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Orfanotrofio Femminile di Milano

Orfanotrofio Femminile di Milano (1433 - 1999)

1.183 unità archivistiche di primo livello collegate

Fondo

Metri lineari: 185.4

Consistenza archivistica: 927 faldoni

L'Archivio storico dell'Orfanotrofio femminile si presenta in buone condizioni di conservazione, ricoverato in scaffalature metalliche (compattabili).

Gli atti sono conservati in faldoni e organizzati in titoli.
La consistenza complessiva è di 927 cartelle (di cui 170 dedicate alla serie Orfane e 84 contenenti i fascicli personali delle Orfane, già inventariate da personale interno al Museo dei Martinitt e delle Stelline).
I faldoni per cui manca un'inventariazione sono 673.

La schedatura, iniziata nel 2017 − 2018 grazie ai finanziamenti regionali (legge 26 del 2015 − Bando 2018), ha interessato 185 buste (tra cui 3 bis) del titolo "Patrimonio attivo"; nel corso della schedatura sono state individuate 604 unità archivistiche e 165 buste (di cui due estrapolate perchè appartenenti al fondo OM Machile) nel 2018 − 2019 grazie al secondo finanziamento di Regione.
Nel corso dei due anni sono state identificate e schedate 1183 unità archivistiche.

Per ogni unità archivistica sono stati compilati i seguenti campi: titolo, estremi cronologici, contenuto, note, definizione archivistica, segnatura definitiva.

Sono state compilate tutte le schede dei complessi archivistici di primo, secondo e terzo livello.
La schedatura è stata effettuata utilizzando il software regionale Archimista.
Di seguito la rendicontazione delle buste lavorate, con l'indicazione per ogni complesso di secondo livello del numero di buste lavorate.

Prima Tranche (2018)
3.1 Acque e loro edifici (3.1.1 − Caldara roggia; 3.1.2 − Casati roggia; 3.1.3 − Muzza fiume; 3.1.4 − Redefossi cavo; 3.1.5 − Scagna roggia) 1 Busta (124)
3.2 Capitali (3.2.1 − In genere; 3.2.2 − Capitali presso Corpi e Monti; 3.2.3 − Capitali presso famiglie)
25 buste (125, 126, 127, 127 bis, 128 – 148)
3.3 Livelli (3.3.1 – Livelli sopra acque; 3.3.2 – Livelli sopra fondi)
37 buste (149 – 185)
3.4 Precari (3.4.1 – Precari sopra acque; 3.4.2 – Precari sopra fondi)
2 buste (186 – 187)
3.5 Legati e prestazioni (3.5.1 – Legati e prestazioni da famiglie; 3.5.2 − Legati e prestazioni da Corpi e Monti)
8 buste (188 – 194, 194 bis)
3.6 Oggetti generali
1 busta (195)
3.7 Censi e redditi sopra i fondi
2 buste (196 – 197)
3.8 Decime
1 busta (198)
3.9 Fitti d’acque e cavi (198)
3.10 Palchi nei teatri
1 busta (199)
3.11 Piante e legnami 2 buste (200 – 201)
3.12 Proventi avventizi 2 buste (202 − 203)
3.13 Case e poderi (3.13.1 − In genere; 3.13.2 − Boffalora; 3.13.3 − Borsano; 3.13.4 − Buscate; 3.13.5 − Canzo; 3.13.6 − Casalpusterlengo; 3.13.7 − Cesate; 3.13.8 – Crescenzago)
103 buste (204 – 205; 205 bis; 206 – 305)
TOTALE 185 buste (tra cui 3 bis)
Seconda tranche (2019)
3.13 Case e poderi (3.13.8 – Crescenzago; 3.13.9 − Erba; 3.13.10 − Incugnate; 3.13.11 − Gorla Minore; 3.13.12 − Inzago; 3.13.13 − Locate; 3.13.14 − Palestro Novarese; 3.13.15 − Piano Rancio; 3.13.16 − Prospiano e Marnate; 3.13.17 − Robecco sul Naviglio; 3.13.18 − Senago e Garbagnate; 3.13.19 − Sulbiate; 3.13.20 − Trecella e Magretta; 3.13.21 − Milano − In genere; 3.13.22 − Milano − Due stanze vicine al dazio di Porta Nuova; 3.13.23 − Milano − Borgo delle Grazie. Casa al civico n. 2644; 3.13.24 − Milano − Borgo delle Grazie. Casa al civico n. 2664; 3.13.25 − Milano − Borgo delle Grazie. Casa al civico n. 2668; 3.13.26 − Milano − Borgo delle Grazie. Casa al civico n. 2675; 3.13.27 Milano − Borgo delle Grazie. Casa al civico n. 2676; 3.13.28 − Milano − Borgo delle Ocche. Casa al civico n. 2695; 3.13.29 − Milano − Via Brolo n. 3; 3.13.30 − Milano − Contrada del Carrobbio. Casa al civico n. 3466; 3.13.31 − Milano − Contrada Borsinari. Bottega; 3.13.32 − Milano − Vicolo del Bocchetto. Casa al civico n. 2467; 3.13.33 − Milano − Contrada del Bocchetto. Casa ai civici n. 2470 e 2471; 3.13.34 − Milano − Corsia del Broletto. Casa al civico n. 1705; 3.13.35 − Milano − Contrada dei Cappellari. Bottega al civico n. 4047; 3.13.36 − Milano − Contrada della Rosa. Casa al civico n. 3184; 3.13.37 − Milano − Ortaglia in Porta Vercellina detta di San Gerolamo; 3.13.38 − Milano − Contrada di Sant'Antonio. Casa al civico n. 4740; 3.13.39 − Milano − Contrada di Santa Maria Fulcorina. Casa al civico n. 2549; 3.13.40 − Milano − Contrada di San Protaso al Foro Bonaparte. Porzione di casa al n. 2231; 3.13.41 − Milano − Contrada di San Maurilio. Casa al civico n. 3412; 3.13.42 − Milano − Via di Santa Prassede. Case ai civici nn. 116 e 117; 3.13.43 − Milano − Corso di Porta Vercellina. Casa al civico n. 2593; 3.13.44 − Milano − Corso Magenta dal n. 57 al n. 63; 3.13.45 − Milano − Corso Magenta n. 1; 3.13.46 − Milano − Via Gnocchi Viani n. 2; 3.13.47 − Milano − Via Monte Napoleone. Casa al civico n. 1266; 3.13.48 − Milano − Piazza del Carmine 1; 3.13.49 − Milano − Piazza San Sepolcro. Casa al n. civico 5 (già n. 3175); 3.13.50− Milano − Via Santo Spirito. Casa al civico n. 1324; 3.13.51 − Milano − Circondario esterno di Porta Sempione. Possessione Bullona; 3.13.52 − Milano − Via Sansovino n. 18; 3.13.53 − Milano − Via Settala n. 7; 3.13.54 − Milano − Via Teodosio n. 15; 3.13.55 − Milano − Vicolo di Santa Maria Segreta. Casa al civico n. 2480 B) 155 Buste (305 – 459)
4.1 − Assegni a impiegati cessati 4 buste (460 − 463)
4.2 − Assegni alla direzione 2 buste (464 – 465)
4.3 − Assegni a vedove e a orfani di cessati impiegati 1 busta (466)
4.4 − Assegni del legato Crivelli
1 busta (467)
4.5 − Carichi ordinari e prediali 1 busta (468)
4.6 − Censi e decime sopra fondi 1 busta (469)
4.7 − Direttari e legatari 1 busta (470)
4.8 − Equivalente d'imposta decennale (470)
4.9 − Precari sopra fondi (470)
TOTALE 165 buste (di cui due estratte perché OM)

Le 1183 unità archivistiche sono state organizzate in base al seguente titolario.

Classificazione Titolo Unità Finanziamento
1 ORIGINE E DOTAZIONE 0 Prima tranche (2018)
2 PREROGATIVE 0 Prima tranche (2018)
3 PATRIMONIO ATTIVO 0 Prima tranche (2018)
3.1 Acque e loro edifici 0 Prima tranche (2018)
3.1.1 Caldara roggia 1 Prima tranche (2018)
3.1.2 Casati roggia 3 Prima tranche (2018)
3.1.3 Muzza fiume 2 Prima tranche (2018)
3.1.4 Redefossi cavo 1 Prima tranche (2018)
3.1.5 Scagna roggia 2 Prima tranche (2018)
3.2 Capitali 0 Prima tranche (2018)
3.2.1 In genere 0 Prima tranche (2018)
3.2.2 Capitali presso Corpi e Monti 40 Prima tranche (2018)
3.2.3 Capitali presso famiglie 106 Prima tranche (2018)
3.3 Livelli 0 Prima tranche (2018)
3.3.1 Livelli sopra acque 1 Prima tranche (2018)
3.3.2 Livelli sopra fondi 80 Prima tranche (2018)
3.4 Precari 0 Prima tranche (2018)
3.4.1 Precari sopra acque 4 Prima tranche (2018)
3.4.2 Precari sopra fondi 7 Prima tranche (2018)
3.5 Legati e prestazioni 0 Prima tranche (2018)
3.5.1 Legati e prestazioni da famiglie 27 Prima tranche (2018)
3.5.2 Legati e prestazioni da Corpi e Monti 13 Prima tranche (2018)
3.6 Oggetti generali 1 Prima tranche (2018)
3.7 Censi e redditi sopra fondi 7 Prima tranche (2018)
3.8 Decime 1 Prima tranche (2018)
3.9 Fitti d'acque e cavi 1 Prima tranche (2018)
3.10 Palchi nei teatri 10 Prima tranche (2018)
3.11 Piante e legnami 11 Prima tranche (2018)
3.12 Proventi avventizi 5 Prima tranche (2018)
3.13 Case e poderi 0 Prima tranche (2018)
3.13.1 In genere 5 Prima tranche (2018)
3.13.2 Boffalora 25 Prima tranche (2018)
3.13.3 Borsano 24 Prima tranche (2018)
3.13.4 Buscate 13 Prima tranche (2018)
3.13.5 Canzo 39 Prima tranche (2018)
3.13.6 Casalpusterlengo 35 Prima tranche (2018)
3.13.7 Cesate 123 Prima tranche (2018)
3.13.8 Crescenzago 23 Prima tranche (2018)
Totale prima tranche 610

3.13.9 Erba 2 Seconda tranche (2019)
3.13.10 Incugnate 5 Seconda tranche (2019)
3.13.11 Gorla Minore 38 Seconda tranche (2019)
3.13.12 Inzago 42 Seconda tranche (2019)
3.13.13 Locate 7 Seconda tranche (2019)
3.13.14 Palestro Novarese 1 Seconda tranche (2019)
3.13.15 Piano Rancio 3 Seconda tranche (2019)
3.13.16 Prospiano e Marnate 10 Seconda tranche (2019)
3.13.17 Robecco sul Naviglio 53 Seconda tranche (2019)
3.13.18 Senago e Garbagnate 1 Seconda tranche (2019)
3.13.19 Sulbiate 34 Seconda tranche (2019)
3.13.20 Trecella e Magretta 50 Seconda tranche (2019)
3.13.21 Milano − In genere 3 Seconda tranche (2019)
3.13.22 Milano − Due stanze vicine al dazio di Porta Nuova 2 Seconda tranche (2019)
3.13.23 Milano − Borgo delle Grazie. Casa al civico n. 2644 8 Seconda tranche (2019)
3.13.24 Milano − Borgo delle Grazie. Casa al civico n. 2664 6 Seconda tranche (2019)
3.13.25 Milano − Borgo delle Grazie. Casa al civico n. 2668 14 Seconda tranche (2019)
3.13.26 Milano − Borgo delle Grazie. Casa al civico n. 2675 4 Seconda tranche (2019)
3.13.27 Milano − Borgo delle Grazie. Casa al civico n. 2676 5 Seconda tranche (2019)
3.13.28 Milano − Borgo delle Ocche. Casa al civico n. 2695 3 Seconda tranche (2019)
3.13.29 Milano − Via Brolo n. 3 9 Seconda tranche (2019)
3.13.30 Milano − Contrada del Carrobbio. Casa al civico n. 3466 2 Seconda tranche (2019)
3.13.31 Milano − Contrada Borsinari. Bottega 1 Seconda tranche (2019)
3.13.32 Milano − Vicolo del Bocchetto. Casa al civico n. 2467 6 Seconda tranche (2019)
3.13.33 Milano − Contrada del Bocchetto. Casa ai civici n. 2470 e 2471 7 Seconda tranche (2019)
3.13.34 Milano − Corsia del Broletto. Casa al civico n. 1705 10 Seconda tranche (2019)
3.13.35 Milano − Contrada dei Cappellari. Bottega al civico n. 4047 6 Seconda tranche (2019)
3.13.36 Milano − Contrada della Rosa. Casa al civico n. 3184 16 Seconda tranche (2019)
3.13.37 Milano − Ortaglia in Porta Vercellina detta di San Gerolamo 22 Seconda tranche (2019)
3.13.38 Milano − Contrada di Sant'Antonio. Casa al civico n. 4740 10 Seconda tranche (2019)
3.13.39 Milano − Contrada di Santa Maria Fulcorina. Casa al civico n. 2549 9 Seconda tranche (2019)
3.13.40 Milano − Contrada di San Protaso al Foro Bonaparte. Porzione di casa al n. 2231 4 Seconda tranche (2019)
3.13.41 Milano − Contrada di San Maurilio. Casa al civico n. 3412 7 Seconda tranche (2019)
3.13.42 Milano − Via di Santa Prassede. Case ai civici nn. 116 e 117 5 Seconda tranche (2019)
3.13.43 Milano − Corso di Porta Vercellina. Casa al civico n. 2593 14 Seconda tranche (2019)
3.13.44 Milano − Corso Magenta dal n. 57 al n. 63 10 Seconda tranche (2019)
3.13.45 Milano − Corso Magenta n. 1 3 Seconda tranche (2019)
3.13.46 Milano − Via Gnocchi Viani n. 2 10 Seconda tranche (2019)
3.13.47 Milano − Via Monte Napoleone. Casa al civico n. 1266 8 Seconda tranche (2019)
3.13.48 Milano − Piazza del Carmine 1 20 Seconda tranche (2019)
3.13.49 Milano − Piazza San Sepolcro. Casa al n. civico 5 (già n. 3175) 7 Seconda tranche (2019)
3.13.50 Milano − Via Santo Spirito. Casa al civico n. 1324 4 Seconda tranche (2019)
3.13.51 Milano − Circondario esterno di Porta Sempione. Possessione Bullona 22 Seconda tranche (2019)
3.13.52 Milano − Via Sansovino n. 18 4 Seconda tranche (2019)
3.13.53 Milano − Via Settala n. 7 24 Seconda tranche (2019)
3.13.54 Milano − Via Teodosio n. 15 3 Seconda tranche (2019)
3.13.55 Milano − Vicolo di Santa Maria Segreta. Casa al civico n. 2480 B 10 Seconda tranche (2019)
4 PASSIVITA' 0 Seconda tranche (2019)
4.1 Assegni a impiegati cessati 5 Seconda tranche (2019)
4.2 Assegni alla direzione 5 Seconda tranche (2019)
4.3 Assegni a vedove e a orfani di cessati impiegati 1 Seconda tranche (2019)
4.4 Assegni del legato Crivelli 2 Seconda tranche (2019)
4.5 Carichi ordinari e prediali 2 Seconda tranche (2019)
4.6 Censi e decime sopra fondi 9 Seconda tranche (2019)
4.7 Direttari e legatari 2 Seconda tranche (2019)
4.8 Equivalente d'imposta decennale 2 Seconda tranche (2019)
4.9 Precari sopra fondi 1 Seconda tranche (2019)

Totale seconda tranche 573

Per una ricostruzione della più complessa storia archivistica di Trivulzio, Martinitt e Stelline si rimanda al seguente testo

Gli archivi di Trivulzio, Martinitt e Stelline, dalla seconda metà del XVIII secolo alla Congregazione di Carità.

Non è semplicissimo, sulla base delle carte d'archivio superstiti, ricostruire le vicende degli archivi di Martinitt, Stelline, Trivulzio. L'incertezza è in relazione soprattutto agli avvenimenti legati al riformismo illuminato del secondo Settecento, durante il quale gli enti assistenziali e i luoghi pii, unitamente all'assetto dei loro archivi, subirono un notevole rivolgimento.
Molti di questi enti trovarono in quel periodo la fine della loro esistenza giuridica: le loro competenze furono abolite dal panorama assistenziale milanese, mentre i loro patrimoni terrieri e i loro complessi documentari furono trasferiti ad altri istituti lasciati sopravvivere, ma rifondati ex novo dall'intervento statale.
Per quanto riguarda Martinitt e Stelline, gli orfanotrofi ricevettero, in periodo giuseppino, i patrimoni immobiliari e gli archivi dei seguenti istituti soppressi:
Ricovero di Santa Pelagia Penitente
Ricovero di Santa Maria degli Angeli del Rosario
Ricovero di Santa Febronia
Ricovero di Santa Caterina
Ricovero della Madonna del Rifugio o delle Malmaritate
Ospedale dei Poveri Mendicanti e Vergognosi della Stella
Confraternita di San Pietro Martire in Sant'Eustorgio
Confraternita di San Pietro Martire in Como
Ospedale di San Giacomo dei Pellegrini
Ospedale di San Pietro e Paolo dei Pellegrini
Monastero di San Pietro in Gessate
Casa di San Barnaba e San Paolo

Il Pio Albergo Trivulzio ricevette l'archivio dell'Ospedale dei Poveri di Cristo (o dei Vecchi), soppresso e accorpato il relativo istituto al nuovo ente appena fondato .

Questi fondi archivistici (in realtà spezzoni di archivi, alcuni dei quali di pochissima consistenza, segno probabile di una attività di riordino, della quale tuttavia ad oggi non ne sono state accertate concretamente le tracce), tutti di Ancièn Regime, furono depositati negli anni Settanta del XX secolo presso l'Archivio di Stato di Milano, a seguito di un accordo tra l'ente proprietario e l'amministrazione archivistica italiana.
Unitamente ai fondi indicati, furono depositati anche i due archivi familiari dei Trivulzio, il cosiddetto Archivio Milanese, e l'Archivio Novarese, oltre all'Archivio del Pio Albergo Trivulzio relativo al periodo settecentesco.

La motivazione di tale cesura temporale è legata alla successiva storia archivistica di questi enti e dei loro archivi; una storia che presenta una frattura verificatasi in periodo napoleonico, con l'istituzione della Congregazione di Carità, l'ente per la gestione unitaria di tutti i luoghi pii, assistenziali e ospedalieri del territorio.

La storia degli archivi di Trivulzio, Martinitt e Stelline dalla Congregazione di carità al Novecento

La storia. "Il nostro archivio è diviso in due grandi riparti detti archivio corrente e vecchio archivio. L'archivio corrente custodisce gli atti posteriori al 1800, il vecchio archivio quelli anteriori. Questa divisione ebbe luogo in occasione e per effetto di un nuovo sistema di classificazione degli atti introdottosi in quell'epoca.
L'uno e l'altro riparto è poi suddiviso ciascuno in sezioni dette: archivio corrente dell'orfanotrofio maschile − archivio corrente dell'orfanotrofio femminile − archivio corrente del Pio Albergo Trivulzio; vecchio archivio dell'orfanotrofio maschile − vecchio archivio dell'orfanotrofio femminile e vecchio archivio del Pio albergo Trivulzio. L'archivio corrente comprende anche una sezione speciale detta archivio centrale per gli atti promiscui dei tre istituti".
Questa brevissima presentazione compilata dall'archivista Giuseppe Bonini nel 1921 , riassume in estrema sintesi la storia degli archivi di Trivulzio, Martinitt e Stelline, tre enti nati con finalità differenti, in epoche diverse e trovatisi dall'inizio dell'Ottocento in avanti a condividere una storia comune, anche da un punto di vista archivistico.

I tre luoghi pii, infatti, con vita e vicende separate, ebbero una sorte comune a partire dalla costituzione della Congregazione di carità, attuata a Milano tra il 1807 e il 1808.
Con l'unione amministrativa di Trivulzio, Martinitt e Stelline alla Congregazione di carità napoleonica, da un punto di vista squisitamente archivistico, gli archivi dei tre enti presentano una forte cesura con il passato.
La costituzione del "nuovo sistema di classificazione degli atti" di cui parla Bonini nel 1921, che venne effettivamente applicato durante il periodo della Congregazione napoleonica, affonda le sue radici nelle linee di sviluppo della politica amministrativa asburgica, tesa all'affermazione del potere statale su tutti gli aspetti della realtà sociale.
Nuove figure di funzionari e di amministratori, nuove attribuzioni degli uffici e delle magistrature, crearono necessariamente delle ripercussioni nell'organizzazione degli archivi. E la costituzione di un apparato governativo, basato su una maggior specializzazione degli organi amministrativi e burocratici, portava con sé l'esigenza di ricostituire o riordinare gli archivi, per una celerità e coerenza dell'attività amministrativa, per rendere efficace e uniforme l'azione riformatrice dei sovrani, allontanando arbitri e parzialità.
Il sacerdote Carlo Giuseppe Borbone fu nominato direttore generale degli archivi della Congregazione di carità tra il 1808 e il 1825 e fu a questo punto che gli archivi di Trivulzio, Martinitt e Stelline subirono una cesura definitiva rispetto al passato .
A Milano la Congregazione, presieduta dal prefetto dell'Olona e amministrata da dieci probi cittadini, con il concorso del podestà e dell'arcivescovo, era collocata nella prestigiosa sede dell'Ospedale Maggiore. Il regio decreto del 23 dicembre 1807 stabiliva che lì dovessero essere trasportati gli archivi degli istituti di pubblica beneficenza, evitandone però il mescolamento.

Dal 1808, dunque, lasciando suddivisi i diversi archivi e contrassegnandoli con cartoncini di diverso colore, il Borbone applicò il suo impianto all'archivio in formazione, ossia all'ufficio di registratura, nel quale venne introdotto l'utilizzo della "pratica" ovvero la copertina del fascicolo relativo ad un unico oggetto, sulla quale erano segnati i dati più rilevanti (data cronica, esibente, oggetto, esito, classificazione), che rappresenta ancora oggi l'unità archivistica degli archivi assistenziali milanesi .
Gli archivi aggregati, invece, e quelli delle tre istituzioni anteriori al 1808, vennero lasciati "sopravvivere", con esclusione dei documenti di immediata utilità, secondo le precedenti modalità di archiviazione e di gestione.
I titolari applicati alle pratiche in formazione dei diversi istituti erano fra loro molto simili : organizzati secondo "categorie" principali e articolati in titoli subalterni e in capitoli, presentavano una struttura fissa nelle voci principali, ma mobile e adattabile nelle voci subordinate. Questa estrema versatilità, non solo mette in luce la genialità e la modernità di concezione di tutto l'impianto, bensì anche la sua straordinaria elasticità, tale da indurre gli enti a non modificare i titolari, nelle loro linee essenziali, sino al presente.
L'efficacia del sistema risiedeva anche nel fatto che la struttura del titolario non era organizzata solo per "materia", bensì rispecchiava, nelle voci principali e nei titoli subalterni, le funzioni stesse dell'ente produttore.

Con la Restaurazione gli austriaci non apportarono sostanziali riforme all'apparato amministrativo della Congregazione: sino al 1825 Trivulzio, Martinitt e Stelline continuarono ad essere amministrati dalla Sezione II. Solo con la sovrana risoluzione del 1825, infatti, fu sciolta definitivamente la Congregazione e, riprendendo le precedenti disposizioni del 1819, venne affidato l'andamento interno dei singoli istituti alle rispettive direzioni, mentre fu riservata ad appositi amministratori la gestione "patrimoniale ", ossia tutte le materie relative alla trattazione economica dei singoli enti (gestione delle eredità, delle proprietà terriere, dell'assetto finanziario).
Trivulzio, Martinitt e Stelline ebbero la loro Amministrazione patrimoniale, composta non solo dagli amministratori, ma da una serie di impiegati e funzionari preposti al buon andamento del nuovo "ufficio". Di fatto l'"Amministrazione Patrimoniale del luogo pio Trivulzi ed uniti orfanotrofi" ereditava le competenze della Sezione II della Congregazione di carità ad esclusione della "beneficenza", materia attribuita alle direzioni degli istituti.
Fu questo il momento nel quale si produsse una seconda frattura negli archivi dei tre enti.
Ciò che accadde fu, semplicemente, che tutti gli archivi nel loro complesso furono trattenuti dall'Amministrazione patrimoniale e quindi gestiti a livello centrale (fatto ampiamente confermato dalle svariate richieste, nel corso della prima metà dell'Ottocento, da parte delle tre direzioni dei singoli istituti all'Amministrazione centrale per visionare, estrarre copia o avere in consultazione fascicoli o documenti sia dagli archivi dei tre istituti, sia dagli archivi degli enti soppressi) .
L'archivista Giuseppe Macchi informa a inizio Novecento, che "data la mutazione dei sistemi per conseguenza logica derivò che ogni direzione ebbe dal 1825 ad impiantare un archivio proprio".

Questa è la frattura formatasi negli archivi di Trivulzio, Martinitt e Stelline. Mentre gli archivi a livello centrale (ossia degli Uffici Patrimoniali) erano ordinati e conservati con il "sistema Borbone", ogni direzione creò un proprio archivio (che veniva chiamato "archivio speciale"), organizzandolo secondo titolari particolari, che variavano da istituto a istituto, e che, nelle migliori intenzioni, avrebbero dovuto corrispondere alla struttura funzionale degli uffici che producevano i documenti.
Così ovviamente non accadde e si rese spesso necessario l'intervento dell'archivista dell'Amministrazione patrimoniale in aiuto agli archivisti dei singoli istituti.
Per quanto riguarda la ex Congregazione di Carità, si conservano le tracce del difficile lavoro di recupero delle carte dall'Ospedale Maggiore alla sede dell'Amministrazione patrimoniale, che non fu realizzato all'indomani dello scioglimento della Congregazione, bensì qualche anno più tardi. Ancora nel 1827 gli amministratori delegati si riunirono in consiglio per deliberare sul progetto dei lavori d'archivio concordati tra l'amministratore degli ospedali e l'archivista capo di ogni ente .
Nel novembre del 1828 i documenti furono finalmente trasportati nell'edificio di San Pietro in Gessate, sede dell'orfanotrofio maschile e sede del consiglio di amministrazione patrimoniale.
Da allora in avanti si succedettero le richieste delle tre direzioni di Martinitt, Stelline e Trivulzio all'Amministrazione patrimoniale per ottenere i documenti d'archivio.
Così, ad esempio, il 5 luglio 1833 la direzione delle Stelline scriveva all'Amministrazione, sempre molto restia a concedere fondi archivistici (in effetti presso il Consiglio dell'Amministrazione patrimoniale furono conservati sempre, ad esempio, gli archivi degli enti soppressi in età teresiana e giuseppina, sino al loro deposito presso l'Archivio di Stato di Milano nel 1970).

Le operazioni di riordino e gli scarti.
Già pochi anni dopo lo scioglimento della Congregazione di carità, gli archivi delle direzioni, nati ex novo dal ripristino delle funzioni delle singole direzioni, si trovavano in grande disordine. Si ha notizia, ad esempio, di un riordino e di una classificazione per l'archivio del Pio Albergo nel 1833,
attuato dal protocollista della direzione, tal Enrico Corbetta, che riordinò e classificò gli atti in un sistema con tre categorie principali (attività, disciplinare, passività), suddivise in varie classi e oggetti .
Le grandi operazioni di riordino e soprattutto di scarto, tuttavia, avvennero a seguito dell'unificazione giuridica e amministrativa dei tre enti sotto un unico consiglio denominato Consiglio degli orfanotrofi e luoghi pii annessi nel 1863. Le richieste, da parte delle ex direzioni, non si fecero attendere. Il 5 maggio 1866 il rettore dell'orfanotrofio maschile scrisse al Consiglio dichiarando la scottante verità: nei locali d'archivio, posti vicino al rettorato, si trovava una notevole quantità di documenti d'ufficio inutili, di libri scolastici non più utilizzati.
Il Consiglio non perse tempo: il 1° giugno deliberò di autorizzare lo scarto, nominando una commissione composta dal ragioniere Zocchi e dallo scrittore Valli e presieduta dal rettore. L'11 giugno lo stralcio dei documenti esistenti nell'archivio della cessata direzione era stato eseguito e risparmiati solo quelli "in retro aspetto di circa un trentennio". Nello stesso anno una simile commissione per l'orfanotrofio femminile, istituita l'11 maggio 1866, provvide alle operazioni di riordino e di scarto, effettuate nel mese di settembre .
La situazione non migliorò negli anni successivi e lungo tutto il XIX secolo, durante il quale gli archivi furono oggetto di eliminazioni quasi "sistematiche", sempre in funzione della necessità di liberare spazio negli angusti locali destinati alla conservazione dei documenti.
Un considerevole scarto venne effettuato nel 1879 sugli archivi centrali di tutti e tre gli istituti: sotto la direzione dell'archivista Fortunato Baggi vennero eliminati gli archivi familiari pervenuti con le eredità di Francesco Zaccaria Lorini, Caterina Restelli Schiaffinati, Giuseppe Tavola, il conte Andreani Sormani, di Garoni e Vassalli. Furono anche eliminati tutti i mandati e le reversali sino al 1848, i registri delle accettazioni degli orfani e delle orfane, i registri dell'economato per la somministrazione di cibi e i registri delle visite mediche degli orfani, i registri dei lavori dei ricoverati e in genere tutti i registri dell'epoca della cessata Congregazione di carità. Il quantitativo di documenti inviati al macero era considerevole: quasi 37 quintali venduti alla ditta Binda, che li acquistò in ragione di 10 lire al quintale .
Nel 1895 nuovo grande scarto, questa volta sotto la direzione dell'archivista Castoldi, coadiuvato dal protocollista Riccardo Macchi. Anche in quell'occasione furono eliminati i documenti provenienti da varie eredità (Usuelli, Terzaghi, Oldrati, Cardone, Bigatti, Bourdillon, Besozzi), mandati e reversali, libri di cassa, annate del "Giornale Ufficiale di Lombardia", istanze di ricovero
presso i tre istituti, prospetti di affitti e affittuari, registri dei riparti funerali, registri dei conti dei fittavoli del XVIII secolo, lettere dagli agenti di campagna delle varie possessioni, registri di spese economali dei tre istituti, per un totale di circa 10 quintali di carta.
Nel 1916 vennero scartati i registri di cassa dal 1860 al 1910, i mandati e i loro registri sino al 1912, le reversali e i loro registri sino al 1910; nel 1920 si prese l'improvvida decisione di eliminare tutti gli atti personali dei ricoverati del Trivulzio dopo un decennio dalla morte.
Nel 1936, infine, a seguito di una relazione dell'archivista Aurelio Angeleri, venne deliberato uno scarto consistente soprattutto nell'eliminazione delle pratiche degli affittuari di molti poderi dalla fine del Settecento al 1920 per tutti e tre gli istituti; dei fascicoli di doti delle Stelline (a volte disposte per legato e per singola località come nel legato Tavola per Valgreghentino) dal 1802 al 1915; dei conti degli agenti di campagna di diverse proprietà sino agli anni venti; dei contratti di generi e merci.
Quanto andò perduto dell'immenso patrimonio archivistico degli istituti lo si può solo immaginare con rimpianto. Nella corrispondenza tra gli archivisti e il Consiglio di amministrazione il problema ricorrente è sempre lo stesso, la "mancanza di spazio sufficiente per le pratiche correnti" e "la constatata inutilità dei documenti" di cui si proponeva "l'eliminazione".
Anche i riordini fecero la loro parte nella destrutturazione degli archivi delle tre ex direzioni (non di quelli patrimoniali, che non furono, per fortuna, mai riordinati e che, anzi, servirono da base per il riordino degli archivi degli istituti). Il 19 marzo del 1897, ad esempio, il Consiglio di amministrazione incaricò il Castoldi e il Macchi della sistemazione dell'"archivio speciale" dei Martinitt. I lavori si protrassero per oltre due anni e produssero un ordinamento completamente diverso da quello originario elaborato dalla direzione. Lo stesso Castoldi scrisse: "i vari sistemi di archiviazione che si succedettero dal 1825 in avanti, sistemi non razionali e classifiche troppo generiche sempre causa di disguidi, oltre non rispondere allo scopo di un archivio rendeva compito difficile il suo assestamento, tanto che si dovette procedere non già a un riordino, ma ad un impianto ex novo, senza punto curare le classifiche preesistenti, essendo queste ben lungi dall'essere di sussidio per un riordino. […]"
Subito poi toccò all'archivio della direzione del Pio Albergo, che venne riordinato nel 1901, su richiesta dell'economo e con lavoro duro e faticoso del Macchi, divenuto l'archivista patrimoniale, che nella relazione finale concluse "che l'archivio del Pio Albergo non rispondesse allo scopo… lo prova il fatto che non mi fu possibile procedere ad un semplice riordino, ma bensì ad un vero impianto ex novo. Il confronto tra le tabelle sinottiche dimostra ad evidenza l'importanza dell'operazione… Lo scarto fruttò un quantitativo di carta di circa 15 quintali" .
Il 15 febbraio 1906, infine, su proposta della presidenza, il Consiglio riconobbe la necessità di procedere al lavoro di riordinamento e di impianto dell'archivio interno delle Stelline, per armonizzarlo con quello dell'orfanotrofio maschile, del Pio Albergo Trivulzio e degli uffici centrali. Per tale lavoro venne incaricato Giuseppe Bonini che già lavorava presso l'archivio centrale, sotto la sorveglianza del Macchi. I lavori terminarono nell'autunno del 1909 e il Macchi riferì al Consiglio "il Bonini ha dato prova di conoscere tutte le discipline archivistiche le quali trovano la loro maggiore esplicazione in un lavoro di impianto di archivio" .
Dalle relazioni appare sempre e comunque evidente il concetto della conservazione dei documenti ai soli fini amministrativi e la conseguente esigenza di eliminare le carte e i documenti ritenuti non più utili alla trattazione corrente. E questi ultimi, in definitiva, unitamente al problema della cronica mancanza di spazio, sono i fili che collegano la storia secolare di questi archivi.

Stato di conservazione:

buono

Soggetti conservatori

Soggetti produttori

Progetti

Compilatori

  • Prima redazione: Gabriele Locatelli (Archivista) - Data intervento: 26 marzo 2019