Lomazzi, Paolo ( Milano, 1936 febbraio 21 - )

Tipologia: Persona

Codici identificativi

  • MIDC000AFC (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

Paolo Lomazzi (Milano, 21 febbraio 1936) è figlio e nipote d’arte: il nonno aveva fondato la Ditta Giovanni Lomazzi – Bronzi d’arte e decorazioni, nella quale avrebbe lavorato anche il padre del futuro progettista. Paolo Lomazzi, onvece, studia presso presso l’Athenaeum, l’école internationale d’architecture & design di Losanna, nel 1955 – 1956. Qui conosce Alberto Sartoris, uno dei fondatori, che suscita una forte influenza sulla sua formazione. Svolge poi il tirocino nello studio di Giulio Gianoli, per poi concludere il suo apprendistato nel 1957, lavorando nello studio BBPR a Milano. Nel 1958 fonda con Lorenzo Raschi e Carlo Iachino lo Studio S.24, in via Solferino 24, sempre a Milano. Sposa Carla Scolari, anch’ella architetto e insieme trasferiscono la propria sede lavorativa nello stabile in via Rossini, dove arriveranno anche Jonathan De Pas e Donato D’Urbino. Nel 1966 nasce, così, il sodalizio De Pas – D’Urbino – Lomazzi al quale collaborano inizialmente Carla Scolari, Vittorio Bozzoli e, dal 1967 al 1969, anche Vittorio Decursu. . Il gruppo si occupa di architettura, interni, esposizioni e industrial design, distinguendosi grazie ad un approccio al progetto anticonvenzionale e ironico, che risente delle tendenze pop degli anni Sessanta.
DNel 1970 lo Studio si trasferisce in corso XXII Marzo, sempre a Milano e si occupa di architettura, interni, esposizioni e industrial design, distinguendosi grazie ad un approccio al progetto anticonvenzionale e ironico, che risente delle tendenze pop degli anni Sessanta.
De Pas, D’Urbino e Lomazzi realizzano numerosi oggetti divenuti simbolo dell’Italian Style ed esposti dai maggiori musei di design: tra essi, la poltrona gonfiabile Blow del 1967, la poltrona Joe del 1970 (un guantone da baseball in onore del giocatore Joe di Maggio) e l’appendiabiti Sciangai del 1973, ispirato alle bacchette dell’omonimo gioco.
I tre progettisti sono sempre attenti alla sperimentazione di materiali innovativi e di nuove tecnologie che applicano sia al settore dell’architettura, sia al settore del design: nel 1968 partecipano all’Expo mondiale di Osaka con un progetto di coperture a moduli compositi formati da semisfere gonfiabili, secondo il principio di “costruire con l’aria” dal quale deriva anche la poltrona Blow. Sempre nel 1968, in occasione della XIV Triennale di Milano, presentano un tunnel, penumatico che funge da raccordo tra il Palazzo dell’Arte e il Padiglione Italiano, situato nel parco Sempione.
Partecipano anche a numerosi concorsi e sono invitati a progettare oggetti e allestimenti per incarico di diverse istituzioni: per il Museo di Gerusalemme ideano le lampade rituali; per l’ ICE, Istituto per il Commercio Estero, l’allestimento “Italienische Moebel Design” allo Stadtmuseum di Colonia nel 1980; per il SAD, Salon des Artist Décorateur, le mostre a Parigi nel 1985 e nel 1987; per l’Organizzazione delle Nazioni Unite l’allestimento alla XVII Triennale nel 1988 e per il SIAL, Salon international del ‘alimentation, nel 1992 a Parigi; per la ditta giapponese Koizumi partecipano alla mostra itinerante “Bird House” nel 1993 e per il KAH, Kunst und Ausstellungshalle di Bonn, partecipano alla mostra “50 anni di design italiano e tedesco” nel 2000.
Negli anni ’70 – ’80, inoltre, i tre architetti realizzano edifici industriali e residenziali, mentre affrontano il tema del prodotto industriale rivolgendosi a più settori dalla casa alll’ufficio, dai luoghi di vendita alle esposizioni. Collaborano così con alcune tra le più note aziende italiane, tra le quali: Acerbis, Artemide, Arthema, Alessi, BBB Bonacina, Bellato-Pallucco, Bonacina Pierantonio, Bonaldo, Cassina-Marcatre, Driade, De Padova, Carlo Giannini, Lualdi Porte, Lumina Italia, MDF Italia, Naos, Valli & Valli, Poltronova, Quattrocchio, Robots, Scavolini, Stilnovo, Tonelli, Zanotta, Zerodisegno e, all’estero, Roset e Koizumi.
Per la loro attività ed i loro progetti ricevono numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali il Compasso d’Oro (Milano, 1979) per l’appendiabiti Sciangiai per Zanotta, il BIO 7 (Biennale del Design, Lubiana 1977) e il BIO 9 (Lubiana, 1981), il Design Award Winner (Hannover, 1998) e il Wallpaper Design Awards (“Best Domestic Design”, 2009) per il tavolino Saturno per De Padova.
All’attività progettuale uniscono anche l’impegno culturale e teorico nel campo del design e dell’architettura: partecipano, infatti, a numerose Giurie di concorsi, al Consiglio dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Milano (per il biennio 1993-94), alla Commissione edilizia del Comune di Milano dal 1997 al 1999.
Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi si dedicano all’insegnamento presso il Politecnico di Milano, l’università IUAV di Venezia e l’ISAI, Istituto Superiore Architettura di Interni, di Vicenza e Schio e svolgono numerose attività didattiche.
Dopo la morte improvvisa di Jonathan De Pas nel 1991, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi hanno preoseguito e tuttora proseguno con passione l’attività avviata con l’amico scomparso.

Funzioni e occupazioni

  • architetto

Complessi archivistici

Soggetti produttori

Compilatori

  • Maria Teresa Feraboli (Archivista)