Opera pia Cura balnearia agli scrofolosi poveri ( 1877 - 1951 1877 - 1951 )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente di assistenza e beneficenza

Sede: Monza

Codici identificativi

  • MIDB000D87 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

L’Opera pia non ha un atto di fondazione ufficiale. Come tale veniva considerata la deliberazione del 19 marzo 1877, con cui la Giunta del Comune di Monza costituì il Comitato promotore per la cura dei bagni marini a beneficio degli scrofolosi poveri di Monza, nelle persone di Leopoldo Carera, Angelo Viganoni, Francesco Staurenghi, Giulio Maggi, Luigi Ottolina, Ferdinando Riva (1).
Fino ad allora tale attività benefica era stata gestita dalla locale Congregazione di carità, la quale, per altro, aveva sempre dovuto sopperire con fondi propri alle spese che eccedevano le somme raccolte.
Il 17 marzo 1877 il segretario generale della Congregazione di carità comunicò alla Giunta municipale la rinuncia dell’ente a mantenere oltre l’incarico.
L’organo di governo del Comune di Monza formò allora il Comitato di amministrazione suddetto, del quale furono chiamati a far parte, Leopoldo Carera, nominato presidente, Angelo Viganoni, Francesco Staurenghi, Giulio Maggi, Luigi Ottolina e Ferdinando Riva, come consiglieri; venne inoltre nominato il cassiere, nella persona di Antonio Sironi. Il Comitato aveva il compito di provvedere alla raccolta delle sottoscrizioni pubbliche e alla successiva erogazione dei fondi. Alla fine di ogni anno doveva inoltre fornire il rendiconto della gestione.
Il 19 ottobre 1897 il Consiglio comunale di Monza diede voto favorevole all’erezione in ente morale dell’Opera pia e all’approvazione del suo statuto organico. Erezione in ente morale e approvazione dello statuto furono poi disposti con regio decreto 17 giugno 1900.
Secondo quanto previsto dallo statuto, formato da 14 articoli, lo scopo dell’Opera pia era "promuovere e procurare la cura dei bagni di mare o di altra natura a fanciulli poveri scrofolosi d’ambo i sessi appartenenti al comune di Monza e di età non inferiore agli anni sei, né superiore ai sedici se maschi, ai venti se femmine (art. 1).
La pia istituzione provvedeva a tale fine “a) coi redditi del fondo patrimoniale già esistente e che potrà essere in seguito accresciuto per lasciti e donazioni, b) colle spontanee oblazioni di privati e di corpi morali […]” (art. 2).
L’amministrazione, che aveva sede presso il municipio di Monza, spettava ad un Consiglio composto da un presidente (in carica per 3 anni) e da 4 membri eletti dal Consiglio comunale (carica biennale). Era inoltre prevista la figura del segretario, il quale aveva la responsabilità sugli atti e sulle carte, doveva redigere i verbali e tenere il protocollo, la corrispondenza e la contabilità. Il servizio di tesoreria era prestato dall’Esattoria comunale, che doveva pertanto custodire sotto la propria responsabilità i valori dell’Opera pia e tenere il libro di cassa. Tutte le cariche erano a titolo gratuito (art. 3-4, 8-9).
Per essere ammessi alla cura i richiedenti dovevano comprovare: “a) di avere il proprio domicilio di soccorso in Monza per nascita o per residenza ultraquinquennale; b) di essere affetti da malattia di indole scrofolosa; c) di essere stati vaccinati […]” .
Fra i concorrenti venivano preferiti quelli che, per condizioni morbose o economiche, più necessitavano della cura. Erano esclusi gli affetti da malattie trasmissibili, i tubercolotici e gli epilettici" (art. 10).
Oltre ai beneficiati, il Consiglio di amministrazione si riservava di ammettere alla cura anche alcuni fanciulli paganti, purché appartenenti a famiglie non agiate (art. 11).
Il regolamento per l’Opera pia Cura balnearia agli Scrofolosi poveri di Monza, compilato dal consigliere Cesare Staurenghi, fu approvato dal Consiglio di amministrazione dell’istituzione assistenziale il 25 aprile 1901.
In 27 articoli vennero regolamentate le mansioni del presidente (art. 1-6), del segretario (art. 7-15), del tesoriere (art. 16-20) e dei consiglieri (art. 21-25) e furono stabilite le modalità da seguire da parte dei ricorrenti alla cura (art. 26).
All’art. 27 (disposizione transitoria) si confermava infine il ricorso alle strutture ricettive di opere pie consorelle, e in particolare a quelle dell’Opera pia milanese, non possedendo l’ente benefico monzese un proprio ospizio per la cura balnearia.
L’attività dell’opera pia si svolse con continuità fino al 1940, come testimonia la documentazione relativa all’assistenza conservata nell’archivio (2). Ogni anno venivano inviati al mare circa 120 fanciulli e circa 40 poveri a Salsomaggiore (3).
L’attività amministrativa riprese nel secondo dopoguerra (4). L’ultima nomina del Consiglio di amministrazione dell’istituzione benefica monzese, ad opera del Consiglio comunale, data al 16 ottobre 1951. Vennero allora designati Alessandro Morerio, Angelo Rossi, Ettore Vagliè, Felice Pessina, Pietro Passerini (5).
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Note
1. Cfr. Delibere di Giunta dal 16 novembre 1876 al 18 settembre 1879, in Archivio storico comunale di Monza.
2. Si veda la documentazione conservata nella categoria Assistenza, in particolare i fascicoli relativi alla “Ammissione alla cura” e alla “Commissione medica”, bb. 11-13, in Archivio dell’Opera pia Cura balnearia agli scrofolosi poveri in Monza.
3. Cfr. la voce “Monza, Opera pia scrofolosi poveri”, in "La beneficenza e l’assistenza sociale nella provincia di Milano, Milano, Deputazione provinciale, 1919.
4. Si veda il fascicolo “Nomina del consiglio di amministrazione per il triennio 1945-1947”, cart. 1,2,18, in Archivio dell’Opera pia Cura balnearia agli scrofolosi poveri in Monza.
5. Cfr. Registro dei verbali delle sedute del Consiglio comunale 1949-1951, in Archivio storico comunale di Monza. Nel 1978 nella risposta del Comune di Monza a un’indagine sulle I.P.A.B. in Lombardia promosso dalla Regione Lombardia l’Opera pia Cura balnearia non viene neppure citata, vedi fascicolo “Trasferimento dei beni e del personale delle I.P.A.B., indagine sulle IPAB. in Lombardia, copie degli statuti delle opere pie di Monza”, in Archivio di deposito, 1984/n. 88. Permaneva nel 1978 presso la Banca popolare di Milano un certificato nominativo Prestito redimibile 3,50% – 1934 in attesa della richiesta documentazione per il rimborso.

Complessi archivistici

Compilatori

  • Giorgio Sassi (Archivista)
  • Paolo Pozzi (Archivista)