Bauer, Riccardo ( Milano (MI), 1896 gennaio 6 - Milano (MI), 1982 ottobre 15 )

Tipologia: Persona

Profilo storico / Biografia

Riccardo Bauer nacque a Milano il 6 gennaio 1896 da Francesco, di origine boema, e Giuseppina Cairoli.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, quando ancora frequentava gli studi universitari, tentò di arruolarsi come volontario, ma dovette attendere la chiamata ufficiale alle armi. Destinato all’artiglieria di montagna, fu ferito in due circostanze, nel 1916 e 1917, ma in entrambi i casi tornò al fronte, rimanendo in servizio sino al 1919 e guadagnandosi diverse decorazioni.
Tornato a Milano, riprese gli studi, laureandosi in scienze economiche all’Università “Bocconi” nel 1920. In quello stesso anno assunse la carica di segretario del Museo sociale della Società Umanitaria, dedicando grande attenzione al tema dell’emancipazione operaia.
Dal 1922, iniziò a collaborare alla rivista “Rivoluzione Liberale” diretta da Piero Gobetti, per poi fondare, nel luglio 1924, il settimanale “Il Caffè”, al quale collaborarono Ferruccio Parri e altri antifascisti. Collocata su posizioni intransigenti verso ogni forma di compromesso con il governo Mussolini, la rivista ebbe vita breve, dovendo chiudere i battenti già nella primavera dell’anno seguente.
Allontanato dall’Umanitaria per motivi politici, nel dicembre 1925 Bauer subì una prima aggressione fascista, in occasione della partecipazione al funerale di Anna Kuliscioff. In seguito alle leggi eccezionali del 1925 – 1926, conscio dei rischi cui erano esposti gli oppositori al regime, Bauer partecipò con lo stesso Parri e con Carlo Rosselli all’organizzazione della fuga dall’Italia di Filippo Turati.
L’attività cospirativa, ben presto scoperta dalla polizia, gli costò un primo arresto nel novembre 1926, cui seguirono diversi mesi di carcerazione. Il processo a suo carico si concluse con una pena di due anni di confino, che scontò a Ustica e Lipari. Liberato nel 1928, Bauer riprese con ancora maggior convinzione l’attività clandestina, organizzando il primo nucleo italiano di “Giustizia e Libertà”, insieme a Ernesto Rossi, Parri e altri esponenti più giovani, tra cui Umberto Ceva, Mario e Alberto Damiani, Vittorio Albasini Scrosati, Max Salvadori.
In seguito alla delazione dell’aderente al movimento Carlo Del Re, la cosiddetta “spia del regime”, il 30 novembre 1930 fu nuovamente arrestato e nel maggio dell’anno seguente venne condannato dal Tribunale speciale a vent’anni di reclusione, trascorsi per la maggior parte nelle carceri di Roma e Alessandria.
Sul finire del 1939, fu inviato al confino sull’isola di Ventotene, dalla quale tornò nel carcere di Regina Coeli nel giugno 1943, dove rimase sino al mese successivo, quando fu liberato in seguito alla caduta di Mussolini.
Iniziò per Bauer un intenso periodo di impegno nell’organizzazione della Resistenza, con l’ingresso nel comitato esecutivo centrale del Partito d’azione. Esponente di spicco del Comitato centrale di liberazione nazionale, Bauer entrò a far parte del Comitato militare insieme a Luigi Longo e Sandro Pertini. In quegli stessi mesi, all’azione politica affiancò quella di pubblicista, dando vita nel dicembre 1944 alla rivista quindicinale “Realtà politica”, raccogliendo intorno a sé le firme di alcuni degli “azionisti” più autorevoli: Parri, Ugo La Malfa, Achille Battaglia, Oronzo Reale, Manlio Rossi Doria, Bruno Visentini, oltre a Luigi Salvatorelli, Aldo Garosci, Guido Dorso, Mario Vinciguerra e altri.
Convinto sostenitore di un’adesione agli ideali liberaldemocratici, Bauer si oppose a quanti intendevano imprimere un orientamento socialista al Partito d’azione, pur accogliendo con favore una sua collocazione a sinistra. I contrasti interni alla compagine degli “azionisti”, che avrebbero portato alla scissione del partito, già all’inizio del 1946 spinsero Bauer a dimettersi da ogni incarico e ad abbandonare il proprio seggio della Consulta nazionale, di cui faceva parte dal luglio dell’anno precedente. In quegli stessi mesi anche la “Realtà politica” cessò le pubblicazioni.
Pur abbandonando definitivamente la politica attiva, Bauer non si ritirò in silenzio. Tornato a Milano, proseguì nel suo impegno di pubblicista, collaborando con diverse testate, e si dedicò alla riorganizzazione e al rilancio della Società Umanitaria, di cui divenne presidente nel 1954. “Si apriva così – scriverà nelle sue memorie – una nuova fase della mia vita, non estranea all’azione politica, ma orientata verso problemi di ricostruzione civile, culturale e sociale, dei quali consideravo le difficoltà ma anche la fondamentale importanza”. Sotto l’impulso di Bauer, l’Umanitaria si impegnò per fornire alle masse popolari una concreta preparazione per l’entrata nel mondo del lavoro e gli strumenti per maturare una rinnovata coscienza civile, indispensabile per rendere ogni cittadino partecipe di un’autentica “democrazia reale”.
Anche dopo il forzato abbandono dell’Umanitaria, cui fu costretto nel giugno 1969 in seguito alle contestazioni e all’occupazione dell’ente da parte di una frangia di dipendenti, Bauer continuò la sua attività di educatore, sia come presidente della Società per la pace e la giustizia internazionale (fondata da Teodoro Moneta), sia della sezione italiana della Lidu (Lega internazionale per i diritti umani), cariche che mantenne fino alla morte, giunta nell’ottobre 1982.
Autorevole collaboratore di quotidiani, come “Il Corriere della Sera”, e di riviste politiche e culturali, tra tutte “Il Ponte” e “Nuova Antologia”, nel corso degli anni pubblicò diverse opere, tra cui “Alla ricerca della Libertà” (1959), “Kermesse Italica” (1960), “Il dramma dei giovani” (1977) e “ABC della democrazia” (1980).

Complessi archivistici

Compilatori

  • Prima redazione: Marco Lanzini (archivista) - Data intervento: 01 marzo 2020