Comune di Asola ( sec. XIII - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente pubblico territoriale

Sede: Asola

Codici identificativi

  • MIDB0010FC (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

Comune di Asola (1). Secondo le ipotesi dei principali storici asolani Besutti (2), Bernoni (3) e Mangini (4) le origini di Asola sono avvolte nella leggenda per la mancanza di testimonianze dirette, tuttavia tutti e tre concordano nell’affermare l’antichità delle sue origini. Molto probabilmente Asola, come centro abitato, venne fondato dai Galli Cenomani nel III secolo a.C. e nel 180 a. C. divenne “Municipium” romano seguendo le sorti dell’impero fino alla sua fine. Con la caduta dell’impero romano Asola subì le stesse sorti del territorio padano e conobbe l’invasione e la dominazione dei Goti, dei Longobardi e dei Franchi. Sotto la dominazione longobarda Asola fece parte della provincia bresciana, governata da un duca longobardo, e fu sottoposta al governo di una serie di vicari regi (5) che contribuirono a far prosperare il paese. Sotto il governo del conte e pretore Eriberto (743) fu iniziata la costruzione della rocca grande sulla riva del Chiese e delle mura per la difesa di Asola, inoltre, secondo il Mangini è a questo conte longobardo che si deve la creazione di una vera e propria forma di governo con l’applicazione delle leggi longobarde, la creazione di un consiglio e l’elezione dei consoli e degli anziani. Il territorio di Asola successivamente fu confermato in feudo ad Aroldo (6), signore longobardo, da Carlo Magno. Aroldo mantenne il feudo, lo rafforzò e lo protesse dai nemici. Anche sotto la dominazione dei Franchi, quindi, Asola continuò a prosperare e a seguire i propri ordinamenti. Con la morte di Carlo Magno e lo smembramento dell’impero fra i suoi figli, tuttavia, inizia un periodo di incertezze e di vacanza del potere centrale che ha notevoli conseguenza anche per l’Italia che ancora una volta è sconvolta da guerre, saccheggi e invasioni di popoli barbari. Per Asola la situazione si ristabilisce con il passaggio della Lombardia, nel 964, sotto il dominio dell’Impero Germanico e con l’arrivo dei vicari imperiali. L’imperatore Ottone, infatti, costituì ad Asola un vicario imperiale (conte Ermanno) indipendente da qualunque altro vicario, marchese o conte e da qualunque città, con il potere di giudicare secondo le leggi d’Italia o longobarde allora usate e detentore del mero e misto imperio con ogni autorità di spada (7). In questo modo Asola ebbe proprie consuetudini, leggi, godette di varie esenzioni e fu legata all’impero solo dal giuramento di fedeltà, dall’investitura feudale e dai tributi da pagare all’imperatore (il fodro). Tutto ciò attesta che Asola si era ormai sottratta al dominio bresciano e non dipendeva nemmeno da Mantova, ma anzi manteneva una propria autonomia riconosciuta dallo stesso Impero Germanico. Alla morte di Ottone I i suoi successori, per premiare la fedeltà di Asola, non fecero che riconfermare la presenza dei vicari imperiali, mantennero le antiche esenzioni e concessero nuovi privilegi. E’ proprio in questo periodo, più precisamente nel 1057, che vi fu la donazione di beni e di particolari privilegi alla chiesa di S. Maria Assunta di Asola da parte dell’imperatore Enrico III e del papa Vittore II. Venne stabilito, infatti, che la chiesa di Asola non fosse soggetta ad alcun potere civile e ecclesiastico, godesse di esenzioni fiscali e avesse il dominio sui beni di 12 terre e sulle chiese e i monasteri presenti in quei territori. Le veniva concessa, inoltre, l’autorità di giudicare nelle cause civili, criminali e miste, mentre la facoltà di eleggere l’abate commendatore fu data al popolo di Asola e al vicario (8). Alle dotazioni imperiali si aggiunse, poi, una cospicua donazione di terre alla Chiesa da parte della città di Asola, che andarono a costituire i canonicati di S. Eusebio.
Sotto l’imperatore Enrico IV, Asola fu data in feudo al conte Bosone (1077), il quale già signore di Sabbioneta, e Commessaggio, per la sua fedeltà ricevette in feudo anche molte terre circonvicine tra cui quelle di Redondesco, Piubega, Mariana, Medulfe, Casalmoro, Casalromano, Mosio e Fossa Capraria. Sotto il suo governo Asola si mantenne fedele all’impero e godette di una propria autonomia, di vari privilegi e soprattutto mantenne la sua indipendenza. Alla sua morte venne nominato vicario imperiale suo figlio (1118) che divenne signore di Asola, Mosio, Marcaria e Fossa Capraria – nonché di Casalmoro, Remedello di Sotto, Casalromano, Redondesco, Piubega, Mariana e Medulfe – e riottenne la conferma di molti dei privilegi del padre. Il governo del conte Uberto fu breve in quanto di lì a poco fu scacciato dai signori di Casaloldo che si impossessarono di Asola, ma ben presto i bresciani attaccarano e sconfissero i conti di Casaloldo per impadronirsi di Asola. Una volta concquistata la città questi distrussero la rocca, ma dopo poco tempo Asola venne ripresa dai conti di Casaloldo che sui resti della rocca distrutta ne riedificarono una nuova. Il periodo successivo vede continue battaglie tra i bresciani e i conti di Casaloldo per il possesso di Asola e infine la riconferma dei vicari imperiali ad Asola con Federico I Barbarossa che conferisce al conte Ortobello ampi poteri e privilegi, l’autorità di amministrare la giustizia in campo civile e criminale e il potere di muovere guerra. Durante le lotte dei comuni italiani contro Federico I Barbarossa, Asola restò fedele all’impero e mantenne la sua lealtà, nonostante gli attacchi dei comuni che facevano parte della Lega Lombarda. Anche sotto Enrico VI Asola rimase fedele all’impero e ancora una volta la sua lealtà venne premiata. Il conte Ortobello fu riconfermato vicario imperiale della città con tutti i suoi poteri, privilegi e prerogative e, inoltre, vennero riconosciuti alla comunità asolana gli antichi privilegi e le antiche esenzioni. Stessa sorte subisce la Chiesa asolana che per il suo sostegno all’impero durante i corso dei secoli si vede ampliare i suoi poteri. Con il diploma del 27 luglio 1192, infatti, Enrico VI costituì, confermando i privilegi dei suoi predecessori, la Commenda di S. Maria Assunta. Da questo diploma si deduce che la Commenda asolana era di patronato laico imperiale, apparteneva al sacro romano impero, era dotata di amplissimi beni e di notevoli esenzioni e privilegi, non era soggetta ad altre diocesi ed era presieduta da un abate commendatario che aveva autorità vescovile e arcivescovile (9). Questo diploma imperiale è importante in quanto conferma l’indipendenza della città di Asola da Brescia (pur restando in territorio bresciano) e da Mantova e al tempo stesso attesta la presenza di una forma di governo comunale dal momento che ad Asola risultano presenti i Consoli che godono di una certa autonomia.
Con la discesa dell’imperatore Federico II in Italia (1236) e le lotte tra i comuni e le truppe imperiali, Asola cade sotto il potere delle forze tedesche comandate da Anselmo da Padova. La crudeltà del suo dominio induce gli asolani a ribellarsi e a sottomettersi alla città di Brescia (1238) in cambio del suo aiuto contro le forze imperiali. Il Consiglio Generale di Brescia accetta la dedizione di Asola e manda gli aiuti richiesti, ma per non incorrere nelle ire dell’imperatore e per non sguarnire le sue difese dichiara la città di Asola libero comune, sebbene fedele a Brescia. Concede, inoltre, agli asolani di eleggere il proprio Consiglio Generale (Consiglio di Credenza), i suoi consoli e il suo podestà e cede alla città di Asola tutte le proprietà del territorio asolano che aveva acquistato o confiscato nei decenni precedenti a vari feudatari (10). In cambio chiede agli asolani di riedificare e consolidare la rocca e le sue mura. Tuttavia le rivalità tra le fazioni guelfe e ghibelline minano la stabilità di Asola che ancora una volta cade nelle mani di Federico II (1248) e dei ghibellini, fino a che nel 1252 Asola viene ripresa dai guelfi bresciani che impongono i loro Statuti. Ormai compresa nel territorio bresciano Asola segue le vicende di Brescia e subisce dapprima la tirrania di Ezzelino da Romano e poi quella del marchese Oberto Pallavicini che si impadroniscono di Brescia e di tutti i suoi territori compresa la città di Asola. Successivamente con la sottomissione di Brescia al re Carlo D’angiò (1270), Asola viene occupata dalle sue truppe, ma continua a essere teatro di scontri tra le fazioni guelfe e ghibelline. La situazione precipita con la discesa di Enrico VII (1310) in Italia che sconfigge i guelfi e sottomette Cremona, Brescia, Mantova e Asola che viene data in feudo al vicario imperiale Oldofredo di Verenisengen, fino a che nel 1316 Giovanni Cavalcabò di Cremona, di parte guelfa, conquista Asola e scaccia ancora una volta i ghibellini. In questo stesso periodo la Commenda di Santa Maria Assunta di Asola, prima indipendente sia dalla diocesi di Mantova che da quella di Brescia, cade sotto la giurisdizione della diocesi bresciana per la mancanza di un suo titolare. Intanto Asola, insieme alla città di Brescia, si pone sotto la protezione del papa Giovanni XXII per sfuggire ai tentativi di Can Grande della Scala di conquistare il territorio asolano e bresciano. Alla morte di Can Grande della Scala il nipote Mastino riescie finalmente ad impossessarsi di Asola (il 14 giugno 1332) e di Brescia che governa con ferocia e pugno di ferro (11). Gli asolani nel 1335 (20 giugno) approfittando dei contrasti sorti tra Mastino della Scala, Luigi Gonzaga e i comuni vicini, decidono di darsi a Luigi Gonzaga che accoglie la richiesta e concede vari privilegi. Asola, infatti, pur concedendo il dominio di sè stessa a Luigi Gonzaga e ai suoi successori manteneva la propria indipendenza territoriale e notevoli privilegi ed esenzioni quali la facolta di giudicare in materia civile e penale, l’esenzione dai dazi e dall’obbligo di fornire vettovaglie all’esercito del Gonzaga, il libero mercato, l’amministrazione e l’esercizio del potere per mezzo dei propri consoli e del proprio capitano che, a sua volta, doveva attenersi agli statuti, alle leggi e alle consuetudini locali. Quindi Asola dipendeva dai Gonzaga, ma non era incorporata nel territorio mantovano e questo è testimoniato dal fatto che mantiene le terre che formavano la sua quadra (12). Durante i tredici anni del dominio gonzaghesco Asola conosce la pace, restaura la sua cinta muraria e la Rocca e la Rocchetta, e amplia i suoi commerci. La pace viene turbata solo nel 1337 dal tentativo di Azzone Visconti, signore di Milano, di impossessarsi di Asola. Questo primo tentativo fallisce, tuttavia, Luchino Visconti nel 1348 riescie a togliere Asola ai Gonzaga e a impadronirsi della città a cui impone un capitano, la sudditanza a Brescia e la privazione degli antichi privilegi. Con la salita al potere di Giovanni Visconti Asola ottiene, grazie alla missione degli ambasciatori asolani Antonio Mancassola e Antonio Mozzi, la reintegrazione di alcune terre e alcuni privilegi (libero mercato, diritti sulle acque), ma non l’indipendenza da Brescia. Il decreto visconteo del 14 marzo 1351, infatti, stabiliva che la città di Asola pur amministrandosi da sè fosse soggetta al Podestà e Referendario Visconteo di Brescia nelle cose civili e penali e che il vicario asolano potesse giudicare nelle cause fino a 400 lire imperiali secondo gli statuti bresciani e le consuetudini asolane. Sarà solo nel 1353, con l’arrivo del vicario Giustacchino dotato di ampi poteri, che Asola vedrà riconosciuta la sua indipendenza da Brescia pur dovendo ancora sottostare agli statuti bresciani nell’amministrazione della giustizia. Nel 1355 Asola ritorna in mano ai Gonzaga e grazie ad Aloisio Gonzaga ottiene il riconoscimento degli antichi privilegi di mero e misto imperio con potestà di spada, l’indipendenza assoluta da qualsiasi terra e città eccetto Mantova, con il decreto del 16 maggio 1356 (13). Questa situazione non dura e Asola negli anni successivi sarà ancora il teatro di aspre lotte e saccheggi all’interno del conflitto tra i Visconti, i Gonzaga, le altre signorie italiane e il papato. Nel 1366 Asola cadrà nelle mani di Bernabò Visconti insieme al bresciano, privata dei suoi privilegi sarà costretta ad erigere a sue spese nuove fortificazioni tra cui la Fossa Magna e subirà le angherie e le vessazioni di questo signore nonostante i vari tentavi di ribellione. Con l’uccisione di Bernabò Visconti da parte di Gian Galeazzo (1385), Asola con tutto i territori del ducato cade nelle mani di quest’ultimo che le concede alcuni privilegi e provvede al restauro delle mura e della Rocca Grande (1392). Il suo dominio tirannico riapre le lotte tra le fazioni dei guelfi e dei ghibellini tanto che nel 1403 la città di Asola e la rocca vengono rase al suolo dai ghibellini filoviscontei. All’indomani del disastroso evento gli asolani, dopo aver richiesto e ottenuto la protezione di Pandolfo Malatesta signore di Fano e governatore di Milano dal 1402, avviarono l’opera di ricostruzione della città che ebbe due organismi di difesa, la rocca grande a ponente e la rocca piccola (o rocchetta) a nord – est. Sotto Pandolfo Malatesta Asola riuscì a ottenere che i suoi capitani e podestà avessero la facoltà di giudicare e di pronunciare condanne senza ricorrere alla città di Brescia e ottennero, inoltre nel 1406, l’esenzione per tre anni da qualsiasi tributo in denaro e in armi (14). Ciò nonostante gli anni successivi non sono facili, Asola rimane fedele a Pandolfo Malatesta ma viene coinvolta nelle lotte tra questi, i Visconti, i Gonzaga e subisce vari attacchi. Alla morte di Pandolfo, Asola passa sotto il dominio di Filippo Maria Visconti fino a che nel 1426, Asola si consegna ai Veneziani (15) i quali due anni dopo (il 16 marzo 1428) la danno definitivamente a Gianfrancesco Gonzaga marchese di Mantova. All’interno dello stato gonzaghesco Asola assume il ruolo di importante avamposto nei confronti del ducato di Milano, tanto che gli asolani sono costretti, a loro spese, a restaurare le rocche e a costruire nuovi fortilizzi e baluardi difensivi. Il dominio gonzaghesco si rivela non meno vessatorio di quello visconteo e Asola oltre a essere governata in modo tirannico, si ritrova coinvolta nella lotta tra la Repubblica di Venezia, i Visconti e i Gonzaga. I continui attacchi al territorio asolano e bresciano da parte delle forze veneziane e viscontee, il regime tirranico e le nuove imposizioni fiscali da parte dei Gonzaga, inducono gli asolani, insieme a Peschiera e Lonato, a ribellarsi a Gianfrancesco Gonzaga e a darsi ai Veneziani. Nel luglio del 1440 Filippo Ravani, capitano del popolo e plenipotenziario di Asola, si recò al campo trincerato di Marcaria per trattare con Pasquale Malipiero, provveditore generale dell’esercito veneziano, i termini della loro dedizione. Con la ducale del 27 luglio 1440 e la successiva ducale del 31 agosto (16) il doge Francesco Foscari conferma il capitolato di dedizione e l’entrata di Asola, con i territori della sua quadra, all’interno del dominio veneto. Con queste due ducali vengono riconosciuti e confermati gli antichi privilegi di Asola. La città ottiene, infatti, di essere direttamente soggetta a Venezia e di gestire in proprio il potere giurisdizionale per mandato dogale, anche se il doge impone un podestà bresciano che deve governare e giudicare secondo gli statuti bresciani e le leggi asolane (17). Ottiene, inoltre, l’esenzione per dieci anni da qualsiasi onere fiscale e viene dichiarata “terra separata” (18). A ciò si aggiunge la facoltà di gestire gli introiti daziari e i diritti comunitari “in regime di limitazione” e la facoltà di introdurre fieno e animali nella quadra senza pagare dazi in entrata e in uscita. I capitoli di dezione confermano, infine, l’immunità per i governanti e per i cittadini di Asola, la proprietà delle acque di tutto il territorio asolano e la reintegrazione nella quadra di alcuni territori (Mariana, Piubega, Acquanegra, Beverara, Casalromano). Anche la Chiesa di Asola con la ducale di Pasquale Malipiero del 27 luglio 1440 ottiene la riconferma di tutti i suoi privilegi. Consapevole del suo potere contrattuale, derivante dal fatto di essere la piazzaforte più importante posta a protezione dei confini meridionali dello stato, verso il marchesato dei Gonzaga, Asola accampa nuove e più dettagliate richieste. Con la pattuizione del 10 giugno 1441 vengono definiti i rapporti istituzionali all’interno della quadra di Asola riguardanti la gerarchia politica e la ripartizione dei gravami fiscali. Ma soprattutto viene stabilita la demolizione delle fortificazioni di Remedello Sopra e Casaloldo, l’obbligo per i due comuni di sostenere finanziariamente l’impegno bellico della Serenissima e il divieto di erigere nuove fortificazioni all’interno della quadra, in quanto il baluardo difensivo era costituito dalla rocca asolana. Sotto il dominio veneto Asola era retta da un Capitano, inviato da Venezia e responsabile del fisco e della difesa, e da un Podestà che si occupava della giustizia e della vita politica. Affiancavano queste due autorità il Consiglio Generale (o Gran Consiglio) formato dai nobili asolani, il Consiglio Speciale (o Consiglio di Credenza) e la Consulta con a capo l’Abate che era il primo magistrato cittadino e presiedeva tutti e tre i consigli. Altre istituzioni presenti erano il Collegio dei Giudici e quello dei Notai, il Massaro (esattore e cassiere comunale) e il castellano a custodia delle Rocche (19). In questo primo periodo di dominazione veneta Asola si trova di nuovo coinvolta nelle lotte tra Venezia e i Visconti e successivamente tra Venezia, gli Sforza e i Gozaga, ma pur rischiando di cadere di nuovo in mano ai Gonzaga rimane fedele alla Serenissima e ne viene ricompensata nel 1454 (luglio) con ulteriori privilegi concessi con una nuova ducale del doge Francesco Foscari (20). Questo documento concedeva agli asolani la cittadinanza bresciana e confermava la totale autonomia finanziaria e amministrativa di Asola e della sua quadra da Brescia. Venezia, inoltre, riconoscendo l’importanza strategica di Asola avviava un nuovo progetto di restauro delle strutture difensive e della fortezza della città. Gli anni successivi sono occupati dai contrasti interni tra Asola e Brescia per il mantenimento delle autonomie asolane, ma soprattutto dalle lotte tra Venezia (alleata con Genova, il papa e altri minori principi italiani) e il duca di Milano alleatosi col re di Napoli e Federico Gonzaga. Asola diviene teatro di contesa, subisce attacchi e saccheggi, perde i privilegi concessi ma nonostante ciò rimane fedele a Venezia anche dopo la sconfitta della Serenissima ad Agnadello nel 1509 ad opera delle forze della Lega di Cambrai. Ciò nonostante Asola cade nelle mani dei Gonzaga e solo nel 1515 riesce a tornare sotto il dominio veneto. Con il ritorno sotto Venezia vengono ristabiliti i vecchi ordinamenti: Venezia manda come suo provveditore Francesco Contarini e come podestà il bresciano Gottardo Brigio. Prima cura dei rettori fu la ricostituzione del Consiglio della Comunità, in quanto quello nominato nel 1509 dai Gonzaga era composto da elementi favorevoli ai mantovani, la ridistribuzione delle altre cariche e il riassestamento dell’amministrazione pubblica. La relativa tranquillità viene di nuovo sconvolta dall’arrivo in Italia di Massimiliano I, imperatore di Germania, che vuole impadronirsi della Lombardia. Ancora una volta Asola viene posta sotto assedio, ma riesce a resistere. La sua strenua difesa e la fedeltà dimostrata verso Venezia, le valgono la riconferma dei privilegi che aveva prima del 1484 e soprattutto l’indipendenza da Brescia. La ducale del 10 maggio 1516, inoltre, conferma come Asola fosse parificata in tutto e per tutto a Brescia pur non essendo a lei sottoposta (21). Il periodo che va dal 1516 al 1600 fu relativamente tranquillo e la Comunità di Asola si dedicò al ristabilimento del governo e delle finanze, alla ricostruzione della città. E’ in questo periodo (1540) che si ha una prima riforma del Consiglio Generale che viene portato da 48 a 60 membri, grazie all’allargamento della base elettorale, per evitare la concentrazione del potere nelle mani di poche persone. Ma sarà solo con la riforma del capitano Domenico Priuli (marzo 1572) che lo scopo sarà raggiunto. Priuli, infatti, riforma non solo il sistema elettorale, ma anche i criteri che permettono di entrare a far parte della rosa di candidati tra cui eleggere i consiglieri. Questa riforma in senso aristocratico aveva lo scopo di mantenere il potere nelle mani di una stretta cerchia di persone, ma allo stesso tempo doveva garantire un equilibrio tra le forze presenti nel Consiglio (ogni casata non doveva avere più di quattro membri all’interno del Consiglio) e una maggiore trasparenza procedurale. Subito dopo la sua costituzione, infatti, il Consiglio doveva procedere alla nomina delle altre cariche (sindaci, deputati, avvocato e cancelliere, salariati della comunità). I due massari venivano reclutati, invece, con pubblico incanto della carica e avevano competenze separate: uno riscuoteva i tributi per la Camera Fiscale di Brescia, e l’altro quelli per il Comune. Veniva conservato, infine, il Consiglio Speciale che aveva il compito di provvedere all’elaborazione degli affari da sottoporre all’approvazione del Consiglio Generale la prima domenica di ogni mese (22). A questa riforma ne seguirà un’altra nel 1616 ad opera del provveditore generale di terraferma Antonio Priuli che, proseguendo la politica di mantenimento degli equilibri cittadini, aumenterà il numero dei membri del Consiglio Speciale da 15 a 21 per garantire una più larga partecipazione alla vita politico – amministrativa comunitaria. Nel frattempo Asola nel 1564 si vedeva riconosciuta dalla Repubblica di Venezia il titolo di città e continuava a difendere a tutti i costi la sua autonomia, amministrativa ed ecclesiastica, da Brescia pur essendo ancora teatro di lotte (interne ed esterne). Tra il 1500 e la fine del ‘600, infatti, Asola fu coinvolta nei contrasti tra Carlo V e Francesco I, nella lotta tra Venezia e il papato, e tra Venezia e l’Austria. Questo provocò un forte indebitamento della comunità che doveva aiutare la Repubblica con armi, truppe, vettovagliamenti e contributi in denaro, e che doveva sostenere l’urto dei vari attacchi. Venezia premierà la fedeltà degli asolani con la concessione di sgravi fiscali e avvierà un nuovo programma di potenziamento delle strutture difensive della città. L’ultimo periodo della dominazione veneziana, tuttavia, vede una diminuzione dell’importanza della piazzaforte di Asola, anche per la strategia pacifista adottata dalla Serenissima nel corso del 1700, e un allentamento di rapporti tra la dominante e Asola. L’arrivo di Napoleone in Italia fa precipitare la situazione, Venezia si dichiara neutrale e Asola, pur rimanendo fedele alla Serenissima, si trova da sola a fronteggiare la situazione tanto che nel 1796 verrà invasa dalle truppe francesi. L’anno seguente, dopo la sollevazione di Bergamo e la proclamazione della repubblica bresciana, Asola cade definitivamente nelle mani dei francesi.
Con la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 ad opera delle armate francesi di Napoleone, Asola entra a far parte della Repubblica Cisalpina e insieme ai distretti di Castelgoffredo, Castiglione delle Stiviere e Acquanegra viene aggregata al dipartimento del Benaco che ha sede a Desenzano del Garda (23). L’anno successivo il distretto di Asola viene integrato nel dipartimento del Mincio e per effetto dei decreti del 1802 ha nuovi referenti amministrativi. Il decreto del 6 maggio 1802, infatti, istituisce le prefetture e le vice – prefetture che svolgono la loro azione nell’ambito del dipartimento e del circondario (suddivisione amministrativa del dipartimento) e la legge del 24 luglio 1802 precisa ulteriormente il sistema di controllo dell’autorità centrale nelle circoscrizioni territoriali periferiche, che ora si basa sul prefetto, sul vice – prefetto e sul cancelliere censuario. Nel 1803 il dipartimento del Mincio viene riorganizzato e Asola viene inserita nel cantone III formato da Castelgoffredo (capo cantone e sede del cancelliere censuario), Ceresara, Piubega, Casalmoro, Casaloldo. A questa nuova riorganizzazione territoriale segue un’ulteriore riordinamento degli organi periferici dello stato. Il decreto dell’8 giugno 1805 stabilisce, infatti, che a capo di ogni dipartimento sia posto un prefetto (a Mantova il prefetto del Mincio), un consiglio di prefettura e un consiglio generale. Il dipartimento viene, inoltre, diviso in distretti nei quali risiedono i vice prefetti, i delegati del prefetto e un consiglio distrettuale. A loro volta i distretti vengono divisi in cantoni in ognuno dei quali vi è un giudice di pace e un cancelliere censuario.
Nel 1814, con la vittoria dell’Austria e la costituzione del Regno Lombardo – Veneto, Asola passa nelle mani degli austriaci e viene aggregata alla provincia di Mantova. L’organizzazione del Regno Lombardo – Veneto era divisa in due territori governativi: il governo milanese e quello veneto, a loro volta ripartiti in province, distretti e comuni. L’amministrazione della provincia era affidata a una regia delegazione, dipendente direttamente dal governo, mentre quella del distretto ad un cancelliere del censo (sostituito dal 1819 dal regio commissario distrettuale) agli ordini della regia delegazione della provincia.
All’indomani dei moti rivoluzionari del 1848 e della prima guerra di indipendenza la provincia di Mantova era organizzata in 11 distretti: I Mantova, II Bozzolo, III Viadana, IV Castiglione delle Stiviere, V Asola, VI Canneto sull’Oglio, VII Volta Mantovana, VIII Revere, IX Gonzaga, X Sermide, XI, Ostiglia (24). Asola era capoluogo del V distretto – formato dai comuni di Acquafredda, Asola, Casalmoro, Casaloldo, Castelgoffredo, Ceresara e Piubega – ed era sede del Regio Commissariato Distrettuale, che sovraintendeva all’amministrazione del distretto, e della Pretura.
Questo assetto territoriale, stabilito dalla Sovrana Risoluzione del 28 gennaio 1853, era però destinato a cambiare a causa della seconda guerra di indipendenza. Infatti, a seguito del trattato di Zurigo del 10 novembre 1859, la provincia di Mantova venne smembrata e divisa in due parti ponendo il corso del fiume Mincio come linea di demarcazione tra il Regno di Sardegna (Regno d’Italia dal 1861) e l’Impero d’Austria. In pratica i distretti a destra del Mincio, cioè quelli dell’Alto e del Medio Mantovano e del destra Oglio furono incorporati nel Regno di Sardegna, mentre i distretti alla sinistra del Mincio e dell’Oltrepò furono assoggettati al dominio austriaco fino al 1866. La provincia di Mantova risultava, quindi, ridotta ai distretti di Mantova, Revere, Gonzaga, Sermide e Ostiglia, mentre i paesi degli altri distretti dopo essere stati annessi al Regno di Piemonte furono divisi tra la provincia di Brescia e quella di Cremona (25). Il comune di Asola venne separato, così, dalla provincia di Mantova e aggregato a quella di Brescia, dopo essere stato inserito nel circondario di Castiglione delle Stiviere ed essere diventato capo mandamento. In seguito a ciò cambiarono i suoi referenti amministrativi che adesso erano il governatore di Brescia e il regio intendente del circondario di Castiglione delle Stiviere trasformati, poi, per effetto del R.D. del 9 ottobre 1861 n. 250, in prefetto e sottoprefetto. Sotto la provincia di Brescia il comune di Asola continuò, comunque, ad essere sede del Commissariato Distrettuale, della Pretura e della Reale Giudicatura Mandamentale.
Questo stato di cose, però, era destinato a cambiare ancora una volta a causa della terza guerra di indipendenza. Con la sconfitta degli austriaci e la pace di Vienna del 3 ottobre 1866 il Veneto e Mantova furono restituiti all’Italia, ma nonostante ciò la provincia di Mantova continuava a rimanere divisa. Cominciò così, nell’ottobre del 1866, un vasto movimento tra i mantovani per la ricostituzione della provincia di Mantova e per far si che il governo varasse una legge in tal senso. Furono, quindi, interpellati i comuni mantovani che erano aggregati alle province di Brescia e di Cremona, in merito alla loro riaggregazione alla provincia di Mantova. A questo primo giro di consultazione risposero affermativamente 15 comuni, mentre altri 23 comuni, tra cui quello di Asola, non espressero alcun parere e preferirono aspettare e vedere come si metteva la situazione (26). L’incertezza del comune di Asola come quella dei comuni dell’Alto Mantovano, era dovuta al fatto che pur sentendosi attratti da interessi morali verso Mantova, erano legati da interessi economici alla provincia di Brescia. Oltretutto la disastrosa situazione economico – sociale dell’esigua provincia di Mantova non invogliava ad optare per la riaggregazione. Dopo essere stato nuovamente interpellato dalla Deputazione Provinciale di Mantova e da quella di Brescia, il comune di Asola espresse parere favorevole alla sua riaggregazione alla provincia di Mantova il 17 agosto 1867 (27).
La definitiva riorganizzazione della provincia di Mantova si ebbe, però, solo con la legge del 9 febbraio 1868 n. 4322 che ristabiliva l’assetto territoriale antecedente ai trattati di Villafranca e Zurigo. Il R.D. n. 4236 dello stesso giorno perfezionò, poi, la legge 4322 e ripartì la provincia in 11 distretti (28). A seguito di ciò venne soppresso il circondario di Castiglione delle Stiviere e il comune di Asola divenne capoluogo del sesto distretto, di cui ora facevano parte i paesi di Casalmoro, Casaloldo, Casalpoglio, Castelgoffredo, Ceresara e Piubega. Di conseguenza cambiarono ancora una volta i referenti amministrativi del comune di Asola che ora erano il prefetto di Mantova e il sottoprefetto di Castiglione delle Stiviere. Tale mutamento, tuttavia, non fu immediato, anche perché la legge del 9 febbraio entrò effettivamente in vigore solo il 1 luglio 1868 e la riorganizzazione amministrativa della nuova provincia mantovana richiese tempo. Oltretutto l’unificazione legislativa e giudiziaria del Mantovano con il resto del Regno d’Italia si realizzò solo con la legge 26 marzo 1871 n. 129, che estese alle province mantovane e venete i codici civili penali, quello commerciale e della marina mercantile, le leggi sull’ordinamento giudiziario, sui conflitti di giurisdizione, sullo stato civile, sulle espropriazioni per cause di pubblica utilità e sul contenzioso amministrativo che già vigevano nel resto del paese. Inoltre solo con il R.D. 14 ottobre 1871 n. 555 venne approvato il Regolamento per la separazione delle attività e passività fra le province di Mantova, Brescia e Cremona. per tutto questo periodo, quindi, il comune di Asola pur dipendendo dal prefetto di Mantova rimase legato anche al prefetto di Brescia come testimoniano i documenti che mostrano un’alternanza di competenze tra i due organi. Inoltre il Comune di Asola, pur ritornando a dipendere dalla Magistratura Provinciale di Mantova, per l’amministrazione della giustizia si riferiva al Tribunale di Castiglione delle Stiviere.
La riaggregazione di Asola a Mantova fu abbastanza difficoltosa e gravosa in quanto la provincia mantovana oltre a essere tagliata fuori dai collegamenti ferroviari e, quindi, dalle grandi vie di comunicazione, aveva poche industrie insufficienti a vivificare la sua economia e una produzione agricola ridotta. Oltretutto era gravata dai problemi delle inondazioni che richiedevano grosse opere di arginatura dei fiumi e di bonifica dei terreni. Tutto ciò unito alla pesante imposizione fiscale necessaria per la ricostruzione della provincia, indussero il comune di Asola, di Castiglione delle Stiviere e di Castelgoffredo a promuovere, nel 1871, una petizione tra i vari comuni limitrofi per chiedere il ritorno alla provincia di Brescia. Il tentativo, però, non riuscì per le poche adesioni ricevute e il 2 maggio 1872 il comune di Asola annullò la pratica di ricorso. Nel frattempo si era fatta più pressante la questione dei collegamenti ferroviari ed erano iniziate le pratiche per la costruzione di varie linee ferroviarie che vedevano il concorso della provincia di Mantova e dei vari comuni mantovani. Mentre si realizzazvano le linee Verona – Mantova – Modena (1873), la Mantova – Cremona (1874), la Mantova – Reggio, la Mantova – Parma ed altre, il comune di Asola era impegnato nella realizzazione della ferrovia Parma – Brescia. Le pratiche erano iniziate nel 1860 con lo studio del tracciato e le varie discussioni per la partecipazione alle spese dei vari comuni attraversati dalla nuova ferrovia. I lavori si compirono nel 1896 e portarono alla costruzione di una stazione ferroviaria ad Asola e della relativa strada d’accesso alla ferrovia. Tra il 1878 e il 1906, inoltre, il comune di Asola partecipò alle costruzioni delle tramvie Asola – Brescia, Mantova – Asola, Asola – Viadana, Asola – Piadena, Cremona – Ostiano che avevano lo scopo di congiungere Asola con Mantova e con gli altri paesi e le altre città del mantovano, del bresciano e del cremonese. Parallelamente il comune, in collaborazione con la Deputazione Provinciale di Mantova, proseguiva i lavori di classificazione delle strade distinguendole in comunali, provinciali e nazionali e portava avanti anche i lavori di manutenzione e costruzione delle varie strade comunali in modo da integrare la rete ferroviaria e tramviaria con quella stradale. Furono approntati anche i lavori per la manutenzione e la costruzione dei vari ponti che attraversavano le strade comunali, ma soprattutto procedette al restauro del ponte sul Chiese. Così Asola si inseriva bene o male nel mercato nazionale. L’attività del comune fu, inoltre, rivolta ad incentivare l’agricoltura con l’istituzione di conferenze agrarie sulle nuove tecniche di coltivazione, sulle nuove colture e sul modo di debellare le malattie. Tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento vennero istituiti anche i Comizi Agrari e le Camere Arbitrali Agrarie grazie al concorso della Provincia che prevedeva la costituzione di questi uffici nei capoluoghi di mandamento. Tali organismi avevano lo scopo di dirimere le controversie fra proprietari o affittuari e lavoratori, rendendo più facili e più efficaci i rapporti tra capitale e mano d’opera. La stessa opera di incentivazione si ha nel campo scolastico. Tra il 1860 e il 1906, infatti, il comune procedette alla costruzione di nuove scuole e di asili sia nel paese che nelle frazioni. Furono istituite anche numerose scuole serali e festive per gli adulti allo scopo di diffondere il più possibile la cultura.
Il periodo dal 1860 in poi è anche quello relativo alle operazioni catastali e censuarie su tutto il territorio mantovano e il comune di Asola diventa sede dell’Agenzia delle Imposte Dirette e del Catasto. Tra il 1887 e il 1900 iniziano, inoltre, le operazioni di rilevamento e classificazione dei terreni e degli immobili per la nuova legge sulla perequazione fondiaria.

Note
1. Questo testo era originariamente formulato per essere inserito nella scheda del complesso archivistico: la lettura delle scheda fondo e delle schede descrittive delle sezioni d’archivio completano il quadro informativo.
2. Monsignor Antonio Besutti, “Storia di Asola”, Mantova, tipografia A.L.C.E., 1952
3. Domenico Bernoni, “Storia di Asola”, Roma, 1876
4. Lodovico Mangini, “Historie di Asola, fortezza posta tra gli confini del ducato di Mantova, Brescia, e Cremona”
5. A questo proposito c’è da segnalare che mentre il Bernoni parla di “gastaldi” o “gasindi”, il Mangini parla di vicari regi. Al Mangini dà ragione monsignor Besutti il quale a pag. 86 della sua “Storia di Asola” dà torto al Bernoni spiegando la differenza tra la carica e i poteri dei gastaldi (amministratori dei beni regi, dotati di autorità giudiziaria e militare sugli arimanni) e i vicari regi.
6. A questo proposito si deve precisare che secondo il Besutti e il Mangini Asola era già stata costituita in feudo da Rachi, re longobardo, e data ad Eriberto. Carlo Magno non fa che riconfermare il feudo al conte Aroldo.
7. Cfr. Mangini opera citata pag. 100.
8. Cfr. Mangini opera citata pag. 104.
9. A questo proposito si veda Mangini opera citata pp. 113 – 114; Besutti opera citata pp. 117 – 126 e pp. 155 – 157.
10. Si confronti a questo proposito Besutti opera citata pp. 177 – 182 e Bernoni opera citata pp. 40 – 44. Va segnalato che mentre Besutti e Bernoni dedicano molto spazio a queste vicende, l’Historia di Asola del Mangini ignora quasi del tutto questi avvenimenti.
11. Va segnalato che su questi fatti c’è pieno accordo tra i tre storici asolani e sopratutto tra il Besutti (op. cit. pp. 204 – 217) e il Mangini (op. cit. pp. 135 – 140).
12. La quadra di Asola è formata da queste terre: Remedello di sopra e di sotto, Casalmoro, Casalpoglio, Castelnuovo, Casaloldo, Medulfe e Sorbara, Redondesco, Acquanegra, Mosio, Beverara e Casalromano. Si segnala che per il Bernoni fanno parte della quadra asolana anche Mariana e Ca’ de Pampuri, mentre il Mangini vi aggiunge anche Castelgoffredo. Besutti e Bernni sulla scorta di Wione escludono invece Castelgoffredo.
13. I decreti del 14 marzo 1351, del 20 agosto 1353 e del 16 maggio 1356 sono riportati dal Mangini nell’op. cit. alle pp. 146 – 151 e dal Besutti op. cit. alle pp. 223 – 230. Entrambi concordano nel dichiarare che tali documenti sono andati perduti. Il Bernoni, invece, nella sua opera non ne fa cenno.
14. Sia il Mangini che il Besutti confermano questi dati rifacendosi al Codice denominato “Gavarino” (è il registro n. 38 del presente inventario) conservato nell’archivio storico del Comune di Asola.
15. Più precisamente Asola si consegnò a Gian Francesco Gonzaga marchese di Mantova e comandante delle forze veneziane, come attestano sia il Besutti che il Mangini, da cui ricevette la riconferma degli antichi privilegi.
16. Queste due ducali sono trascritte nel Codice Gavarino (registro n. 38 del presente inventario ai fogli 43 e ss. della originale numerazione). Besutti sostiene che la pergamena originale fosse conservata nell’archivio storico di Asola, ma attualmente non ce ne è traccia.
17. Asola risulta così indipendente da Brescia e la presenza di un podestà bresciano non scalfisce questa autonomia, in quanto di solito i podestà erano sempre stranieri in modo che fosse assicurata la loro imparzialità. La lungimiranza della Repubblica Veneta sta nell’aver scelto un podestà non straniero ma che conosceva, il territorio, la gente, le consuetudini e gli usi e i costumi degli asolani. Daltronde gli statuti vigenti ad Asola erano quelli bresciani.
18. Ciò vuol dire che Asola, all’interno del suo distretto, non dipendeva giurisdizionalmente da alcuna magistratura cittadina, ma dipendeva direttamente dalla Repubblica di Venezia.
19. Si confronti a questo proposito Besutti op. cit. pp. 337 – 342 e quanto detto nel saggio di Daniele Montanari “Asola in età veneta” premesso al primo volume della trascrizione dell’Historie del Mangini pubblicato nel 1999, pp. 17 e ss.
20. A proposito di questo documento va rilevata una discrepanza di date tra il Besutti e il Mangini. Il primo fa risalire la ducale al 5 luglio 1454 (vedi op. cit. pag 360), il Mangini, invece, al 15 luglio 1454 (vedi op. cit. pp. 284).
21. Si veda quanto dice il Besutti nell’opera citata a pag. 447.
22. A questo proposito si confronti il saggio di Daniele Montanari “Asola in età veneta” premesso al primo volume delle Historie del Mangini pp. 22 – 25.
23. A questo proposito va precisato che durante il periodo della Repubblica Cisalpina (1797 – 1805) il territorio è diviso in dipartimenti, i dipartimenti in distretti, i distretti in cantoni, i cantoni in comuni. I funzionari preposti al dipartimento, al distretto e al cantone sono di nomina statale e sono così collocati: nel capoluogo di dipartimento il commissario del potere esecutivo (poi prefetto), nel capoluogo di distretto il viceprefetto, nel capoluogo di cantone il cancelliere censuario, nei comuni la deputazione comunale o municipalità.
24. Cfr. Gabrieli M. “Cento anni del consiglio provinciale di Mantova (1867 – 1966)”, Mantova, tipografia f.lli Tedioli, 1967, pp. 207 – 208.
25. A proposito del nuovo aspetto della provincia di mantova a seguito del trattato di Zurigo si veda: Gabrieli
M., “La ricostituzione della provincia di Mantova (1866 – 1868)”, Mantova, tipografia f.lli Tedioli, 1968. pp. 11 – 12
e 59 – 60; si veda anche Gabrieli M., "Cento anni del consiglio provinciale di Mantova (1867 – 1966), Mantova, tipografia f.lli Tedioli, 1967, pag. 209.
26. A proposito di questo argomento si veda la relazione del deputato Sartoretti nella seduta del 30 aprile 1867 del Consiglio Provinciale di Mantova, contenuta in Gabrieli M., “La ricostituzione della provincia di Mantova (1866 – 1868)”, Mantova, tipografia f.lli Tedioli, 1967, pp. 59 e seguenti.
27. Si veda il “titolo” Amministrazione Generale fascicolo 1 Amministrazione e in particolare il sottofascicolo 1.7 contenuto nella busta 266 dell’inventario della c.d. Sezione Post – Unitaria relativo alla riaggregazione del comune di Asola alla provincia di Mantova.
28. Cfr. Gabrieli M., “Cento anni del consiglio provinciale di Mantova (1867 – 1966)”, Mantova, tipografia f.lli Tedioli, 1967, pp. 210 – 211.

Complessi archivistici

Compilatori

  • Manuela Ghio (Archivista)
  • Revisione: Ester Cauzzi (Archivista)