Estimi (1378 - 1811)
Serie
In una economia preindustriale, quale è quella della repubblica di Venezia dal XV al XVIII secolo, la leva fiscale ha un'importanza relativa rispetto a quella che verrà ad avere nelle moderne economie, finalizzata come è solo a far fronte ad apprestamenti bellici ed a fronteggiare particolari calamità.
Le strutture fiscali di questo periodo, congegni che si attivano solo per soddisfare fini contingenti, costituiscono meccanismi che diventano oggetto di uno scontro politico grazie al quale i ceti che detengono il potere tendono a scaricare i pesi contributivi sugli altri corpi (clero e territorio) in cui si articola la società di antico regime. Né bisogna dimenticare come, modellandosi i consigli civici su quelli veneziani, si viene a creare una tendenza a cascata grazie alla quale il peso degli oneri fiscali ricade sui ceti più deboli. Il sistema veneto delle "fazioni" grava integralmente, infatti, su chi sta alla base della piramide sociale e fa sì che tutta una serie di "lavori pubblici", in assenza di previsione di capitoli di spesa, ricada sulle spalle dei meno abbienti. Inoltre, il sistema di esenzioni e di immunità, oltre a limitare il gettito del prelievo fiscale, obbliga i pubblici poteri a ricorrere all'imposizione indiretta la quale, gravando sui generi di prima necessità, colpisce sempre i ceti più poveri. La stima del reddito (stima necessaria per operare qualsiasi prelievo fiscale) viene effettuata attraverso un'operazione, chiamata "estimo", eseguita dagli ufficiali della camera fiscale. Stabilito l'ammontare generale della somma da incamerare, questo viene suddiviso per ogni circoscrizione territoriale in proporzione al reddito globale presunto di questa: operazione possibile calcolando la superficie ed il valore agricolo dei terreni siti nella circoscrizione ed i redditi derivanti da attività professionali, commerciali ed artigianali. Il potere centrale, cioè, non determina a priori quanto debba pagare il singolo contribuente, ma la somma totale che vuole ricavare per ogni singola imposta dalla circoscrizione territoriale. Secolari, a questo riguardo, le dispute tra città e territorio. Avvenuta da parte di Venezia la divisione dei "caratti" tra i corpi contributivi, la città cerca di impedire la rinnovazione dell'estimo in quanto, così facendo, evitava di pagare per tutti quei beni che ha nel frattempo acquistato nel territorio il quale, da parte sua, si vede costretto a pagare per beni non più in suo possesso.
La compilazione dell'estimo vero e proprio avviene in quattro fasi distinte.
Formati i "capitula extimi" (cioè le disposizioni che devono essere seguite nella compilazione dell'estimo in corso), viene decisa la "carattatura", ossia un contingente fissato a priori (come si è già visto) che è distribuito, come indice d'imposta, tra le varie circoscrizioni topografiche e successivamente tra le famiglie di ciascuna di queste.
La seconda fase è incentrata sulla nomina degli ufficiali dell'estimo i quali, inviati da Venezia, in collaborazione con gli anziani od i loro delegati, sovraintendono alle operazioni d'estimo nella circoscrizione loro affidata avvalendosi della collaborazione di organi locali, quali ad esempio i consoli dei comuni o quelli delle vicinie cittadine, i quali sono tenuti a fornire l'elenco degli abitanti nella loro circoscrizione, raccogliere le polizze e verificarle.
Segue la presentazione delle polizze, nella quale ogni "fuoco" è tenuto a consegnare una dichiarazione diretta, per iscritto, della propria capacità contributiva. La procedura della denuncia diretta ha lo scopo pratico di ovviare alle gravose spese inevitabili nel caso si fosse adottato il metodo inquisitivo (d'altra parte, la successiva fase di verifica ovvia ad eventuali "dimenticanze").
Le polizze hanno carattere reale e personale nello stesso tempo; infatti, dopo avere indicato le generalità, l'età e l'eventuale professione dei componenti del nucleo familiare che la presenta (rendendo così possibile l'inclusione nell'estimo anche di quelle categorie la cui potenzialità economica risulta solo dall'attività svolta), la polizza fornisce indicazioni sui beni mobili (per lo più lasciati sullo sfondo ed indicati talvolta solo laddove mancano beni immobili) ed immobili posseduti. In particolare, per quanto riguarda i beni immobili, si ha una descrizione sintetica ma che deve necessariamente fornire notizie sulla qualità del terreno e degli eventuali stabili su di esso, le coerenze, la misura in pertiche e tavole ed eventuali fitti riscossi (colpisce il fatto che i terreni vengano descritti con molta più attenzione di quella invece dedicata alle case); la polizza si conclude con l'elenco dei crediti e dei debiti e con una formula di giuramento.
Ultima fase è quella con la quale si giunge alla definizione della cifra d'estimo: le polizze vengono vagliate dagli "extimatores", i quali assegnano a ciascun contribuente una cifra d'estimo, che non costituisce l'ammontare dell'imposta, ma il moltiplicatore sulla base del quale tale ammontare deve essere calcolato in occasione di ogni nuova imposizione. Tale cifra d'estimo non è il risultato di una semplice somma algebrica tra attività e passività, ma la trasformazione di cifre esprimenti il valore del capitale in cifre esprimenti la capacità contributiva, trasformazione operata applicando una valutazione differenziata delle varie voci (si deve, infatti, tener conto anche dello stato familiare e della professione svolta). Ad evitare abusi, la cifra d'estimo assegnata è pari alla media delle cifre d'estimo proposte da ogni singolo estimatore.
Dal 1574, coscienti del fatto che merci e mercanzie non possono essere assimilate ai normali beni mobili denunciati nelle polizze, Venezia decide che si debbano presentare delle polizze separate per quanto attiene alla mercanzia, polizze che devono essere conservate in filze ed annotate su registri separati (1).
Benchè concettualmente differenti, si è deciso di tenere uniti "estimi" e "taglie" in quanto queste, indifferentemente dal fatto che siano poste da autorità centrali o periferiche, vengono sempre pagate sulla cifra d'estimo.
La serie comprende nel suo interno, quindi: filze di polizze presentate in occasione degli estimi del 1476, 1525, 1537, 1555, 1610 e 1761; elenchi di estimati; registri nei quali sono annotati brevemente i beni denunciati mediante le polizze(2); registri con i cosiddetti trasporti d'estimo (ossia registri contenenti polizze copiate sui quali venivano registrate tutte le variazioni di proprietà dei beni immobili)(3); filze contenenti polizze della mercanzia; filze di ricorsi; filze di polizze di "nihil habentes" (ossia di persone che non devono pagare alcuna somma con Bergamo in quanto nullatenenti o estimati in altri luoghi)(4); registri di taglie imposte da autorità centrali o periferiche; rubriche; polizze singole (che non è stato possibile inserire in unità complesse).
Carattere di eccezione hanno la filza dell'estimo delle arti (unità 1176), quella dell'estimo della lana (unità 1198) ed i tre inventari settecenteschi (unità 1450 − 1452) indicanti il materiale relativo all'estimo conservato nella cancelleria del comune.
Considerato il fatto che le operazioni relative ad un estimo possono coprire un arco pluriennale (come ampiamente dimostrato dagli estremi cronologici delle filze), si è deciso di ordinare la serie seguendo non un ordine strettamente cronologico bensì ragionando in termini di operazioni d'estimo. Così, tenendo sempre ferma la suddivisione città − territorio, si è seguito, all'interno di questa bipartizione, un ordine alfabetico per vicinie (per quanto riguarda la città) e per singoli comuni (per il territorio); all'interno della suddivisione alfabetica, poi, sono collocati prima i registri generali, poi le polizze, di seguito gli elenchi, i registri con annotazioni di beni, polizze singole, filze di ricorsi, filze della mercanzia e di seguito i relativi ricorsi, ed infine il materiale relativo alle taglie.
Particolare attenzione va posta al fatto che le filze di polizze provenienti dai comuni, ma estimate tutte con una sola vicinia, sono collocate sotto questa; inoltre filze dalle valli, dalle quadre e da più comuni sono poste, sempre in ordine alfabetico, prima delle filze − registri dei singoli comuni (5).
Tra due distinte operazioni d'estimo si segue invece un ordine cronologico per tutto quel materiale che non doveva essere inserito in esse(6).
E' necessario segnalare il fatto che la documentazione relativa all'estimo del 1610, pur essendo depositata presso l'Archivio di Stato di Bergamo, è schedata congiuntamente al materiale conservato presso la Biblioteca civica "A. Maj" in quanto logicamente e storicamente parte integrante della stessa.
1 Disposizione recepita con parte del 21 aprile 1574
2 Identificabili nell'inventario perché descritti con la formula: "beni siti in …"
3 Identificabili nell'inventario perché descritti con la formula: "beni siti in…con seguiti al…"
4 E' questo, ad esempio, il caso di persone temporaneamente abitanti in Bergamo, tenute a denunciare l'affitto pagato allo scopo di permettere un controllo incrociato, dato che i proprietari di immobili sono, a loro volta, tenuti a denunciare gli affitti riscossi.
5 Per l'identificazione dei toponimi ci si è avvalsi: Touring Club Italiano, "Annuario generale. Comuni e frazioni d'Italia, Edizione 1980−1985", Milano, 1980. A. Mazzi, "Corografia Bergomense nei secoli VIII, IV e X", Bergamo, 1880; D. Olivieri, "Dizionario di toponomastica lombarda", Milano, 1961.
6 Si sono indicate le misure delle unità solo laddove queste non rientrano nella misura standard 320×280. Nel corso della presente inventariazione sono state rinvenute 146 nuove unità mentre altri documenti sono stati inseriti in unità preesistenti.
Codici identificativi:
- MIBA002FA3 (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/groups/****/fonds/5461