Comune di Canneto sull'Oglio ( sec. XV - )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Ente pubblico territoriale
Sede: Canneto sull'Oglio
Codici identificativi
- MIDB001A21 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]
Profilo storico / Biografia
Nel 1428, data cui risale il più antico documento conservato nell’archivio storico comunale, Canneto – già parte del distretto bresciano (1) e venduto, nel 1391, da Giangaleazzo Visconti a Francesco Gonzaga – non era ancora entrato a far parte definitivamente del dominio mantovano. Ciò accadrà infatti il 20 novembre 1441, in seguito alla pace di Cremona. Tre anni dopo, nel 1444, alla morte del marchese Gianfrancesco, i cadetti Carlo, Alessandro e Gian Lucido ottenevano una serie di comuni rurali individuati prevalentemente nel Mantovano nuovo: ad Alessandro spettava Canneto. A lui e al suo governo risalgono gli statuti alessandrini che regolarono nel civile e nel criminale la comunità locale dalla metà del Quattrocento fino alle riforme teresiane (2). L’archivio ne conserva, nella serie Acquisti e donazioni, una copia redatta nel 1739 da Giuseppe Antonio Saiini di Picenarda di Mosio che dice di averla tratta da esemplari fornitigli da famiglie di Mosio e Acquanegra. Anche se la presenza del volume nell’archivio comunale è frutto di una recente donazione privata, la disponibilità di uno strumento tanto interessante, frutto di un’attività di copiatura dichiarata “difficile” per le tante differenze individuate tra gli esemplari a disposizione, invita gli specialisti a una ricerca che arrivi a definirne fonti e contesto di produzione.
Morto nel 1466 Alessandro, Ludovico Gonzaga recuperava tutte le terre che erano state assegnate ai cadetti e ricomponeva l’unità territoriale del marchesato (3) ma già dodici anni dopo, nel 1478, il testamento di Ludovico metteva nuovamente in possesso i fratelli del nuovo marchese – Federico quinto marchese e primo duca – di quei comuni rurali che nel Cinquecento diventeranno feudi imperiali, formalmente indipendenti dal ramo principale della casata. A Rodolfo e al protonotario Ludovico spettò (in consignoria) una serie di comuni sul confine bresciano, tra cui Canneto, anche se, poco dopo, il marchese se lo riprese acquistandolo in cambio di Luzzara.
Canneto, luogo di interesse militare nello stato mantovano, già castello all’epoca della fondazione bresciana, diventava, negli anni di Federico I Gonzaga, una vera e propria fortezza, con il ruolo di postazione di confine tra il veneziano e il milanese (4).
Purtroppo pochissimi sono i documenti del Quattrocento conservatisi a Canneto. Il primo risale al 1428 e contiene i patti e le convenzioni stabiliti per costruire un canale che principiava nel territorio bresciano, a testimoniare di un’epoca ancora incerta tra il dominio milanese e quello mantovano; al 1488 risale invece una concessione di Francesco Gonzaga, marchese di Mantova, che accorda agli uomini e alla squadra di Canneto piena giurisdizione nella trattazione delle cause sia civili che criminali dinnanzi al tribunale del podestà di Canneto. Tuttavia, anche se la pergamena che contiene questo atto è stata donata da un privato e dunque non fa parte dei documenti originariamente prodotti (o conservati) dal comune, essa ci aiuta a delineare, insieme all’altro documento, un profilo del soggetto produttore nella fase più antica della sua attività. Sappiamo che in questi anni la comunità – e non il comune nel senso moderno del termine (5) – produce e conserva carte che le sono indispensabili da un lato ad attestare diritti, privilegi, esenzioni di volta in volta acquisiti dai dominanti, dall’altro a mantenere prova di accordi intercorsi tra essa e le comunità limitrofe (come nel caso dei Pacta del 1428) o tra essa e i privati che si affacciano sulla scena pubblica con un’appetibile disponibilità di denaro (e allora le compravendite, i mutui, i censi¿).
Per poter descrivere le modalità di gestione del territorio cannetese da parte dei Gonzaga dominanti in questo periodo e indagare le istituzioni locali che per loro conto lo amministravano (impegnate nel mantenimento delle difese, nella raccolta delle entrate in natura e in denaro per la capitale¿) bisogna però attingere alla ricca documentazione dell’Archivio di Stato di Mantova dove, nell’archivio Gonzaga, è conservata, tra le altre, la corrispondenza tra gli uffici e le magistrature gonzaghesche (Magistrato ducale o camerale, il Senato di giustizia¿) e la comunità di Canneto con le sue istituzioni locali (il podestà che era un ufficiale gonzaghesco, il castellano del rivellino, il castellano della rocca) (6).
Nel 1530 si era compiuta la trasformazione del marchesato in ducato. Questo era suddiviso in circoscrizioni amministrative che, a seconda dell’importanza e della posizione geografica, venivano indicate come governatorati, podestarie, vicariati, commissariati. A partire da questo periodo, si conservano a Canneto un numero via via più consistente di documenti. Emergono da essi figure di ufficiali incaricati sul posto dai signori di Mantova di funzioni politiche, giudiziarie, amministrative e – in tempo di guerra – militari (podestà, capitani, castellani) e di funzionari locali (consoli, massari, cancellieri).
A Canneto il podestà, rappresentante del principe, svolgeva oltre alle consuete funzioni amministrative e giudiziarie (7), anche compiti di ordine pubblico e militare, stante il ruolo di postazione di confine dello stato mantovano con il milanese e il veneziano. A lui competeva dunque la sicurezza militare, la trasmissione di informazioni circa gli accadimenti politici, militari e sanitari; sovrintendeva inoltre alle “fabbriche” delle fortezze del territorio controllando l’operato dei castellani, responsabili delle fortificazioni di Canneto (8). Un documento del 1566 richiama alla memoria della comunità il podestà Giovanni Battista Scopolo, ad altri si fa riferimento – senza però citarne il nome – in molti documenti dell’archivio (per lo più lettere delle magistrature mantovane ad essi indirizzate).
Dei capitani Carlo Ottoni (1662) (9), Andrea Facconi (1664) (10), Carlo Antonio Caprioli (1673) (11) e altri rimane traccia negli atti notarili, in cui sono nominati sia in qualità di rappresentanti della comunità che di parte contraente privata. Uno di essi, il capitano Francesco Bellino, “già castellano di questa rocca”, è citato nella minuta di lettera del podestà di Canneto al Gonzaga del 27 ottobre 1560 (12). Al capitano, così come al castellano, spettava il compito di difendere le opere fortificate presenti sul territorio; rocche e costruzioni di minore importanza competevano al primo, mentre le fortezze al secondo. Entrambi venivano nominati dal principe e scelti tra uomini d’arme (13).
L’amministrazione della comunità ruotava intorno al Consiglio. Pur non disponendo di attestazioni documentali circa l’attività di questo importante organo amministrativo prima del Settecento (non si sono infatti conservati se non a partire da quel secolo i registri delle ordinazioni), tuttavia dagli atti notarili relativi agli affari comunitativi conservati a Canneto sappiamo che si riuniva in una camera ad esso riservata, in castello, nell’edificio della comunità in contrada “tentorie”. Di molti suoi membri inoltre conosciamo i nomi, indicati nelle carte dove essi figurano quali procuratori rappresentanti della comunità nella stipula di atti notarili o nella conduzione di cause per conto di questa. La distinzione fra un consiglio generale e un consiglio speciale deputato all’amministrazione ordinaria della vita della comunità si intuisce forse dalla denominazione di “consoli speciali deputati dal Consiglio” presente in un atto di vendita risalente all’anno 1681 (14).
Al massaro spettava la gestione della contabilità comunale: egli esigeva le imposte spettanti alla comunità e quelle destinate al principe e liquidava i mandati di pagamento emessi dai reggenti. Negli atti notarili abbiamo così notizia di Carlo Sedazzari (1652) (15), Antonio Bersano (1683) (16) e altri. Spesso il massaro doveva aver cura anche dell’archivio comunitativo; è il caso di Geronimo de Ricciardi notaio e massaro dell’archivio di Canneto nel primo quarto del XVI secolo (17) e di Giovanni Paolo Amighini del fu Francesco che ricoperse la stessa carica negli anni 1533 e 1534 (18).
Nel Seicento a essere nominati sono invece i cancellieri Giovanni Battista Volpi (19) e Lucio Caprioli (20), entrambi notai di professione.
Per quanto riguarda il Seicento, secolo di “inesorabile e repentino declino” (21) per lo stato gonzaghesco, interessanti testimonianze del passaggio degli eserciti francese e austriaco nel territorio mantovano sono reperibili nella serie degli atti notarili dell’archivio cannetese. Nel 1658 Antonio del fu Rocco di Modena con facoltà attribuitagli dai consoli della comunità di Canneto dà al tenente generale dell’imperatore d’Austria 150 doppie d’oro come contribuzioni militari e nei capitoli della convenzione stipulata si legge l’impegno al rispetto di persone e beni durante la permanenza delle truppe (22). Da un altro documento apprendiamo invece dei danni arrecati dalle truppe francesi alle abitazioni. Risale all’agosto 1662 infatti la misura e stima di una casa distrutta nel 1658 dai francesi, di ragione della comunità di Canneto e posta in castello, in contrada Bertoria, fatta per ordine dei consoli dall’agrimensore Giuseppe Tenca (23).
Il principe Eugenio di Savoia il 29 dicembre 1706 ordina ai reggenti della comunità di costruire un ponte sul fiume Oglio di fronte all’abitato di Canneto (24). E’ un momento storico importante, la successione al trono di Carlo II di Spagna vede schierati – contro la Francia che vi aspira – l’imperatore, i principi tedeschi, olandesi e inglesi. Le truppe della coalizione guidata dall’Austria hanno sconfitto i francesi che stanno sgomberando tutte le piazze della Lombardia, cadono i principati italiani che avevano abbracciato la causa di Luigi XIV e tra essi il ducato dei Gonzaga (1707).
La caduta dei Gonzaga e il passaggio del ducato sotto il dominio degli Asburgo d’Austria avviene nel 1707; il 30 maggio 1708 viene promulgata la sentenza imperiale che segnava la devoluzione del feudo direttamente alla casa d’Austria. Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers, ultimo duca di Mantova, alleato di Luigi XIV, muore a Padova dove si era rifugiato. Mantova entrava a far parte, insieme al ducato di Milano, acquisito già nel 1706, dell’impero. Tuttavia il ducato godette (almeno fino al 1737 e poi ancora dal 1750 al 1780) di una gestione sostanzialmente autonoma (25) e vi vennero conservate le antiche magistrature ducali. In un copialettere del 1731 leggiamo di una causa tra il marchese Andreasi e la digagna di Canneto discussa davanti al magistrato ducale di Mantova, una vecchia magistratura gonzaghesca sopravvissuta ai nuovi dominanti. Significativo è che ancora nel 1739 si copino gli statuti quattrocenteschi, che saranno in uso fino all’epoca delle riforme teresiane.
Anche quando, nel 1745, venne deliberata l’incorporazione del ducato in quello di Milano a formare la “Lombardia austriaca”, il ducato – stanti le vicende militari del 1746 con la guerra per la successione austriaca estesasi anche all’Italia settentrionale, la conquista da parte degli Spagnoli di Milano e il ritiro del Governatore milanese in Mantova – proseguì una sua esistenza formalmente autonoma (26) fino al 1786, epoca delle riforme di Giuseppe II.
Dopo il 1749 nel contado le giudicature sono ridotte a 19 preture forensi, ciascuna con a capo un pretore, otto munite di mero e misto imperio (tra esse Canneto era la quinta), undici di giurisdizione limitata (27). Nel 1771 le preture vennero poi ridotte a undici (abolita la distinzione tra quelle di mero e misto imperio e di limitata giurisdizione): Canneto era la VIII. Nel 1774 sappiamo che Canneto contava 2294 abitanti (28).
Nel 1784 Mantova e il suo circondario, diventati una delle otto province della Lombardia, subiscono un radicale riassetto: il ducato venne suddiviso (in base al Regolamento per l’amministrazione della città e della provincia di Mantova) in 16 distretti ciascuno comprendente più comuni: Canneto veniva inserito con Carzaghetto e Bizzolano nel VII; l’anno successivo veniva aggregato anche Casalromano. In ogni distretto vi erano un esattore e un regio cancelliere del censo (o cancelliere distrettuale le cui competenze erano regolate dall’istruzione 6 agosto 1784). Il primo amministrava le entrate e le uscite di ognuna delle comunità che formavano il distretto; il secondo aveva la funzione di rappresentante periferico dell’autorità centrale presso le comunità del distretto. Negli anni che vanno dal 1784 al 1786 il Mantovano venne compiutamente integrato nella Lombardia austriaca. L’autonomia di cui il ducato godeva da quasi ottant’anni venne cancellata dalla politica uniformatrice e razionalizzatrice di Giuseppe II. Solo rarissimi documenti datano a questi anni, uno è il “Transunto de’ conti della comunità di Canneto verificati per l’anno 1787”, un prospetto delle entrate e delle uscite datato 1788.
Della Canneto settecentesca abbiamo notizie in un libro delle ordinazioni che raccoglie i processi verbali di deliberazione del Consiglio dei dodici reggenti che il cancelliere notaio incaricato registrò negli anni 1724-1735 (29).
Il governo della città era retto da un governatore, due sindaci e un consiglio di dodici reggenti che ogni anno, il 28 di dicembre, veniva rinnovato in pubblica vicinia attraverso elezioni. Le convocazioni avvenivano “premesso il solito segno della campana maggiore [¿]” nella sala del Consiglio, alla presenza del governatore. Quest’ultimo era un giudice “con facoltà di mero e misto imperio”, che presenziava alle sedute del Consiglio
In queste sessioni si “ordinava” circa i diritti d’acqua; le strade da riattare; l’incanto della pila del riso, del forno pubblico, della bottega posta in piazza, dell’officio civile e criminale, della macina dell’olio, dell’edificio della rassica; la compilazione del quinternetto dei beni civili, di quello dell’imbotado e di quello della macina; l’applicazione della tassa rusticale; i conti del barozzo; la conferma del maestro di scuola; la vendita delle legne; la fissazione dell’epoca della vendemmia; la nomina dei molinari (al Mulino del follo, al Mulino della Madonna, al Mulino della pista); l’elezione dei soprintendenti alla fiera di S. Andrea. La lettura degli argomenti di discussione dei consigli ci fornisce ricche informazioni sui beni patrimoniali della comunità cannetese: mulini, segheria, osteria, forno, fondi agricoli, e diritti come quello sulla vendita del vino, sulla macinazione¿
A partecipare alla vita amministrativa comunale erano spesso – insieme ai reggenti – anche i “benestanti” e i capifamiglia, come nel caso della pubblica vicinia del 9 settembre 1731 tenutasi per ordine del senato di Mantova nell’abitazione del governatore che vide riuniti i capifamiglia di Canneto, Casalromano e Fontanella e i reggenti di Canneto (30). Il 28 di dicembre di ogni anno, nella “solita sala Pretoria”, si svolgeva, alla presenza di reggenti, governatore e “persone teriere”, la pubblica vicinia; un fanciullo estraeva a sorte, traendoli da un cappello, i biglietti coi nomi dei quattro colonnelli che dovevano eleggere i dodici reggenti “al governo particolare d’ogni mese dell’anno venturo”, a garantire la rappresentanza di ogni singolo “colonnello” della comunità. Scelti i reggenti, il 30 dicembre avveniva il giuramento “col tocco della scrittura” davanti al notaio. I reggenti promettevano di essere fedeli e “di esser secreti a custodire sotto silenzio tutti li affari pubblici” trattati in consiglio e di agire “in avantaggio della comunità senza alcun interesse personale né passione privata”. I dodici reggenti eleggevano a loro volta, oltre a due sindaci, due ragionati, un corriere, due silentieri (laici incaricati di far rispettare ordine e silenzio in chiesa), un sacrestano e leva mantici (colui che è incaricato dell’ufficio di sollevare i mantici dell’organo tramite una leva), un seppellitore, un cancelliere, un regolatore dell’estimo, un torrigiano incaricato della custodia dell’orologio e caporale alla porta del castello, un organista, un pesatore dei sacchi, un adacquarolo, un massaro. Nella vicinia del 28 dicembre venivano inoltre eletti i soprintendenti: il depositario dell’oratorio del morti, il soprintendente al Naviglio, quello al bosco, alla piazza, alle strade, ai carcerati.
Le magistrature che svolgevano la funzione di tramite tra il potere sovrano e le amministrazioni locali, e che fino al 1750 esercitavano il controllo sulle attività della comunità erano il senato di giustizia e il supremo tribunale giudiziario cui facevano capo i pretori forensi presenti sul territorio. La prima (già incontrata nel documento del 1731) attendeva a un ruolo tutorio sulle comunità: convocava le vicinie annuali e effettuava controlli sui bilanci comunali (ricevendo da massari e reggenti i libri dei conti e sovrintendendo alla formazione dell’estimo e dei preventivi di spesa). Una viva testimonianza della sua attività si incontra proprio nel libro delle ordinazioni dove, nel verbale del 1 marzo 1733, leggiamo che per ordine del senato il cancelliere Opprandino Arrivabene dovrà recarsi a Mantova con il registro delle ordinazioni accompagnato da un “servitore” della comunità che vigili “acciò [il libro] non sii veduto da niuno se non da detto eccellentissimo senato” (31). Nella registrazione del 23 marzo si dà notizia che il libro è stato rimesso dal senato e al notaio viene ordinato di registrare le sedute del 4 e 16 marzo tenutesi nel frattempo e che infatti si trovano di seguito a quella del 23 (32). Dopo il 1750 la mansione – ridotta però alla mera convocazione delle vicinie – venne attribuita al magistrato camerale (33).
La fortezza di Mantova, che godeva la fama di piazzaforte imprendibile, cadeva il 2 febbraio del 1797 sotto i colpi dei francesi e gli austriaci abbandonavano la città. Iniziava così il periodo della dominazione francese sul territorio mantovano che non è attestata nell’archivio di Canneto se non da pochi documenti. Si tratta di un bilancio preventivo dell’anno 1806 e dei registri dello stato civile (nascita, matrimonio, morte) dal 1802 al 1815. Durante il periodo napoleonico Canneto passa dal dipartimento del Mella (dopo la pace di Campoformido e nell’ambito dell’organizzazione della nuova Repubblica Cisalpina di cui faceva parte il Mantovano) a quello del Mincio (nel 1803, dopo la proclamazione della Repubblica italiana avvenuta nel 1802) (34). I dipartimenti erano divisi in distretti a loro volta organizzati, in base al decreto 8 giugno 1805 sull’amministrazione pubblica e sul comparto territoriale del Regno d’Italia (decreto 8 giugno 1805), in cantoni, ossia circoscrizioni di minore ampiezza comprendenti più comuni el capoluogo dei cantoni era fissata la residenza di un cancelliere del censo, così anche a Canneto, che apparteneva al IV del distretto III di Castiglione (1805-1815). A quell’epoca il comune contava 3151 abitanti (35).
Caduto l’impero napoleonico e conseguentemente il Regno d’Italia, nell’aprile del 1815 la provincia di Mantova entrava a far parte del Regno Lombardo-Veneto dipendente dal Regno d’Austria (36). L’amministrazione della provincia era affidata a una Regia delegazione che dipendeva direttamente dal Governo. Essa comprendeva diciassette distretti (e 74 comuni), ciascuno sede di un Regio cancelliere del censo poi (dal 1819) Imperial regio Commissario distrettuale con il compito di sorvegliare l’attività, anche politica, dei comuni di seconda e terza classe. Canneto era a capo del VII distretto (37), costituito dai comuni di Acquanegra con Beverara, Valli e Mosio; Canneto con Carzaghetto e Bizzolano; Casalromano con Fontanella; Isola Dovarese; Ostiano con Volongo; Redondesco con Piopino, Tartarello, Bologne, Sal Salvadore, San Fermo, Celle e Fienili; Mariana.
Nel 1850, il giorno 1 maggio, venne attivato a Canneto l’ufficio proprio del comune con un segretario e uno scrittore che prestarono “solenne e religiosa promessa […] di adempiere le incombenze rispettivamente loro affidate […] con zelo, con onoratezza e vero amor dell’ordine con incussi principi di fedeltà verso l’Augusto Sovrano e di obbedienza alle leggi […]” (38).
Nel 1853, con la ridefinizione dei distretti della provincia (39), Canneto risultava far parte del distretto VI con una popolazione di 2949 abitanti; nel 1859 – dopo la battaglia di San Martino e Solferino e per effetto della pace di Zurigo, in attesa della completa liberazione di Mantova – il nuovo ordinamento comunale e provinciale (40) attribuisce Canneto (con una popolazione di 3110 abitanti), insieme ad altri comuni, al mandamento V del circondario V di Castiglione della provincia di Brescia. Nel 1866 finalmente, dopo sette anni in cui la provincia era stata divisa tra Italia e Austria, Mantova venne liberata insieme al Veneto e annessa al Regno d’Italia. Solo nel 1868, su invito della provincia di Mantova il comune di Canneto (e altri 14 dei 19 comuni mantovani aggregati alle province limitrofe) votava il ritorno alla provincia di Mantova, ove veniva inserito nel distretto VII di Canneto del circondario unico di Mantova, con una popolazione di 3186 abitanti (41).
1) Canneto era una delle diciannove quadre in cui era diviso il territorio bresciano nell’ultimo quarto del XIV secolo. Assieme a Canneto figurano come appartenenti ad essa Acquanegra, Beverara, Bizzolano, Casalromano, Fontanella e Volongo. Carzaghetto e Medulfe vennero a far parte della quadra di Canneto solo più tardi (almeno dal 1411). Le istituzioni storiche del territorio lombardo XIV-XIX secolo, Mantova, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Direzione Generale Cultura, Servizio biblioteche e sistemi culturali integrati, Milano, 1999, p. 70.
2) Gli statuti alessandrini furono promulgati da Alessandro Gonzaga per le terre a lui soggette: Castel Goffredo, Castiglione delle Stiviere, Medole, Solferino, Redondesco e Canneto appunto. Una copia manoscritta datata 1451-1603, dal titolo Statuta civilia et criminalia terrae Canneti et aliorum locorum Brixiensium sub dominio Mantuae, è conservata a Roma nella raccolta della Biblioteca del Senato. Il libro I consta di 226 capitoli, il II di 198, il III di 84. Statuti Mss. 159.
3) Le istituzioni storiche del territorio lombardo…, cit., p. 16.
4) G. Arcari, La guarnigione di Canneto negli anni di Federico I Gonzaga, in “Guerre, stati e città. Mantova e l’Italia padana dal secolo XIII al XIX”, Gianluigi Arcari Editore, Mantova, 1988, pp. 239-262.
5) Ente amministrativo autonomo dell’ordinamento dello stato moderno e, a differenza del comune medievale, privo di poteri politici, militari e giurisdizionali.
6) Si veda G. Arcari, La guarnigione di Canneto negli anni di Federico I Gonzaga, cit., pp. 239-262.
7) ASCCO, sezione Acquisti e donazioni, 2, documento 1488 ottobre 25 in cui già Francesco Gonzaga, marchese di Mantova, accorda agli uomini e alla squadra di Canneto piena giurisdizione nella trattazione delle cause sia civili che criminali dinnanzi al tribunale del podestà di Canneto.
8) Le istituzioni storiche del territorio lombardo…, cit., pp. 21, 70.
9) ASCCO, sezione Antico Regime, serie Atti notarili, Busta 2.25.
10) Ibidem, Busta 2.30.
11) Ibidem, Busta 2.35.
12) ASCCO, sezione Antico Regime, serie Mazzi, Busta 5.6
13) Le istituzioni storiche del territorio lombardo…, cit., pp. 22-23.
14) ASCCO, sezione Antico Regime, serie Atti notarili, Busta 2.46. Sulla distinzione tra il consiglio generale e quello speciale si veda Le istituzioni storiche del territorio lombardo, cit., p. 17.
15) Ibidem, Busta 2.12.
16) ASCCO, sezione Antico Regime, serie Istrumentari, Busta 3.1.
17) Ibidem.
18) ASCCO, sezione Antico Regime, serie [“Mazzi”], Busta 3.1, 5.4-5.
19) ASCCO, sezione Antico Regime, serie Atti notarili, Busta 2.7.
20) Ibidem, Busta 2.34.
21) I. Lazzarini, “Un bastione di mezo”: Trasformazioni istituzionali e dinamiche politiche, in “Storia di Mantova. L’eredità gonzaghesca secoli XII-XVIII”, vol. I, a cura di Marzio A. Romani, Tre lune edizioni, Mantova, 2005, p. 490.
22) ASCCO, sezione Antico Regime, serie Atti notarili, Busta 2.20.
23) Ibidem, Busta 2.27.
24) ASCCO, sezione Antico Regime, serie [“Mazzi”], Busta 5.49.
25) I. Lazzarini, “Un bastione di mezo”…, cit., pp. 492-493.
26) La nuova autonomia acquisita dalla città venne mantenuta anche al termine del conflitto: l’unificazione della Lombardia sancita dall’imperatrice Maria Teresa nel 1744 funzionò pertanto solo in campo governativo, mentre amministrativamente Mantova conservava ancora una volta tribunali ed uffici propri.
27) Le istituzioni storiche del territorio lombardo…, cit., pp. 23-24.
28) Ibidem, p. 68.
29) ASCCO, sezione Antico Regime, serie Ordinazioni, Busta 1. Un altro, contenente la registrazione delle sedute degli anni 1748-1762 si trova attualmente presso l’Archivio storico del comune di Asola.
30) Ibidem, c. 192r.
31) Ibidem, c. 220v.
32) Ibidem.
33) Piano de’ tribunali ed uffici della città e ducato di Mantova (15 marzo 1750).
34) R. Navarrini, Mutamenti territoriali…, cit., pp. 269-270.
35) Le istituzioni storiche del territorio lombardo…, cit., p. 69.
36) Sovrana patente 7 aprile 1815.
37) Patente 12 febbraio 1816.
38) ASCCO, sezione Regno Lombardo-Veneto, serie Uffici e impiegati, Busta 11.6, anno 1850, verbale di attivazione dell’Ufficio comunale e nomina dell’agente comunale Pastorio Antonio a segretario stabile e di Gandoli Francesco a scrittore.
39) Risoluzione 28 gennaio 1853.
40) Legge 23 ottobre 1859.
41) Decreto 9 febbraio 1868, n. 4236 e decreto 8 marzo 1868, n. 4289.
Complessi archivistici
- Antico regime
(1428 - 1788)
Sezione, livello 2 - Comune di Canneto sull'Oglio (1428 - 1950)
- Regno d'Italia e Repubblica italiana
(1879 - 1950)
Sezione, livello 2 - Regno Lombardo-Veneto
(1815 - 1878)
Sezione, livello 2
Compilatori
- Sara Cazzoli (Archivista)
- Silvia Signori (Archivista)
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/creators/2521