Comune di Volta Mantovana ( sec. XIV - sec. XIV - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente pubblico territoriale

Altre denominazioni: Comune di Volta [Cronologia:]

Sede: Volta Mantovana

Codici identificativi

  • MIDB000E65 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

Situata sulle prime colline moreniche prospicienti la pianura padana, Volta Mantovana ha origini antichissime. I primi insediamenti si possono far risalire alla fase di Polada e alla media età del bronzo, quando si formarono piccole comunità sulle colline moreniche e lungo il corso del fiume Mincio (Isolone del Mincio). Il territorio, intensamente abitato da popolazioni celtiche, non sfuggì alla penetrazione degli Etruschi ed alla colonizzazione dei Romani, come ci documentano molte testimonianze e vari reperti archeologici riferibili a quelle epoche ed ora custoditi, in prevalenza, nel museo archeologico di Cavriana.
Tale situazione è dovuta alla particolare posizione geografica del territorio, posto sulle colline tra il lago di Garda e la pianura, solcato dal fiume Mincio e situato vicino alla Postumia e ai margini settentrionali della centuriazione triumvirale.
Durante questi secoli ed anche dopo le invasioni delle popolazioni germaniche, gli insediamenti si svilupparono gradualmente, acquistando anche una certa consistenza e importanza tanto che a protezione dei suoi abitanti e delle loro attività economiche sorsero, probabilmente nel IX o X secolo, alcune fortificazioni.
Fin dall’alto medioevo, certamente prima del Mille, si andarono strutturando quella curtis e quel castrum che tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo vennero inclusi nel sistema economico e difensivo della potente famiglia Canossa, che estendeva il suo dominio dalla Toscana alle colline moreniche mantovane.
Con le donazioni di Beatrice e Matilde di Canossa (1053 e 1073) la corte, il castrum e le terre di Volta, nonché il borgo di Cereta, passarono tra i beni del Vescovo e dei Canonici della Cattedrale di Mantova che ne mantennero il possesso per moltissimi anni.
Nei secoli XI, XII e XIII il paese di Volta risulta formato dal centro fortificato, stretto attorno al mastio e difeso da una cinta di mura, dalla curtis prima canossiana e poi vescovile, dalla Pieve e da alcuni gruppi di case sorte sia dentro che attorno alle mura e lungo le direttrici di accesso al castello. Sparsi nella campagna vi sono piccolissimi agglomerati di case, fattorie abitate da coloni intenti a dissodare e far produrre la terra.
In questo periodo si va organizzando come comunità distinta il paese di Cereta, con una propria chiesa e con proprie magistrature: infatti, i due borghi formano due comuni, o meglio “Communitates”, e sono governati da consoli e sindaci diversi
Entrambi, comunque, sono politicamente sottomessi al comune di Mantova che, alla morte della contessa Matilde nel 1115, assume il potere e la gestione politica gestione del territorio mantovano. Costretto a subire anche distruzioni e devastazioni in conseguenza delle lotte interne tra le varie famiglie nobili mantovane, Volta rimane comunque sotto il dominio della signoria dei Bonacolsi e poi dei Gonzaga, come parte integrante dello stato mantovano; unica eccezione è costituita dalla cessione, per brevissimo tempo, al dominio veneto, assieme ad altri castelli, come pegno per un prestito concesso ai Gonzaga.
Questi procedono, varie volte alla riorganizzazione del centro fortificato, risistemando le mura e le torri e organizzando la difesa del territorio: nel centro fortificato risiede il vicario che controlla e amministra tutta la zona per conto dei signori di Mantova. A ricoprire questo incarico, nei primi anni del 1500 viene chiamato Giovanni Battista, di quella nobile famiglia dei Guerrieri che per molti secoli manterrà un fortissimo legame con Volta.
Alla metà del 1400 Ludovico Gonzaga e la moglie Barbara di Brandeburgo fanno costruire all’interno del centro fortificato un loro palazzo, dove sia essi stessi che i propri figli e nipoti si recano per riposarsi dalle fatiche del governo e per riprendersi durante l’imperversare della cattiva stagione o, peggio ancora, delle malattie che spesso assalgono la città.
Nel 1600 sorgono due conventi, quello dei Francescani sul Monte da sera e quello delle Orsoline, poi Domenicane, all’interno del borgo fortificato: essi sono soppressi con l’arrivo in Italia delle truppe napoleoniche e con l’affermarsi della Repubblica Cisalpina.
Passata sotto il dominio austriaco fin dalla caduta della famiglia Gonzaga (1707), Volta nel corso dell’Ottocento viene interessata dalle guerre di indipendenza: il 26 e 27 luglio 1848 vi si svolge una battaglia tra le truppe austriache e i soldati di Carlo Alberto. Nel palazzo Gonzaga Guerrieri il re di Sardegna emana, l’11 Aprile 1848 il decreto che assegna la nuova bandiera tricolore alle sue navi da guerra e a quelle della marina mercantile.
Sempre qui il 24 giugno 1859 l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe assiste alla ritirata del suo esercito sconfitto a Solferino, mentre nella terza guerra di indipendenza vi risiede il comando di alcuni corpi d’armata dell’esercito italiano.
Da ricordare che dal 1859 al 1866 Volta diventa paese di confine, inglobando nel proprio territorio anche la frazione di Borghetto sul Mincio, fiume che con il trattato di Zurigo segna la frontiera tra il Regno d’Italia e il Veneto, ancora austriaco.
Tra i cittadini illustri di Volta va ricordato Ivanoe Bonomi, politico di grande prestigio nel panorama politico dell’Italia del Novecento.
Citata nella rubrica 52 del libro VII “De Miliariis villarum” degli Statuti bonacolsiani degli anni dieci del trecento fra le ville dipendenti dal quartiere maggiore di Mantova, “Voltam” veniva staccata dalla giurisdizione del marchesato di Mantova tra il 1444 e il 1448, rientrando tra i territori assegnati a Gianlucido Gonzaga in seguito alla divisione dello stato gonzaghesco. Circa la giurisdizione amministrativa a cui era soggetta, negli anni settanta – ottanta del trecento, Volta era sede di vicariato, mentre negli anni immediatamente seguenti alla erezione del ducato di Mantova, avvenuta nel 1530, era sede di commissariato, come agli inizi del secolo XVII. Nel 1750 per il piano de’ tribunali ed uffici della città e ducato di Mantova, Volta era sede di pretura. Nel 1772, in seguito al piano delle preture mantovane, il territorio di Volta dipendeva dalla pretura di Goito, come nel 1782, dopo il compartimento territoriale delle preture dello stato di Mantova, quando manteneva la stessa giurisdizione, divenendo sede del vice – gerente. Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, negli anni settanta del settecento la comunità di Volta comprendeva nel proprio territorio il colonnello di Cereta, che si governava nello stesso modo della comunità di Volta, con un numero inferiore di funzionari. Sempre dalle risposte ai 47 quesiti, negli anni settanta del settecento lo “stato totale delle anime” della comunità di Volta contava 1843 anime “collettabili” e 850 “non collettabili” per un totale di 2693 persone. Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, negli anni settanta del settecento la comunità possedeva diverse proprietà “boschive, montive, pascolive, paludive”, oltre ad alcune case poste in Volta, tra cui l’osteria, la beccaria e la casa pretoriale. Le prime notizie sulla presenza di una organizzazione amministrativa della comunità di Volta risalgono agli inizi del sec. XII, quando nel 1214 i consoli del comune sono investiti dal vescovo Enrico dalle Carceri a fitto di un bosco. Nel 1230 Volta era diventata una "libera comunità, perchè era stata investita dal vescovo Pelizario in perpetuum di tutte le terre, che poteva dividere fra i suoi membri. Nel sec. XIV la comunità di Volta presentava una struttura amministrativa sua propria, formata da tre consoli, un notaio, tre ministeriali, tre campari, il massaro del sale, il massaro ad exigendam adeguanciam, il gastaldo dei mulini con quattro addetti, il gastaldo del vescovo, un medico e due fabbri. Dalle risposte ai 47 quesiti della regia giunta del censimento, negli anni settanta del settecento la comunità era retta da una rappresentanza generale, denominata anche consiglio o vicinia generale, affiancata da un consiglio particolare, convocato “varie volte nell’anno pel disimpegno degli affari comunitativi e si tiene da reggenti scortati sempre … dal loro cancelliere, alla presenza del locale vice gerente delegato”. Il cancelliere, eletto dalla vicinia generale, doveva presenziare ai consigli generale e particolare della comunità. Presiedeva “alla legalità dei pubblici riparti dei carichi … coll’assenso” dei sei reggenti. Era tenuto inoltre alla cura dell’archivio comunitativo, conservato “nella pubblica sala per la conservazione delle pubbliche scritture”. Vi erano inoltre il ragionato, il massaro, il depositario delle contribuzioni, il deputato, il provveditore, il console locale, che distribuiva i “bollettoni” delle imposte “a possidenti rispettivi”. Il massaro come il depositario delle contribuzioni, eletti dalla vicinia generale, secondo la regola che, “promossi coram indice … a voti pubblici e privati, ne segue di essi la conferma, dandosi da medesimi … fideiussione idonea a favore del comune”, e venivano “confermati o disapprovati da rispettivi carichi secondo il merito o demerito di medesimi signori uffiziali nell’acudire alli propri disimpegni dei carichi regi e laicali”. Il massaro era tenuto alla riscossione dei “carichi locali nella Volta”. Il depositario delle contribuzioni era tenuto alla riscossione dei “carichi regi per Volta e Cereta”. Altri funzionari a cui la comunità riconosceva un onorario erano il pretore, il procuratore, il ragionato, il corriere di Goito, il corriere, il tenente dei birri, il provveditore, il deputato alle commende dei carri, il deputato che forma il libro dei livelli e dei redditi, il deputato che riporta partite nei libri d’estimo, il deputato che forma il libro della carreggiatura, il deputato che forma il libro delle contribuzioni il sepellitore, il campanaro, l’organista, il manticista, il maestro di scuola, il predicatore quaresimale.
In base al compartimento territoriale dello stato mantovano del 1784, il comune di Volta Mantovana con Cereta veniva inserito nel distretto IV di Goito. Nel 1786 in seguito alla distrettuazione della provincia di Mantova la stessa compagine territoriale risultava compresa nella delegazione IV del distretto di Goito, mentre nel 1791 faceva parte del distretto IV di Goito per effeto del piano di sistemazione dell’amministrazione pubblica della città e provincia di Mantova.
Inserito nel dipartimento del Benaco, contrassegnato con il numero di 7, in conseguenza della ripartizione del 1 marzo 1798, il comune di Volta con Cereta era sede di municipalità con 3871 abitanti. Nell’autunno dello stesso anno, con la divisione del 26 settembre 1798, era inserito nel distretto VIII di Goito del dipartimento del Mincio, che era sede della municipalità distrettuale. Il referente amministrativo cambiava ancora nel 1801, quando, dopo la dipartimentazione della repubblica Cisalpina del 13 maggio 1801, il comune di Volta entrava a far parte del distretto IV di Castiglione delle Stiviere del dipartimento del Mincio, ridenominato distretto II di Castiglione delle Stiviere nel 1803 in seguito alla ridefinizione territoriale del dipartimento del Mincio e dopo il riparto distrettuale delle preture del 9 marzo 1804. Nel 1805, in conseguenza della nuova distrettuazione del dipartimento del Mincio, Volta si ritrovava inserita nel cantone II di Goito del distretto III di Castiglione delle Stiviere. Sul piano amministrativo, con la distinzione dei comuni in classi del 1802, nel 1805 il comune di Volta veniva classificato come comune di classe II in base ai suoi 3880 abitanti.
In base al piano di concentrazione dei comuni del dipartimento del Mincio del 31 marzo 1809, in vigore dal 1 gennaio 1810, il comune denominativo di II classe di Volta concentrava il comune di Pozzolo e era sede del cantone II di Volta del distretto III di Castiglione delle Stiviere.
Con l’attivazione dei comuni in base alla compartimentazione territoriale del regno lombardo-veneto, la compagine territoriale di Volta con Cereta era sede del distretto IV di Volta della provincia di Mantova. In seguito alla ridistrettuazione della medesima provincia del 1853 il comune di Volta, con le frazioni di Cereta e parte di Castel Grimaldo, risultava sede del distretto VII di Volta, con una popolazione di 4076 abitanti, avente consiglio comunale, con ufficio proprio. Con il nuovo ordinamento comunale e provinciale del 1859, il comune di Volta, con una popolazione di 5467 abitanti, era attribuito al mandamento IV di Volta del circondario V di Castiglione delle Stiviere della provincia di Brescia, sino al 1868, quando, con la ricostituzione della provincia di Mantova, il comune di Volta con Borghetto diveniva sede del distretto IX di Volta del circondario unico di Mantova, con una popolazione di 4387 abitanti.
In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Volta Mantovana con 3787 abitanti, retto da un consiglio di venti membri e da una giunta di quattro membri, fu incluso nel mandamento IV di Volta, circondario V di Castiglione, provincia di Brescia. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 4318 abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. In seguito all’unione della provincia di Mantova, già appartenente all’Austria, al Regno d’Italia, in base al compartimento territoriale stabilito nel 1868, il comune di Volta Mantovana con 4387 abitanti, fu incluso nel distretto IX di Volta, circondario di Mantova, provincia di Mantova. Nel 1871 dal comune di Volta Mantovana venne staccata la frazione di Borghetto, aggregata al comune di Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona. Popolazione residente nel comune: abitanti 4223 (Censimento 1871); abitanti 4246 (Censimento 1881); abitanti 4137 (Censimento 1901); abitanti 4460 (Censimento 1911); abitanti 4809 (Censimento 1921). Nel 1924 il comune risultava incluso nel circondario unico di Mantova della provincia di Mantova. In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà. Popolazione residente nel comune: abitanti 5166 (Censimento 1931); abitanti 5302 (Censimento 1936). In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1946 il comune di Volta Mantovana veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Popolazione residente nel comune: abitanti 5590 (Censimento 1951); abitanti 5245 (Censimento 1961); abitanti 5395 (Censimento 1971). Nel 1971 il comune di Volta Mantovana aveva una superficie di ettari 5031.
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Profilo storico istituzionale redatto sulla base di: Civita, Mantova, pp. 186 – 188; Civita, istituzioni postunitarie, p. 419.

Complessi archivistici

Fonti

  • Civita, Mantova = Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV - XIX secolo. Mantova, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 1999, repertoriazione a cura di Giancarlo Cobelli
  • Civita, istituzioni postunitarie = Le istituzioni storiche del territorio lombardo. 1859 - 1971, 2 voll., Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 2001, repertoriazione a cura di Fulvio Calia, Caterina Antonioni, Simona Tarozzi

Compilatori

  • Giuliano Annibaletti (Archivista)
  • Valentina Corsini (Archivista)
  • Elena Lucca (Archivista)