Conservatorio di musica "Giuseppe Verdi" di Milano ( 1807 - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente di istruzione e ricerca

Condizione: pubblico

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Profilo storico / Biografia

Il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano è uno tra i più grandi Istituto di formazione musicale in Italia. Fa parte del sistema dell’Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM), parallelo a quello universitario, al quale lo studente accede con la maturità e previo accertamento delle competenze musicali acquisite. Rilascia diplomi accademici di primo e secondo livello, equivalenti alle lauree universitarie triennale e quinquennale. Il Conservatorio è sede, oltre che dei corsi istituzionali, di una ricca gamma di iniziative culturali (master class, seminari, concerti in sede e fuori), e ospita nelle sue sale numerose stagioni concertistiche della città.
La sua storia risale a poco più di due secoli fa: venne infatti istituito con Regio Decreto napoleonico nel 1807, e inaugurato il 3 settembre dell’anno successivo con l’emanazione del primo Regolamento degli Studi di cui era firmatario il Viceré del Regno Italico Eugenio de Beauharnais. Il Conservatorio ebbe come prima sede, mantenuta sino ad oggi, la collegiata della Chiesa di Santa Maria della Passione. Anche se situato presso un istituto religioso, il Conservatorio milanese si caratterizzò sin dall’inizio come istituto di istruzione musicale laico, a differenza di quanto era accaduto invece per altri Conservatori italiani di grande tradizione, quali quelli napoletano e veneziano, formatisi all’interno di istituti religiosi. A lungo sono state indicate come strutture organizzative e procedurali di riferimento, e come modelli educativi del “neonato” Conservatorio quelli del Conservatoire parigino. In effetti dal confronto fra i regolamenti risulta evidente il divario fra le due istituzioni, e la soluzione milanese pare un compromesso fra il modello francese e un precedente progetto del conte Carlo Brentano Grianta, che si firmava “de Grianty”, amministratore dei teatri milanesi in epoca napoleonica. Questo progetto sostanzialmente mirava alla formazione di compositori e di figure di alta professionalità da impiegare nei teatri, nelle orchestre, nelle cappelle cittadine, ovvero ad un sistema di integrazione fra la Scuola di musica e la città. Il riferimento a modelli di formazione delle professionalità musicali “alti” e garantiti da prestigiose figure di artisti-docenti (per esempio Alessandro Rolla, Bonifazio Asioli, Luigi Belloli, Benedetto Carulli, per rimanere nella prima generazione) è rimasto costantemente uno degli obiettivi perseguiti dalla Scuola milanese sino ad oggi. Del tutto mutati risultano invece i numeri relativi alla popolazione scolastica che inizialmente era limitata alle “24 piazze gratuite” del collegio e a qualche altro “pensionante” esterno “a pagamento”, mentre attualmente gli studenti sono circa 1500 e i docenti 240.
Della prima fase storica del Conservatorio va ricordato l’avvio di consuetudini che ebbero in seguito grande sviluppo: in particolare le annuali accademie musicali aperte al pubblico cittadino, che da un lato rappresentavano prove generali dei giovani studenti e dall’altro proposte di concerti con programmi innovativi in cui figuravano sia opere poco note dei classici e romantici (nel 1844, per esempio, venne eseguita pubblicamente e per la prima volta in Italia la Messa da Requiem di Mozart) o di altri autori “ultramontani” (Pixis, Rode, Rust, Hummel…), sia di compositori allora considerati “antichi” quali Alessandro Scarlatti, Gastoldi, Paisiello, Piccinni. Queste consuetudini, radicatesi nel corso dei decenni nella vita musicale milanese, manifestano anche il progressivo inserimento del Conservatorio nel sistema musicale cittadino.
Un momento cruciale e assai significativo per la storia del Conservatorio, in particolare per gli esiti futuri che avrebbe avuto, risale agli anni ‘50 del secolo ed è frutto del contributo di forti personalità di docenti e dirigenti quali Lauro Rossi, Alberto Mazzucato e, subito dopo, Antonio Bazzini. Venne infatti inaugurata la riforma degli studi e modificata la struttura istituzionale: da convitto il Conservatorio divenne Liceo musicale; il direttore venne sostituito dal Curatore governativo con responsabilità di tipo amministrativo (poi Presidente); il Censore assunse responsabilità didattiche; vennero istituite le nuovi classi di Arpa, Mimica portamento e gesto, Storia della musica e, last but not least, cambiò sostanzialmente la concezione del musicista compositore, ora artista “creatore”, e conseguentemente quella del cantante e dello strumentista, ritenuti non più soltanto professionisti della musica da impiegare nei teatri e nelle cappelle, bensì a loro volta artisti interpreti dell’opera. Grazie a questa radicale riforma il Conservatorio si trasformò da scuola professionale in accademia d’arte garante della tradizione musicale ma, al tempo stesso, polo di riferimento delle future forme di rinnovamento e, in definitiva, quale forza culturale trainante all’interno del tessuto cittadino.
Particolarmente rilevante risulta poi la posizione del Conservatorio nella complessa situazione culturale nazionale post-unitaria (1861), posizione caratterizzata da atteggiamenti per un verso critici verso il melodramma italiano di tradizione romantico-risorgimentale e simbolo dell’unità nazionale, e dall’altro da manifestazioni di apertura verso la cultura europea e in particolare germanica. All’indomani dell’unificazione, due giovani e promettenti studenti, Arrigo Boito e Franco Faccio, si fecero protagonisti di battaglie per il rinnovamento in tal senso della musica, dando il via ad accese polemiche tra i sostenitori dell’arte di tradizione italiana e quella invece “avvenirista” che prendeva a modello l’opera wagneriana o, meglio, ciò che di quest’opera era noto negli anni precedenti al 1871, data della prima rappresentazione in Italia del Lohengrin. È un’epoca in cui il Conservatorio, assieme all’Accademia di Brera, diviene uno dei principali poli di riferimento della Scapigliatura milanese; in cui i programmi di studio vengono completamente rinnovati grazie a personalità di spicco e di cultura europea quali Alberto Mazzucato, direttore del Conservatorio e della Scala dal 1859; in cui nel maggiore teatro milanese vengono rappresentate, –con grande scalpore di pubblico e critica – opere manifestamente aggressive nei confronti della tradizione e all’insegna del rinnovamento quali l’Amleto di Faccio e il Mefistofele di Boito; in cui si assiste alla progressiva “rinascita della musica strumentale” e all’istituzione della Società del Quartetto (1864), della Società orchestrale e della Società dei Concerti che traggono origine da attività svolte in collaborazione fra l’istituto e la Scala. Inoltre, inizia, sotto la direzione di Bazzini e di Gallignani, la stretta collaborazione fra il Conservatorio e il maggiore teatro cittadino che negli ultimi decenni del secolo e durante tutta la prima metà del ‘900, accoglie sulle proprie scene figure prominenti del Conservatorio quali Ponchielli, Bazzini, Catalani, Mascagni e Puccini.
In questa stessa epoca post-unitaria il Conservatorio di Milano è prescelto dal Ministero della pubblica educazione del nuovo Governo quale modello nazionale per l’organizzazione degli studi musicali. In realtà la regolamentazione degli studi musicali italiani sarebbe poi continuata durante tutto il ‘900 per terminare nel 1999 con la legge n° 508 che trasformò i Conservatori in “istituti superiori di studi musicali”. In tutte le fasi intermedie di questa lunga storia il Conservatorio di Milano, i suoi docenti e direttori (da Gallignani a Giacomo Orefice, Ildebrando Pizzetti, Riccardo Pick Mangiagalli, Giorgio Federico Ghedini, Jacopo Napoli, Michelangelo Abbado e Guido Savetti) risulta costantemente attivo e partecipe.
Il 1908 con i festeggiamenti per il primo centenario e la costruzione della “Sala grande” dei concerti (distrutta durante il secondo conflitto mondiale) può essere considerato l’avvio del terzo periodo della storia del Conservatorio e della successiva fase durante il regime fascista. A quest’epoca, fra le meno felici della storia, risale il documento anti-modernista e contrario agli orientamenti di Casella e Malipiero di cui risultano firmatari il direttore del Conservatorio Ildebrando Pizzetti con i compositori Alceo Togni e Ottorino Respighi.
La fase della ricostruzione post bellica venne diretta in un primo momento da Riccardo Pick Mangiagalli e poi negli anni ‘50 da Giorgio Federico Ghedini che apre il Conservatorio alla cultura musicale internazionale, messa al bando nella prima metà del secolo, favorendo così la conoscenza della musica dodecafonica e delle espressioni più avanzate della musica contemporanea. Inoltre, come docente di composizione, Ghedini infonde l’interesse per la sperimentazione ai suoi allievi fra i quali vanno annoverati Luciano Berio, Luigi Maderna, Niccolò Castiglioni eGiacomo Manzoni. Dagli anni ‘60 il Conservatorio entra in una delle fase più vive e sperimentali della sua storia: fra gli insegnanti si annoverano nomi che hanno segnato la storia della musica e del concertismo internazionale. Per ricordarne alcuni: i musicisti Carlo Vidusso, Paolo Borciani, Bruno Giuranna, Piero Rattalino, Antonio Ballista, Ruggero Chiesa, Bruno Canino, Emilia Fadini, Michele Campanella, Riccardo Muti; i compositori Franco Donatoni, Bruno Bettinelli, Giacomo Manzoni, Guido Farina, Armando Gentilucci, Riccardo Chailly; storici della musica quali Riccardo Allorto, Federico Mompellio, Francesco Degrada e Guido Salvetti sui cui testi si sono formate le successive generazioni di musicisti e musicologi; personalità della cultura quali Salvatore Quasimodo e Fernanda Pivano.
Gli anni ’60 sono segnati anche dal grande afflusso di studenti e soprattutto dall’avvio di un processo di revisione dei corsi e dei programmi di studio; si promuovono inoltre attività stimolanti per gli studenti quali master class, seminari e scambi internazionali e nuovi corsi sui fenomeni musicali più attuali come il jazz e la musica elettronica Nel 1965 viene attivato il corso di Musicologia.
Oggi, allo scadere dei primi due secoli della sua straordinaria attività, il Conservatorio milanese – parte del grande Polo delle Arti di Milano – continua la sua tradizione rinnovando incessantemente i piani di studio ed elaborando percorsi di formazione e produzione artistica che rispondano alle più moderne esigenze di tipo tecnico e teorico.
Da tutte queste attività del Conservatorio conseguite nel corso di due secoli di storia, derivano infine la produzione di una documentazione archivistica di notevole entità, una Biblioteca con un patrimonio storico-musicale fra i più significativi in Europa e un Museo degli Strumenti musicali (1898). Biblioteca, Archivio e Museo sono a tutt’oggi conservati presso la sede del Conservatorio.
Nata con il Conservatorio nel 1808, la Biblioteca si è successivamente sviluppata grazie alla lungimiranza delle successive amministrazioni che la ritennero costantemente risorsa fondamentale per la didattica, per la formazione musicale degli allievi e per l’aggiornamento dei docenti, nonché sede di conservazione dei documenti musicali prodotti dalla Scuola. È passato alla storia il fatto che il primo nucleo della Biblioteca fosse costituito dai 12 magnifici volumi in-folio dei Principes Elémentaires de Musique, ovvero dai metodi per i vari strumenti, per lo studio del Canto e dell’armonia, usati presso il Conservatoire di Parigi, e donati da Eugenio de Beauharnais al Conservatorio milanese nel 1809. In effetti se durante l’epoca napoleonica i Méthodes costituivano elementi rappresentativi e ufficiali della cultura musicale francese, il primo acquisto della Biblioteca venne scelto e deciso nel 1808 dalla dirigenza del Conservatorio, ed era costituito dagli otto volumi dell’Estro poetico Armonico, ovvero dalla raccolta della Parafrasi dei Salmi tradotti in italiano da Girolamo Ascanio Giustiniani e messi in musica da Benedetto Marcello (1776), opera all’epoca ritenuta una sorta di archetipo della musica, indispensabile pertanto alla cultura e alla formazione musicale tout court. Inoltre va notato che se nei decenni successivi alcuni dei Méthodes vennero tradotti in italiano, proprio nello stesso mitico 1808 Giovanni Ricordi fondò la sua casa editrice musicale e cominciò a pubblicare i metodi adottati o scritti dagli stessi docenti del Conservatorio: per esempio dal violinista Alessandro Rolla, dal cantante Gaetano Nava, dal pianista Francesco Pollini e dal compositore e primo censore del Conservatorio Bonifazio Asioli.
Per quanto riguarda l’aspetto conservativo dei documenti della Biblioteca, risale al 7 marzo 1808 una norma firmata dal Viceré secondo la quale «Si tiene nella Biblioteca di Musica del Conservatorio una copia di qualunque composizione, che venga fatta dagli Alunni», norma a tutt’oggi vigente seppur limitata alle composizioni degli esami di diploma.
Alle acquisizioni si aggiunsero poi nel corso dei decenni le numerose donazioni comprendenti anche fondi documentari prodotti dalle attività di personaggi variamente legati alla musica, e le seguenti accessioni: la cessione alla Biblioteca del Conservatorio di tutte le copie di musica ricevute per diritto di stampa dalla Biblioteca Nazionale Braidense e dalla Biblioteca Universitaria di Pavia fino al 1850; il fondo musicale gonzaghesco della Cappella di Santa Barbara di Mantova (circa 1850); il deposito del fondo Noseda (1889); il fondo segnato Partiture Teatrali Manoscritte, formatosi grazie al provvedimento del 31 gennaio 1816, in vigore fino al 1856, che stabilì che i copisti dei teatri dovessero consegnare alla Biblioteca del Conservatorio una copia di tutte le opere scritte per i teatri regi milanesi della Scala e Canobbiana; il fondo segnato Manoscritti Autografi, costituitosi nel corso dei decenni e formato per la quasi totalità da documenti musicali autografi di allievi o docenti.
La Biblioteca del Conservatorio di Milano conserva oggi oltre 500.000 unità bibliografiche, di cui circa 50.000 manoscritti e 30.000 volumi di argomento musicale, nonché circa 400 testate di periodici musicali.
Con il contributo della Regione Lombardia e la collaborazione del personale dell’Ufficio Ricerca Fondi Musicali della Biblioteca Nazionale Braidense, a partire dalla fine degli anni Ottanta la Biblioteca ha avviato l’informatizzazione dei suoi cataloghi e dal 1991 è entrata a far parte del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) attraverso il Polo Regionale Lombardo. Oltre alle edizioni moderne di argomento musicologico, sono ricercabili attraverso l’OPAC di SBN tutte le acquisizioni posteriori al 1991, il fondo Noseda, il fondo S. Barbara, il fondo Mascarello, i libretti, le edizioni musicali a stampa fino a tutto l’Ottocento, parte dei manoscritti musicali. Da alcuni anni è inoltre in corso il recupero in SBN della musica a stampa pubblicata nel Novecento. La Biblioteca del Conservatorio mette a disposizione degli utenti un servizio di riproduzione su supporto digitale. Ospita inoltre le ricerche che fanno capo al RILM (Répertoire internationale de la litérature musicale) per l’Italia. Dal 2007 la Biblioteca rende visibili alcuni dei suoi documenti più preziosi nella sua Digital Library, raggiungibile anche dagll’OPAC del Polo e da SBN.

Complessi archivistici

Fonti

  • Canella-Zocchi2012 = Gli archivi delle donne 1814-1859: repertorio delle fonti femminili negli archivi milanesi, Edizioni di Storia e Letteratura, 2012
  • Vaccarini2008 = Il Conservatorio di Milano secolo su secolo 1808-2008, Skira, [2008]
  • Daolmi2005 = D. Daolmi, Alle origini del Conservatorio di Milano. L'alibi del modello francese e le sorti dell'opera italiana, Berlin Wissenschafts-Verlag, 2005
  • Salvetti2003 = Milano e il suo conservatorio: 1808-2002, Skira, 2003
  • Bauer2001 = C. Bauer, L'archivio della Presidenza del Conservatorio di Musica "G. Verdi" di Milano: spoglio e regesto di documenti dal 1808 al 1822, Associazione per l'Ufficio Ricerca Fondi Musicali, 2001
  • Nicora2001 = L. Nicora, I documenti relativi ai teatri milanesi e al Conservatorio di Musica conservati nell'Archivio di Stato di Milano (XVII-XIX sec.), Associazione per l'Ufficio Ricerca Fondi Musicali, 2001
  • Antolini1999 = Milano musicale 1861-1897, Libreria musicale italiana, 1999
  • DeFlorentiis1996 = F. de Florentiis, La formazione dei musicisti: il Conservatorio di Milano, in Non solo lirica: il concertismo a Milano fra '700 e '900, Nuove Edizioni, [1996]
  • DeFlorentiis1981 = F. de Florentiis, Cento anni del Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Milano, Silvana editoriale, [1981]
  • Corio1908 = L. Corio, Ricerche storiche sul R. Conservatorio di musica di Milano: contributo di notizie e documenti, [Tip. Umberto Allegretti], 1908
  • DèGuarinoni1908 = E. De' Guarinoni, Gli strumenti musicali nel Museo del Conservatorio di Milano: cenni illustrativi e descrittivi del prof. Eugenio de' Guarinoni, conservatore del Museo e bibliotecario del Conservatorio, Hoepli, [1908?]
  • DèGuarinoni1899 = E. De' Guarinoni, Il Conservatorio di musica ed il Conservatorio di Milano, Tip. Degli Operai, 1899
  • Indice1897 = E. De' Guarinoni, Indice generale dell'Archivio musicale Noseda: con una breve biografia del fondatore e con alcuni cenni intorno all'archivio stesso ed alla biblioteca del R. Conservatorio di musica di Milano, compilato dal prof. Eugenio De' Guarinoni, Stabilimento Tipografico Enrico Reggiani, 1897
  • Annuari1882 = Annuari del conservatorio di Musica "Giuseppe Verdi" di Milano, 1882-1883 (prima serie), Conservatorio
  • Melzi1880 = L. Melzi, Regio Conservatorio di musica, Tip. Luigi di G. Pirola, 1880
  • Melzi1878 = L. Melzi, Cenni storici sul R. Conservatorio di musica in Milano (Periodo 5: dal 1° gennaio 1873 al 1° novembre 1878), Regio Stabilimento Ricordi, 1878
  • Melzi1873 = L. Melzi, Cenni storici sul R. Conservatorio di musica in Milano, Regio Stabilimento Ricordi, 1873

Compilatori

  • Inserimento dati: Nadia Carrisi (Archivista) - Data intervento: 10 luglio 2015