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Archivio del comune presso il commissario distrettuale di Salò

Archivio del comune presso il commissario distrettuale di Salò (1817 - 1857)

104 unità archivistiche di primo livello collegate

Consistenza archivistica: Bb. 12 comprendenti fascc. 104

Il comune di Polpenazze apparteneva ai comuni di III classe "senza ufficio proprio", ai sensi delle leggi 24 luglio 1802, 8 giugno 1805 e 12 febbraio 1816 regolanti la gestione dei comuni prima dell'unità d'Italia; tale situazione comportò per l'archivio conseguenze importantissime che influenzarono la sua tenuta dall'inizio del secolo fino al 1860: le "carte riguardanti gli interessi del comune" dovevano infatti essere conservate presso il cancelliere del censo (dal 1819 denominato commissario distrettuale) ai sensi degli artt. 240−241 delle Istruzioni annesse alla governativa notificazione del 12 aprile 1816; presso gli uffici comunali dovevano restare soltanto "leggi, regolamenti e altre notificazioni, conservate dall'agente comunale ad uso e per direzione degli abitanti". E le carte ora comprese in questa serie restarono verosimilmente presso il commissariato di Salò fino all'abolizione dell'ufficio del commissario nel 1859 (1).
Uno degli elementi caratteristici dell'archivio preunitario (dei comuni senza ufficio proprio, quelli cioè più piccoli) è dunque la sua struttura bipartita, con una divisione tra carte comunali conservate presso il comune e le carte relative al comune conservate da e presso il commissario distrettuale (che era a capo del distretto cui il comune apparteneva). Oltre a questioni di risparmio economico, la centralizzazione degli archivi dei piccoli comuni presso il commissario distrettuale doveva servire sia alla regolarizzazione ed alla normalizzazione delle procedure di classificazione che alla conservazione degli atti amministrativi fondamentali, che in epoca di antico regime erano lasciati alla discrezione dei vari comuni.
Presso l'ufficio del commissario venivano regolarmente classificati ed ordinati tutti gli esibiti ricevuti e prodotti; oltre alla classificazione per titoli prevista dalle disposizioni di massima (acque e strade, attività, polizia ecc.), tali carte erano siglate con il nome del comune a cui si riferivano (o, se riferite ad affari riguardanti l'intero distretto, con la sigla "Distretto"). La documentazione riguardante i singoli comuni venne sicuramente versata ai rispettivi comuni dopo la soppressione dei commissariati attuata all'inizio del regno d'Italia, come stabiliva il decreto del 22 aprile 1861 che imponeva la riconsegna ai rispettivi comuni degli atti conservati presso le commissarie. E tali fascicoli a Polpenazze sono stati nella pratica reperiti frammisti alla documentazione comunale propriamente detta; siccome oltre a possedere modalità di classificazioni proprie e specifiche, tali fascicoli hanno conservato generalmente anche le camicie d'origine, è risultato quasi sempre possibile individuarli in maniera abbastanza agevole. Una volta identificati sono stati estrati dalle buste in cui erano stati conservati e collocati in questa serie, costituita da 104 unità raccolte in 12 buste alcune delle quali originarie (2).
Va purtroppo segnalato che vistose lacune interessano documentazione relativa ad interi anni (a volte anche più anni sussessivi e contigui): mancano nello specifico quasi totalmente le carte relative agli anni 1819−1820 e 1822−1823, con l'eccezione del titolo polizia per il 1822; mancano inoltre le carte degli anni 1826−1827, 1840, 1844, 1850 e 1854−1859, tranne il titolo passività per il 1857 (3). Per alcuni anni invece la documentazione si limita a poche unità, ma in questo caso non è possibile valutare se tali mancanze siano dovute a dispersioni, al mancato versamento al comune oppure più semplicemente ad una limitata produzione documentaria imputabile a cause contingenti.
Per la natura istituzionale del commissario, avente soprattutto funzione di controllo e di raccordo tra il potere politico e le autonomie locali, la documentazione risulta costituita in larga parte da lettere di comunicazione con le istanze superiori (prima fra tutti la congregazione provinciale, depositaria del potere politico nelll'ambito della provincia) e da lettere accompagnatorie per l'inoltro di documenti; per la natura formale dei rapporti tra il commissario e le autorità superiori e per analogia con quanto fatto per le altre serie, non si è ritenuto di indicare, nelle descrizioni delle unità, tutti gli enti corrispondenti con questo, limitandosi a citare quelli degni di nota dal punto di vista quantitativo o, per casi particolari, qualitativo. Per lo stesso motivo non è stato indicizzato il termine commissario in quanto tutta la serie è relativa al carteggio del commissario col comune di Polpenazze (4).
Rispetto a situazioni analoghe in altri comuni del bresciano, l'archivio del commissario distrettuale di Salò, almeno per quanto si riferisce a Polpenazze, si distingue per alcune particolarità. Probabilmente a causa delle piccole dimensioni del comune, ogni fascicolo o unità vede coincidere il titolo dell'affare con il Titolo classificatorio, mentre altrove i vari fascicoli avevano un proprio titolo (inteso come indicazione dell 'argomento dell'affare) mentre il Titolo svolgeva la funzione sua propria di classificazione. Come si può vedere, per Polpenazze il titolo classificatorio funge contemporaneamente da titolo "tout court" tranne pochissime eccezioni (5). Sulla camicia oltre al nome del comune ed al titolo sono poi indicati sinteticamente gli argomenti dell'affare o degli affari contenuti ed i numeri di protocollo dei rispettivi esibiti.

NOTE:
(l) Salò fu, fin dall'instaurazione del governo provvisorio nel 1797, capoluogo di distretto, prima del dipartimento del Mella e poi della provincia di Brescia; per quello che ci riguarda a partire dal 1816 il distretto di Salò fu contrassegnato dal numero XIV.
(2) Le buste originarie sono state identificate abbastanza facilmente in quanto riportavano sul dorso la dicitura Polpenazze oppure i Titoli classificatori in uso presso il distretto; il fatto di indicare sulle buste il nome del comune assume un senso solo se si ipotizza una conservazione presso l'archivio del commissario, dove carte di altri comuni erano al contempo conservate.
(3) Confrontando i dati con quelli relativi al carteggio in serie annuali si può verificare come le lacune coincidano quasi perfettamente a riprova del fatto che tali carte dopo il versamento al comune rennero conservate (e quindi disperse) insieme. Può pure darsi che anche il carteggio per titoli fosse conservalo presso il commissario ai sensi delle leggi citate, venedo consegnato al comune solo dopo il 1859: questo spiegherebbe in parte la coincidenza delle lacune tra queste due serie, così come il fatto che la documentazione sia stata conservata frammista. Si veda anche l'introduzione alla serie "carteggio per titoli".
(4) Inversamente si è provveduto a segnalare negli indici la presenza del carteggio relativo a tale ufficio presente nelle altre serie.
(5) Si vedano le unità in b. 170, fascc. 2−4; in questo caso il Titolo classificatorio è stato riportato dopo il titolo, tra parentesi.