Spese (1488 - 1801)
Sottoserie
Lo statuto del 1491 prescrive che ogni anno, in dicembre, nel consiglio maggiore venga eletto un massaro, che inizia il suo ufficio il primo gennaio seguente. Costui deve intervenire in ogni "edificio, lavoro e opera" del comune e, secondo l'"ordo officiorum", nel caso ritenga opportuni degli interventi, segnalarli agli anziani o a un provvisore da eleggersi a quest'ufficio, affinché li facciano eseguire. Il suo compito è quindi quello di occuparsi delle proprietà del comune e della loro manutenzione. Deve anche tenere un'accurata contabilità di tutti i denari spesi per il comune e presentarla per iscritto una volta alla settimana al consiglio degli anziani; è tenuto a sottoporre le spese di ogni opera che facciano eseguire a due anziani affinché ne riferiscano in consiglio e le sottoscrivano. Le cedole delle spese devono poi rimanere presso il cancelliere del comune, che le trascrive sul registro apposito. Secondo l'"ordo officiorum", invece, questa contabilità deve essere annotata quotidianamente su un registro che il massaro è tenuto a presentare all'inizio del suo officio al cancelliere, che vi appone il suo "signum tabellionis" e la corretta intitolazione. Questo registro deve essere visto e sottoscritto almeno una volta alla settimana da due anziani da eleggersi ogni bimestre in seno al consiglio maggiore in qualità di "deputati alle spese del massaro" e alla fine del mandato consegnato in cancelleria. Sullo stesso registro il massaro deve annotare i denari ricevuti dal comune. Non puo effettuare nessuna spesa senza uno speciale mandato dei consigli maggiore o minore, ma gli è concesso di spendere fino a soldi 20 (lire 8 nell'"ordo officiorum") ogni tanto con la semplice licenza di due anziani ("deputati alle spese" nell'"ordo officiorum"). E' suo compito anche occuparsi delle scorte di ferramenta e legnami della città e conservarle in "loco munitionum", l'attuale cittadella, e non può usarli per sè sotto pena di lire 50 imperiali della esclusione da qualsiasi ufficio e beneficio del comune e della restituzione dei beni alienati. Alla partenza del podestà e della sua corte riceve un inventario dei mobili ed utensili consegnati loro all'inizio del mandato, di cui deve far fare pubblico istrumento al cancelliere per poterli consegnare ai successori; è tenuto a segnalare agli anziani la mancanza di qualsiasi oggetto prima che il podestà parta. In caso di frode nei conti viene punito come si è già visto (ma nell'"ordo officiorum" anche condannato a una multa di lire 100 e alla restituzione del doppio della somma).
Il suo salario annuo ammonta a lire 100 imperiali (lire 200 nell'"ordo officiorum") e la fideiussione che è tenuto presentare a lire 1.000.
Una verifica sul registro delle azioni del 1548 mostra che in gennaio e febbraio i deputati alle spese del massaro vengono eletti per ben tre volte in due mesi (il 21 e il 22 gennaio e il 24 febbraio).
Inoltre una riforma degli statuti del 22 dicembre 1591, viste le deplorevoli condizioni in cui versano gli edifici del comune, stabilisce di "innovar" l'ufficio del provisore e abolire pertanto i deputati alle spese del massaro che, infatti, non compaiono più nelle filze successive a questa data. Secondo lo statuto del 1491 il provisore viene eletto seguendo le stesse modalità del massaro (nell'"ordo officiorum" può essere confermato l'anno successivo dopo una relazione e un giuramento dei deputati preposti al suo ufficio) e deve avere almeno 45 anni (nell'"ordo officiorum" 30 anni). E' suo compito verificare le necessità di eventuali interventi di manutenzione da farsi nelle proprietà del comune e riferire agli anziani il suo parere, affinché possano opportunamente deliberare. Il suo salario è di lire 3 imperiali al mese (scudi 30 del valore di lire 7 correnti di Bergamo in un anno nell'"ordo officiorum"). L'"ordo officiorum" associa il provisore al massaro in molti altri suoi compiti. Nella riforma del 1591 si afferma che il provisore debba anche "veder et censurar et con giuramento sottoscriver tutte le spese e le polize che d'ordine suo si faranno dal maserolo, qual non possa far spesa alcuna senza l'ordine di esso provisore". Ci è pervenuto un solo registro del provisore, nel quale vengono registrate le polizze del massaro, confrontate alla fine del suo ufficio con i mandati concessi allo stesso dal comune (e annotato "in un libro di mandati in cancellaria") per verificare se egli rimanga debitore o creditore nei suoi confronti.
La serie delle spese è costituita da 83 unità, 61 delle quali presentano caratteristiche abbastanza omogenee, mentre le rimanenti sono variamente raggruppate a formare delle sottoserie.
Il primo gruppo è riconoscibile per il titolo "Expensarum" riportato sul piatto anteriore, probabilmente da uno dei primi archivisti che provvidero ad una sua sistemazione; nei secoli più antichi però compare il titolo "Police del Masserolo" (1): alcune delle prime filze sono, infatti, costituite esclusivamente da polizze di spese del massaro, mentre successivamente a questa figura che ricorre sempre con frequenza, si aggiungono quelle di numerosi altri creditori del comune. E' difficile per questo motivo ricondurre tutti gli atti ad un unico ufficio, anche se è possibile ricostruire un probabile iter burocratico delle carte, sulla base del loro aspetto formale e delle fonti storiche. Le note di spesa vengono redatte in gran parte dal massaro; a volte non solo quelle riguardanti i denari spesi personalmente, ma anche quelle degli artigiani (si tratta palesemente della stessa scrittura): in parte dagli stessi artigiani o comunque da chi si trova ad essere creditore nei confronti del comune (come nel caso dei prestiti da parte del tesoriere).
In genere iniziano con la data di stesura, seguita dalle formule "La magnifica città deve dare a …, me … massaro vedraro, marangone, fornasaro, libraro, ecc.".
Nelle filze di massari si trova invece "policia di spese fatte da me … massaro"; spesso viene specificato che le spese o i lavori sono stati commissionati da deputati, addetti alle spese del massaro o altri, preposti a compiti particolari quali l'alloggiamento dei sindaci inquisitori durante le loro visite, o le scuole dei padri di Somasca o i Bagni di Trescore; seguono sempre accurate descrizioni del materiale ricevuto o impiegato, delle giornate di lavoro, ecc., dopo le quali compare a volte, nei casi di sua competenza, la fede del massaro attestante l'avvenuta consegna o esecuzione. A questo punto interviene la sottoscrizione di due o più deputati (qualche volta indicati come quelli alle spese del massaro, una volta come deputati di mese) o, quando le spese riguardano il loro ufficio, dei giudici alle strade, dei defensori, nelle cause, spesso in materia daziaria, specialmente nel '600 − '700, dei conservatori della fiera, del ragionato, degli anziani. In ogni caso si tratta di fedi e sottoscrizioni di ufficiali che hanno verificato e quindi garantiscono la veridicità delle polizze. Chi commissiona l'opera si fà di solito garante della spesa riguardante la sua esecuzione; oppure si tratta semplicemente di due anziani che approvano spese generali. L'ultima operazione è quella della votazione per l'approvazione in consiglio, di solito vergata velocemente sempre dalla stessa mano, in fondo alle carte con la formula "die … balotata et capta" o "lecta et balotata" o "fuit factum mandatum".
Il consiglio è probabilmente quello minore, perché anche se raramente, la nota di approvazione è accompagnata dalla dicitura "in magnifica bina".
Non tutti i documenti riportano la data, il che lascia spazio a due ipotesi: può darsi che per certe spese ordinarie fosse sufficiente la verifica e l'approvazione di due anziani, senza la discussione in consiglio; oppure che per qualche altro motivo, forse semplice trascuratezza, l'approvazione non venisse annotata su tutti gli atti.
Per motivi pratici sono state incluse nella sottoserie tre filze che oltrepassano il limite cronologico dell'antico regime (unità 270, 271 e 272). Ovviamente la forma del documento cambia totalmente. Il 9 luglio 1797 viene istituito il dipartimento del Serio della repubblica Cisalpina, al quale da allora sono intestati gli atti.
La figura centrale diventa quella del cassiere e alla "magnifica comunità" si sostituisce la "municipalità". La datazione segue spesso il calendario rivoluzionario.
Tra le spese ricorrono maggiormente quelle fatte dal o per conto del massaro: manutenzione di edifici, mulini, fontane, filatoio, maglio; mobili nelle case degli ufficiali del comune; approntamento di patiboli e berline; prestazioni di muratori, falegnami, vetrai, fabbri, ecc. Compaiono poi quelle di cancelleria per l'ufficio del ragionato, per la copiatura di atti, per provviste di carbone, pane, farina, legname, per dir messe, "suonar musica", far processioni, esporre reliquie nelle feste religiose tradizionali, come quella dei SS. Fermo, Rustico e Proculo, per mandare i balotini ad avvisare gli anziani delle riunioni del consiglio, per taglie su lupi uccisi, ecc.. Alcune di queste figurano ancora nelle polizze del massaro, in base ad una definizione dei compiti che non risulta del tutto chiara.
Tra le sottoserie alcune filze raggruppano spese fatte in occasioni particolari, come quella della visita del provveditore di Terraferma Mozanica nel 1565, dei sindaci inquisitori in Terraferma nel 1672 − 73, 1721, 1770, dei nunzi di Bergamo a Venezia dal 1691 al 1794, oppure spese particolari come quelle per le mura, i mulini, il follo. Quattro filze contengono le spese di singole vicinie della città, Sant'Antonio Intus et Foris, Sant'Alessandro della Croce, Santo Stefano, Sant'Alessandro in Colonna e San Leonardo.
Una filza, inoltre, riguarda le spese della biblioteca pubblica negli anni 1801 − 1809.
1 Cfr. L. Chiodi, "Police de Francesco Catana Massarolo", in "Bergomum", n. 1−2, 1958, pp. 63−144
Codici identificativi:
- MIBA002F9C (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/groups/****/fonds/5454