Levi, Carlo ( Torino (TO), 1902 novembre 29 - Roma (RM), 1975 gennaio 4 )

Tipologia: Persona

Abstract

Carlo Levi nasce a Torino il 29 novembre 1902 da Ercole e Annetta Treves.
I genitori appartenevano entrambi alla media borghesia ebraica: il padre era rappresentante di una ditta inglese di tessuti; la madre era sorella del leader socialista riformista Claudio Treves.
Le frequentazioni maschili (A. Lucca, F.M. Bongioanni, N. Sapegno) e femminili (le sorelle Nella, Ada e, particolarmente, Maria Marchesini), gli studi al liceo Alfieri e l’iscrizione alla facoltà di medicina dell’Università di Torino scandiscono le tappe di un percorso di formazione illuminato dall’incontro, avvenuto nel novembre 1918, con Piero Gobetti.
Aderisce al movimento di “Giustizia e Libertà” e nel 1935 è condannato al confino in Lucania.
Prosciolto, prosegue la sua attività artistica e politica e aderisce al Partito d’Azione.
Nel 1943 è arrestato e poi liberato.
Nello stesso anno scrive il suo primo romanzo: Cristo si è fermato ad Eboli.
Nel Dopoguerra inizia una relazione con la figlia di Umberto Saba, Linuccia: malgrado i risvolti conflittuali del rapporto, Levi rimarrà legato a Linuccia Saba fino alla morte.
Il successivo volume di Levi, L’orologio (Torino 1950), è la postuma certificazione di una insanabile lacerazione politica indotta dalla crisi del governo Parri.
Nel 1963 è eletto senatore come indipendente nella lista del PCI, poi in quella PCI-PSIUP; in seguito aderisce al gruppo della Sinistra Indipendente.
Carlo Levi è caratterizzato da una notevole poliedricità: è stato, oltre che attivo antifascista e politico, scrittore, poeta, pubblicista, pittore.
Muore a Roma il 4 gennaio 1975 ed è sepolto ad Aliano.

Profilo storico / Biografia

Carlo Levi nacque a Torino il 29 novembre del 1902 da Ercole e Annetta Treves, entrambi appartenenti a famiglie del ceto medio ebraico torinese.
Studiò al liceo Alfieri di Torino dove entrò in contatto con giovani dagli spiccati interessi culturali che lo spinsero a cimentarsi con la pittura già a partire dal 1915.
Nel 1918 conobbe Pietro Gobetti con il quale iniziò a collaborare prima sulle pagine di Energie Nove e, dal 1922 , su quelle del La rivoluzione liberale. L’incontro con Gobetti costituì uno snodo fondamentale nel percorso di formazione del giovane Levi non solo dal punto di vista politico, ma anche sotto il profilo artistico. Fu Gobetti, infatti, a presentarlo a Felice Casorati, noto per le esposizioni alle biennali veneziane del 1909 e del 1910, e vicino alla lezione della Secessione viennese.
Nel 1924, incerto fra la carriera artistica e quella scientifica, Carlo Levi si laureò in Medicina e Chirurgia e diventò presto assistente del professor Micheli presso la cattedra di clinica medica. Nell’ambito del perfezionamento dei suoi studi medici si recò a Parigi per il primo di vari soggiorni che ebbero un ruolo essenziale nella sua maturazione artistica.
In questo periodo Levi consolida il proprio impegno politico-culturale, collaborando alla Rivoluzione liberale, fino alla sua chiusura nel 1925, e alla rivista culturale di Gobetti, Il Baretti, fino alla chiusura nel 1928.
Nel 1927 decise di dedicarsi interamente alla pittura, abbandonando la carriera medica. Per questo motivo si recò a Parigi dove, anche grazie ai contatti col mondo artistico francese della compagna Vitia Gourevitch, cominciò a guadagnare una crescente notorietà. Tra il 1928 e il 1932 partecipò al cosiddetto “Gruppo dei Sei” (oltre a Levi, Jessie Boswell, Chessa, Galante, Menzio e Paulucci), artisti torinesi impegnati nella ricerca di un linguaggio moderno ma in polemica col futurismo.
Cresce, nello stesso periodo, l’impegno antifascista di Levi con l’adesione al movimento clandestino “Giustizia e libertà” di Carlo Rosselli, fin dalla sua costituzione nel 1929.
Collabora alla rivista edita in Francia, fornendo la sua opera di disegnatore e coordinando le attività del gruppo torinese che – dopo i processi del 1930-31 che avevano decapitato i gruppi milanese e romano – era diventato la principale realtà italiana del Movimento.
Nel febbraio del 1934 la polizia di frontiera arrestò a Ponte Tresa, mentre tentavano di introdurre in Italia stampa clandestina, due giovani militanti torinesi di Giustizia e libertà, Sion Segre Amar e Mario Levi, fratello di Natalia Ginzburg e di Paola, moglie di Adriano Olivetti e notoriamente amante di Carlo Levi (dal quale avrà nel 1937 una bambina, Anna).
La polizia arrestò anche Carlo Levi, che venne imprigionato nelle Carceri giudiziarie di Torino. Venne rilasciato poco dopo e nuovamente arrestato nel maggio 1935 (dopo il rilascio, infatti, l’OVRA aveva continuato a indagare sul movimento infiltrandolo con un suo informatore, il popolare scrittore Pitigrilli, al secolo Dino Segre).
Dopo due mesi di interrogatori prima nelle Carceri di Torino, e poi in quelle di Roma, Levi fu inviato al confino prima a Grassano, in provincia di Matera, e dopo un mese ad Aliano.
Il confino rappresentò una vera svolta nella vita dell’artista. Levi scoprì nella vita contadina lucana un mondo alternativo a quello della modernità e della razionalità da cui proveniva. Si trattò di un’esperienza centrale nel suo percorso umano sotto il profilo filosofico, politico, artistico, che darà anche avvio alla carriera di scrittore.
Liberato a seguito del condono concesso a numerosi confinati in occasione della proclamazione dell’Impero, rientrò a Torino nel 1936, dove riprese la sua attività artistica cimentandosi non solo nella pittura ma anche nella poesia e nella scenografia cinematografica.
Dal settembre 1938 la posizione di Levi si complicò però a causa dell’avvio della politica razziale, che impedì agli artisti ebrei di esporre o pubblicare col proprio nome. Nel giugno 1939 si trasferì a Parigi dove scrisse il saggio Paura della Libertà (pubblicato nel 1946 da Giulio Einaudi editore).
Nel 1941 rientrò in Italia, stabilendosi prima a Milano, dove entrò in contatto con Ugo La Malfa partecipando alla fondazione del Partito d’Azione, e successivamente a Firenze, dove terminò la stesura del Cristo si è fermato a Eboli (pubblicato nel 1945 da Giulio Einaudi editore) durante il soggiorno nella casa di Anna Maria Ichino.
Nonostante Carlo fosse ancora legato alla cugina Paola Levi Olivetti (sorella di Natalia Ginzburg), in questi anni riuscì a far innamorare di lui sia la Ichino che Linuccia Saba, conosciuta nel 1945 a Firenze. Tra Carlo e Linuccia, in particolare, si instaurò subito un’intesa profonda di amore e amicizia e peculiare consonanza culturale da cui nacque una collaborazione intellettuale e letteraria.
Dopo la liberazione di Firenze, entrò per il Partito d’Azione nel CLN della Toscana, assumendo la direzione de La nazione del popolo. Nel giugno del 1945 si trasferì a Roma per assumere la direzione de L’Italia libera, organo del Partito d’azione.
L’esperienza del Partito d’Azione si consumò però rapidamente. Dopo la caduta del Governo Parri (episodio centrale dell’Orologio, pubblicato nel 1950 da Giulio Einaudi editore) e la crescente inconciliabilità delle diverse culture che lo avevano animato, Levi mosse agli azionisti una critica di segno diverso, accusandoli di un’insufficiente attenzione verso le questioni meridionale e contadina, dalla cui comprensione, a suo avviso, dipendeva la possibilità di realizzare in Italia una vera rivoluzione democratica.

Lo straordinario successo di Cristo si è fermato a Eboli conferì a Levi una posizione centrale in quel rinnovamento della vita culturale nazionale che si manifestava nel dopoguerra e che, grazie in primo luogo al cinema, assunse ben presto una dimensione internazionale. All’immagine di Levi fuori dell’Italia contribuì in maniera determinante il viaggio che compì insieme a Ferruccio Parri nel 1947 negli USA, organizzato da un’associazione culturale italoamericana per far conoscere al pubblico americano le condizioni e i bisogni della nuova Italia repubblicana.
Negli anni ’50 Levi divenne narratore e interprete di un mondo che, tra guerra fredda, decolonizzazione e nuovi media, cominciava a rivelare al lettore medio italiano un volto diverso da quello consolidato dalla tradizionale letteratura di viaggio ed esotista.
Levi divenne, inoltre, una figura chiave del meridionalismo militante, animatore del movimento di opinione pubblica contro la persecuzione amministrativa e giudiziaria di Danilo Dolci in Sicilia, mentore di tutta una nuova generazione di intellettuali meridionalisti specialmente lucani, come Rocco Scotellaro con cui Levi fece nel dicembre del 1952 un viaggio in Calabria.
Nel corso degli anni cinquanta Levi si avvicinò sempre di più alla sinistra di opposizione.
Nel 1958 accettò una candidatura al Senato in Sicilia, come indipendente nelle liste del PSI, ma non fu eletto. Negli anni successivi, Levi cominciò a guardare al Partito comunista che fin dal 1953, nella prospettiva di porsi come perno di una coalizione alternativa a quelle incentrate sulla Democrazia Cristiana, offriva “ospitalità” nelle proprie liste a personaggi di vari orientamenti politico-culturali.
Nel 1963 Levi fu eletto al Senato nel collegio di Civitavecchia. Levi restò in Senato per due legislature (la IV e la V) fino al 1972, come componente della Commissione Istruzione pubblica e belle arti.
Dal 1960 curò, inoltre, la rubrica “Parole chiare” per la neonata rivista “ABC” di Gaetano Baldacci. Alla fine del 1972 fu colpito da un distacco della retina che gli causò una temporanea cecità e alcuni interventi chirurgici agli occhi. Fu da questa drammatica esperienza che nacque Quaderno a cancelli, pubblicato postumo nel 1979
Morì a Roma 4 gennaio 1975.

Complessi archivistici

Compilatori

  • Inserimento dati: Stefany Sanzone (Archivista)
  • Revisione: Gabriele Locatelli (Archivista)