Ente Comunale di Assistenza già Congregazione di Carità già Misericordia di Clusone ( s.d. )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Regione
Sede: Clusone (BG)
Profilo storico / Biografia
Inventario A. Previtali, 1986 (pp. 4-27)
Cenni storici ed istituzionali
1- LA MISERICORDIA (1)
Abbiamo documentazione che la prima confraternita laica nacque a Bergamo nel XII secolo: ad Astino infatti, già negli anni 1140 vi era un ospedale per i poveri, mentre entro il 1159 vi era una Congregazione del S. Sepolcro conosciuta comunemente come il Consorzio dell’Ospedale di Astino. I suoi membri avevano fatto donazioni al Consorzio e il denaro raccolto ogni anno in affitti, vendite e profitti veniva distribuito ai poveri, ai carcerati ed ai lavoratori bisognosi.
Nel 1253 circa, all’epoca del primo vescovo domenicano di Bergamo, venne fondata sotto il controllo di frate Pinamonte la “Società della Milizia della S. Croce”. Dieci anni più tardi, al tempo del secondo vescovo domenicano della città, i frati formarono una nuova confraternita i cui statuti furono redatti da frate Pinamonte da Brembate dell’Ordine dei Domenicani, e risalgono all’anno 1265: in apertura di statuto è documentata la Congregazione e la Confraternita di S. Maria della Misericordia.
La Misericordia fu la grande confraternita di Bergamo e la sua continuità istituzionale giunge fino al XX secolo. Essa divenne lo strumento principale della città nell’organizzazione di opere di carità. Durante i primi due decenni della sua esistenza il suo magazzino si trovava in S. Maria Maggiore. La Misericordia accettava denaro, vestiario e cibo per ridistribuirli ai bisognosi: il grano e il vino costituivano gran parte di questo materiale e dovevano essere presumibilmente essere conservati dal periodo del raccolto, o per lo meno dal momento in cui erano stati donati, fino al momento di maggior bisogno. Un magazzino di legno fu costruito nell’interno della basilica e furono presi provvedimenti per il controllo delle diverse chiavi che dovevano essere usate da diverse persone per poterlo aprire: il libro mastro del 1272 fa riferimento ad esso come alla “domus Misericordiae”.
La chiesa in cui i membri della Misericordia si riunivano due volte al mese non era però S. Maria Maggiore, ma la Cattedrale S. Vincenzo. Qui in un armadio speciale con due serrature erano conservati i documenti, i registri e i vari risultati della confraternita.
Quando il magazzino di S. Maria Maggiore fu smantellato nel 1284, un granaio fu costruito nel Palazzo Comunale e fu poi distrutto nel 1296 dagli invasori ghibellini. La ricerca di una base sicura portò in seguito alla scelta di una casa posta sulla strada che oggi guida alla Rocca: nel 1301 la Misericordia comprò questa casa e continuò ad occuparla fino al 1449.
In tutto questo tempo la confraternita si sviluppò tanto e con tale importanza che nell’anno 1305 assorbì la Congregazione di S. Sepolcro di Astino.
I membri della Misericordia provenivano da tutte le parti della città. Alle elezioni, ad esempio, dovevano essere scelti rappresentanti dei quattro cittadini, che prendevano il nome della relativa porta. Sull’esempio della Misericordia Maggiore, in diverse altre parrocchie della città e sobborghi nacquero per iniziativa di gruppi di uomini altre confraternite che intrattenevano rapporti generalmente molto stretti con la Misericordia: nel 1266 nella chiesa di S. Michele del Pozzo Bianco; nel 1272 nella vicina di S. Alessandro della Croce della Porta di S. Andrea. Già nel 1279, probabilmente sull’esempio della chiesa-madre (S. Alessandro) un gruppo di uomini della parrocchia formò il consorzio di S. Caterina componendo la loro regola, e lo stesso successe nella parrocchia di S. Pancrazio, nella chiesa suburbana situata verso sud, sotto la Porta e il Convento di S. Stefano.
Un tipo diverso di organizzazione religiosa, il “Consorzio per l’Assistenza ai Carcerati” fu fondato a Bergamo nel 1320. Era appoggiato da rappresentanti del clero e da laici che provenivano da molte parrocchie della città. Le riunioni avevano luogo nella cattedrale, ed i suoi membri cercavano il favore della Vergine mantenendo una candela perpetuamente accesa in Santa Maria di Poltriniano; la candela doveva essere mantenuta accesa dal tramonto di ogni sabato, e dalla vigilia di qualsiasi festività maggiore, fino alla fine delle messe del giorno seguente.
L’influsso culturale della città sul territorio circostante, portò progressivamente alla diffusione delle confraternite cittadine in molte comunità rurali del contado bergamasco. Le prime testimonianze si hanno per Nembro e Alzano nella bassa Valle Seriana. Tra le altre principali località del territorio che sicuramente avevano confraternite simili a quella di Nembro ci fu sicuramente Clusone, dove pure era forse nata allo stesso tempo la confraternita della Congregazione dei Disciplini.
Un’analisi del contenuto delle regole delle confraternite ci aiuta a collocarle in un contesto più preciso e rivelerà in gran parte i propositi dei fondatori circa il loro governo, la loro appartenenza, i legami con il clero, la spiritualità e il ruolo nella vita civica. Le regole, più che avvicinarle a quelle monastiche, si possono paragonare per modi e forme di stesura, agli statuti contemporanei delle organizzazioni politiche, economiche e sociali. Esse erano per prima cosa dei documenti costituzionali in cui si stabiliva la formazione di un consiglio con l’elezione dei suoi membri, ministri e consiglieri e del tesoriere, nonch la durata delle cariche. Gli ufficiali avevano il compito di mantenere una registrazione ordinata dell’insieme dei membri e della situazione finanziaria. Dovevano presentare regolarmente dei resoconti su tutte le entrate e spese al consiglio e, di solito una volta all’anno, a tutti i membri. I membri, più che obbligati, erano incoraggiati a fare del loro meglio nel seguire la regola; e per quanto ai requisiti essenziali per essere ammessi a far parte di una di queste confraternite, gli statuti specificano che i membri devono essere persone fedeli e obbedienti. Devono essere privi di qualsiasi macchia di eresia o scandalo pubblico (quindi n ubriaconi, giocatori, prostitute o persone con una cattiva reputazione). Devono invece essere onesti e di buoni costumi; devono possedere la volontà di fare penitenza. Coloro che facevano richiesta di entrare nella confraternita erano ammessi per un periodo di prova della durata di un anno, concluso il quale i consiglieri e il tesoriere votavano per decidere se ammetterli allo status di membri effettivi.
Le confraternite adempivano a molte funzioni, soprattutto religiose, politiche, sociali ed economiche che non devono essere concepite come nettamente distinte e separate. Costituendo una logica estensione della spiritualità dei frati esse fecero un importante passo avanti nell’introduzione della religione cristiana nella vita dei fedeli laici. Non più spettatori passivi in soggezione di fronte agli specialisti della religione, i laici imparavano i rudimenti della dottrina, ascoltavano i sermoni, recitavano le preghiere e partecipavano attivamente alla vita sacramentaria. In quanto istituzione anche politica, la confraternita era legata strettamente al comune perch nella forma della regola aveva adottato una uguale struttura di governo ed una uguale procedura nelle elezioni. Oltre a queste strutture parallele e coincidenti, la confraternita aveva in certi casi l’obbligo esplicito di contribuire al mantenimento dell’ordine pubblico e di favorire la pace e il benessere del comune.
Per quanto concerne le funzioni sociali ed economiche, alcune delle confraternite si impegnarono coscientemente nella ridistribuzione delle ricchezze. Il Consorzio di S. Caterina lo fece nel modo più diretto e semplice; la Misericordia di Bergamo, con i suoi vasti possedimenti terrieri e le sue regolari entrate, aveva un modo di operare più complesso. Ad Astino una distribuzione veniva fatta la domenica di S. Lazzaro, periodo dell’anno temuto da molti per l’assottigliarsi delle scorte invernali.
Non resta documentazione della nascita della Misericordia di Clusone e nemmeno della sua regola.
Come già si è detto fu certamente tra le prime a nascere sull’esempio di quella cittadina. La sua documentazione più antica conservata risale agli inizi del XV secolo e per il vasto patrimonio di terre e beni posseduti, possiamo ritenere che già da lungo tempo avesse acquistato importanza e un ruolo determinante nel campo dell’assistenza ai poveri nel territorio di Clusone.
2- LA CONGREGAZIONE DI CARITA’ DI CLUSONE. (2)
Con l’avvento della Repubblica Cisalpina fondata dai francesi in Italia dopo la caduta della Repubblica Veneta, la sopravvivenza delle Opere Pie religiose e della Misericordia è messa in discussione e notevoli sono i cambiamenti apportati nella gestione delle opere assistenziale ai poveri. La loro nuova denominazione è “Congregazione di Carità” e pur restando sempre amministrate da laici, esse sono assoggettate alle esigenze e al controllo della Municipalità specie per la loro gestione economica che in ogni sua parte deve essere sottoposta all’approvazione dell’autorità governativa provinciale e regionale, seguendo la prassi burocratica della Municipalità.
Quando nel 1816 si costituisce il Regno Lombardo Venete, questo interviene a modificare di nuovo le Opere Pie chiamandole “Luoghi Pii Elemosinieri” sotto il controllo di un Direttorio formato dal primo deputato comunale (il sindaco), dal parroco e da un amministratore laico. Il nuovo assetto rimarrà tale anche con il formarsi dell’Unità d’Italia, quando con la legge 3 agosto 1862 n. 753 si ripristinerà la titolatura “Congregazione di Carità” e la direzione delle Opere Pie rimarrà sempre più dipendente dal controllo municipale; e ciò fino alla definitiva soppressione delle Congregazioni avvenuta durante il periodo fascista con la legge 4 giugno 1937 che vede nascere l’istituzione dell’Ente Comunale di Assistenza (E.C.A). Qui si chiude, dopo tanti secoli di storia il lungo percorso delle Congregazioni di Carità che furono sempre la testimonianza più viva della solidarietà umana tra le nostre comunità rurali.
In Clusone la Congregazione di Carità ebbe un grande sviluppo e la diffusa attività assistenziale di cui potevano godere tutti i suoi cittadini più poveri, abbandonati e malati, trovarono sostegno da numerosi e consistenti lasciti di benemeriti e generose persone che dotarono la Congregazione di un grosso patrimonio di beni mobili ed immobili.
Le Opere Pie della Congregazione di Carità di Clusone erano essenzialmente tre: la “MISERICORDIA”, “l’OSPEDALE” e “l’ORFANOTROFIO” detto “IL CONVENTINO,” dotate ciascuna si un suo proprio regolamento d’amministrazione e d’ordine interno e con finalità assistenziali specifiche.
1 – L’Opera Pia Misericordia.
Era governata da un “Consiglio” che si radunava ordinariamente una volta la settimana alle ore cinque pomeridiane, sempre dietro lettere d’invito, per trattare e deliberare intorno ad opere di beneficenza ordinarie, col concedere, sospendere o tramutare sussidi. Il Consiglio era presieduto da un “Presidente” cui spettava l’esecuzione immediata di tutte le provvidenze regolarmente deliberate in seduta, convocava i membri della Congregazione, firmava i mandati di pagamento e i buoni per la distribuzione dei sussidi, rappresentava la Congregazione nella firma dei contratti ed era autorizzato a prendere talune deliberazioni in caso di urgenza. Egli sorvegliava l’andamento interno di tutti gli affari e dispensava fra i singoli membri le varie mansioni.
I “Membri o Consiglieri” dovevano intervenire a tutte le sedute tanto ordinarie che straordinarie e prendere cognizione d’ogni affare. A ciascuno veniva delegata qualche mansione esecutiva speciale, sia di qualche dispensa, sia di vidimare ricette per medicinali ai poveri, stipulare contratti di generi ed altro, rassegnando relazione di tutto il loro operato in piena seduta.
Il “Segretario,” che poteva essere altra persona dei Membri della Congregazione, era eletto dalla Congregazione medesima e doveva avere stabile dimora in Clusone, stare presente in ufficio quando lo richiedeva il bisogno, oltre le giornate di seduta, dispense ed altre, alle quali doveva sempre essere presente. Egli attendeva agli atti amministrativi, al carteggio ed ai contratti che concernevano l’interesse della Congregazione. Spediva gli avvisi delle adunanze; riferiva gli affari in seduta e ne redigeva i verbali.
Teneva inoltre nell’ordine prescritto il protocollo e l’archivio, riceveva tutte le lettere e documenti che, dopo letti, gli erano consegnati dal Presidente, cui soltanto spettava di aprire la corrispondenza d’ufficio, e quindi di mettere a protocollo, per farne proposte alla Congregazione di Carità o darvi quel corso che era del caso, previ gli opportuni concerti col presidente stesso. Come segretario, posto a fianco immediato del presidente, esercitava una sorveglianza in nome della Congregazione su tutti gli interessi della medesima. Era infine responsabile verso la stessa congregazione del retto adempimento di tutta l’amministrazione e carteggio d’ufficio.
La nomina di un “Tesoriere” avveniva mediante appalto o concorso ed in base a capitolato che indicava l’aggio o stipendio col quale veniva retribuito, la durata dell’esercizio e tutti gli obblighi al medesimo incombenti, nonch l’ammontare e i modi della cauzione. Era obbligato a risiedere nel comune di Clusone; aveva l’incarico di effettuare tutte le esazioni e tutti i pagamenti che riguardavano la Congregazione. Egli non poteva riscuotere che le partite inscritte sui ruoli di esazione, n pagare che le spese ordinarie con mandati e buoni regolari firmati dal Presidente e dal Segretario.
I “sussidi” che erano soliti concedersi dalla Congregazione di Carità consistevano:
- in assegni periodici settimanali;
- in sussidi straordinari per una volta soltanto che si determinavano sopra petizioni, nelle sedute;
- in sussidi mensili di baliatico a beneficio di bambini legittimi le cui madri povere erano impotenti al loro allattamento, od in sussidi, così detti di latte, alle madri stesse, perch con un miglior nutrimento potessero da s allattare;
- in pagamento di fitti di case, o integralmente mediante convenzioni coi proprietari, o parzialmente sopra petizioni.
La determinazione dei sussidi, sia in denaro, sia in natura, doveva esser fatto in seduta ordinaria, compilando ogni anno un elenco o polizza nominativa dei poveri, ed attribuendo a ciascuno una quota di sussidio, salvo farvi ogni mese quelle variazioni che a seconda dei casi occorressero. La distribuzione dei sussidi straordinari aveva luogo per mezzo di buoni emessi nelle sedute, e fatti pervenire a domicilio dal messo d’Ufficio. I poveri li consegnavano al tesoriere, contro rimessione del sussidio, o al fornitore se il sussidio consisteva in natura, senza bisogno di quietanza.
Oltre poi alle elemosine libere, l’Opera pia Misericordia adempiva annualmente agli oneri di beneficenza, imposti da vari testatori, ai quali nel regolamento approvato dalla stessa Congregazione nella seduta del 20 giugno 1883 si aggiunsero quelli portati dal testamento del fu Ignazio Trussardi che sono:
- l’assegno annuo di lire 300 ciascuno a tre chierici da designarsi dal parroco locale;
- l’assegno simile di lire 300 ciascuno a due giovani studenti in arti liberali;
- la contribuzione annua di lire 700 al locale Istituto di Educazione Femminile detto il Conventino;
- due dispense di quintali 15 di farina ciascuna ai poveri del comune, nell’ultima settimana intiera di carnevale e nel giovedì della mezza quaresima.
3 – L’ENTE COMUNALE DI ASSISTENZA (E.C.A.) (3)
L’Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.) di Clusone istituito dalla legge 3 giugno 1937, trae la sua origine dalla Congregazione di carità di Clusone a sua vola succeduta in virtù dell’art. 26 della legge 3. 8. 1862 al vecchio Istituto denominato Misericordia. Esso svolge la sua attività sotto la disciplina della legge 17 luglio 1890, n. 6972 e 18 luglio 1904, n. 390 sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, dei relativi regolamenti; dei regi decreti 4 febbraio 1923, n. 214,30 dicembre 1923, n. 1841; delle leggi 17 giugno 1926, n. 1187 e 4 marzo 1928, n. 413, nonch delle altre disposizioni vigenti e che saranno emanate in seguito in materia di assistenza e beneficenza pubblica.
L’Ente attua, nel campo dell’assistenza, in quanto rivolta ad assicurare il necessario alla vita, compatibilmente con i mezzi da cui l’Ente stesso dispone o che possono essere allo scopo impiegati da altri Enti o Istituti, le direttive del Regime fascista nei confronti degli individui e delle famiglie bisognose di aiuto. A tale scopo l’Ente E.C.A. assiste coloro che si trovano in condizioni di particolare necessità, promuove e, ove gli sia possibile, attua il coordinamento ed il migliore impiego delle varie attività assistenziali esistenti nel comune; assicura nel quadro delle leggi vigenti, l’intervento degli organi, enti e istituti di assistenza o di previdenza a favore di coloro che si trovino nelle condizioni richieste per usufruirne; promuovere, nel comune stesso, anche in collaborazione con altri enti, organi o istituti, la costituzione e lo sviluppo di qualsiasi attività assistenziale, ritenuta utile ai fini di un maggiore benessere delle classi meno agiate.
In particolare L’Ente Comunale di Assistenza:
a- cura gli interessi dei poveri e ne assume la rappresentanza legale, così davanti all’Autorità Amministrativa come davanti all’Autorità giudiziaria;
b- Promuove i provvedimenti amministrativi e giudiziari di assistenza e di tutela degli orfani e dei minorenni abbandonati, dei vecchi, degli inabili, delle vedove povere, dei ciechi e dei sordomuti poveri, assumendone provvisoriamente la cura nei casi di urgenza;
c- Amministra, mantenendo separati patrimonio e contabilità, le istituzioni di assistenza e beneficenza ad esso affidate, i lasciti e le donazioni che sia stato autorizzato ad accettare, con applicazione determinata di scopo, nonch gli istituti legalmente impiegati privi di personalità giuridica e di proprio patrimonio facenti carico sul bilancio generale dell’Ente medesimo ed aventi gestioni proprie;
d- Cura la erogazione per i particolari fini cui sono destinate, delle rendite provenienti dalle istituzioni ed opere in esse fuse, se ed in quanto i fini medesimi siano stati conservati;
e- Esercita tutte le altre attribuzioni già assegnate alla Congregazione di Carità, e da questa assunte, a norma dell’art. 5 della legge 3 giugno 1937, n. 847.
L’ E.C.A. di Clusone gestisce anche i lasciti e donazioni non eretti in Ente Morale ma che hanno un patrimonio separato con applicazione determinata di scopi: come l’Istituto Legato Sant’Andrea il cui testatore ha legato il suo patrimonio per la creazione di un Ricovero Vecchi. Questo Istituto ha per scopo il ricovero, il mantenimento e la cura dei vecchi indigenti d’ambo i sessi, privi di assistenza nati e residenti in Clusone, nonch l’accettazione a tenore della disponibilità dei posti ed economiche, di vecchi non indigenti ma bisognosi di assistenza, contro pagamento di retta commisurata al costo della vita.
L’Ente provvede al conseguimento dei suoi fini con le rendite dei beni che possiede in proprio; con le somme assegnate da enti pubblici e con le rendite dei beni donati o lasciati genericamente ai poveri quando non venga determinato l’uso e l’Istituto di beneficenza in favore del quale la elargizione sia fatta o quando la persona incaricata di determinarli non possa e non voglia accettare di disimpegnare l’incarico; con le somme che gli sono annualmente assegnate nel bilancio dello stato dalla legge 3 giugno 1937 n. 847 o da quelle successive.
L’Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.) era gestita da un Comitato d’Amministrazione del quale faceva parte inizialmente il Podestà del Comune al tempo dell’era fascista e poi dal sindaco, con alcuni rappresentanti delle associazioni corporative e sindacali eletti dal Consiglio Comunale, teneva le sue adunanze ordinarie e straordinarie per l’approvazione del programma assistenziale annuale ed al suo segretario spettava il compito di verbalizzare gli oggetti delle sedute e delle deliberazioni prese.
Un compito particolare toccò all’E.C.A. durante e dopo la grande guerra del 1940-45 per l’impiego nell’assistenza agli orfani, ai disoccupati e ai militari. Questo gravoso onere declinerà a metà degli anni ‘50 con la ricostruzione, per perdere poi peso ed importanza con il boom economico degli anni sessanta.
Dalla seconda metà degli anni sessanta fino alla sua soppressione, l’E.C.A. si limiterà all’assistenza di singoli casi marginali e ad un ruolo di conforto morale ai ricoverati cronici.
Con la sua soppressione avvenuta nell’anno 1978 si chiude per sempre il capitolo delle Congregazioni di Carità che dal lontano 1265, anno di fondazione della Misericordia sulla terra bergamasca, se pur con denominazioni diverse, hanno sempre avuto in ogni tempo lo stesso nobile obiettivo di alleviare i bisogni e le sofferenze fisiche e morali delle persone povere e bisognose.
Complessi archivistici
- Comune di Clusone: carte superstiti e lacerti di fondi (1493 - 1979)
Fonti
- Clusone inventario enti di beneficenza 1986 = Città di Clusone. Inventario degli archivi: Misericordia, Congregazione di Carità, E.C.A. (1405-1978), 1986
- Clusone inventario enti di beneficenza 1986_2005 = Comune di Clusone. Archivo comunale. Inventario. Misericordia. Congregazione di Carità. Ente Comunale di Assistenza, 1460-1987, Tomo 5, 2005
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