Quasimodo, Salvatore ( Modica, 1901 agosto 20 - Napoli, 1968 giugno 4 )

Tipologia: Persona

Codici identificativi

  • MIDC0002CE (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

Nasce il 20 agosto del 1901 a Modica (Ragusa) da Gaetano Quasimodo (il cognome portava l’accento sulla penultima, e sarà Salvatore a renderlo sdrucciolo) e Clotilde Ragusa, secondogenito di quattro figli. Il mestiere di Gaetano, ferroviere, costringe la famiglia a frequenti trasferimenti: Salvatore passa i primi anni della sua infanzia in diverse località siciliane (Aragona Caldara, Sferro, Comitini, Roccalumera, Valsavoja), fino a quando, nel 1908, a Gela, comincia a frequentare le elementari. In seguito a nuovi spostamenti (che portano i Quasimodo a Messina nel febbraio del 1909, dopo il disastroso terremoto del dicembre precedente, successivamente, nel 1912, a Acquaviva Platani, e poi di nuovo a Messina nel 1914-1915, fino al 1920), Salvatore comincia a frequentare l’istituto tecnico «A. M. Jaci» di Palermo, stringendo le prime e durevoli amicizie. Nel 1917, con Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira, fonda «Il Nuovo Giornale letterario», che uscirà da marzo a novembre, venduto da uno zio di La Pira nella sua tabaccheria, luogo che diventa anche ritrovo di giovani letterati. Nella sua breve esistenza la rivista ottiene collaborazioni da Lionello Fiumi, Filippo De Pisis, Giuseppe Ravegnani, Giuseppe Villaroel. Diplomato nel 1919, nel gennaio del 1920 risulta iscritto alla facoltà di Matematica e fisica dell’Università di Messina. In quell’anno lascia la Sicilia e si trasferisce a Roma, dove conduce un’esistenza modesta e si adatta a impieghi umili per sopravvivere: lavora come disegnatore tecnico, commesso in un negozio di ferramenta, poi come impiegato alla Rinascente in Piazza Colonna (perde quest’ultimo lavoro per aver partecipato all’organizzazione di uno sciopero). Il 17 gennaio del 1923 si iscrive al terzo anno di Fisica e Matematica all’Università di Roma (e non alla facoltà di ingegneria del Politecnico, secondo le notizie inesatte da lui stesso diffuse in seguito), ma abbandona presto gli studi per le difficoltà economiche in cui versa e per lo scarso interesse nei confronti delle materie. Convive con Bice Donetti, una donna più anziana di lui che lavora come cassiera in un bar; si sposeranno nel 1929. Comincia a studiare latino e greco sotto la guida di monsignor Mariano Rampolla del Tindaro, fratello di Federico, già suo insegnante a Messina. Nel 1926 vince un concorso per tecnico al Genio Civile, e viene destinato a Reggio Calabria, dove prende servizio in giugno come geometra straordinario. Qui conosce Enzo Misefari, intellettuale inviso al regime per i trascorsi anarchici della sua famiglia, che avrà un peso importante per le sue successive scelte politiche. Riallaccia i contatti con gli amici siciliani (Pugliatti, Natoli, Vann’Antò), che lo incoraggiano a riunire le poesie scritte in quegli anni in un libro, Notturno del re silenzioso, pubblicato solo postumo. Nel 1929, su invito del cognato Elio Vittorini (che aveva sposato la sorella Rosina), si reca a Firenze e prende contatti con l’ambiente dei letterati vicini a «Solaria», che si riunivano al caffè «Giubbe Rosse»: conosce così Montale, Loria, Manzini, Bonsanti. Nel 1930, sul numero di marzo di «Solaria», escono tre sue poesie; a giugno, sempre per le edizioni di «Solaria», viene pubblicato Acque e terre, primo volume poetico, che riceve una buona accoglienza da parte della critica (è recensito tra gli altri da Pugliatti, Natoli, Capasso, Monelli, Montale, Vittorini, Grande). Nel 1931, per la costruzione di una strada militare, viene trasferito al genio civile di Imperia: vi resterà fino ai primi mesi del 1932. Si reca con regolarità a Genova, dove stringe amicizia con Sbarbaro, Barile, Grande, redattori di «Circoli», e comincia a collaborare con la rivista. Nel 1932, con la plaquette Odore di eucalyptus e altri versi, vince il fiorentino (ma patrocinato dalla rivista ligure) premio dell’Antico Fattore; nello stesso anno, per le edizioni di «Circoli» e a cura di Grande, esce Oboe sommerso, la sua seconda raccolta poetica. Viene trasferito a Cagliari, dove rimarrà sino al 1934. Nel 1935, pare per interessamento dell’accademico d’Italia Angiolo Silvio Novaro (un altro degli amici liguri), viene assegnato al genio civile di Milano, città in cui si trasferisce abitando in un appartamento al numero 6 di viale Mugello, in periferia; la sua sede di lavoro è stabilita a Sondrio. Molto scontento della dislocazione, la attribuisce all’antipatia del suo capoufficio nei confronti dei poeti. Gli nasce da una relazione extraconiugale con Amelia Spezialetti la figlia Orietta, tenuta a battesimo dall’amico Domenico Cantatore. In estate stringe una breve relazione con Sibilla Aleramo. A Milano, dove torna, dicono i biografi, tutte le sere, sobbarcandosi quotidianamente ore di treno, frequenta un vasto gruppo di intellettuali, pittori, poeti, musicisti, raccolti attorno alla rivista «Corrente», tra cui Sinisgalli, Gatto, Tofanelli, Flora, Solmi, Zavattini, Carrieri, Somaré, Lelj, De grada, Persico, Fontana, Martini, Birolli, Messina, Cantatore, Carrà, Sironi, Tosi, Sassu. Nel 1936, in giugno, conosce la danzatrice Maria Cumani, con cui, nonostante l’opposizione della famiglia di lei, allaccia una lunga relazione sentimentale. Fa inoltre amicizia con Carlo Bo, conosciuto a Sestri Levante in casa di Messina. Pubblica presso l’editore Scheiwiller la raccolta antologica Erato e Apollion, con un saggio introduttivo di Sergio Solmi, in cui opera una rigida selezione e revisione delle poesie precedentemente edite. Nel 1937, dopo la fine di «Solaria» in seguito alla scissione tra Carocci e Bonsanti, comincia a collaborare con la nuova rivista fiorentina «Letteratura», diretta dallo stesso Bonsanti, pubblicandovi alcune poesie nel numero 3. Nel 1938 si dimette dal genio civile, dopo dodici anni di impiego, e lavora come segretario di Cesare Zavattini, allora direttore dei periodici Mondadori; successivamente, dopo una breve collaborazione con un settimanale umoristico, è assunto come redattore letterario del settimanale «Tempo», per interessamento dello stesso Zavattini e di Carlo Bernari, con le mansioni di revisione dei testi e stesura delle diciture di sommario. Terrà questo lavoro fino al 1940. La tolleranza del regime fascista verso la “fronda” silenziosa esercitata dal gruppo di intellettuali di cui fa parte diminuisce: Aligi Sassu viene arrestato in una retata, lui stesso verrà picchiato da una squadriglia fascista nel 1942. Pubblica alla fine di luglio nelle edizioni di «Primi Piani», per cura di Arturo Tofanelli, un’altra raccolta antologica di Poesie, con saggio introduttivo di Oreste Macrì e una bibliografia di Giancarlo Vigorelli. Nel 1939 nasce Alessandro, figlio di Salvatore e di Maria Cumani. Nel 1940 escono per le edizioni di «Corrente» le traduzioni dei Lirici greci_, prefate da Luciano Anceschi, che suscitano grandi discussioni, anche molto polemiche, presso gli studiosi. Viene nominato per chiara fama professore di letteratura italiana al Conservatorio «Giuseppe Verdi» di Milano, dove insegnerà fino al 1968. Nel 1942 esce nello «Specchio» Mondadori Ed è subito sera_, raccolta definitiva della produzione poetica degli anni Trenta, con l’aggiunta delle Nuove poesie scritte fra 1936 e 1942; e per le milanesi Edizioni della conchiglia vede la luce Il fiore delle Georgiche_. Anche se mosso da sentimenti antifascisti, non prende parte alla Resistenza; tuttavia viene denunciato come sovversivo sulle pagine della «Voce Repubblicana», ed è costretto a vivere in semiclandestinità, traducendo dal latino e dal greco; la Mondadori gli propone di realizzare uno storia della letteratura greca, che però non si farà mai. Nel 1945, dopo la liberazione, si iscrive al PCI, dove militerà per un breve periodo. Progetta, assieme a Carlo Bo, Renato Birolli e il gallerista Renzo Bertoni la rivista di lettere e arti «Atlante», che non sarà mai realizzata. Pubblica alcune traduzioni portate a termine durante la Guerra: passi dell’_Odissea (presso Rosa e Ballo), una scelta di carmina catulliani (per le Edizioni di Uomo con illustrazioni di Renato Birolli, e poi con Mondadori nel 1955), e nel 1946, con l’editore Gentile di Milano, Il Vangelo secondo Giovanni. L’attività di traduttore continuerà per tutta la vita, e ritmi alacri, con lavori che spazieranno dalla grecità classica alla poesia europea e americana del Novecento, e verranno pubblicati dai maggiori editori italiani (vedi la bibliografia in S. Quasimodo, Poesie e discorsi sulla poesia, a c. e con introduzione di G. Finzi, Milano, Mondadori, coll. «i Meridiani», 1996) Sempre nel 1946 pubblica per le edizioni di «Quaderni di Costume» e a cura di Giancarlo Vigorelli la nuova raccolta poetica Con il piede straniero sopra il cuore, riproposto l’anno dopo da Mondadori con l’aggiunta di due componimenti e il titolo Giorno dopo giorno. Nel 1948, morta due anni prima la moglie Bice Donetti, può sposare Maria Cumani e riconoscere entrambi i figli.Si trasferisce con la famiglia in un appartamento di corso Garibaldi. Comincia a collaborare al settimanale «Omnibus», curando una rubrica teatrale fino al 1950, quando passa, sempre come critico teatrale, al «Tempo» (vi rimarrà fino al 1959). Nel 1949 pubblica da Mondadori la raccolta La vita non è sogno e scrive il libretto per Billy Budd, con musiche di Giorgio Federico Ghedini (pubblicato dall’editore milanese Suivini Zerboni); nel 1950 vince il premio San Babila e nel 1953 gli viene assegnato, assieme a Dylan Thomas, il premio Etna-Taormina. Nel 1954 pubblica dall’editore Schwarz una plaquette di sette nuove poesie intitolata Il falso e il vero verde, con illustrazioni di Giacomo Manzù; l’edizione definitiva e aumentata uscirà da Mondadori nel 1956. Nel 1958 vince il premio Viareggio per La terra impareggiabile, uscita nello stesso anno da Mondadori. Pubblica ancora per Schwarz l’antologia Poesia italiana del dopoguerra. Verso la fine dell’anno, durante un viaggio in Unione Sovietica, viene colpito da infarto ed è costretto ad un lungo soggiorno all’ospedale Botkin di Mosca: rientra in Italia nella primavera del 1959 e trascorre un altro periodo in clinica. Il 10 dicembre del 1959 gli viene assegnato il premio Nobel per la letteratura, suscitando violente polemiche da parte di alcuni ambienti culturali italiani; la sua candidatura era stata avanzata da Francesco Flora e Carlo Bo. Alla cerimonia del conferimento legge il discorso Il poeta e il politico, che sarà pubblicato in volume l’anno successivo, con altri scritti, da Mondadori. Nel 1960 si separa da Maria Cumani, che si stabilisce a Roma col figlio Alessandro. Tiene una rubrica di colloqui con i lettori (su argomenti di letteratura e di costume) sul settimanale «Le Ore», fino al 1964. È membro della giuria di numerosi premi letterari. Scrive il libretto per Orfeo – Anno Domini MCMXLVII, oratorio in un atto con musica di Gianni Ramous (pubblicato a Milano dall’editore Curci). Il premio Nobel ha aumentato la sua già notevole fama; le sue poesie (che Mondadori raccoglie in volume nel 1960 con Tutte le poesie) sono tradotte in molte lingue e riceve numerosi inviti dall’Europa e dall’America. Nel 1960 è in Grecia e in America, nel 1961 all’Istituto di cultura italiana di Madrid e ancora negli Stati Uniti; in quell’anno l’Università di Messina gli conferisce la laurea honoris causa. Presenta all’Università Statale di Milano la poesia di Pound e si fa promotore di iniziative di solidarietà a favore del vecchio poeta. Tra il 1962 e il 1964 i suoi viaggi lo portano a Berlino Ovest, Londra, Dublino, Parigi, in Norvegia, in Jugoslavia, in Messico e in Bulgaria. Nel 1964 torna a collaborare con «Tempo», e scrive il libretto per L’amore di Galatea, con musiche di Michele Lizzi (in scena il 12 marzo al Teatro Massimo di Palermo). Gli viene assegnato il Sileno d’oro per la poesia. Nel 1965 Mondadori avvia l’edizione delle opere complete, prevista in 34 volumi: ne usciranno solo 19, l’ultimo dei quali, Il Vangelo secondo Giovanni, nel 1972. Le sue condizioni di salute non sono buone: in novembre viene ricoverato, per un’ischemia cardiaca, all’ospedale di Sesto San Giovanni. Nel 1966 pubblica da Mondadori la sua ultima raccolta di poesie, Dare e avere. Nel 1967 l’Università di Oxford gli assegna la laurea honoris causa. Muore il 14 giugno del 1968 per un’emorragia cerebrale in una clinica napoletana, dove era stato trasportato d’urgenza da Amalfi.

Funzioni e occupazioni

  • commesso
  • insegnante
  • poeta
  • ragioniere
  • saggista
  • traduttore

Complessi archivistici

Compilatori

  • Federico Francucci