Mandati dotali (1609 - 1792)
Sottoserie
Le filze intitolate in varia forma "mandati dotali" ("filtia mandatorum dotalium", "filza de' mandati dotali") si presentano con caratteristiche precise e fortemente omogenee. Si è scelto di definirle come una sottoserie della serie "Ufficio Pretorio" perché in molti titoli appaiono come appartenenti a quell'ufficio ("filtia mandatorum dotalium ad officium illustrissimi domini potestatis de anno 1610", "mandatorum dotalium offitii pretori", "in offitio pretorio filtia mandatorum dotalium"), senza contare il fatto che la stessa serie contiene numerosi mandati dotali, specialmente nel periodo antecedente il 1609, il che farebbe pensare che solo posteriormente essi furono collocati in filze separate.
La sottoserie è costituita da 162 filze (e un registro) contenenti ognuna i mandati dotali di un'intera annata. Gli estremi cronologici, che comprendono molte lacune, sono il 1609 e il 1792. Ogni filza è numerata e provvista di una rubrica alfabetica onomastica. Lo stato di conservazione è buono.
Non si trova menzione di questo tipo di atti nelle fonti storiche, tranne che in un documento ritrovato durante il presente riordino e contenente la "Decisione delli atti giudiciarii spettanti alla Cancelleria pretoria di Bergamo separatamente dall'Officio pretorio del Palazzo di Bergamo", effettuata dal cancelliere prefettizio e da un cittadino in qualità di giudici arbitri eletti dal cancelliere pretorio e dal "conduttore delle banche del Palazzo", in cui si afferma: "Le assicurazioni delle doti sono richieste in Cancelleria et da nodari di Palazzo, ma a chi s'aspettino sii giuditio d'altri"(1).
La sottoserie nel suo aspetto globale fa pensare che le filze siano state generalmente redatte nell'ufficio pretorio. Unica eccezione è costituita da due unità, 1612 e 1614, che non sono numerate, non riportano il nome dell'autrice del mandato, si sovrappongono cronologicamente ad altre unità e contengono anche atti di rinuncia di beni da parte di debitori costituitisi nella cancelleria pretoria. Non c'è però prova che anche i mandati siano stati redatti nella stessa cancelleria e, vista la perfetta analogia con il resto della serie e la loro esigua consistenza, si è deciso di inserirli in essa.
Gli atti presentano tipologia e contenuto molto chiari.
Si tratta in genere di una donna che si rivolge all'ufficio pretorio chiedendo che l'integrità della sua dote venga tutelata dai possibili assalti dei creditori del marito, vivente o defunto. Più raramente sono i figli che desiderano salvaguardare la dote che spetterà loro in eredità, oppure una donna nubile che vede la propria dote minacciata dal fratello. L'autorità podestabile impartisce disposizioni ai pubblici ufficiali a salvaguardia della dote secondo due modalità: 1) se la dote consiste in mobili e bestiame, proibisce che vengano alienati; 2) se consiste in una somma di denaro, ordina che la donna entri in possesso dei mobili di casa e del bestiame per il valore equivalenete, come "cauzione" o "assicurazione" della dote. Il termine "mandato" non è qui strettamente inteso nella sua accezione tecnico−giuridica, ma sta probabilmente ad indicare un atto con un valore più generico, simile ad un ordine.
La struttura diplomatistica degli anni è piuttosto costante: in alto a sinistra compaiono il nome e cognome della titolare della dote, al centro l'autorità autrice del documento (il podestà o vicario vice gerente pretorio, podestà e vicecapitano o il capitano e vice podestà), a destra la numerazione. Segue il testo, che esordisce con una "narratio" che espone la situazione della donna, o giustifica le successive disposizioni con la volontà della carità pubblica di preservare le doti delle "povere mogli"; viene poi indicato l'ammontare della dote e citato il documento che lo testimonia. Nella parte dispositiva il podestà assegna alla donna i beni in assicurazione della dote e ordina a ciascun "ministro di giustizia" o "contestabile − capitano di campagna" o "pubblico ufficiale − ministro" di non molestarla nel possesso di quelle, pena la "pubblica indignazione" e i conseguenti castighi corporali e,o pecuniari. Concludono il documento la data topica e quella cronica. Sul margine sinistro del testo è annotata la tariffa della redazione dell'atto. In due o tre casi compare una sottoscrizione di un notaio.
Alcuni mandati dotali si possono trovare anche nelle filze di atti diversi della serie "podestà".
1 Da un "Libro de atti Dom.co sotto li 23 genaro 1547"
Codici identificativi:
- MIBA002FA5 (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/groups/****/fonds/5463