Commissario distrettuale di Canneto sull'Oglio ( 1819 - 1859 )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Preunitario

Sede: Canneto sull'Oglio

Codici identificativi

  • MIDB001A22 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

Il 7 aprile 1815 la Lombardia viene aggregata, insieme al Veneto, all’impero asburgico a formare un regno sotto la denominazione di Regno Lombardo Veneto (1); il fiume Mincio lo divideva in due territori governativi separati (il governo milanese e quello veneto), a loro volta suddivisi in province, ciascuna delle quali ripartita in distretti. Ogni distretto era sede di un cancelliere del censo dipendente dalla rispettiva regia delegazione provinciale. La provincia di Mantova, una delle nove province in cui era stato organizzato il territorio soggetto al governo di Milano, comprendeva diciassette distretti (2). Canneto era a capo del settimo, costituito dai comuni di Acquanegra con Beverara, Valli e Mosio; Canneto con Carzaghetto e Bizzolano; Casalromano con Fontanella; Isola Dovarese; Ostiano con Volongo; Redondesco con Piopino, Tartarello, Bologne, Sal Salvadore, San Fermo, Celle e Fienili; Mariana.
Il cancelliere del censo, che svolgeva il ruolo di segretario dei comuni del proprio distretto e doveva rispondere, nell’esercizio delle proprie funzioni, alla Regia delegazione provinciale, venne presto sostituito (nella denominazione) per effetto della circolare 24 luglio 1819 n. 17327-1182 (3) dal commissario distrettuale. Quest’ultimo ereditò sostanzialmente tutte le funzioni già proprie del predecessore, il quale – già durante il periodo napoleonico – era diventato, da semplice ufficiale incaricato della conservazione del catasto, un rappresentante del governo in sede locale, con il compito di vigilare sulla corretta amministrazione delle finanze comunitative. Le istruzioni del 12 aprile 1816 definivano con precisione, al capitolo VI (artt. 150-256), le funzioni attribuite ai cancellieri del censo (4) che rimasero invariate, anche quando l’ufficio nel 1819 cambiò la denominazione, fino all’annessione al Regno di Sardegna nel 1859.
In ogni ramo di pubblico servizio i cancellieri dovevano eseguire gli ordini della Delegazione e della Congregazione provinciale, riferendo “tutto ciò che nel loro distretto [poteva] interessare le viste del governo”, non solo per prevenire ogni disordine e abuso ma anche per “procurare il maggior vantaggio al pubblico” (artt. 150-153). Essi vigilavano affinché fossero rispettate le leggi (art. 154) occupandosi della loro diramazione a tutti i comuni del distretto e per questo dovevano conservare in archivio le attestazioni di avvenuta pubblicazione (art. 156). Un ulteriore, significativo, compito del cancelliere così come del commissario era quello di monitorare la regolare tenuta di tutta quella documentazione che serviva a stabilire il carico tributario imposto ai cittadini e di provvedere a consegnare i registri d’esazione di imposte e tasse all’esattore per la riscossione (artt. 160-189). I cancellieri del censo intervenivano anche ai convocati generali ed ai consigli in qualità di assistenti del governo (art. 206); redigevano il processo verbale dell’adunanza indicando gli intervenuti “minutando per estratto circostanziato” ogni affare discusso; raccoglievano “col mezzo della segreta ballottazione” i voti, rendendo pubblicamente noti tanto i favorevoli quanto i contrari, per poi registrare e annunciare la deliberazione presa (art. 208). Di loro competenza era l’invio di copia del verbale alla Delegazione provinciale e, in caso di provvedimenti particolari, anche alla Congregazione provinciale (art. 213).
Oltre alle funzioni sopra descritte il Cancelliere (come poi il Commissario) ne svolgeva una estremamente importante, quella di conservare gli archivi dei comuni che, contando meno di 3000 abitanti, erano privi di segretario (5). È questo il caso del comune di Canneto, che solo nel 1850 si sarebbe dotato di un “ufficio proprio” (6). Già dal 1 maggio 1816, epoca del suo insediamento, il Cancelliere dovette ritirare dai singoli comuni del distretto di Canneto tutte le carte, i registri e gli atti e collocarli nell’archivio distrettuale insieme alle carte delle antiche cancellerie in cui erano incorporati i comuni (art. 240). Presso i comuni sarebbero rimaste solo le raccolte delle leggi, i regolamenti, le disposizioni di massima, le circolari e le altre notificazioni a stampa, che dovevano essere tenuti raccolti in fascicoli distinti per anno ad suo degli amministratori e a disposizione dei cittadini che ne avessero fatto richiesta (art. 242) (7). A quell’epoca e fino al 1851 la sede del Commissariato Distrettuale era verosimilmente nel Palazzo ex pretoriale di proprietà del comune e lì doveva trovarsi l’archivio distrettuale, strettamente legato – come sempre sarà – agli uffici dove il Commissario e il personale disimpegnavano le pratiche.
Tuttavia gli ordini della circolare non riguardavano solamente l’archivio già esistente – storico e di deposito per così dire – ma imponevano nuove regole di tenuta delle carte in formazione, tra cui l’impostazione (impianto) di un “esatto protocollo numerico progressivo di data” che attestasse “l’insinuazione e l’evasione d’ogni atto e d’ogni affare” e la loro organizzazione “per ordine di nomenclatura o sia materia, in fascicoli distinti a comune per comune ed affare per affare” in modo che in ogni momento essi potessero essere prontamente ritrovati (art. 243).
La circolare del 1816 stabiliva anche l’organico dell’ufficio: un aggiunto e un inserviente (art. 254), nominato il primo dal governo e il secondo dalla Delegazione provinciale, coadiuvavano il cancelliere in tutte le incombenze del suo ufficio e lo sostituivano in caso di assenza o impedimento. I comuni del distretto pagavano un compenso al cancelliere per le spese che il suo ufficio sosteneva nell’amministrare il comune, compenso determinato dal governo. L’ufficio era aperto tutti i giorni dalle nove del mattino alle quattro del pomeriggio (art. 255), ore durante le quali il cancelliere, o il suo aggiunto in caso di assenza, dovevano immancabilmente trovarsi in ufficio “per soddisfare alle esigenze pubbliche e private”. Infine, per accertare che i cancellieri tenessero “in buon ordine” i loro uffici, il Delegato provinciale effettuava delle visite ispettive periodiche (art. 256). Di una di queste è rimasta testimonianza nell’archivio del Commissario distrettuale che ne conserva il protocollo verbale tra le carte del titolo “Polizia” (8). Si tratta dell’ispezione effettuata il 22 settembre 1853. Allora l’ufficio, dopo il trasferimento (9) dalla precedente sede nel Palazzo ex pretoriale – occupava quattro stanze al piano superiore della residenza comunale per le quali veniva pagato un canone annuo di 137.93 lire.
Nel 1853 l’ufficio è composto da cinque persone, tre delle quali sono presenti alla visita: il commissario Angelo Franceschi, il sussidiario Elesbaan Vicini, l’alunno Annibale Mezzadri.
Il Delegato accerta che il protocollo e il repertorio degli atti sono regolarmente aggiornati e che l’archivio è correttamente tenuto secondo le prescrizioni governative, con la separazione delle carte per comune e per materie e con la suddivisione “in subalterni fascetti numerati progressivamente”.
Nella relazione si citano i documenti conservati in archivio: petizioni per trasporti d’estimo, libri censuari e mappe, libri bollettari delle mercedi, quinternetti della scossa delle imposte e ruoli, registri delle entrate e mandati di pagamento, ruoli della tassa arti e commercio, stati patrimoniali, registro dei precettati e decretati d’arresto, giornale dei delitti… In un prospetto allegato leggiamo una serie di dati che forniscono un prezioso scorcio della carriera di questi funzionari pubblici, il cui elevato grado di istruzione sopperiva spesso all’inesperienza dei membri dei convocati dei piccoli comuni, prevalentemente rurali, che andavano a soprintendere (10).
Del personale dell’ufficio si dice che il commissario, Angelo Franceschi, ha 55 anni, 28 anni e sei mesi di servizio, ed ha compiuto l’intero corso filosofico e legale oltre alla lingua francese; Carlo Leinati, commissario aggiunto, ha 37 anni, 12 di servizio, e ha compiuto l’intero corso filosofico e legale oltre alla lingua tedesca; Antonio Agostini, di 63 anni, scrittore dall’anno 1824 in avanti, ha compiuto il corso ginnasiale e un anno di liceo; Annibale Mezzadri, alunno d’ordine, ha 21 anni, due anni e mezzo di servizio oltre la pratica, e ha compiuto il corso ginnasiale.
Di altri commissari conosciamo solo il nome dai documenti: De Carli commissario negli anni Venti dell’Ottocento e Paolo Visconti.
Quando nel 1853 si ebbe la nuova compartimentazione territoriale che portò da diciassette a undici i distretti del Mantovano, il distretto di Canneto passò da VII a VI e comprendeva i comuni di Canneto, Acquanegra, Casalromano, Isola Dovarese, Mariana, Ostiano, Volongo, Redondesco.
Nel 1859, con l’annessione al Regno di Sardegna delle province lombarde, il Commissario cessava le sue funzioni; in giugno a Canneto si insediava il Commissario straordinario alla intendenza generale della provincia di Mantova con sede in Canneto Giuseppe Finzi (11). L’anno successivo le commissarie smettevano di avere ingerenza nell’amministrazione comunale, conservando solo le attribuzioni relative alle scritture censuarie e alle imposte dirette. Infine, nel 1868 avveniva l’ultima trasformazione della provincia di Mantova (12) e Canneto da Brescia ritornava a far parte del territorio amministrativo mantovano; in quell’anno veniva riattivato l’ufficio del Regio Commissario distrettuale retto dal nobile Pietro Dolfin.

1) Sovrana patente 7 aprile 1815.
2) Notificazione 12 febbraio 1816.
3) Raccolta degli atti del governo e delle disposizioni generali emanate dalle diverse autorità in oggetti sì amministrativi che giudiziari, vol. II, Milano, Imperial Regia Stamperia. 1819.
4) Raccolta degli atti del governo e delle disposizioni generali emanate dalle diverse autorità in oggetti sì amministrativi che giudiziari, vol. I, Milano, Imperial Regia Stamperia. 1816.
5) Circolare 14 settembre 1848 n. 7599-401 “Istituzione dell’ufficio proprio delle Deputazioni comunali”.
6) ACDC, titolo “Uffici ed impiegati”, Busta 11.6. Verbale di attivazione dell’ufficio proprio del comune del giorno 1 maggio 1850. Fino al 1850 la Deputazione amministrativa si serviva di un agente comunale “colla denominazione impropria di segretario”, in quell’anno vennero invece installati nell’ufficio un segretario, Antonio Pastorio, e uno scrittore, Francesco Gandoli. La carta intestata recante la dicitura “Deputazione all’amministrazione comunale di Canneto con ufficio proprio”compare proprio a partire da questo momento.
7) Altri chiarimenti e indicazioni sulla tenuta e sull’ordinamento delle carte sono contenuti nelle “Istruzioni particolari ai regi cancellieri del censo per l’esecuzione degli articoli 241 e 252 del regolamento generale portato dalla notificazione dell’imperiale regio governo del 12 aprile 1816” emanate con circolare 23 aprile 1816 n. 20526-2394. Raccolta degli atti del Governo…, 1816, I, cit., Circolari, parte II, pp. 52-58.
8) ACDC, titolo “Polizia”, Busta 8.1.
9) Per un più dettagliato resoconto dei numerosi trasferimenti di sede dell’ufficio commissariale si veda l’introduzione archivistica al fondo.
10) E. Rotelli, Gli ordinamenti locali della Lombardia preunitaria, in"Archivio storico lombardo", (1974), p. 216.
11) Con decreto 8 giugno 1859 di Vittorio Emanuele II venivano soppresse le Delegazioni provinciali e nascevano le Intendenze. Il 9 gennaio con altro decreto verranno sciolte le Intendenze.
12) R. Navarrini, Mutamenti territoriali della provincia di Mantova dal secolo XVIII al secolo XIX, in “Civiltà mantovana”, III, n. 16, 1968, pp. 264-273.

Complessi archivistici

Compilatori

  • Sara Cazzoli (Archivista)
  • Silvia Signori (Archivista)