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Mario Rondoni, Ingegnere, Pioniere del Milanino e molto altro

Mario Rondoni, Ingegnere, Pioniere del Milanino e molto altro (1871 - 1954)

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Sezione

Questa sezione illustra la figura dell'Ing. Mario Rondoni. Comprende:
− una breve biografia
− un articolo pubblicato sulla rivista della Associazione Cittagiardino CusanoMilanino nr. 30 del Giugno 2022
− il testo della relazione tenuta da Gabriele Marazzini nel corso dell'evento del 5 novembre 2022 per ricordare la sua figura.
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Mario Rondoni (1871−1954), ingegnere, a Milanino fin dalla sua fondazione, a giudicare dalle sue opere fu tra i più noti progettisti attivi a Milano tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900. Tuttavia di lui si sa poco.
Anche gli oggetti, le fotografie, i ricordi, “tornati a Milanino” a seguito di una eredità, aggiungono poco alla conoscenza. Però ci riportano vicino una persona, un nostro concittadino che abbiamo per lo più ignorato per tanto tempo.
Nasce a Vespolate, piccolo centro nelle campagne a sud di Novara; a Milano frequenta il liceo Cesare Beccaria, dove incontra Francesco Magnani, milanese, con il quale stabilirà un lunghissimo sodalizio professionale; consegue la laurea in ingegneria civile al Politecnico nel 1895, sempre insieme al Magnani. Si dedica alla professione e subito le prime affermazioni. Il progetto, firmato insieme a F. Magnani e C. Pinciroli, per il nuovo Ricovero di Mendicità di Macerata ottiene il secondo premio (giugno 1896): “questo progetto ha il merito di aver risolto un problema con buone disposizioni e con mezzi molto limitati nella spesa”. Fin dall’inizio Rondoni lavora in associazione con altri: fece coppia fissa con F. Magnani, ma i due si presentarono spessissimo con altri per le diverse iniziative.
Entrambi restano anche in Università divenendo presto assistenti presso la cattedra di Disegno e Architettura del Politecnico. Pochi anni dopo, in un articolo, Magnani è qualificato come titolare della cattedra di Disegno Ornamentale.
Non sappiamo come Magnani e Rondoni incontrarono Buffoli e la sua Unione Cooperativa. Possiamo immaginare che a Milano l’incontro fosse inevitabile tra persone con sensibilità comuni. Così Magnani e Rondoni sono tra i fondatori della Società Cooperativa Alberghi popolari (5 febbraio 1899) e firmano il progetto dell’Albergo Popolare di via Marco d’Oggiono, dirigendone anche la costruzione. Inaugurato il 18 giugno 1901, offriva 543 camerette singole per soli uomini e servizi (bagno, doccia, parrucchiere, deposito bagagli, recapito, sala lettura, …) a prezzi miti. Fu a lungo considerata una delle migliori soluzioni europee per l’alloggio temporaneo di tipo popolare. Poco dopo (il cantiere inizia nel novembre 1903, l’inaugurazione è del 19 marzo 1905) li vediamo di nuovo all’opera per il Dormitorio Popolare di via Colletta. Destinato ai senzatetto, offriva 350 posti letto e servizi a pochi centesimi a notte per uomini, donne e bambini.
L’impresa che assicura a Magnani e Rondoni la notorietà è il progetto Viribus Unitis, proposto insieme all’ing. Carlo Bianchi, per i padiglioni dell’Esposizione Internazionale del Sempione (30 aprile 1903). Classificato al primo posto, ex aequo con quello degli Ing. S. Locati e O. Bongi, il progetto si sviluppa fino a coprire la progettazione generale dell’area di Piazza d’Armi (il polo esterno) e della fase esecutiva di gran parte dei padiglioni di quell’area. Nell’evento di risonanza mondiale dell’Expo 1906, i tre ingegneri sono quindi gli autori della Galleria del lavoro, della Galleria dei Trasporti Marittimi, del Padiglione dell’Automobilismo e Ciclismo, di quello della Carrozzeria, dell’Aeronautica, Metrologia e Meteorologia e di quello congiunto dedicato alla Navigazione Generale Italiana, alla Mostra degli Italiani all’estero e ai Canotti Automobili. Non possiamo descrivere qui ognuno di essi. Ci limitiamo a segnalare che, in tutti i casi (non solo dai contemporanei, ma anche in saggi recenti) è riconosciuta alle soluzioni trovate dai progettisti, attraverso strutture, materiali, decorazioni, la capacità di “raccontare” in modo semplice e immediato il contenuto del padiglione. Riporto due righe solo per la stazione della ferrovia sopraelevata di Piazza d’Armi, anch’essa opera dei nostri: “La complessa orditura strutturale, fatta di elementi lignei verticali, orizzontali e obliqui, si fonde con le ringhiere lavorate, i lampioni, le antenne, contribuendo a dare al fabbricato eleganza e armonia delle forme e buon gusto dei particolari decorativi” [il Monitore Tecnico, n. 11 – 1905].
Una critica, che alcuni mossero ai tre ingegneri, fu quella di aver usato poco il ferro, memori forse della Esposizione Universale di Parigi del 1889 con la Torre Eiffel. Preferisco pensare che, vista la provvisorietà di tutti gli edifici dell’esposizione milanese (solo l’acquario fu costruito per restare), i nostri abbiano interpretato al meglio la parsimonia che già allora caratterizzava la borghesia lombarda, grazie alla quale Milano stava diventando una città europea.
Per la loro opera per l’Expo 1906, Magnani e Rondoni ricevono il Gran Premio dell’Arte Decorativa Italiana nell’ottobre 1906. Il loro successo nel periodo dell’Expo è testimoniato anche dalle tabelle dei redditi dei professionisti pubblicate nel 1905 e 1906: la ditta è sopra la media e tra i redditi (dichiarati o accertati) più alti. La vicenda dell’Expo ha però anche una coda sgradevole: una vertenza con il comitato organizzativo per presunti compensi non ricevuti. Magnani e Rondoni perdono definitivamente la causa presso il tribunale nel 1909.
Nel settembre 1908 la ditta partecipa al Concorso del Ministero dell’Industria, Agricoltura e Commercio per “automobili industriali” sul circuito del Monte Penice (PC), organizzato in occasione della Mostra del Ciclo e dell’Automobile di Piacenza. Il mezzo, impegnato in una serie di prove speciali, è una locomobile della ditta James B. Petter & Son Ltd di Londra. In pratica un semovente con motore a combustione interna alimentato a olio pesante (nafta) in grado di fornire forza motrice a macchine che ne sono prive, come trebbiatrici e altre macchine agricole, mulini, macchine per lavori stradali, ecc. In pratica locomotive su ruote che potevano circolare su strada, predecessori dei moderni trattori. La novità è nel tipo di alimentazione: i modelli precedenti erano infatti a vapore, alimentati a carbone, mentre questo, di cui Magnani e Rondoni erano licenziatari, utilizzava i nuovi motori dei camion che cominciavano a diffondersi e la cui produzione avrebbe avuto uno sviluppo impressionante a causa della grande guerra. Da pubblicità degli anni successivi apprendiamo che nell’occasione la macchina guadagnò la medaglia d’oro del Ministero.
Da pubblicità del 1910 sappiamo anche che Magnani e Rondoni offrono al mercato italiano locomobili e trebbiatrici della Munktells Mekaniska Verkstad, un’azienda svedese attiva dal 1832. Ciò testimonia come fosse diversificata l’attività della ditta.
Dopo l’Expo 1906 troviamo Magnani e Rondoni protagonisti del Liberty milanese. Casa Valli, in via Zenale, ancora oggi visitata negli itinerari dedicati al liberty, è arricchita da decorazioni in cemento e in ferro battuto e all’interno graffiti e affreschi (1907). È del 1910 invece il nuovo Stabilimento di Arti Grafiche Alfieri & Lacroix, in via Mantegna. La recente ristrutturazione ad uso residenziale ha mantenuto l’elegante facciata della palazzina uffici e redazione, con le sue snelle colonne e decorazioni in cemento di gusto floreale.
Sempre nel 1910 il secondo premio (pari a L 4.000) ottenuto per il progetto di un quartiere popolare a Milano, tra le vie Solari e Cola da Rienzi, o meglio sui loro prolungamenti previsti dal piano regolatore, testimonia la sensibilità e l’impegno per le tematiche sociali. Indice il concorso l’Istituto per le Case Popolari e Economiche, emanazione del Comune di Milano. Magnani o Rondoni ottengono il prestigioso riconoscimento nonostante partecipassero i migliori progettisti dell’epoca, tra tutti l’arch. Giovanni Broglio, acclamatissimo autore dei quartieri modello dell’Umanitaria in via Solari e alle Rottole, il cui successo aveva travalicato i confini nazionali. Ai nostri la giuria riconobbe il merito aver pienamente interpretato lo spirito del concorso che si proponeva, non solo di tener conto delle migliori esperienze già praticate, ma anche di suggerire significativi passi avanti verso la miglior soluzione del problema. Gli autori … “dimostrano col progetto presentato un corredo di larga pratica e di studi razionalmente intesi alla migliore soluzione del problema delle case popolari. …. L’attenzione della giuria fu però specialmente attratta dal corpo di fabbrica interno, interamente suddiviso in appartamenti di un solo locale, nel quale venne felicemente superato quello che costituisce, in casi analoghi uno dei maggiori scogli: la buona collocazione delle numerose latrine” [dalla relazione della Giuria]. Il progetto comunque non risulta sia stato realizzato.
Quando Buffoli concepisce il progetto della Città Giardino di Milanino, Magnani e Rondoni non possono mancare. Ottenuto il mandato dall’assemblea dei soci dell’Unione Cooperativa (aprile 1907) con lo stanziamento di un milione di Lire, acquistati e pagati i terreni scelti, presentato in comune il progetto urbanistico (che sarà approvato il 24 ottobre 1909), Buffoli lancia la sottoscrizione (luglio 1909) per un altro mezzo milione per dotare di mezzi sufficienti la Cooperativa Inquilini di Milanino, costituita per accedere ai benefici della legge sulle case popolari. Ricordiamo che nell’idea originale di Buffoli avrebbero dovuto essere le cooperative a costruire Milanino. Magnani e Rondoni aderiscono a questa prima iniziativa con la sottoscrizione di quote azionarie e sono riportati negli elenchi dei soci fondatori del Milanino (con relativa medaglia ricordo) del novembre−dicembre 1909.
Probabilmente essi sono già coinvolti nella progettazione di base dei servizi del nuovo villaggio. In effetti Magnani e Rondoni sono i progettisti (e ne dirigono la realizzazione) dell’acquedotto, cioè della rete di distribuzione a servizio dell’area di prima lottizzazione e dell’edificio a due piani con gli impianti di sollevamento dell’acqua, e della rete della fognatura, con l’estensione sul territorio di Cusano per portare gli scarichi all’impianto di depurazione biologica e quindi al Seveso. Sono incaricati della direzione lavori per il primo quartiere della Cooperativa Inquilini (via Cooperazione, Reseda, Edera, Tigli), dove per la fabbricazione di solai e plafoni è adottato il sistema brevettato Perret: tavelle in cotto armate e collegate tra loro da robusti ganci. La ditta Magnani, Rondoni & Castoldi è titolare della licenza per l’Italia di questa soluzione “solida, leggera, economica, incombustibile, insonorizzata, di rapida esecuzione”.
Anche il Palazzo della Filiale e la Casa Pensione portano la firma della coppia Magnani e Rondoni. Per il Palazzo dell’UC il primo progetto, presentato a marzo 1911, prevedeva un grande edificio con due corpi, uno affacciato sulla via per Cinisello (oggi via Cooperazione) ed il secondo sul vialone centrale (oggi viale Buffoli). Al piano terra lo spaccio di generi alimentari, vetrine per varie botteghe, l’ufficio postale, il telefono, il telegrafo. Sull’angolo e lungo il vialone la sala assaggi, il ristorante con giardino retrostante per il servizio all’aperto, caffetteria, cucina e servizi vari. Al piano superiore sale di lettura, di conversazione, di bigliardo, uffici per la gestione della filiale e servizi tecnici e amministrativi del Milanino. Nell’area retrostante sono previsti in futuro magazzini, depositi e un panificio con alloggio per i lavoranti. Nel frattempo si potranno realizzare installazioni sportive e campi da gioco. Presto però il progetto cambia e si riduce al solo corpo lungo l’attuale via Cooperazione, dove sono concentrati tutti i servizi previsti. Nell’edificio in costruzione, o meglio nello spazio libero retrostante, il 18 giugno 1911 si tiene la festa di presentazione alla stampa del nuovo villaggio, dove si sono già insediati i primi abitanti. L’inaugurazione del Palazzo il 19 maggio 1912 segnerà di fatto la fine dell’era pionieristica e l’inizio della vita sociale a Milanino.
Dopo il ridimensionamento del progetto per il Palazzo, prende corpo l’idea di costruire nell’area residua una casa pensione a cura della Cooperativa Alberghi Popolari. Il progetto per una casa pensione per scapoli e vedovi, aperta anche alle donne, fu approvato nel luglio 1911, la costruzione però non fu così rapida come nei casi precedenti e solo il 16 maggio 1914 essa fu aperta al pubblico. Non ci fu una vera e propria inaugurazione probabilmente a causa della malattia di Buffoli. Per la sua direzione Luigi Napoleone Bigatti si trasferì a Milanino nella sua villetta proprio lì di fronte. Non abbiamo notizie su quanto abbia funzionato con la sua destinazione originaria, ma un anno dopo nel novembre 1915, era già occupata dalle 80 convittrici del Collegio Reale di Milano che avevano dovuto cedere alla Croce Rossa la loro sede a Palazzo Archinto, trasformata in ospedale.
Anche per le abitazioni private Magnani e Rondoni si cimentano nel compito di progettare soluzioni adeguate all’idea di fondazione della Città Giardino. Pur non avendo trovato documenti in proposito, riteniamo siano gli autori delle loro ville gemelle in viale dei Tigli 18 (Magnani) e 20 (Rondoni), in planimetria dal 1910, ma probabilmente posteriori; nel maggio 1912 infatti non sono ancora elencate né tra gli edifici già costruiti, né tra quelli in costruzione.
Sono opera loro (documentata) il villino Ghizzi, in viale dei Tigli 22, e il villino Cairoli in via Costanza 4. Entrambe le casette risultano fra le primissime abitate (giugno 1911) ed esistono tutt’oggi, anche se ampliate e trasformate ognuna in due alloggi indipendenti. Altri quattro loro progetti sono presentati su “L’Idea Cooperativa” del febbraio 1910, ad arricchire il catalogo delle soluzioni già pronte che L’Unione Cooperativa pubblicava per facilitare i soci nelle decisioni di investimento nella Città Giardino. Sono proposte di livello diverso, da quella modesta (6 locali con circa 100 mq coperti) fino a quella più impegnativa (11 locali con 155 mq coperti).
Poi le notizie si fanno più rade.
Negli anni ‘20 Mario Rondoni è presidente della Associazione Pro Milanino. Fondata nel dicembre 1912 con lo scopo di promuovere iniziative a vantaggio di Milanino e dei suoi abitanti e offrire ai soci un luogo di amichevole ritrovo, l’associazione propone feste e balli, importanti certo per trasformare in qualcosa di più solido del solo vicinato le relazioni tra i primi abitanti. Ma fin dall’inizio fu alta la sensibilità ai bisogni dei meno favoriti: spettacoli e concerti di raccolta fondi per i bambini e le famiglie bisognose di Cusano, feste loro dedicate a Natale e carnevale, sostegno alle famiglie cusanesi lasciate prive di mezzi dagli uomini arruolati e iniziative per i soldati durante la guerra, scuola autofinanziata per i bambini di Milanino. Il ruolo del Rondoni nella associazione testimonia che anche lui, come molti dei suoi concittadini in quegli anni, metteva le proprie doti e risorse (materiali o immateriali che fossero) a vantaggio non solo dei propri pari ma di tutta la comunità, con particolare attenzione ai più deboli.
Nel 1921 Francesco Magnani e Mario Rondoni sono insigniti dell’Ordine dei Cavalieri d’Italia per “meriti professionali acquisiti in molteplici opere pubbliche, tra le quali in ispecie Gli Alberghi Popolari, i gruppi di case popolari, il Milanino”.
Nel 1926 il progetto per la torre dell’acquedotto, destinata a contenere il serbatoio di emergenza elevato, proposto dalla Società Anonima Milanino senza la firma del progettista, è approvato dall’ing. Magnani nella veste di tecnico del Comune. Potremmo anche pensare che ancora fosse opera della ditta, ma che scelsero di non apparire visto il ruolo del Magnani.
Nel 1940, con tutta probabilità al termine dell’attività professionale, si trasferisce con la famiglia a Genova Nervi. Non abbiamo altre notizie, se non la data della morte, il 1954.
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Città Giardino di Milanino
Unione Cooperativa
Luigi Buffoli
Cusano Milanino
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Lingua della documentazione:

  • ita

Soggetti titolari:

  • Archivio Storico Cusano Milanino APS

Condizione di accesso:

liberamente accessibile

Condizione di riproduzione:

consentita per uso studio

Compilatori

  • Inserimento dati: Gabriele Marazzini - Data intervento: 10 marzo 2024