Eredità Guizzerotti (1431 - 1678)
4 unità archivistiche di primo livello collegateSottoserie
Consistenza archivistica: Unità archivistiche 4 (comprendenti regg. 4, voll. 4, mazzo 1, fascc. 11, atti singg. membrr. 2)
La famiglia Guizzerotti, la cui esistenza in Riviera è documentata in questa sottoserie dalla prima metà del sec. XV, è articolata in più rami residenti a Gardone, Salò e Tignale.
I suoi esponenti traggono il proprio reddito principalmente dall'esercizio della mercatura, nonché dall'amministrazione di un patrimonio immobiliare cospicuo. Inoltre, alcuni Guizzerotti si dedicano con particolare intensità al prestito di denaro.
Bersanino Guizzerotti nel 1610 viene implicato nel processo contro la banda di Zan Zanone, dopo l'uccisione da questa perpetrata del podestà Bernardino Ganassoni nel duomo di Salò il 29 maggio dello stesso anno.
Il reato per cui il Guizzerotti viene condannato a cinque anni di carcere a Venezia è di favoreggiamento, per aver dato alloggio ai banditi (cfr. "Sententiae illustrissimi et eccellentissimi domini Leonardi Mocenigo, provisoris et inquisitoris Terrae Firmae extra Mintium, a die 13 septembris 1610 usque in diem 19 februarii 1611" in Archivio della comunità di Riviera, reg. n. 275 dell'inventario di Giovanni Livi).
Nella presente sottoserie non esiste una documentazione completa sulla vicenda, ma solo alcuni riferimenti parziali.
Bersanino Guizzerotti negli anni precedenti esercita la funzione di consigliere comunale a Salò e, come tale, viene eletto nel 1607 dicembre 27 visitatore dei poveri per il colonnello dalla Piazza alla Chiodera e nel 1610 aprile 12 viene eletto come uno dei sei presidenti del monte di Pietà, carica nella quale viene sostituito il 1610 novembre 7 a causa della sua forzata assenza (v. reg. n. 30).
La morte di Bersanino è databile tra il 1611 luglio 18, data del suo testamento, e il 26 luglio dello stesso anno, giorno in cui il comune di Salò riceve notizia del decesso del proprio concittadino e decide di accettarne l'eredità.
Nelle sue ultime volontà Bersanino nomina erede universale il comune di Salò, che impegna a costituire con i denari dell'eredità un monte di pietà a vantaggio dei poveri locali. Inoltre stabilisce che nell'anniversario della sua nascita il consiglio del comune si riunisca per discutere gli affari della sua eredità, elegga dei delegati ad essa, faccia recitare i divini uffici in suo suffragio e tenere un "discorsetto" che ne rinnovi la memoria.
Acquisita l'eredità, il consiglio comunale elegge cinque delegati alla sua amministrazione, che si occupano di inventariare i beni mobili e immobili del defunto, di pagarne i debiti e di esigerne i crediti.
Nel 1613 aprile 28 viene messa all'incanto l'esattoria dell'eredità Guizzerotti e nel 1621 aprile 22 vengono eletti tre delegati alla erezione del monte di pietà previsto da Bersanino; nel 1625 aprile 22 vengono approvati i capitoli dell'erezione del monte Bersanino e al 1627 febbraio 14 risale il primo finanziamento dello stesso da parte del comune, con mille scudi tratti dal monte Vecchio.
La gestione dell'eredità dà luogo ad un contenzioso con diversi debitori che si estende per alcuni decenni; ma la causa più significativa è quella intentata al comune da Giulio Guizzerotti q. Niccolò di Gardone (1677 febbraio 20−1678 gennaio 4), che vanta diritti su parte dei beni in questione.
Nel processo, che si svolge a Venezia presso la signoria, Giulio Guizzerotti contesta al comune l'illegittimità della acquisizione della eredità di Bersanino e dell'erezione del monte. Sostiene infatti che, appartenendo Bersanino alla sua stessa linea ereditaria ed essendo suo parente diretto, anche ai beni di Bersanino si deve applicare il fedecommesso stabilito da un loro avo comune, Gerolamo Guizzerotti q. Giacomo di Gardone (testamento del 1516 ottobre 3), secondo cui l'eredità dello stesso si sarebbe dovuta trasmettere in perpetuo solo ai discendenti maschi della famiglia: sulla base di tale argomento Giulio chiede di entrare in possesso dei beni dell'eredità.
Il comune di Salò, attraverso tre eletti alla causa ed un loro procuratore a Venezia, si difende in giudizio cercando di dimostrare l'appartenenza di Bersanino e Giulio a due rami distinti e separati della famiglia Guizzerotti. La causa si trascina per alcuni mesi, finché, nel dicembre del 1677, Giulio Guizzerotti abbandona il processo, lasciando perciò prevalere le tesi del comune di Salò, che può conservare la disponibilità delle sostanze ereditate da Bersanino.
Codici identificativi:
- MIBA01B504 (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 28/05/2012
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/groups/****/fonds/36477