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Carte d'Annunzio

Carte d'Annunzio (seconda metà sec. XIX - prima metà sec. XX)

22.876 unità archivistiche di primo livello collegate

Archivio

Il fondo è conservato a Gardone Riviera, nel complesso del Vittoriale, in una delle due torri a lago progettate dall’architetto del Vittoriale Gian Carlo Maroni per ospitare gli archivi.
Si tratta di un'imponente mole di lettere, biglietti, telegrammi, cartoline postali, fotografie, condizionati all’interno di decine di miliaia di fascicoli, inseriti in 438 cassette originali. Sono scritti indirizzati a Gabriele d’Annunzio da una tipologia variegata di mittenti, tra essi − oltre a quelli di amici e familiari – i nomi più noti del mondo della cultura e della politica del primo Novecento, nonché quelli di migliaia di sconosciuti ammiratori. Un carteggio assai ricco e sviluppato nel tempo, che attraversa un periodo nodale della storia italiana e che coinvolge un po’ tutti i ceti nei quali era suddiviso il popolo degli scriventi, più o meno colti, maschi e femmine, che corrispondevano con d’Annunzio per necessità e fini diversi. L’élite intellettuale e politica per esporre il proprio pensiero e mantenere utili contatti; gli amici e i familiari per ragioni più private; molti per domandare favori; gli ammiratori per chiedere un autografo a una personalità che dall’ultimo Ottocento rappresentò un modello di comportamento, un ideale e uno stile di vita.

Storia archivistica:

La struttura che ancora oggi l’archivio presenta rispecchia l’ordinamento dato alle carte da Antonio Bruers, bibliotecario e archivista del poeta, a partire dal 1934, quando questi era ancora in vita.
Incaricato del riordinamento e della schedatura di una mole imponente di carte che versavano in uno stato di estremo disordine, Bruers aveva scelto di ordinare le missive per mittente, inserendole all’interno di fascicoli nominali intestati al nome del corrispondente (fanno eccezione un certo numero di fascicoli tematici e intestati a luoghi geografici); aveva poi collocato i fascicoli in ordine alfabetico all’interno delle cassette e aveva impilato le cassette di piatto sui ripiani degli scaffali ad ante scorrevoli appositamente allestiti nella torre a lago. Al fine di reperire agevolmente le carte, Bruers aveva attribuito un numero romano progressivo a ogni singola anta della scaffalatura e un numero arabo a ciascuna cassetta, ricominciando da uno all’interno di ogni anta.
Tale segnatura, formata dal numero romano seguito dal numero arabo, Bruers la riportò negli oltre 140 schedari alfabetici dei corrispondenti, che sono stati finora l’unico mezzo di corredo a consentire la ricerca all’interno del fondo. Gli schedari, rimasti su supporto cartaceo, potevano essere consultati solo in sede; inoltre, datati e talvolta imprecisi, necessitavano di un intervento di revisione. Si pensi per esempio ai casi in cui i mittenti erano indicati solo col cognome senza il nome di battesimo, oppure con uno pseudonimo, o ancora ai casi di omonimia in assenza di altre specificazioni; si pensi all’importanza di estremi cronologici e consistenza delle carte (dati, questi, che sono in via di implementazione), specificazioni tanto preziose per orientare lo studioso. Va anche ricordato che gli schedari non censivano le carte nella loro totalità: probabilmente sopraffatto dalla mole del lavoro, Bruers infatti non lo portò a termine.

Soggetti conservatori

Soggetti produttori