Pia Casa degli incurabili di Abbiategrasso ( 1784 - 1937 )
Tipologia: Ente
Altre denominazioni: Pia casa di Abbiategrasso - Istituto geriatrico Camillo Golgi [Cronologia:]
Sede: Abbiategrasso
Codici identificativi
- MIDB000CF2 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]
Profilo storico / Biografia
La fondazione della Pia Casa per “poveri schifosi, impotenti ed incurabili” a beneficio della città di Milano venne disposta con dispaccio imperiale 27 dicembre 1784, pochi giorni dopo l’apertura nei locali del soppresso ospedale di S. Vincenzo in Prato della Casa di Lavoro Volontario.
I due istituti, insieme alla Casa di lavoro forzato di Pizzighettone, dovevano servire per contrastare il fenomeno dilagante della mendicità e si inquadravano nel più generale piano di riforma del sistema assistenziale voluto da Giuseppe II (1).
Non avendo reperito alcuno stabile adeguato allo scopo all’interno delle mura cittadine, la Giunta delle Pie Fondazioni, cui spettava la direzione degli istituti, decise di collocare la Pia Casa ad Abbiategrasso, nel convento soppresso delle clarisse di S. Chiara.
L’edificio fu rilasciato dal R. Economato Generale del Fondo di Religione alla Giunta delle Pie Fondazioni il 5 febbraio 1785 e subito iniziarono i lavori di adattamento. Al principio del successivo mese di maggio la Pia casa poté così accogliere i primi 82 ricoverati, 47 dei quali erano questuanti prelevati nelle vie di Milano, 25 provenivano dall’Ospedale Maggiore, mentre i 10 restanti erano stati scelti dalla R. Giunta tra i bisognosi segnalati dai promotori dei poveri delle parrocchie (2).
Per i bisogni dell’Istituto era stato assegnato uno stanziamento iniziale di 7.367 lire prelevato dal fondo delle elemosine ex certosine, al quale, prima dell’apertura, furono aggiunte altre 20.000 lire annue sui fondi del luogo pio della Divinità (3).
In seguito, il 20 giugno 1786, fu poi stabilito che la spesa per i medicinali e i presidi chirurgici necessari alla Pia casa dovesse ricadere sul Luogo pio Santa Corona, che se ne affrancò con il pagamento di 3.000 lire milanesi l’anno (4).
Frattanto, nel giugno 1785 la Pia casa era stata visitata dall’imperatore, il quale, trovandola “meritevole della sua sovrana approvazione”, ne dispose l’ampliamento per aumentarne le capacità ricettive. I lavori, affidati all’architetto camerale Leopold Pollack, ebbero inizio nel febbraio 1786 e furono portati a termine durante l’estate del 1787 (5).
Alcuni mesi prima la Commissione delle Pie Fondazioni aveva nel frattempo elaborato il “Piano per una stabile sistemazione della Pia casa di Abbiategrasso”, che venne però respinto dal governo, contrario sia al tentativo di stemperare la differenziazione tra istituti di ricovero per poveri e ospedali per inabili presente nel testo sia alla possibilità di fare della Pia casa un grande istituto per i ricoverati di tutto lo stato.
La Commissione presentò pertanto un nuovo “Piano per l’Ospedale di Abbiategrasso”, che venne approvato il 13 agosto 1787. Nel testo, ripartito in 4 sezioni suddivise in 28 punti, erano delineate la natura e finalità dell’Istituto, la tipologia degli ambienti, le norme per il trattamento e la cura dei ricoverati, gli obblighi del personale.
In base ad esso la Pia casa era riservata ad individui privi di mezzi di sostentamento e afflitti da “malattie schiffose ed incurabili o mala conformazione di corpo od imbecillità di mente”, che non potevano essere assistiti nelle proprie case o negli ospedali ordinari. Ciò doveva essere attestato da una fede di povertà e dal certificato di un fisico e di un chirurgo, che il petente ricovero doveva allegare alla domanda da presentare al R. Direttorio provinciale di Milano, cui spettava la redazione trimestrale di un elenco, dal quale il R. Consiglio di governo sceglieva gli individui da inviare ad Abbiategrasso.
Siccome la dotazione dell’Istituto proveniva quasi per intero dai Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, il ricovero a carico dell’asse patrimoniale, che non doveva eccedere le 150 unità, era riservato ai soli milanesi e, solo in mancanza di questi, a incurabili provenienti dal ducato. Gli incurabili di altre città dello stato potevano invece accedere al ricovero solo “mediante la giornale pensione di soldi dodici[…] oltre le spese di trasporto” (6). Dal 1794, il mantenimento di 36 poveri incurabili del comune di Magnago venne assicurato dal legato disposto dal conte Croce (7).
Il “Piano” descriveva poi la prassi di accoglimento e il trattamento riservato ai ricoverati, i quali venivano poi incoraggiati a svolgere qualche facile lavoro, e, con un accompagnatore, potevano uscire dall’Istituto due volte la settimana d’inverno e tre durante la bella stagione.
Alla direzione dell’Istituto era preposto un ispettore cassiere – incarico affidato allora ad Angelo Valsuani – mentre la gestione di forniture e merci e il controllo della contabilità competeva ad un economo provveditore, entrambi coadiuvati da uno scrittore. Il personale sanitario comprendeva un medico, un chirurgo, un capoinfermiere e due infermieri per gli uomini, una capoinfermiera e due infermiere per le donne; figurava inoltre un cappellano e il personale cosiddetto di “basso servizio”, vale a dire un cuciniere, un portinaio e un facchino (8).
Nel 1791 l’amministrazione della Pia casa, dalla Giunta delle Pie Fondazioni, venne trasferita al Capitolo Centrale dei Luoghi Pii Elemosinieri, che la mantenne fino al 1808, quando passò alla sezione III della neoistituita Congregazione di Carità.
In quello stesso anno, in seguito alle severe norme emanate contro l’accattonaggio, il numero dei ricoverati dell’Istituto conobbe un rapido aumento: dai 210 presenti alla fine del 1807 si passò agli oltre 500 del 1811 (9).
Per fronteggiare una situazione divenuta insostenibile si provvide allora ad aprire una “succursale” della Pia casa nel convento soppresso dei minori osservanti detto dell’Annunciata, fuori l’abitato di Abbiategrasso. Il fabbricato, “con giardino e orto annessi”, fu acquistato dalla Congregazione con istrumento 18 gennaio 1811 e, terminati i lavori di adattamento, venne adibito a ricovero per gli uomini, mentre donne e ragazzi rimasero nel locale di S. Chiara (10).
Le due Pie Case, che insieme superavano i 700 posti-letto, continuarono a gravare in gran parte sulle casse dei Luoghi Pii Elemosinieri, che vennero così a trovarsi in una situazione di crescente difficoltà, dovendo al contempo provvedere anche al mantenimento della Pia Casa d’Industria di S. Vincenzo, alla quale, nel 1815, fu aggiunta la sezione distaccata di S. Marco.
Nel febbraio 1818 la Commissione centrale di beneficenza dispose la riunione nelle mani dell’avv. Carlo Pedroli dell’amministrazione e della direzione sia delle Pie Case d’Industria sia delle Pie case degli incurabili, che di fatto finirono per divenire un istituto succursale delle prime (11).
In seguito al riassetto territoriale attuato nel 1816, frattanto, la Pia Casa degli Incurabili era venuta a trovarsi sotto la giurisdizione della Delegazione provinciale di Pavia, alla quale, alcuni anni più tardi, fu riconosciuto il diritto esclusivo di sorveglianza sull’Istituto, che, dal 1822, ebbe alla testa un direttore di nomina governativa. Sottratta da qualsiasi subordinazione gerarchica verso i Luoghi Pii Elemosinieri, la Pia Casa rimaneva tuttavia finanziariamente quasi per intero a loro carico. Alla direzione elemosiniera continuava poi a spettare la nomina dei ricoverati, sia quelli provenienti dalla città murata sia dei pensionisti (12).
Ad aggravare la situazione economica contribuiva inoltre la progressiva crescita dei ricoverati – dal principio degli anni Venti essi superavano costantemente le 600 unità – e in particolare dei ricoverati a carico dei LLPPEE, che nel 1825 avevano raggiunto le 450 unità: un numero ritenuto eccessivo dallo stesso governo considerato che con dispaccio 10 maggio 1826 fu approvata la loro riduzione sino a 300 e “anche meno a seconda delle circostanze e a norma delle rendite disponibili” (13).
Nel frattempo presso la direzione dell’Istituto si era fatta sempre più viva l’esigenza di procedere ad un rinnovamento edilizio dello stabile di S. Chiara, anche a causa dello stato di insalubrità in cui versavano alcuni dormitori. I lavori, rimandati per alcuni anni, a causa delle difficoltà economiche in cui si dibattevano i LLPPEE, ebbero inizio nel 1830, su progetto dell’ing. Giuseppe Biraghi, e furono portati a termine nel 1832 (14). Necessità ancora maggiori presentava del resto il fabbricato dell’Annunciata, che oltre ad essere cadente e insalubre costituiva anche un grave problema dal punto di vista gestionale, a causa della distanza da S. Chiara.
Per questi motivi, fin dal 1837, il direttore dell’Istituto subordinò all’I.R. Delegazione provinciale un progetto di concentrazione delle due case nei locali di S. Chiara, mediante estese opere di ampliamento. L’iniziativa non ebbe tuttavia seguito anche a causa della difficile situazione finanziaria dei Luoghi Pii Elemosinieri, che subì un colpo ulteriore in seguito all’entrata in vigore della legge 3 gennaio 1842, che esonerava i comuni dal concorrere alle spese di beneficenza: da allora il municipio di Milano sospese l’invio alla Pia casa di ricoverati a suo carico, limitandosi al mantenimento di quelli inviati precedentemente.
Senza esito, a causa della ferma opposizione delle autorità locali abbiatensi, rimase allora anche il progetto dell’Amministrazione dei Luoghi pii elemosinieri di trasferire la Pia casa a Parabiago, per sottrarre l’Istituto alla mal tollerata giurisdizione della I.R. Delegazione di Pavia (15).
Un nuovo progetto di concentramento delle Pie Case venne predisposto dall’ing. Lorenzo Carmagnola e approvato dal governo il 9 novembre 1853. I lavori questa volta iniziarono celermente fin dal principio dell’anno seguente; ma dopo un periodo di rapido avanzamento, procedettero a rilento per alcuni anni fino ad essere completamente sospesi nel 1862, per mancanza di fondi (16).
Quello stesso anno si era frattanto insediata la nuova Congregazione di Carità di Milano, istituita in attuazione della legge 20 novembre 1859 sulle opere pie, alla quale fu affidata l’intera gestione dei Luoghi Pii Elemosinieri e il controllo sulle direzioni degli istituti di ricovero amministrati.
Nel 1871, divenute oramai insostenibili le condizioni di degrado dello stabile dell’Annunciata, vennero ripresi i lavori di ampliamento di S. Chiara, su progetto dell’architetto Giuseppe Balzaretti. Il nuovo fabbricato fu inaugurato il 7 dicembre 1873 e grazie alla capacità di circa 900 posti letto poté comodamente ospitare anche i ricoverati provenienti dall’Annunciata: alla fine del trasferimento i ricoverati erano circa 600 (17). Negli anni successivi il loro numero conobbe tuttavia un significativo incremento dovuto principalmente alla crescita dei degenti a carico del comune di Milano, la cui popolazione era fortemente cresciuta in seguito all’aggregazione alla città del soppresso comune dei Corpi Santi, con decreto 8 giugno 1873. Accanto agli incurabili, dal 1874 il municipio milanese iniziò inoltre a far ricoverare presso la Pia casa anche un rilevante numero di cronici (18).
L’ammissione di questa nuova categoria di ricoverati, con le loro particolari esigenze, insieme all’incremento complessivo degli ospiti, ai nuovi bisogni derivanti dai progressi compiuti dalla medicina e dall’igiene e alla necessità di una migliore distribuzione degli spazi, furono all’origine delle ulteriori opere di ampliamento e di adattamento del fabbricato di S. Chiara deliberate nell’aprile del 1896 e portate a termine due anni più tardi.
Nel frattempo, con regio decreto 19 ottobre 1869, la Pia casa degli incurabili era stata eretta in ente morale e dotata di uno statuto organico, ancora oggi in vigore.
Nei sette articoli che lo compongono sono indicate innanzitutto la genesi (art. 1) e le finalità dell’Istituto, cioè “riservare gratuitamente, e contro pagamento di una giornaliera pensione, poveri d’ambo i sessi, affetti da malattie schifose od incurabili, o da mala conformazione di corpo ed imbecillità di mente e che mancano di mezzi per essere assistiti nelle proprie case, o non possono essere curati negli ospedali” (art. 2). Sono poi riportate le rendite delle Pie case (art. 3) e i requisiti necessari per l’ammissione, che avveniva con deliberazione della Congregazione di Carità di Milano: come in precedenza il ricovero gratuito continuava ad essere riservato ai soli poveri “aventi stabile dimora in Milano […] e che vi appartengano per nascita o per ultimo non interrotto decennale domicilio” (art. 4) (19).
L’ordinamento interno e le attribuzioni dei dipendenti della Pia casa furono invece delineati in un regolamento approvato dalla Deputazione provinciale il 12 luglio 1867 e poi più volte mutato negli anni seguenti (20).
Durante gli ultimi decenni del XIX secolo venne significativamente incrementa anche l’attività produttiva dei ricoverati, che oltre a coadiuvare il personale salariato nella pulizia e nel riassetto dei locali, si dedicava a lavorazioni finalizzate al consumo interno, come la produzione di teli, la calzetteria o la coltivazione di ortaggi, nel terreno annesso allo stabile dell’Annunciata, ma anche a produzioni destinate alla vendita, le più importanti tra le quali erano la quelle degli stuzzicadenti e delle scatole di cartone (21).
Nel corso della prima metà del XX secolo dalla Pia casa venne a dipendere anche un’azienda agricola, che, sotto la guida di un agronomo, utilizzava forza lavoro proveniente dall’Istituto. Per ampliare questa attività nel 1935 fu acquistato il podere Pellizzera, dove venne impiantato un’importante allevamento bovino, in grado di fornire l’intero quantitativo di latte necessario all’Istituto (22).
Nel 1937 l’amministrazione della Pia casa fu trasferita al neoistituito Ente Comunale di Assistenza di Milano, che, nell’aprile 1940, richiese l’autorizzazione per mutare il nome dell’Istituto abbiatense in “Casa di assistenza e lavoro” (23). Un nuovo cambiamento di denominazione venne deliberato nel maggio 1951, anche in questo caso per togliere il termine “incurabili”, oramai superato e in contrasto con la stessa realtà dell’Istituto (24). Il nuovo nome, “Pia casa di Abbiategrasso”, approvato con d.p.r. 18 dicembre 1952, fu nuovamente mutato con delibera 5 marzo 1965, ratificata con d.p.r. 12 aprile 1966, in " Pia casa di Abbiategrasso – Istituto geriatrico Camillo Golgi", con cui si intese ricordare il grande l’anatomo-patologo insignito nel 1906 del premio nobel per la medicina, già primario presso la Pia Casa dal 1872 al 1875, e al contempo ad evidenziare l’evoluzione del nosocomio abbiatense in moderno istituto per la cura dell’anziano.
(1) Bruno Viviano, La Pia Casa di Abbiategrasso in La Pia Casa di Abbiategrasso Istituto geriatrico Camillo Golgi, 1785-1985: due secoli di storia e di vicende, Milano, 1985, p. 23; Angelo Giorgio Ghezzi, Provvedere con sufficienza al comodo soccorso. La fondazione della Pia casa degli “schifosi” di Abbiategrasso, in “Archivio Storico Lombardo”, s. XI, vol. VIII, 1991, pp. 137.
(2) Ghezzi, cit., p.141; Viviano, cit., p. 24.
(3) Ghezzi, cit., p.141.
(4) Viviano, cit., p. 27; La beneficenza e i benefattori della Congregazione di Carità di Milano, Milano, E. Civelli, 1888, p. 37.
(5) Mario Comincini, La Pia casa degli incurabili, in “Habiate”, 3, 1978, pp. 3-36.
(6) Archivio di Stato di Milano, Luoghi Pii p.a., b. 41, Piano per l’Ospedale in Abbiategrasso.
(7) Viviano, cit., p. 34; Antonio Noto, Gli amici dei poveri 1305-1964, Milano, Giuffrè, 1966, p. 510; Archivio della Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso, Carteggio 1785-1887, Uffici, Regolamenti, Rapporto del direttore delle Pie case degli incurabili di Abbiategrasso alla R. Intendenza generale provinciale di Pavia, 8 settembre 1859.
(8) Archivio di Stato di Milano, Luoghi pii p.a., b. 41, cit.
(9) Archivio della Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso, Carteggio 1785-1887, Ospitalità, Oggetti generali, Prospetti statistici, Prospetto dei poveri incurabili stati ricoverati nelle Pie Case in Abbiategrasso […].
(10) Viviano, cit., p. 44; Archivio della Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso, Carteggio 1785-1887, Origine e dotazione, Casa di residenza dell’Annunciata, Acquisti e convenzioni.
(11) Archivio del Luoghi Pii Elemosinieri (ASP “Golgi-Redaelli”), Rapporto d’archivio sull’opera pia Luoghi pii elemosinieri, 21 marzo 1995.
(12) La beneficenza della Congregazione di Carità di Milano. Ricordi storici e note di attualità, Milano, 1906, pp. 62-63; Archivio della Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso, Carteggio 1785-1887, Uffici, Regolamenti, Rapporto del direttore, cit.
(13) Viviano, cit., p. 45.
(14) Archivio della Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso, Carteggio 1785-1887, Origine e dotazione, Casa di residenza di S. Chiara, Ampliamenti.
(15) La beneficenza […] 1906, cit., p. 64.
(16) Archivio della Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso, Carteggio 1785-1887, Origine e dotazione, Casa di residenza di S. Chiara, Ampliamenti.
(17) Archivio della Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso, Carteggio 1785-1887, Origine e dotazione, Casa di residenza di S. Chiara, Ampliamenti; La beneficenza […] 1906, cit., p. 65.
(18) La beneficenza […] 1906, cit., p. 66-67; Viviano, cit., p. 52-53.
(19) Archivio del Luoghi Pii Elemosinieri (ASP “Golgi-Redaelli”), Statuto organico delle Pie case degli Incurabili di Abbiategrasso, 26 febbraio 1869.
(20) Archivio del Luoghi Pii Elemosinieri (ASP “Golgi-Redaelli”), Regolamento per le Pie case degli Incurabili di Abbiategrasso approvato dalla Deputazione provinciale nella seduta del giorno 12 luglio 1867, al n. 1290, Milano, P. Agnelli, 1867.
(21) Marco G. Bascapè e Giorgio Sassi, La Pia casa degli Incurabili espone, in Un secolo di economia nell’Abbiatense e nel Magentino, a cura di Mario Comincini, Abbiategrasso, 2000.
(22) Viviano, cit., p. 64-66.
(23) Archivio del Luoghi Pii Elemosinieri (ASP “Golgi-Redaelli”), Verbali di seduta, Delibera 24 aprile 1940.
(24) Archivio del Luoghi Pii Elemosinieri (ASP “Golgi-Redaelli”), Verbali di seduta, Delibera 4 maggio 1951.
Bibliografia:
- Marco G. Bascapè e Giorgio Sassi, La Pia casa degli Incurabili espone, in Un secolo di economia nell’Abbiatense e nel Magentino, a cura di Mario Comincini, Abbiategrasso, 2000.
- La beneficenza e i benefattori della Congregazione di carità di Milano, Milano, E. Civelli, 1888.
- La beneficenza della Congregazione di carità di Milano. Ricordi storici e note di attualità, Milano, 1906.
- Napoleone Bertoglio, Origini e vicende delle Pie Case degli Incurabili in Abbiategrasso e di Industria e Ricovero in Milano, Milano, Perseveranza, 1874.
- Ernesto Casazza, Notizie storiche, mediche ed economiche sulla Pia casa degli incurabili in Abbiategrasso in Gazzetta medica italiana. Lombardia, 21 aprile 1856, p. 153 e ss.
- Cenni storici e statistici sulle origini e vicende della Beneficenza Elemosiniera di Milano col resoconto 1859 della cessata direzione, Milano, Pio istituto di patronato, 1862.
- Cenni storici e statistici sull’origine, fondazione e vicende della Pia casa Incurabili in Abbiategrasso amministrata dalla Congregazione di carità di Milano, Abbiategrasso, G. Bollini, 1880.
- La Congregazione di carità di Milano e la sua opera assistenziale, Milano, 1928.
- Mario Comincini, La Pia casa degli incurabili, in “Habiate”, 3, 1978, pp. 3-36.
- L’Ente Comunale di Assistenza di Milano nel periodo 1957-1961, Milano, 1962
- Giuseppe Ferrario, Statistica medico-economica delle Pie case degli incurabili in Abbiategrasso dal 1784 al 1850 in Gazzetta ufficiale di Milano, 5-6 gennaio 1852.
- Angelo Giorgio Ghezzi, “Provvedere con sufficienza al comodo soccorso”. La fondazione della Pia casa degli “schifosi” di Abbiategrasso, in ASL, s. XI, vol. VIII, 1991, pp. 125-202.
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- Roberta Madoi, La Pia casa degli incurabili di Abbiategrasso, in “La nascita del Pio Albergo Trivulzio: orfani, vecchi e poveri a Milano tra Settecento e Ottocento”, Milano, 1993, pp. 185-202.
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- Antonio Noto, Origine e vicende storiche della Pia casa di Abbiategrasso in “Longevità”, 3, 1954, pp. 10 e ss.
- Origine e prime vicende dell’Istituto degli incurabili detto anche Pia Casa, di Abbiategrasso nell’ambito delle istituzioni caritative in Lombardia, tesi di magistero in scienze religiose di Vittorina Toppano, relatore Bernardino Ferrari, Milano, Istituto superiore di scienze religiose di Milano, anno accademico 1988-1989.
- Per l’inaugurazione del concentramento delle Pie Case degli Incurabili in Abbiategrasso, Milano, Agnelli, s.d
- La Pia Casa degli incurabili in Abbiategrasso, tesi di laurea di Laura Re, relatore Ornella Selvafolta, Milano, Politecnico di Milano, Facolta di architettura, anno accademico 1997-1998.
- Ivanoe Riboli, La casa di Lavoro Volontario a Milano e la Pia Casa ad Abbiategrasso (1784-1808) in Dalla carità all’assistenza. Orfani, vecchi e poveri fra Settecento e Ottocento (atti del convegno, Milano 20-21 ottobre 1992), a cura di C. Cenedella, Milano, Electa, 1993, pp. 157-163.
- P. Vergani, Per una storia dell’assistenza in Lombardia: la Pia casa degli incurabili in “Habiate”, 7, 1982, pp. 175-182.
- Flavio Verona, L’istituto geriatrico “Camillo Golgi” pia casa di Abbiategrasso in Milano con i poveri. Dalla Congregazione di carità ad oggi, Milano, Maggioli, 1990.
- Bruno Viviano, La Pia Casa di Abbiategrasso in La Pia Casa di Abbiategrasso Istituto geriatrico Camillo Golgi, 1785-1985: due secoli di storia e di vicende, Milano, 1985.
Complessi archivistici
- Pia Casa degli incurabili di Abbiategrasso (1785 - 1968)
Compilatori
- Giorgio Sassi (Archivista)
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/creators/1139