno mutati e licenziati per le loro case (…)".
Ordini ai sindaci e agenti della comunità di Casei e al camerario sono inviati anche ai sindaci del principato di Pavia, con la richiesta di pagamenti di tasse e relativamente all'estimo; dall'Imperatore, sempre per la riscossione delle tasse e in modo particolare per l'elezione del pretore e del "sindacatore" del pretore alla fine del di lui mandato; dai Magistrato delle entrate ordinarie e straordinarie dello Stato di Milano.
In numero consistente troviamo anche corrispondenza diversa tra gli oratori e rappresentanti della comunità in Pavia, Milano e Torino e il cancelliere; memoriali e suppliche di possessori di terreni in Casei indirizzati ai sindaci, con la sollecita richiesta di diminuzione di tasse e modificazioni d'estimo.
Sono conservati gli ordini del podestà che, in qualità di delegato del Magistrto di Milano, controllava i libri delle riscossioni delle tasse e interveniva nel merito dei pagamenti dovuti alla Regia Camera, ordinando ai debitori morosi il pagamento (si vedano come es. le carte 115, 117, 158 della busta 14, fasc. 2).
Interessante da segnalare, nella corrispondenza di privati, la lettere di Graziosa Campeggi (c. 40 fasc. 2 b. 7), moglie del notaio e cancelliere della comunità di Casei, Giulio Cesare Colli, che in data 14 dicembre 1631 scrive una lettera al marito, lamentandosi per la lunga assenza da casa e lo informa di aver dovuto impegnare averi propri, per far fronte ai bisogni quotidiani della famiglia.
Ancora nel 1636 troviamo come cancelliere della comunità il notaio pavese Giulio Cesare Colli e fino al sec. XVIII, la famiglia Colli, con continuità, si tramanderà l'incarico di cancelliere.
Importanti sono gli elenchi di spese sostenute da privati per servizi resi alla comunità e gli acquisti effettuati; a titolo esemplificativo riportiamo l'elenco del materiale di cancelleria effettuato dal comune presso il libraio Giuseppe Merli di Voghera nel corso degli anni 1788−1789: inchiostro fino, 10 fogli di carta da causato grande, 6 fogli di carta da cotizzo, un foglio per le arti, 90 fogli per il libro esattoriale, un quinterno da lettere grande e uno mezzano, 3 quinterni da (…), 200 "obbiadini", legatura del libro esattoriale con bordo e cantonali in pecora, 2 fogli di carta reale bianca bollata "in principio et in fine", per il verbale e "ricapitolazione" (b. 34, fasc. 3.
Codici identificativi:
- MIBA018365 (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013
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